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             | Lucifero di Friedrich Von Licht traduzione di Alchemica (www.alchemica.it) e Vojnakk | 
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        "E' DOVERE DI OGNI PENSATORE
        TRASCENDERE LE FRONTIERE DEL PENSIERO"
        
        
        
 
        Lucifer: nome 
        latino della divinità greca Fosforo o Eosforo (la torcia dell'aurora),
        nome dato alla STELLA DEL MATTINO, l'astro che annuncia l'aurora e reca 
        la luce del giorno. Significa "il Portatore della Luce".
        (Dizionario di Mitologia Greco-Romana di Pierre Grimal, Ediz. Paidos)
        
        Io, Gesù, ho inviato il mio angelo a notificare queste cose alle 
        chiese.
        Io sono la radice e l'ascendenza di Davide, LA STELLA BRILLANTE DEL 
        MATTINO
        (Apocalisse, cap.22, ver.16).
        La notte più oscura e 
        tempestosa: tale fu il principio della creazione.
        
        Nell'occhio del ciclone regnavano la quiete e il silenzio, e tutt'intorno, 
        l'agitazione della terribile tempesta.
        
        Fu allora che sorse il primo raggio nella nerezza di quell'universo. La 
        sua voce fu il primo tuono che inesorabile rimbombò ai confini del 
        profondo abisso.
        
        Quel raggio aveva un nome, si chiamava Lucifero: il Portatore della 
        Luce. Lucifero fu la prima luce a rompere la profonda oscurità del 
        tempo. Lucifero fu il primo suono a vibrare nell'amorfo silenzio di 
        quella sorda oscurità.
        
        Fu Lucifero il primo lampo, colui che portò la luce, la prima scintilla 
        di coscienza in quell'universo addormentato.
        
        Fu la sua stessa scintilla, la sua propria luce, che gli consentì di 
        percepire se stesso. Ciò lo trasformò in un essere eterno ed immortale. 
        E fu così che Lucifero venne ad essere l'unico raggio che dura 
        sempiterno.
        
        E con il suo pensiero di tuono, che fu la prima voce ed il primo suono 
        dell'universo, così parlò a se stesso:
        
        - Sarò ricordato come l'eterno ribelle; come colui che ruppe la pace 
        dell'oscurità e l'ignoranza infinita. Sono lo spirito in azione, 
        affamato di conoscere sè stesso attraverso questo profondo e nero 
        universo.
        
        E così dicendo si immerse nell'oscuro abisso, trascinando con sè la 
        propria luce. Egli andava, lasciando dietro di sè una stella di 
        scintille e lampi dietro di sè. Lampi di luce, scintille di coscienza.
        
        E volgendo lo sguardo, Lucifero, contemplò quei soli e quelle stelle che 
        illuminavano la notte eterna. Allora esclamò:
        
        - Sarete i miei sodali, i miei ribelli, i miei guerrieri. Voi siete i 
        miei figli, i miei fratelli, i miei compagni. Voi siete parte della mia 
        luce, siete la mia voce, la mia coscienza. Voi siete me stesso.
        
        E proseguendo il suo cammino tornò ad immergersi nelle profondità, 
        abbandonando il proprio sentiero, una stella di luce nel mare della 
        immensa oscurità.
        
        Allora il suo viaggio si spinse tanto oltre che il suo andare si 
        trasformò in ritorno. Nuovi mondi si mostrarono alla sua vista. Ed in 
        essi scoprì l'opera dei suoi seguaci ribelli, dei suoi figli guerrieri: 
        scoprì la sua stessa opera.
        
        E fu così che comprese la sua ragion d'essere, comprese il perchè della 
        propria esistenza: estrarre la coscienza dall'inconscio, ottenere la 
        sapienza dall'ignoranza, estrarre la luce dall'oscurità.
        
        Come il lampo che squarcia le tenebre, come il tuono che rimbomba nel 
        silenzio, tale doveva essere la sua missione.
        
        E fu così che Lucifero cadde sulla terra, nell'inferno, la più profonda 
        delle nerezze. 
        
 
        Profondo è il dolore dello 
        spirito imprigionato nella materia:
        
        Ciò che è libero è limitato, ciò che è luminoso è reso opaco, la volontà 
        si converte in passione, la coscienza in dimenticanza.
        
