René Guénon
A Proposito dei due S.Giovanni

 

 

Per quanto l'estate sia in genere considerata una stagione gioio­sa e l'inverno una stagione triste, per il fatto stesso che la prima rappresenta in certo modo il trionfo della luce e il secondo quello dell'oscurità, i due solstizi corrispondenti hanno nondi­meno, in realtà, un carattere esattamente opposto; può sembrare un paradosso abbastanza strano, ma è facile capire perché sia così purché si abbia una qualche conoscenza dei dati tradizionali riguardo al cammino del ciclo annuale. Infatti, ciò che ha rag­giunto il suo massimo può ormai solo decrescere, e ciò che è giun­to al suo minimo può invece solo cominciare a crescere [Quest'idea si trova in particolare ripresa varie volte, sotto forme diverse, nel Tao‑te‑King; essa è riferita più specificamente, nella tradizione estremo‑orientale, alle alternanze dello yin e dello yang]; per questo il solstizio d'estate segna l'inizio della metà discendente dell'anno, mentre il solstizio d'inverno, all'opposto, segna quello della sua metà ascendente; e ciò spiega pure, dal punto di vista del significato cosmico, l'espressione di san Giovanni Battista, la cui nascita coincide con il solstizio d'estate: «Bisogna che egli cresca (Cristo nato al solstizio d'inverno) e che io diminuisca» [Giovanni, III, 30]. È noto che, nella tradizione indù, la fase ascendente è messa in rapporto con il deva‑yana, e la fase discendente con il pitri‑yana, di conseguenza, nello Zodiaco, il segno del Cancro, corrispon­dente al solstizio d'estate, è la «porta degli uomini», che dà accesso al pitri‑yana, e il segno del Capricorno, corrispondente al solstizio d'inverno, è la «porta degli dèi», che dà accesso al deva‑yana. In realtà, la metà ascendente del ciclo annuale è il periodo «allegro», cioè benefico o favorevole, e la sua metà discendente il periodo «triste», cioè malefico o sfavorevole; e lo stesso carattere appartiene naturalmente alla porta solstiziale che apre ciascuno dei due periodi nei quali l'anno risulta diviso dal senso del cammino del sole.

È noto d'altra parte che, nel cristianesimo, sono le feste dei due san Giovanni a essere in rapporto diretto con i due solstizi [Esse si situano in realtà un po’ dopo la data precisa dei due solstizi, il che ne fa apparire ancor più chiaramente il carattere, poiché la discesa e la salita sono allora già cominciate effettivamente; a ciò corrisponde, nel simbolismo vedico, il fatto che le porte del pitri‑loka e del deva‑loka vengono situate rispettivamente, non esattamente a sud e a nord, ma verso sud‑ovest e verso nord‑est]; ed è abbastanza notevole, anche se non l'abbiamo visto segnalato da nessuna parte, che quel che abbiamo appena ricordato sia in certo modo espresso dal doppio senso racchiuso nel nome stesso di Giovanni [Vogliamo parlare qui del significato etimologico di questo nome in ebraico; in quanto all'accostamento fra Giovanni e Giano, è chiaro che si tratta di un'assi­milazione fonetica priva di qualsiasi rapporto con l'etimologia, ma non per questo tuttavia meno importante dal punto di vista simbolico, poiché, di fatto, le feste dei due san Giovanni hanno realmente preso il posto di quelle di Giano ai due solstizi d'estate e d'inverno]. Infatti, la parola “hanan”, in ebraico, ha sia il senso di «benevolenza» e di «misericordia» sia quello di «lo­de» (ed è almeno strano constatare che, in francese, parole come “grace” e “merci” hanno anch'esse lo stesso doppio significato); di conseguenza, il nome “Jahanan” può significare «misericordia di Dio» e anche «lode a Dio». Ora, è facile rendersi conto che il primo senso pare convenire in modo del tutto particolare a san Giovanni Battista e il secondo a san Giovanni Evangelista; si può dire del resto che la misericordia è evidentemente «discen­dente» e la lode «ascendente», il che ci riconduce ancora al loro rapporto con le due metà del ciclo annuale [Ricorderemo ancora, collegandola più specificamente alle idee di «tristezza» e di «allegria» che indicavamo sopra, la figura «folklorica» ben nota, ma certo in genere poco compresa, di «Giovanni che piange e Giovanni che ride», la quale è in fondo una rappresentazione equivalente a quella dei due volti di Gia­no; «Giovanni che piange» è quello che implora la misericordia di Dio, cioè san Giovanni Battista, e «Giovanni che ride» è quello che gli rivolge delle lodi, cioè san Giovanni Evangelista].

