Sulla Questione dei Poteri della Grande Maestranza

Vittorio Vanni

                                                                                                               


I Liberi Muratori d'Inghilterra avevano, fondata su un principio di solidarietà generale, non soltanto degli uguali diritti ma anche, dal momento che erano dei fratelli effettivi, la loro parte in tutti i vantaggi, diritti di proprietà e privilegi di confraternite consimili. Tutti potevano, in caso di bisogno ed attraverso una proposizione, reclamare degli aiuti dal fondo della confraternita. La possibilità di convocare le loro assemblee generali era garantita dai privilegi reali che possedevano, che gli permettevano di tenere una volta l'anno l'assemblea della loro Gilda, di celebrarvi i loro misteri, di scegliere un numero sufficiente e legale di propri funzionari, scelti fra i più istruiti, e di poter discutere e migliorare gli affari corporativi

( da Histoire des douze grandes sociétés libres di Herbert London )

La complessità amministrativa ed organizzativa delle Comunioni Massoniche esigono sempre più spesso delle variazioni costitutive e regolamentari per l'adeguamento continuo alle mutate situazioni paradigmatiche della società profana.

 

L'Ordine - pur avendo queste imprescindibili necessità - pur tuttavia contiene nella sua 'essenza alcune barriere etiche e spirituali che apparentemente possano sembrare antitetiche,.

La tradizione ha alcuni assiomi fondamentali che, appartenendo ad un piano che supera la storia e la società, sono eterni ed intangibili. Ma l'applicazione di tali assiomi nella storia generazionale dei massoni non può che variare con il variare stesso delle condizioni ambientali, siano esse sociali o politiche, senza incidere in alcun modo con quegli archetipi massonici che noi chiamiamo Landmarks.

Per evitare che tali variazioni possano essere semplicemente strumentali. in quanto utili non alla comunità in genere, ma agli interessi di lobby o personali dei suoi membri, queste debbono essere esaminate con il sistema tradizionale, che abbina l'approfondimento storico alla volontà di risalire costantemente alle radicali etiche e spirituali.

Lo studio sulle modalità di eleggibilità e di permanenza della Gran Maestranza è naturalmente legato a quello dei poteri ad esse attribuiti, esaminando se questi siano legittimi, e soprattutto se appartengono all'intangibile piano tradizionale oppure ad un ambito puramente amministrativo.

In quest'ultimo caso le variazioni statutarie dovrebbero essere considerate libere di adeguarsi costantemente all'utilità contingente dell'Ordine se, naturalmente, non siano in contrasto con i Landmarks.

La tesi di queste brevi note consiste nell'affermazione che i poteri attribuiti sia alla Gran Maestranza dal 1717/1723 in poi, siano un'usurpazione che, per usucapione, abbia ormai i caratteri della legittimità amministrativa, senza aver mai raggiunto, né lo avrebbe potuto, i caratteri della legittimità iniziatica.

L'immensa bibliografia massonica, ed ancor più l'apparente ambiguità ed incertezza delle prime e forse ancora sconosciute fonti delle origini massoniche, può portare sconcerto fra i Fratelli, che in genere accettano, senza eccessivo spirito critico, le opinioni approssimative tramandateci dalla generazione precedente.

La storiografia massonica inglese, per affermare un diritto di primogenitura, tende ad ignorare le antichissime tracce di latomistica continentale. Quella francese cede ad una consuetudinaria polemica con quella inglese, nell'esaltazione di alcune particolarità nazionali della sua Massoneria. In Italia, nonostante il valore di alcuni autori fra le due guerre, è carente lo studio della storia dell'Istituzione, e solo negli ultimi tempi ci sono pervenute alcune importanti opere, spesso da ambiti profani..

L'interruzione dei lavori massonici dovuta al fascismo, dal 1929 al 1946, ha prodotto una grave stagnazione ed istitualizzazione di alcune consuetudini, usanze, teorie, ideologie, e con ciò alla mancanza di una dialettica di fondo che possa far crescere e maturare la conoscenza dell'essenzialità e della vera natura della massoneria.