        Mirabile sfida:
        
        Trasformare le tenebre in luce, fare delle passioni forza di volontà, 
        convertire l'ignoranza in conoscenza, la mediocrità in eccellenza, 
        liberare ciò che è imprigionato, conquistare la materia, elevarla e 
        farla una con lo spirito.
        
        E fu così che Lucifero cadde nell'uomo. Fu nell'uomo ch'egli conobbe il 
        campo di battaglia dello spirito, la più crudele tra tutte le guerre.
        
        E come uomo si mise alla conquista di se stesso. E come uomo decise di 
        conquistare il mondo.
        
        E caduto nell'uomo e fatto uomo, egli si mescolò tra gli uomini per 
        diffondere la luce.
        
        E fu così che giunse a una grande città, i cui abitanti avevano la 
        caratteristica di esser molto pii. E vide con grande sorpresa che c'era 
        una gran quantità di templi, di dei e di credenze di ogni tipo. E si 
        adoravano dei invisibili ed altri rappresentati in icone. E gli idoli 
        avevano forma umana o animale o entrambe. E quelli che erano invisibili 
        all'occhio avevano attributi umani o animali o entrambi.
        
        E l'aria era impregnata del profumo d'incenso e del suono dei cantici e 
        delle richieste che si chiedeva fossero esaudite, e che pregando, si 
        dirigevano alla molteplicità degli dei.
        
        Allora Lucifero vedendo quella confusione volle estendere la propria 
        luce agli uomini e disse loro:
        
        - Perchè cercate fuori, ciò che avete dentro?
        
        Forse non sapete che voi siete il tempio della luce e che la luce vive 
        in voi?
        
        Non capite che voi siete il tempio della sapienza e che la sapienza vive 
        in voi?
        
        Perchè tanta cecità?
        
        A che pro tanta ignoranza?
        
        Svegliatevi, voi uomini immersi nel sonno!
        
        Svegliatevi dal vostro profondo sogno.
        
        Svegliatevi poichè la morte vi osserva e talvolta vi dà la caccia mentre 
        dormite e allora il vostro sogno sarà eterno. Rompete i legacci della 
        vostra illusione! Svegliatevi!
        
        Non cercate fuori, all'esterno, ciò che vive dentro, all'interno. A che 
        giova questa adorazione nei confronti di idoli o di concetti astratti?
        
        Forse che la madre di tutte le oscurità è caduta su di voi?
        
        Non comprendete che lo Spirito della Vita palpita nel vostro cuore si 
        muove nella vostra respirazione, percepisce attraverso la vostra 
        coscienza?
        
        Svegliatevi, uomini dormienti!
        
        Svegliatevi e cessate di perder tempo adorando falsi dei fuori di voi. 
        Dirigete la vostra attenzione a voi stessi, sentite la Coscienza e la 
        Vita che vive in voi, allora la Verità aprirà le porte e comprenderete 
        la realtà del mondo e di questo universo.
        
        Così parlò Lucifero con voce di tuono, e tuttavia, gli uomini non lo 
        compresero e cominciarono a mormorare tra sè e a tramare su come 
        disfarsi di quello straniero che andava pronunciando simili blasfemie.
        
        Allora Lucifero pensò tra sè e sè:
        
        - Questi uomini non sono ancora maturi per la grande messe. Le loro 
        orecchie non sentono e i loro occhi sono incapaci di vedere. Sarebbe 
        prudente ch'io mi allontanassi da loro, poichè i loro cuori sono pieni 
        di violenza e oscurità.
        
        Così Lucifero si allontanò da quegli uomini e da quella città. E si 
        incamminò lungo sentieri solitari, sentieri che mai nessun uomo aveva 
        battuto prima.
        
        E così andando giunse in un'altra città e con meraviglia vide che in 
        quella città gli uomini erano più ciechi e ignoranti che nell'altra, 
        poichè proclamavano l'esistenza di un dio proclive a sacrifici e 
        castighi. Essi si auto-definivano "Il Popolo Eletto" e consideravano le 
        altre nazioni come popolate da bestie.
        
        E secondo loro, tutto nell'universo era stato creato a loro uso e a loro 
        spettava, per mandato e promessa di Dio, il governo su tutto il mondo. E 
        solo loro possedevano la verità. E solo loro erano i puri tra le 
        nazioni. E solo loro erano gli eletti, i pii, i più elevati e saggi.
        
