René Guénon
Il Cuore e l'Uovo del Mondo

 

 

Dopo tutte le considerazioni esposte precedentemente sui di­versi aspetti del simbolismo della caverna, ci resta da trattare ancora un altro punto importante: i rapporti di questo stesso simbolo con quello dell’»Uovo del Mondo»; ma, affinché ciò possa essere ben compreso e ricollegato in modo più diretto a quanto abbiamo detto fin qui, dobbiamo parlare anzitutto dei rapporti simbolici del cuore con l’“Uovo del Mondo». Si po­trebbe forse stupirsene a prima vista e non scorgere altro che una certa somiglianza di forma tra il cuore e l'uovo; ma anche questa somiglianza può avere un vero significato solo se esistono relazioni più profonde; ora, il fatto che l'omphalos e il betilo, che sono incontestabilmente simboli del centro, siano spesso di forma ovoidale, com'era in particolare l'Omphalos di Delfi [Abbiamo esaminato più specificamente questi simboli nel “Roi du Monde”; vi abbiamo anche segnalato che, in altri casi, essi rivestono la forma conica, che è in rapporto diretto con il simbolo della montagna, di modo che si ritrovano qui ancora le due raffigurazioni complementari di cui abbiamo parlato ultimamente], ne è una riprova, come ci accingiamo ora a spiegare.

A tale riguardo, è importante prima di tutto osservare che l’“Uovo del Mondo» è la figura non del «cosmo» nel suo stato di completa manifestazione, ma di ciò a partire da cui si effet­tuerà il suo sviluppo; e, se tale sviluppo è rappresentato come un'espansione che si compie in tutte le direzioni a partire dal suo punto d'inizio, è evidente che questo punto coinciderà neces­sariamente con il centro stesso; così, l’“Uovo del Mondo” è effettivamente «centrale» in rapporto al «cosmo» [Il simbolo del frutto ha anch'esso sotto questo profilo, lo stesso significato dell'uovo; vi torneremo probabilmente nel proseguimento di questi studi. Faccia­mo notare fin d'ora che questo simbolo ha inoltre un evidente legame con quello del «giardino», e quindi del Paradiso terrestre]. La figura biblica del Paradiso terrestre, che è anche il «Centro del Mondo», è quel­la di una cinta circolare, che può essere considerata la sezione oriz­zontale di una forma ovoidale oppure sferica; aggiungiamo che, in realtà, la differenza fra queste due forme consiste essenzial­mente nel fatto che quella della sfera, estendendosi ugualmente in tutti i sensi a partire dal centro, è veramente la forma pri­mordiale, mentre quella dell'uovo corrisponde a uno stato già differenziato, che deriva dal precedente per una specie di «pola­rizzazione» o di sdoppiamento del centro [Allo stesso modo, in geometria piana, il centro unico del cerchio, sdoppiandosi, dà origine ai due fuochi di un'ellisse; questo sdoppiamento è raffigurato assai chiaramente anche nel simbolismo estremo‑orientale dello Yin‑yang, che si riallaccia anche a quello dell’»Uovo del Mondo»]; si può d'altronde pensare che questa «polarizzazione «si effettui dal momento in cui la sfera compie un movimento di rotazione intorno a un asse determinato, poiché, a partire da questo momento, non tutte le direzioni dello spazio svolgono uniformemente la stessa funzione; e questo segna precisamente il passaggio dall'una all'altra delle due fasi successive del processo cosmogonico che sono rispetti­vamente simboleggiate dalla sfera e dall’uovo [Segnaliamo ancora, a proposito della forma sferica, che nella tradizione isla­mica la sfera di pura luce primordiale è il “Ruh mohammediyah”, che è anche il «Cuore del Mondo»; e l'intero «cosmo» è vivificato dalle «pulsazioni» di questa sfera, che è propriamente il “barzakh” per eccellenza (si veda su questo argomento l'articolo di T. Burckhardt, in «Etudes Traditionnelles», dicembre 1937)].