In relazione ai due san Giovanni e al loro simbolismo solstizia­le, è anche interessante considerare un simbolo che sembra essere proprio della massoneria anglosassone, o almeno che si è conser­vato solo in essa: è un cerchio con un punto al centro compreso fra due tangenti parallele; e si dice che queste tangenti rappre­sentino i due san Giovanni. Il cerchio è qui infatti la figura del ciclo annuale, e il suo significato solare è reso del resto più evidente dalla presenza del punto centrale, poiché la medesima figura è nello stesso tempo anche il segno astrologico del sole; le due rette parallele sono le tangenti a questo cerchio nei due punti solstiziali, e segnano così il loro carattere di «punti‑limite», poi­ché tali punti sono infatti i limiti che il sole non può mai supe­rare nel corso del suo cammino; proprio per il fatto che queste linee corrispondono in tal modo ai due solstizi si può dire anche che esse rappresentano i due san Giovanni. Vi è comunque in questa raffigurazione un'anomalia almeno apparente: il diame­tro solstiziale del ciclo annuale dev'essere considerato, come ab­biamo spiegato in altre occasioni, relativamente verticale in rap­porto al diametro equinoziale, e del resto solo in questa maniera le due metà del ciclo, che vanno da un solstizio all'altro, possono realmente apparire rispettivamente quella ascendente e quella discendente, essendo allora i punti solstiziali il punto più alto e il punto più basso del cerchio; in tali condizioni, le tangenti alle estremità del diametro solstiziale, essendo a questo perpendico­lari, saranno necessariamente orizzontali. Ora, nel simbolo che abbiamo preso in considerazione, le due tangenti sono invece verticali; in questo caso particolare è stata apportata una certa modificazione al simbolismo generale del ciclo annuale, che si può peraltro spiegare abbastanza facilmente, poiché è ovvio che è stata dettata da un'assimilazione stabilitasi fra queste due linee parallele e le due colonne; queste ultime, che naturalmente pos­sono essere solo verticali, hanno del resto, per la loro rispettiva posizione a nord e a sud, e almeno da un certo punto di vista, un effettivo rapporto con il simbolismo solstiziale.

Quest'aspetto del simbolismo delle due colonne si vede chiara­mente soprattutto nel caso delle «colonne d'Ercole» [Nella rappresentazione geografica che colloca queste due colonne da una parte e dall'altra dell'attuale stretto di Gibilterra, è evidente che quella situata in Europa è la colonna del nord, mentre quella situata in Africa è la colonna del sud]; il carattere di «eroe solare” di Ercole e la corrispondenza zodiacale delle sue dodici fatiche sono troppo noti perché occorra insistervi; ed è ovvio che proprio questo carattere solare giustifica il significato solstiziale delle due colonne cui è legato il suo nome. Stando così le cose, il motto “non plus ultra” riferito a queste colonne pare avere un duplice significato: indica non solo, secondo l'inter­pretazione comune che si riferisce al punto di vista terrestre ed è valida d'altronde nel suo ordine, che esse segnano i limiti del mondo «conosciuto», cioè in realtà i limiti che, per ragioni che potrebbe essere interessante indagare, non era permesso ai viag­giatori superare; ma indica nello stesso tempo, e forse bisogne­rebbe dire prima di tutto, che, dal punto di vista celeste, esse sono i limiti che il sole non può varcare ed entro i quali, come fra le due tangenti di prima, si compie internamente il suo cammino annuale [Su antiche monete spagnole, si vede una raffigurazione delle colonne d'Ercole, legate da una specie di banderuola sulla quale è scritto il motto “non plus ultra”; ora, fatto che sembra abbastanza poco noto e che segnaliamo qui a titolo di cu­riosità, da questa raffigurazione è derivato il contrassegno usuale del dollaro ame­ricano; ma in tale immagine tutta l'importanza è stata data alla banderuola, che in origine era solo un accessorio ed è stata mutata nella lettera S, di cui aveva pres­sappoco la forma, mentre le due colonne, che costituivano l'elemento essenziale, si trovavano ridotte a due trattini paralleli, verticali come le due tangenti al cer­chio nel simbolismo massonico appena spiegato; e la cosa non è priva di una certa ironia, visto che proprio la «scoperta» dell'America ha annullato di fatto l'antica applicazione geografica del “non plus ultra”]. Queste ultime considerazioni possono sem­brare abbastanza lontane dal nostro punto di partenza, ma a dire il vero non è così, poiché esse contribuiscono alla spiegazione di un simbolo espressamente riferito ai due san Giovanni; e del resto si può dire che, nella forma cristiana della tradizione, tutto quel che concerne il simbolismo solstiziale è per questo stesso fatto più o meno direttamente in rapporto anche con i due san Giovanni.

 

   

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