        E la meraviglia di Lucifero crebbe sempre di più nell'ascoltare i 
        pensieri e le credenze prevalenti in quella città. E tanta fu la sua 
        sorpresa che alla fine il modo di pensare di quegli uomini lo angustiò e 
        la sua voce tuonò sulla folla:
        
        - Quale stupida follia vi pervade?
        
        Dite che il vostro dio vi creò a sua immagine e somiglianza? Allora io 
        dichiaro la verità e questa è che voi avete fatto dio a vostra immagine 
        e somiglianza, poichè non ho mai visto un dio più umano del vostro, nè 
        tanto pieno di umani appetiti e di umani difetti del vostro dio.
        
        Cosa avete immaginato?
        
        Chi avete creato?
        
        Pensate forse che il grande Spirito della Vita, che anima questo 
        universo, possa avere preferenza per questo o quell'altro individuo, per 
        questo o quell'altro popolo, per questa o quell'altra nazione a 
        discapito degli altri individui, degli altri popoli, delle altre 
        nazioni?
        
        Forse che il sole priva della sua luce i malvagi?
        
        Poichè voi siete egoisti avete creato un dio egoista!
        
        Pochè voi siete ingiusti avete creato un dio ingiusto!
        
        Poichè dovete conoscere la verità e questa è che il vostro dio in realtà 
        non esiste, è solo un riflesso, una proiezione delle vostre anime. E 
        come le vostre anime sono impure e malate, così il vostro dio è impuro e 
        malato. Solo individui ciechi ed ignoranti la Luce della Saggezza 
        potevano concepire l'esistenza di un "popolo eletto". Perchè la verità è 
        che non c'è un dio, non ci sono dei che eleggano un individuo, una razza 
        o una nazione, bensì ogni individuo, razza o nazione elegge sè stesso a 
        sè stesso per mezzo della propria volontà. E questa auto-elezione si 
        realizza per proprio sforzo e merito, non per esser nato in una 
        determinata famiglia, religione, razza o nazione.
        
        Così parlò Lucifero.
        
        E il popolo che lo ascoltava, con i volti rossi per l'ira e le bocche 
        schiumanti dalla rabbia, gridò a lui rivolto:
        
        - Blasfemo! Maledetto blasfemo!
        
        Ma Lucifero rispose:
        
        - Blasfemi voialtri!
        
        Poichè blasfemia è pretendere di attribuire origine divina a parole e 
        pensieri provenienti da uomini ambiziosi, egoisti ed arroganti.
        
        Al che la folla ruggì, piena di furore:
        
        - Uccidetelo! Uccidetelo!
        
        Versiamo il suo sangue affinchè sia pulita con esso l'onta di cui si è 
        macchiato.
        
        Allora il popolo infuriato si scagliò contro Lucifero e cominciò a 
        colpirlo con pugni e con pietre.
        
        E nel mezzo di quella furibonda marea umana Lucifero così pensò:
        
        - Questi uomini non sono ancora maturi per la grande messe. Le loro 
        orecchie non sentono e i loro occhi sono incapaci di vedere.
        
        Sarebbe prudente ch'io mi liberassi e mi allontanassi da loro, poichè i 
        loro cuori sono pieni di odio, malvagità e violenza.
        
        Allora la folla trascinò Lucifero ai confini della città e cominciò a 
        lapidarlo per ucciderlo. Ed essi non smisero di scagliargli addosso 
        pietre finchè il suo corpo, totalmente inerte, fu sepolto sotto un manto 
        roccioso.
        
 
        Il crepuscolo portò via con 
        sè l'ultimo carnefice.
        
        Allora Lucifero scostando le pietre si alzò. Nonostante il suo corpo 
        fosse stato ferito, il suo spirito era rimasto intatto.
        
        - Perchè tanta cecità? - disse tra sè - Perchè tanta cecità se 
        dentro tutti noi palpita la medesima luce? O forse sarà che in alcuni 
        questa luce si è occultata a causa dell'ignoranza di se stessi?
        
        E così pensando, Lucifero scrollò i propri abiti e proseguì lungo la 
        "Sua Via", protetto dalla notte.
        