Contrariamente a quanto si possa comunemente pensare, i Landmarks possono aiutarci solo parzialmente, in quanto anche in quelli di Anderson si sono variate intenzionalmente ed arbitrariamente alcune tesi antiche e tradizionali.

Nel tempo, poi, alcune comunioni le hanno cambiate, interpolate ed interpretate secondo le mentalità contingenti delle varie epoche.

Negli Antichi Doveri Andersoniani del 1717 fra i poteri del Gran Maestro, a parte, naturalmente, quelli impliciti di presiedere l'Assemblea Generale o Gran Loggia, non vi è che quello di nomina del suo Deputato Gran Maestro.

Nelle Costituzioni del 1717, invece, fra i poteri Magistrali sono contemplati:

la presenza e la Presidenza di ogni Loggia, con la presenza del Maestro di Loggia, (Venerabile) alla sua sinistra.

il diritto di concedere o negare ad una Loggia l'iniziazione di più di cinque aspiranti alla volta, o ad un minore di 25 anni.

il diritto di concedere l'autorizzazione di una nuova Loggia.

il diritto di appello in IIa istanza nelle controversie fra Fratelli.

il diritto di ispezione sulla Segreteria e Tesoreria.

il diritto di convocare assemblee straordinarie.

Considerando che la nomina del Gran Maestro era elettiva ed aveva validità annuale, si può ben considerare che un odierno amministratore di condominio gode di maggior poteri.

Il trapasso (nella Massoneria continentale ed in quella americana) ad una visione più autocratica della Gran Maestranza, si può notare nella nuova codifica dei Landmarks del Mackey, così espressi:

Art.4 - Il governo della Fratellanza da parte di un Gran Maestro

Art.5- Le prerogative di un Gran Maestro di presiedere qualsiasi Assemblea dell'Arte.

Art.6- La prerogativa del Gran Maestro di dare dispense per conferire gradi ad intervalli irregolari.

Art.7- La prerogativa del Gran Maestro di dare dispensa per l'apertura e conduzione di nuove Logge.

Art.8- La prerogativa del Gran Maestro di creare Massoni a vista.

In questi Landmarks si nota, oltre alle prerogative Andersoniane, due nuovi poteri attribuiti alla Gran Maestranza. Il Gran Maestro non regola più l'ordine su mandato e delega della Gran Loggia, ma lo governa. Inoltre può conferire l'iniziazione a vista.

Nelle nostre costituzioni del GOI l'Art. 23 capo III° (delle funzioni del Gran Maestro)

così recita:

"Il Gran Maestro è il garante della Tradizione Muratoria. Ispira, presiede e governa la Comunione Massonica Italiana. Nell'esercizio del Magistero iniziatico la sua autorità è sacra ed inviolabile. Egli esercita tutte le attribuzioni di carattere tradizionale nell'osservanza e nell'ambito della Costituzione e dei Regolamento dell'Ordine; rappresenta il Grande Oriente d'Italia presso le Comunioni Massoniche Estere e nel mondo profano."

Queste attribuzioni, trasposte nella Gran Loggia, sono le stesse del Maestro Venerabile all'interno della sua Loggia, e come tali hanno un effettivo valore tradizionale.

Ma è da osservarsi che il Magistero Tradizionale, come del resto l'autorità sacra ed inviolabile nel suo esercizio, si limita al contesto dei Lavori di Loggia, o nel caso del Gran Maestro, nel contesto di quelli della Gran Loggia, legati fra l'altro al giuramento, o meglio "promessa solenne" del segreto.

Da ciò deriva che la docetica Magistrale non può in alcun modo rivolgersi al mondo profano, o società esterna, nello stesso modo in cui la cosiddetta "infallibilità" papale nel campo teologico si vuol far irradiare sull'intera comunità cristiana.

 

Le funzioni di rappresentanza del Gran Maestro nei confronti delle Comunità Massoniche estere ed il mondo profano non si estendono ai poteri di interpretazione giuridica, storica, rituale, della tradizione massonica, che certamente si possono studiare e dibattere nelle Logge o nella Gran Loggia, ma che a solo titolo personale si possono esporre nel mondo profano od in pubblicazioni che ad esso si rivolgono.