Detto questo, resta ormai solo da mostrare come ciò che è contenuto nell’»Uovo del Mondo» sia realmente identico a ciò che, come abbiamo detto precedentemente, è anche contenuto simbolicamente nel cuore, e nella caverna in quanto ne è l'equi­valente. Si tratta qui di quel «germe” spirituale che, nell'ordine macrocosmico, è designato dalla tradizione indù come Hiranya­garbha, cioè letteralmente l'«embrione d'oro» [Si veda “L'Homme et son devenir selon le Vedanta”, cap. XIII]; ora, questo «germe» è veramente l'Avatara primordiale [A ciò si ricollega pure la designazione di Cristo come «germoglio» in vari testi delle Scritture, di cui forse riparleremo in altra occasione], e abbiamo visto che il luogo della nascita dell'Avatara, come pure di ciò che vi corrisponde dal punto di vista microcosmico, è rappresentato pre­cisamente dal cuore o dalla caverna. Si potrebbe obiettare che, nel testo da noi citato allora [Katha Upanishad, 1° Valli, shruti 14], come del resto in molti altri casi, l'Avatara è espressamente designato come Agni, mentre è detto che Brahma si rinchiude nell’»Uovo del Mondo», chiamato per questa ragione Brahmanda, per nascervi come Hiranyagarbha; ma, oltre al fatto che i diversi nomi designano in realtà solo i diversi attributi divini, che sono per forza sempre in relazione gli uni con gli altri, e non entità separate, è il caso di osservare qui in modo speciale che, essendo l'oro considerato come la «luce minerale” e il «sole dei metalli», la designazione stessa di Hiranyagarbha lo caratterizza effettivamente come un principio di natura ignea; e tale ragione viene ad aggiungersi alla sua posizione centrale per farlo assimilare simbolicamente al Sole, che, del resto, è anch'esso in tutte le tradizioni una delle figure del «Cuore del Mondo».

Per passare di qui all'applicazione microcosmica, basta ricordare l'analogia che esiste fra il “pinda”, embrione sottile dell'essere individuale, e il Brahmanda o «Uovo del Mondo» [“Yatha pinda tatha Brahmanda” (si veda “L'Homme et son devenir selon le Vedanta”, capp. xiii e xix)]; e questo “pinda”, in quanto «germe» permanente e indistruttibile dell'esse­re. si identifica d'altronde col «nòcciolo d'immortalità», chiamato “luz” nella tradizione ebraica [Per ulteriori osservazioni su questo punto rinviamo ancora al “Roi du Monde”; si può anche notare che l'assimilazione della «seconda nascita» a una «germina­zione» del “luz” richiama nettamente la descrizione taoista del processo iniziatico co­me «endogenia dell'immortale»]. È vero che, in genere, il “luz” non viene situato nel cuore, o almeno è questa solo una delle diverse localizzazioni di cui è suscettibile, nella sua corrispondenza con l'organismo corporeo, e non quella che si riferisce al caso più comune; nel caso, invece, in cui il “luz” è in rapporto immediato con la «seconda nascita», tale localizzazione apparirà del tutto giusta, come già risulta da tutto quanto si è detto finora. Di fatto, tali localizzazioni, che sono in rapporto con la dottrina indù dei chakra, si riferiscono ad altrettante condizioni dell'essere umano o fasi del suo sviluppo spirituale: alla base della colonna verte­brale, è lo stato di «sonno» in cui si trova il “luz” nell'uomo co­mune [Il serpente arrotolato intorno all’“Uovo del Mondo», e talvolta raffigurato attorno all'Omphalos e al betilo, è, a tale riguardo, Kundalini arrotolata intorno al «nòcciolo d'immortalità», che è pure in rapporto con il simbolismo della «pie­tra nera»; a questa posizione «inferiore» del “luz”, si fa direttamente allusione nella formula ermetica: “Visita inferiora terrae, rectificando invenies occultum lapidem”, la “rettificazione» è qui il «raddrizzamento» che segna, dopo la «discesa” l'inizio di un movimento ascensionale, corrispondente al risveglio di Kundalini; e il complemento della medesima formula designa inoltre questa «pietra nascosta» come “veram medicinam”, il che la identifica anche con l'amrita, cibo o bevanda d'im­mortalità]; nel cuore, è la fase iniziale della sua «germinazione», che è propriamente la «seconda nascita»; nell'occhio frontale, è la perfezione dello stato umano, cioè la reintegrazione nello «stato primordiale»; infine, nella corona della testa, è il passaggio agli stati sopra‑individuali; e ritroveremo ancora la corrispon­denza esatta di queste diverse tappe quando torneremo a trattare del simbolismo della caverna iniziatica [Notiamo ancora che la designazione dell’»embrione d'oro» suggerisce un certo rapporto con il simbolismo alchimistico, confermato del resto da accostamenti co­me quelli che abbiamo indicato nella nota precedente; e vedremo anche, a tale riguardo, che la caverna iniziatica corrisponde in modo notevole all'athanor er­metico; non è il caso di stupirsi di queste somiglianze, poiché il processo della «Grande Opera», inteso nel suo vero senso, non è altro in fondo che il processo stesso dell'iniziazione].

 

   

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