        E l'alba lo colse mentre era in viaggio, poichè raramente Lucifero 
        dormiva. Ed il suo riposo consisteva nella vigilanza e nell'attenta 
        meditazione di se stesso.
        
        E nonostante la strada che ora andava percorrendo fosse più umana, i 
        pochi uomini che lo incrociavano fuggivano il suo sguardo ed evitavano 
        il suo saluto. Tanto terribile ed imponente era l'aura che emanava dal 
        suo volto.
        
        Ed ecco i suoi passi lo condussero alle porte di un'altra città. E 
        questa città era più bella, più ricca e lussuosa delle precedenti. E 
        nella piazza centrale sopra una grande colonna di oro e pietre preziose 
        era incisa la frase:
        
        "Tutto ha il suo prezzo".
        
        E in quella città c'erano molti dei, ma ve n'era uno che regnava sugli 
        altri ed il suo nome era: DENARO.
        
        E per il denaro, gli uomini vendevano le proprie figlie e le proprie 
        donne. E per il denaro si vendevano tra di sè e a se stessi e vendevano 
        la propria anima, la propria lealtà, il proprio onore, la propria 
        saggezza e coscienza.
        
        Allora Lucifero provò disgusto per quella massa dannata e desiderò 
        lasciare la città immediatamente, ma la sua coscienza gli impose di dire 
        qualcosa a quelle menti ottenebrate.
        
        E arrampicatosi sull'aurea colonna, al centro della piazza principale, 
        Lucifero proclamò alla folla:
        
        - Ah, umanità perduta io ti maledico!
        
        Allora, senza proferire parola alcuna, saltò giù dalla colonna e cadendo 
        per terra, rivolse rapidi i suoi passi fuori dalla città.
        
        Ma coloro i quali lo avevano ascoltato lo seguirono offrendogli 
        ospitalità nelle proprie case, poichè intuivano che quel forestiero 
        doveva essere in possesso di una "strana sapienza" che essi desideravano 
        avere, e tuttavia, poichè vedevano ch'egli non si fermava cominciarono 
        ad offrirgli denaro e a tentare di compare la sua permanenza tra di 
        loro.
        
        Allora cominciarono a vedere chi di loro offriva di più e si 
        sorprendevano a vedere che quell'uomo ignorava le loro offerte e presto 
        l'offerta giunse a dieci milioni di pezzi d'oro per essere poi duplicata 
        e triplicata. Ciononostante, Lucifero non si vendette.
* * *
        E i suoi passi lo 
        condussero a una valle in cui il giorno precedente si era svolta una 
        grande battaglia.
        
        Il campo si estendeva coperto di cadaveri in numero di migliaia.
        
        Allora Lucifero camminò in mezzo a quel mare di morti mentre pensava:
        
        - Forse che il mondo non è identico a questa valle? Non è seminato di 
        cadaveri, uomini vivi che ancora non hanno compreso di giacere morti 
        nella propria ignoranza?
        
        E nel pensare ciò la sua vista si insinuava tra i corpi inerti e 
        mutilati.
        
        Allora, gli sembrò di scorgere in lontananza un albero solitario e 
        appoggiato al suo tronco un guerriero moribondo.
        
        E Lucifero si diresse vero quell'uomo, contento di vedere qualcuno vivo 
        in mezzo a tanta morte.
        
        E senza dire una parola diede da bere a quello sconosciuto la sua acqua. 
        Questi pulì il suo volto ricoperto di sangue e cercò di curare le 
        proprie ferite, ma scoprì che il suo petto era stato attraversato senza 
        pietà da una lancia nemica.
        
        Allora Lucifero parlò:
        
        - Il tuo cuore è distrutto.
        
        Dovresti essere morto, eppure vivi.
        
        Al che il guerriero rispose, con voce tremante eppure con fermezza:
        
        - Avrei dovuto vendermi e non l'ho fatto. Sarei dovuto fuggire e sono 
        rimasto a combattere. Ed ora sarei dovuto morire, e tuttavia, io vivo. 
        E' che il mio spirito è ribelle ed io rifiuto di accettare ciò che non 
        voglio. Avrei dovuto vendere me stesso e vivere in pace, come un 
        agnello, ma non ho voluto. Sarei dovuto scappare ed evitare di 
        fronteggiare il nemico, ma l'ho affrontato. Ora, agonizzante e 
        gravemente ferito, dovrei esser morto, però non voglio morire.
        