Il Gran Maestro, come i Venerabili, è soltanto il custode della Tradizione e nessuno, in Massoneria, ha i poteri diretti di rappresentarla individualmente all'esterno, come di rielabolarla e distorcerla all'interno.

Per quanto si sia finalmente depennata dalla Costituzione la facoltà granmagistrale della cosiddetta iniziazione "sulla spada", facoltà che appartiene all'investitura cavalleresca e non all'iniziazione artigiana, vi sono alcuni aspetti di superfetazione dei poteri della Gran Maestranza, (più nella interpretazione pragmatistica, forse, che nella realtà giuridica dell'Ordine) che andrebbero specificati con maggiore attenzione e correttezza.

Già sulle citate variazioni dei Landmarks effettuate dal Mackey, a nostro parere antitradizionali, si possono fare le seguenti osservazioni:

.

1. La creazione, istituzione, iniziazione di un Apprendista o la sua elevazione ai maggior gradi in Massoneria è un funzione che nasce da un potere collettivo, mentre nell'iniziazione cavalleresca, ad esempio, un cavaliere può investire un altro cavaliere; in questo caso l'iniziazione è una funzione che deriva da un potere individuale dell'iniziatore nei confronti del profano, del maestro nei confronti dell'allievo.

2. I poteri di un Maestro Venerabile nella sua Loggia derivano dal conferimento di questi da parte dei membri della Loggia e possano essere espressi solo da una ritualità collettiva e da un potere comunitario.

Così i poteri di un Gran Maestro non derivano che dallo stesso tipo di conferimento da parte della Gran Loggia.

 

La delega amministrativa e rituale, concessa ad un Gran Maestro, non lo mettono in grado di governare sovranamente così come, nel RSAA, il Sovrano Gran Commendatore. I suoi poteri derivano dall'assenso di chi lo ha eletto, e le sue capacità rappresentative non gli permettano la sovranità di un pontefice cattolico, e nemmeno l'elaborazione infallibile della docetica ideologica dell'Ordine, ma solo la guarentigia della sua conservazione ed osservanza.

A maggior ragione non può aver alcun potere iniziatico diretto.

Queste considerazioni meritano comunque un approfondimento, in quanto potrebbero esser considerate derivanti da idee arbitrarie o personalistiche, se non se ne conosca l'essenzialità iniziatica, che è oggettiva secondo il principio "semper et ubique".

L'universalità, l'istituzione di un potere centrale non transitorio nell'organizzazione delle Logge massoniche, contrariamente a quanto si crede comunemente, è un fatto relativamente moderno e, nei termini oggi adottati, non ha carattere tradizionale, ma di consuetudine, derivante da una caduta degenerativa dell'effettiva realtà iniziatica e tradizionale dell'Ordine.

Ciò ha avuto origine dalla imperfetta conoscenza delle tradizioni corporative da parte di Anderson e Desaguliers, sia dall’influenza degli alti gradi massonici dello scozzesismo, la cui effettiva filiazione dal contesto iniziatico cavalleresco è quanto meno dubbia, e su cui vi sarebbero molte cose da dire sulla effettiva ortodossia tradizionale.

In particolare, fu la Massoneria francese e tedesca del XVIII° secolo, con l'offerta della Gran Maestranza a personaggi di nobilissima stirpe od addirittura di sangue reale, a credere di poter annettere, all'iniziazione artigiana massonica, prerogative relative a quella cavalleresca.

Motivazioni storiche contingenti, spesso contrarie alla natura metastorica e metafisica della Massoneria portarono inoltre alla distruzione degli antichi diritti di sovranità, libertà ed indipendenza delle Logge.

Questi principi affermati a volte nelle Costituzioni Massoniche, oggi permangono solo come una definizione astratta e sempre più simbolica, non corrispondendo più ad una realtà di fatto.

