René Guénon
I Simboli e l'Insegnamento Iniziatico

 

 

 I Simboli sono essenzialmente un mezzo d'insegnamento, e non soltanto di insegnamento esteriore, ma anche di qualche cosa di più, dovendo soprattutto servire da ''appoggio'' alla meditazione, che è almeno il principio di un lavoro interiore; ma questi stessi simboli, in quanto elementi dei riti e in ragione del loro carattere ''non-umano'', sono pure ''appoggi'' della stessa influenza spirituale. Del resto, è sufficiente riflettere sul fatto che questo lavoro interiore resta inefficace senza I'azione, o, se si preferisce, senza la collaborazione di questa influenza spirituale, per comprendere come la meditazione sui simboli prenda essa stessa in certe condizioni il carattere di un vero Rito, e di un Rito che questa volta non conferisce più soltanto l'iniziazione virtuale, ma permette di raggiungere un grado più o meno avanzato d'iniziazione effettiva.

 

    Dobbiamo ritornare a parlare dei caratteri propri all'insegnamento iniziatico, per i quali quest'ultimo si differenzia profondamente da ogni insegnamento profano; si tratta qui di ciò che si può chiamare l'esteriorità di questo insegnamento, vale a dire dei mezzi d'espressione mediante i quali esso può trasmettersi in una certa misura e fino ad un certo punto, alla stregua di preparazione al lavoro puramente interiore, lavoro che permetterà all'iniziazione, da virtuale che era, di diventare più o meno completamente effettiva.  Abbiamo già spiegato in precedenza che il simbolismo, che è come la forma sensibile di ogni insegnamento iniziatico, è di fatto un linguaggio realmente più universale delle lingue volgari, e non è permesso dubitarne, quando si consideri che ogni simbolo è suscettibile di molteplici interpretazioni, in alcun modo contraddittorie, ma invece completantisi le une con le altre, e tutte parimenti vere, pur procedendo da differenti punti di vista; ed è in tal modo, perché questo simbolo non è tanto l'espressione di una idea nettamente definita e delimitata (nel modo delle  ''idee chiare e distinte'' della filosofia cartesiana, supposte interamente esprimibili con parole) quanto la rappresentazione sintetica e schematica di tutto un insieme di idee e di concezioni che ciascuno potrà afferrare secondo le sue proprie attitudini intellettuali e nella misura in cui è preparato alla loro comprensione. II simbolo, per chiunque pervenga a penetrarne il significato profondo, potrà fare concepire incomparabilmente più di quanto sia possibile esprimere direttamente; ed esso è anche il solo mezzo per trasmettere, nella misura del possibile, tutto quell'inesprimibile costituente il dominio propriamente iniziatico, o meglio, a più stretto rigor di termini, per depositare le concezioni di quest'ordine in germe nell'intelletto dell'iniziato, che in seguito dovrà farle passare dalla potenza all'atto, svilupparle, ed elaborarle col suo lavoro personale.

 

    Nessuno infatti può fare altro che prepararlo a tal lavoro, tracciandogli con formule appropriate il piano che dovrà in seguito realizzare in se stesso alfine di pervenire al possesso effettivo dell'iniziazione, ricevuta dall'esteriore soltanto virtualmente. D'altronde, non bisogna dimenticare che, se l'iniziazione simbolica, da considerarsi soltanto come la base e I'appoggio dell'iniziazione effettiva, è necessariamente la sola che possa essere data esteriormente, può almeno essere conservata e trasmessa anche da coloro che non ne comprendono ne il senso ne la portata; è sufficiente che i simboli siano mantenuti intatti perché siano sempre suscettibili di svegliare, in colui che ne è capace, tutte le concezioni di cui figurano la sintesi. In tal fatto, ricordiamolo ancora una volta, risiede il vero segreto iniziatico che è inviolabile per natura e che si difende da se stesso contro la curiosità dei profani, e di cui il segreto relativo di certi segni esteriori è soltanto una figurazione simbolica; ciascuno potrà più o meno penetrate questo segreto secondo I'estensione del proprio orizzonte intellettuale, ma anche se riuscisse a penetrarlo integralmente non potrebbe mai comunicare ad un altro ciò che egli stesso avrà compreso; tutt'al più potrà aiutare a far pervenire a questa comprensione coloro soltanto che ne sono attualmente atti.

 

    L'insegnamento iniziatico, esteriore e trasmissibile in certe forme, non è in realtà e non può essere, I'abbiamo già detto e vi insistiamo ancora, che una preparazione dell'individuo per acquistare la vera conoscenza iniziatica mediante I'effetto del suo lavoro personale. Si può indicare in tal modo ad un determinato individuo la via da seguire, il piano da realizzare, e disporlo a prendere I'atteggiamento mentale e intellettuale necessario per pervenire ad una comprensione effettiva e non semplicemente teorica; si può anche assisterlo e guidarlo, controllando II suo lavoro in modo costante, ma è tutto, poiché nessuno, fosse pure un  ''Maestro'' nell'accezione più completa del termine, può fare questo lavoro in sua vece. Ciò che l'iniziato deve necessariamente acquisire per se stesso, nessuno e niente di esteriore potendo comunicarglielo, è insomma il possesso effettivo del segreto iniziatico propriamente detto; ma, perché egli possa giungere a realizzare questo possesso in tutta la sua estensione e con tutto ciò che implica, bisogna che l'insegnamento, occorrente in qualche modo come base ed appoggio per il suo lavoro personale, sia costituito in maniera tale da aprirsi su possibilità realmente illimitate per permettergli di estendere indefinitamente le sue concezioni, in pari tempo in larghezza e in profondità, invece di chiudergliele, come fa ogni punto di vista profano, nei limiti più o meno ristretti di una teoria sistematica o di una qualsiasi formula verbale.

 

 

   

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