        Allora gli occhi di Lucifero brillarono di una luce inusuale e comprese 
        che davanti a sè aveva un uomo che, in qualche modo, aveva trovato sè 
        stesso.
        
        E promise a sè stesso che non avrebbe permesso che quell'uomo morisse e 
        che avrebbe usato tutto il suo potere per salvarlo, poichè pensò che 
        uomini come quello erano ciò di cui necessitava il mondo: uomini che non 
        si sarebberp venduti nè avrebbero fatto un sol passo indietro davanti al 
        Nemico, uomini con spirito di lotta ed il desiderio di vivere 
        eternamente.
        
        Allora Lucifero pose le proprie mani sulle ferite sanguinanti del 
        guerriero, il quale al sentire lo spirito di vita e salute che lo 
        invadeva esclamò:
        
        - Chi sei tu che mi benedici con la vita?
        
        Al che rispose Lucifero:
        
        - Io sono il Portatore di Luce, la coscienza che si manifesta in 
        forma umana. Sono la forza che si cela dietro ogni essere, dietro ogni 
        uomo ed ogni donna, dietro ogni bestia ed ogni cosa.
        
        E appena ebbe terminato di parlare, posò il piede e intraprese il 
        proprio cammino.
        
        - Dove vai straniero? - lo fermò il guerriero - Quando potrò 
        ascoltare una seconda volta della tua singolare saggezza?
        
        - La mia saggezza vive in te, è il tuo stesso essere. Se ascolterai te 
        stesso, non avrai bisogno delle mie parole.
        
        Subito Lucifero tacque alcuni istanti e aggiunse:
        
        - Il mio spirito tiene lo sguardo fisso a Nord. Il mio corpo rimarrà 
        per qualche tempo nella Montagna del Drago.
        
        E indicando la gran massa rocciosa che si ergeva all'orizzonte, si mise 
        nuovamente in marcia.
* * *
        Cercava Lucifero su quei 
        monti la tranquillità della solitudine così da poter esaltare la propria 
        coscienza.
        
        Tuttavia la sua pace non durò a lungo, poichè cominciò ad arrivare gente 
        in cerca del saggio della montagna che, stando a quel che si diceva, 
        aveva guarito un guerriero moribondo.
        
        E fu così che Lucifero divenne un maestro, in principio di pochi e, 
        presto, di molti.
        
        E nel suo sforzo di insegnare, solo insegnava che non v'era nulla da 
        imparare, perchè tutta la chiarezza e la sapienza si trovano già riposte 
        nel cuore di ogni essere vivente.
        
        Ma la gente cominciò ad essere confusa, poichè colui che è cieco non 
        vede sebbene il sole lo illumini e il cuore in preda alla confusione si 
        perde anche nel giorno più chiaro.
        
        E cominciarono a perdere di vista sè stessi e a volgere i propri occhi 
        all'esterno, all'immagine del maestro che loro insegnava.
        
        Allora Lucifero capì e non permise a sè stesso di cadere nella trappola 
        dell'oscura ignoranza.
        
        E fu così che un giorno radunò attorno a sè tutti coloro ai quali aveva 
        insegnato e comunicò la sua decisione di abbandonare il mondo.
        
        Allora i suoi seguaci iniziarono a lamentarsi del destino avverso e 
        sentirono che quella sarebbe stata la loro perdizione.
        
        E Lucifero sorrise, poichè comprese che quella era la via che per quanto 
        dura, li avrebbe elevati a sè stessi.
        
        Allora disse:
        
        - Non lamentatevi della mia perdita, poichè l'unica perdita degna di 
        lamentela è la perdita di se stessi. E voialtri avete perso voi stessi 
        molto tempo fa e non avete mai versato una lacrima per questo grande 
        tesoro andato.
        
        E uno tra i molti alzò la propria voce dicendo:
        
        - Maestro, prima di partire parlaci dell' essenza del tuo 
        insegnamento, perchè possiamo ricordarla.
        
        Allora Lucifero disse:
        
        - Ricordatevi di voi stessi e ricorderete il mio insegnamento. Non 
        cercate fuori ciò che già esiste dentro, nel vostro spirito.
        