La Gran Maestranza, concettualmente, si ricollega ad una tradizione cavalleresca. I suoi privilegi, per quanto non sovrani nel senso legislativo del termine, non possano applicarsi, se non appunto attraverso una degenerazione dei termini tradizionali, al contesto massonico, la cui forma iniziatica appartiene alla terza categoria tradizionale, quella artigiana. che non necessita di gerarchie sovrane.

L'inizio di questa trasformazione antitradizionale derivò, secondo Paul Naudon, quando:

" ...decisive furono le influenze politiche e religiose sull'evoluzione delle strutture tradizionali della Massoneria. Nella lotta fra gli Stuart e la casa d'Orange, poi quella degli Hannover, ogni parte cercherà di utilizzare l'influenza delle gilde e delle corporazioni. Così fu anche per le logge massoniche, ampiamente aperte ai notabili. Con il pretesto dell'obbligo statuario secondo il quale il Massone doveva essere fedele alla Dio ed alla Santa Chiesa, ognuno si servì delle Logge per la propria causa, sia direttamente, sia, più tardi, proclamando una tolleranza, più o meno calcolata."

Molti storici sono d'accordo nell'attribuire a Desaguliers la distruzione degli archivi e documenti dell'antica massoneria inglese. Il materiale rimasto risale, esclusi i manoscritti Regius e Cooke, solo alla fine del XV° secolo. Tuttavia il permanere, fino all'inizio del XX° secolo, di Logge dell'antica massoneria operativa, che non riconobbero mai l'autorità della Gran Loggia d'Inghilterra e che rimasero fedeli alle Costituzioni Gotiche, ci permette, attraverso gli studi dei FF\ Stretton e Guénon, di ricostruire le realtà gerarchiche ed amministrative della Massoneria, prima della sua trasformazione del 1717.

 

La massoneria operativa comportava sette gradi:

1°- Apprendista

2° Compagno d'Arte

3° Marcatore (o Compagno della Marca)

4° Costruttore

5° Sovraintendente

6° Maestro

7° (Gran) Maestro Massone.

Fra i Maestri Massoni erano elette le Tre Luci del Tempio. Nella Massoneria inglese, fra i Maestri Massoni dell'ultimo grado erano eletti tre Gran Maestri Massoni per ognuno degli otto distretti in cui si divideva la territorialità massonica del medio evo inglese.

I ventiquattro Gran Maestri, riuniti in assemblea, formavano la Gran Loggia operativa dei Liberi Muratori, che aveva carattere esclusivamente tecnico-organizzativo e di legame fraterno fra le Logge. La qualifica, puramente onorifica, di Gran Maestro, non aveva né i poteri né le prerogative connesse a quella paritetica di altri contesti sociali.

Fra l'altro, le corporazioni (o Gilde) di mestiere presentavano per lo più carattere locale, cittadino. Solo quelle dei costruttori avevano, per il carattere complesso ed itinerante della loro arte, avevano carattere nazionale ed in parte internazionale.

Il carattere simbolico comune delle unità massoniche attraverso i tempi, è certamente derivante dall'universalità delle concezioni matematiche e geometriche e dagli strumenti di lavoro che da esse certamente derivano: ma l'unità dei segni e dei simbolismi particolari del contesto europea ha certa nascita storica nella costruzione, nei secoli XII° e XIII°, dei grandi complessi religiosi e civili che anche oggi sono l'orgoglio dell'Europa. Questi comportarono un'enorme concentrazione di lavoranti, maestri ed architetti per lunghi periodi, in cui furono istituzionalizzati ed esoterizzati segreti ed esperienze, sia dell'arte del costruire sia della sua proiezione metafisica.

La necessità di mantenere integre queste comuni modalità come della loro indispensabile espansione per il proseguimento temporale e spaziale dell'Opera, sono espresse in tre punti fondamentali:

1° - l'erigersi di Logge Maestre e regolatrici, dette antiche Logge o Logge Madri.

2°- la tenuta di assemblee periodiche per la verifica dei comuni interessi e necessità.

3°- la nomina di un Maestro in Cattedra o Gran Maestro per la presidenza dell'Assemblea e che, in alcuni casi, poteva esser prolungata fino alla prossima assemblea.

Questo procedimento, che possiamo esaminare, ad esempio, per la Massoneria tedesca, svedese e danese, data l'accessibilità dei documenti storici, era strettamente legato alla difesa degli interessi comuni ed al mantenimento delle tradizioni, di puro carattere amministrativo. Vediamo inoltre come ogni assemblea eleggesse a volta a volta un nuovo Gran Maestro.

Il carattere di Loggia Madre non prefigurava alcuna obbedienza, in quanto non aveva autorità costituita, ma solo autorevolezza. Le Logge riunite in Assemblea rappresentavano liberamente se stesse, senza sottomissione alcuna ad un potere centrale, né sollecitavano autorizzazione alcuna.

In Inghilterra il ruolo di Madre Loggia fu mantenuto dalla Vecchia Loggia di York, in quanto si attribuiva la sua costituzione al 925, nella Charta di Edwin.

E' proprio nell'ambito della Vecchia Loggia di York che il titolo di Gran Maestro, con alcune delle funzioni e poteri attuali, compare per la prima volta, il 27 Dicembre 1663, attribuito a Henry Jermyn, Conte di St.Alban.

Le stesse funzioni e poteri furono attribuiti a Christopher Wren, il famoso architetto e costruttore della Cattedrale di St.Paul a Londra, che fu eletto Gran Maestro dal 1688 al 1702. E' da notarsi che in questo periodo la Massoneria era da tempo in crisi.

I costruttori di mestiere avevano da tempo abbandonato le Logge e l'Ordine era in stato di decadenza ed abbandono. I pochi fratelli che frequentavano le assemblee semestrali erano per lo più "accettati", senza alcun diritto giuridico all'interno. dell'antica comunità.

Nel 1703 la loggia di San Paolo di Londra decise di estendere i diritti ed i privilegi dei costruttori di mestiere ai massoni accettati. Il Preston, nella sua Illustration of Masonry riporta in questi termini tale decisione:

"I privilegi della Massoneria non saranno più, d'ora in avanti, il diritto esclusivo dei massoni costruttori. Uomini di diverse professioni saranno chiamati a goderne, purché siano approvati ed iniziati nell'Ordine".

 

La successiva decisione delle quattro irregolari Logge londinesi di creare (nel 1717) una Gran Loggia ed una Gran Maestranza con poteri nuovi e ben maggiori che nel passato, e che esorbitavano dalla tradizione sino allora seguita, è forse il risultato della "presa di potere" di concezioni politico-religiose fino allora inusitati nella Corporazione muratoria.

La Gran Loggia londinese del 1717, come narra il Clavel nella sua Histoire de la maçonnerie si propose:

"che dei vecchi statuti e degli usi tradizionali della Confraternita se ne formasse un corpo di leggi generali, per servire di regola o modello alle Logge, onde le leggi particolari di queste non si allontanassero dai regolamenti generali "

L'Assemblea accolse con favore questa proposta, ma non fece nulla per operarne la realizzazione immediata. Nel 1717, quindi, nella fondazione della Gran Loggia di Londra, i poteri della Gran Maestranza furono accresciuti e codificati.

Successivamente la Vecchia Loggia di York, contestando e protestando per l'arbitrio commesso dai londinesi, si eresse in Gran Loggia a carattere nazionale, per contrastare l'espansione della rivale, dimenticando però che il primo arbitrio e la prima innovazione antitradizionale erano avvenuti proprio dal suo stesso seno.

L'antica Gran Loggia, come afferma Henry Jullien nella sua fondamentale opera sulla regolarità massonica ,

"... cessa di essere un semplice organismo federativo di collegamento, di segretariato e di tesoreria, erigendosi in organismo giudiziario, per poter essere dotata degli effettivi poteri di un ente centralizzatore e centralizzato. Ma questo va direttamente contro la tradizione massonica, che vuole che un massone sia libero nella sua libera Loggia. Ed il fatto di aver rotto con la tradizione non può permettere a Londra di presentarsi come conservatrice della tradizione e della regolarità. La riuscita di un colpo di stato non può, per una sorta di prescrizione, legittimare in un secondo tempo il nuovo potere, ma non legalizzarlo."