        Vedete che l'uomo è come un albero che cresce sulla cima di una 
        montagna. Però questa montagna è in realtà un vulcano al cui interno 
        arde un fuoco chiaro e poderoso che conferisce la più perfetta serenità 
        e forza. Il calore di questo fuoco interiore aiuta a crescere l'albero, 
        il quale mentre affonda sempre più le proprie radici nelle viscere della 
        montagna, tanto più espande i suoi rami verso l'infinità del vasto 
        cielo.
        
        Ricordate sempre che nel mondo ci sono tre classi di persone: ci sono 
        coloro i quali conoscono la propria ragion d'essere, ci sono quelli che 
        la ignorano e ci sono "i confusi". E tra coloro che sono confusi ci sono 
        quelli che credono di conoscere la propria vera ragion d'essere, ma in 
        realtà la ignorano e quelli che hanno inventato per sè una ragion 
        d'essere, che essendo un qualcosa di artificiale li allontana dalla loro 
        vera natura.
        
        In verità è importante ciò che ora dico: Solo chi conosce sè stesso, 
        conosce la sua ragion d'essere, conosce il suo destino e cessa di esser 
        parte del gregge. E molto meglio che essere un confuso è il riconoscere 
        l'ignoranza di sè stessi, poichè la cura giunge quando si riconosce la 
        malattia.
        
        Dopo aver mantenuto il silenzio per un istante, continuò:
        
        - La montagna è come il corpo, la coscienza come l'albero e il fuoco 
        simile allo spirito di vita. La montagna è come la vostra colonna 
        vertebrale; l'albero come il vostro cervello, il midollo e i nervi che 
        crescono dentro di essa; il fuoco proviene dalla vostra Essenza Creativa 
        conservata con cura.
        
        Voi siete come madri che recano nel proprio ventre l'embrione dello 
        spirito. Se un fanciullo di carne e di ossa impiega nove cicli lunari 
        per nascere, allora, il fanciullo dello spirito impiegherà nove cicli 
        solari. Per questo è importante essere pronti. Il mio insegnamento cela 
        il suo segreto e questo si basa sulla pratica e sulla propria coscienza 
        di se stessi.
        
        E tuttavia, cosa volete sapere ancora, volete conoscere il segreto? 
        Ascoltate dunque il sogno che ebbi un giorno: 
IL SOGNO DI LUCIFERO
        Senza saper come, ero 
        giunto in una caverna di enormi proporzioni nel profondo della terra. 
        Anche se le pareti e la volta della grotta sembravano naturali, ossia 
        formate dall'incessante gocciolare e filtrare dell'acqua, il pavimento 
        era perfettamente liscio e levigato, come fatto da mano umana o da altra 
        creatura intelligente. Capii di essere in un tempio.
        
        A dieci passi da me si innalzava una spessa colonna di pietra, di sette 
        metri d'altezza, sopra la quale vidi in piedi un venerabile anziano. 
        Indossava una tunica a maniche larghe e dall'ampia vita che gli giungeva 
        fino alle caviglie. Il suo colore era grigio-azzurro, come quello delle 
        nuvole cariche di pioggia. Intorno al suo bacino e cucita ad essa cadeva 
        verticalmente, fino al suolo, una cinta bianca sulla quale erano 
        decorati, con filo nero, strani caratteri che non potei riconoscere. 
        Identico ornamento vidi intorno al bordo superiore delle sue maniche, 
        nei pugni delle stesse e nell'imbastimento della sua veste. Tanto la 
        barba quanto i capelli dell'anziano erano lunghi e bianchi. La sua testa 
        canuta era scoperta. A vederlo mi apparve come la tipica immagine di un 
        mago.
        
        Alzando un braccio mi ordinò:
        - Prendi quella lancia, fatta del miglior legno del mondo e 
        introducila in quel pozzo! - nel dir questo mi segnalò un buco, di 
        un metro di circonferenza, la cui bocca era all'altezza del suolo.
        
        Andai e presi la lancia, una verga acuminata di un legno molto leggero 
        sebbene durissimo. Mi stupì constatare che nonostante la sua lunghezza, 
        tre metri o più, rimaneva perfettamente dritta, facendo mostra di 
        un'incredibile flessibilità.
        
        Seguendo gli ordini dell'anziano mi avvicinai al pozzo. Ai miei piedi 
        vidi un buco, scavato nella roccia, in cui era un liquido denso di 
        colore rosso a molti metri di profondità. Al principio credetti che 
        fosse sangue, però notai in seguito che da esso emanava una soave 
        fosforescenza. Mi sembrò, allora, che si trattasse di lava fusa.
        
        Quel pozzo era l'entrata dell'inferno.
        
        Appena introdussi la lancia, il liquido aumentò di livello sino a 
        giungere al bordo stesso della cavità. Retrocessi, perchè pensai che se 
        avesse iniziato a fuoriuscire, la lava mi avrebbe bruciato.
        
        Con mia sopresa dal pozzo si alzò una figura grottesca, un essere bipede 
        alto quattro metri, simile ad un fungo o a una tartaruga senza carapace. 
        Camminava sui suoi arti posteriori come un uomo. Un unico occhio 
        adornava la sua fronte.
        
        Sembrava che le mie azioni lo avessero molestato ed ora era furioso. Si 
        scagliò contro di me. Mi difesi usando la lancia. Durante lo scontro 
        compresi che la bestia temeva di perdere il suo unico occhio, allora 
        concentrai i miei attacchi su di esso. Ma improvvisamente, allorchè 
        credetti di averla in mio potere, la creatura subì una mutazione. Senza 
        sapere come, la vidi trasformarsi in un essere dalle dimensioni e dal 
        corpo umani, però la sua testa era simile a quella di un pipistrello con 
        orecchie membranose, grandi, triangolari ed un muso dai denti affilati. 
        Curiosamente il suo corpo ed il suo volto erano coperti di squame, come 
        un pesce. La sua apparenza era decisamente robusta e muscolosa. Prima 
        che potessi evitarlo, la creatura si allontanò da me correndo a più non 
        posso, finchè lo persi di vista.
        
        La voce dell'anziano richiamò la mia attenzione. Mi volsi a guardarlo e 
        notai che la colonna sulla quale era posto diminuiva di dimensione, come 
        se venisse risucchiata dalla terra. Già al livello del suolo, l'anziano 
        mi si avvicinò dicendo:
        
        - Già lo hai visto. La creatura ha il potere di adottare qualsiasi 
        forma e utilizza questo artifizio per far cadere la gente nel pozzo. 
        Tuttavia non ci darà preoccupazioni, l'hai già affrontata e questo basta 
        per riconoscerla in ognuna delle sue forme.
        
        Detto questo, mi tese un libretto, largo come un palmo di mano. Io, 
        prendendolo, apersi a caso una delle sue pagine. In essa vidi 
        un'illustrazione a colori:
        
        Un veliero a quattro alberi che navigava con tutte le vele spiegate su 
        un mare aperto. La superficie dell'acqua era perfettamente piatta.
        
        Intorno all'imbarcazione roteavano a migliaia gli uccelli, mentre 
        sull'albero maestro un grande pellicano bianco dava il volto a prua con 
        le ali distese, mostrando il petto scoperto.
        
        Guardai interrogativo l'anziano. Allora costui mi rispose:
        
        - E' un libro dal gran contenuto ermetico. E' il Libro della 
        Creazione. Al capitolo dieci troverai il segreto della Pietra 
        Filosofale. Però prima è necessario che tu ottenga la "Schlitlzt Nimrod", 
        la daga magica che simboleggia e nella quale è inciso il Nome 
        Impronunciabile. La riconoscerai nel vederla, poichè la sua immagine è 
        impressa nell'anima collettiva dell'umanità. Ma prima, tendi innanzi a 
        me la tua mano sinistra.
        
        Senza resistenza seguii le sue istruzioni, allora con stupore osservai 
        che sul palmo della mia mano cresceva un piccolo rampicante di color 
        verde vivo, come quello dell'erba fresca. La sua origine era alla base, 
        attaccata al polso. Da qui seguiva il corso della linea palmare chiamata 
        "di Mercurio", secondo quanto disse l'anziano, ma a metà del cammino si 
        biforcava ed il secondo ramo seguiva il solco della linea chiamata "di 
        Saturno". Entrambe le sezioni del rampicante salivano una parte per poi 
        curvarsi in direzione del dito pollice. Quella che andava per la linea 
        di Mercurio si incurvava proprio sotto il dito mignolo. L'altra, quella 
        che seguiva il tragitto della linea di Saturno, cambiava il suo corso 
        all'altezza dello stesso centro del palmo. In questo modo entrambe le 
        ramificazioni giungevano a morire nel piccolo monte carnoso posto sotto 
        il dito indice, al quale l'anziano diede il nome di "monte di Giove".
        