Al primo Gran Maestro della nuova Gran Loggia, Antony Sayer, successe nel 1718 George Payne che comincio a raccogliere ed ordinare un gran numero di manoscritti e documenti sulla storia e gli statuti dell'Ordine, anche di notevole antichità.

A Payne successe, nel 1719, Jean Theophile Desaguliers, di famiglia francese di La Rochelle emigrata in Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni di Luigi XIV contro i calvinisti.

Desaguliers (1683-1744) è un personaggio chiave per comprendere, almeno in parte, il passaggio dalle antiche consuetudini e tradizioni dell'Ordine alle attuali concezioni.

Figlio di un pastore ugonotto, e lui stesso pastore, si era laureato in filosofia a Oxford nel 1710, dove insegnò matematica, geometria ed ottica attraverso la cattedra di filosofia sperimentale; membro della Royal Society, fu amico di Isaac Newton, di cui divulgò l'opera matematica e scientifica.

Durante la sua prima Gran Maestranza tutti i documenti e manoscritti appartenenti alla primitiva Libera Muratoria e raccolti da Payne furono dati alle fiamme, "da qualche Fratello scrupoloso - dice Preston - della pubblicità che si intendeva dare a questi documenti." O forse perché si intendeva inserire nella tradizione massonica elementi a lei estranei e contrastanti ?

Dopo questa distruzione, la Gran Loggia di Londra affidò incarico al Fratello Desaguliers di riunire e pubblicare tutto ciò che concerneva i rituali dell'Ordine, al Fratello Anderson di compilare gli Statuti ed i Regolamenti. Nel 1722-1723 tutto ciò era stato scritto e compiuto ed è da questa data che incomincia la storia della moderna Massoneria, o meglio di ciò che i Fratelli Anderson e Desaguliers hanno voluto che fosse.

Le motivazioni di questo trapasso di poteri dalle singole Logge e quelli della Gran Loggia e della Gran Maestranza derivavano forse dalla preoccupazione della nuova Massoneria di evitare un'antica forma di sudditanza diretta dall'amministrazione politica del regno.

Nonostante le antiche guarentigie reali di una certa autonomia della Confraternita, Kloss, nella sua Histoire de la Franc- Maçonnerie en Ecosse ci narra come nel XV° secolo questa avesse da tempo perso l'antico diritto di eleggere liberamente i suoi dignitari ed avere propria giurisdizione, anche se una certa forma fu comunque mantenuta.

La Confraternita era soggetta a dei patroni, che per quanto fossero eletti direttamente nelle proprie assemblee, erano indicati direttamente dal Re, fra i dignitari ed i nobili del Regno. Questi patroni avevano diritto di giudizio fra le controversie dei Fratelli, ed erano nel frattempo la "longa manus" del potere reale fra i massoni.

Ma questi arbitri o giudici non erano in alcun modo rappresentanti nella Gran Loggia di un Gran Maestro, allora inesistente. Il F\Lionel Vibert, (1872-1938) Past Master della Quator Coronati Lodge n. 2076 di Londra, ed autorevole scrittore di cose massoniche, nella sua introduzione all'opera Le costituzioni dei Liberi Muratori, ricordando l'esistenza di una cazzuola di proprietà della Loggia "St.John" n.° 3bis di Glasgow, che reca l'iscrizione Dio Salvi il Re e l'Arte Muratoria " afferma che:

"Non esistevano Re come Gran Maestri, ed il termine Gran Maestro e Gran Sorvegliante non erano ancora conosciuti in Scozia."

Questa frase illuminante sulle trasformazioni costitutive d'Anderson e Desaguliers, basate su una consuetudine nata pochi decenni prima, e probabilmente basata sulla perdita degli antichi diritti dell'Ordine, può far capire i motivi della polemica fra gli "Antiens" et i "Moderns", che soltanto un secolo dopo, nel 1813, si ricompose nella creazione della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, che modificò le Costituzioni del 1717, dimenticando i motivi dell'antica opposizione.

L'illustre F\Jean Rejor, il rimpianto Ex Gran Maestro del Belgio è esplicito nel giudizio della Massoneria nata nel 1717:

"Per ritrovare una Massoneria veramente tradizionale ed iniziatica, non dobbiamo cercarla nel periodo 1717-1723. La Massoneria pienamente ortodossa è per noi quell'anteriore al 1717 ed i testi che ci sono pervenuti hanno ai nostri occhi più valore ed autorità, soprattutto quelli dello XIV° e XV° secolo, di tutto ciò che è venuto dopo."

Questa è l'opinione anche del F\ Marius Lepage che nella sua opera L'Ordre et les Obédiences, afferma:

"Le quattro Logge riunite nel 1717 decisero di formare una Gran Loggia. Io credo che questo giorno nefasto dati il declino della Massoneria autenticamente tradizionale. Dandosi dei capi e dei regolamenti generali i Massoni dell'epoca hanno rigettato la più bella divisa massonica. "il Massone libero nella Libera Loggia ". Adottando dei metodi di ordine sociale, si condannarono ad uscire dal segreto e dal silenzio ed a sopportare tutte le vicissitudini del mondo profano. Raramente una nascita spirituale ritenuta gloriosa fu così oscura."

Il Sole, nella sua solitaria e luminosa grandezza, è sempre stato immagine del centro e dell'ordine del macrocosmo infinito: nel microcosmo umano è il vertice della gerarchia spirituale

Il mondo antico, più vicino alle sorgenti metafisiche del potere, orientava solarmente le proprie strutture sociali e politiche in modo che le funzioni umane rispecchiassero l'ordine e l'equilibrio naturale delle forze cosmiche.

L'allontanarsi progressivo dell'umanità dalle armoniose leggi della natura, che nasconde nella sua materia l'impronta di un ordine superiore, produsse il distacco e la negazione di ogni impronta spirituale.

La società umana, che nei suoi vertici aveva dignità di intermediazione fra il Cielo e la Terra, rinunciò così al collegamento diretto e solare con i piani superiori, che rimasero patrimonio dei pochi che ancora conservarono e conservano la conoscenza ed il senso della necessità di tali legami.

I nostri tempi, l'età "oscura", che ha visto il crollo della teoria materialista, vedono nel contempo il definitivo affermarsi del materialismo nei fatti, e la disgregazione di ogni entità iniziatica che possa garantire il permanere, nella società, dell'impronta divina nel potere.

Il personale carisma che, eventualmente, possano godere alcuni che sono al vertice degli Ordini effettivamente iniziatici è sottoposto ad un tremendo sforzo di far argine alla marea profana, che da tempo preme e filtra dalle dighe tradizionli.

In questo quadro, che non consente troppe speranze ed illusioni, la funzione autocratica ed eliocentrica della Gran Maestranza in Massoneria, anche se frutto di deviazioni e degenerescenze, può esser comunque auspicata solo in rarissimi casi, e cioè quando un Gran Maestro abbia particolari qualificazioni in grado di riempire della propria personale sostanza una forma dubbia e forse ormai vuota.

In caso contrario, il vuoto sostanziale della forma attrarrà inevitabilmente una sostanza ed una presenza controiniziatica. Ma anche la semplice prudenza e l'equilibrio di un Gran Maestro può ancora qualcosa, quando non pretenda di essere un pontefice, ma solo il portavoce fedele ed il difensore delle tradizioni iniziatiche dell'Ordine.

Ma la difesa estrema contro questa ormai quasi inevitabile presenza controiniziatica consiste solo nel ritorno alla libertà, indipendenza e sovranità delle Logge e nella conoscenza che il Maestro Venerabile, di là dalla sua effimera personalità e nell'attimo eterno del Rito, è il vero depositario della tradizione e della sacralità massonica, che può ben riflettersi nel mondo attorno a se, ma che si esplica solo nel luogo illuminatissimo e riservatissimo assieme che è un Tempio Massonico, e non nel buio desolante della società dei mass-media e nelle squallide aule del potere.

 

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