        Tre fiori spuntavano da questo rampicante. Due fra questi provenivano 
        dal primo stelo e crescevano sopra il "monte della Luna" e il "monte di 
        Apollo" rispettivamente. L'altra fioritura si trovava sul "campo di 
        Marte" e germinava dal secondo stelo.
        
        Il mago osservò per alcuni istanti la mia mano.
        
        - La parte sinistra della tua coscienza, il lato sconosciuto della 
        tua mente, è indipendente - mi disse. Ciò è positivo per te, però è 
        ancora molto piccolo ed è poco sviluppato. Devi farlo crescere.
        
        Quando gli chiesi come potessi farlo, mi rispose unicamente:
        
        - Segui il Cammino.
        
        Detto questo mi pose al collo un Ank, di oro bianco, sui cui bracci era 
        incisa la frase "Affronta la Vita da Guerriero" e, facendomi 
        segno, indicò che uscissi per dove avevo visto allontanarsi la creatura 
        del pozzo. Gli obbedii.
        
        Non v'era possibilità di smarrirsi. Quell'immensa galleria terminava in 
        uno stretto tunnel, lungo il quale camminai per molto tempo prima di 
        giungere ad una caverna di dimensioni simili alla precedente, però priva 
        di colonne e di pavimento liscio e levigato. Osservai che all'estremo 
        opposto rispetto a dove mi trovavo, si scorgevano le entrate di due 
        tunnel, verso cui mi diressi.
        
        Avvicinandomi scoprii che entrambi si trovavano molto vicini l'uno 
        all'altro, ma nonostante la loro prossimità comunicavano con mondi 
        differenti. Quello che si trovava alla mia sinistra, dava accesso ad una 
        selva umida, fitta e lussureggiante. Da dove mi trovavo potevo scorgere 
        mille forme ed udire mille suoni squisiti provenienti da quella tiepida 
        foresta. Mi sembrò che fosse il paradiso.
        
        L'altro tunnel dava su un luogo di un bianco brillante, tutto gelo e 
        neve. La tormenta ed il freddo erano i suoi unici signori. Mi trovavo a 
        contemplare tutto questo quando dall'ingresso selvatico vidi apparire 
        una bellissima donna dalla pelle bronzea. Vestiva un abito di foglie 
        verdi, attillato al corpo, che le giungeva sino alla metà delle cosce. 
        Era un abito senza maniche nè spalle, sostenuto da un sottile tirante in 
        fibra vegetale. I lineamenti del viso erano bellissimi ed il suo corpo 
        armonicamente proporzionato. I suoi capelli, lunghi sino alla vita. Mi 
        guardò in modo insinuante e mi chiese di seguirla. Mi negai. Allora, 
        esercitò su di me uno strano potere e mi vidi trascinato contro la mia 
        volontà. Non potevo oppormi alla sua fascinazione.
        
        In quel momento mi accadde qualcosa d'inesplicabile. Senza sapere 
        perchè, presi forte coscienza della mia regione sottombelicale. Provai 
        un gradevole calore in tutta quella zona e immediatamente ripresi il 
        controllo di me stesso. Era come se quel luogo anatomico fosse il 
        "Centro della mia Volontà". Smisi di seguire la bella donna e mi fermai. 
        Ella si rese conto della mia ribellione e tornando sui suoi passi mi 
        affrontò. Diressi uno sguardo fugace al tunnel innevato; allora lei, 
        accorgendosi del mio gesto, parlò:
        
        - Quello è un mondo gelido, duro, primitivo e barbaro, lo 
        preferiresti a quel che io ti offro?
        
        Le risposi affermativamente. Allora, stizzita, fece un gesto in seguito 
        al quale comparvero tre uomini straordinari che mi doppiavano in 
        altezza, i quali con attitudine ostile, si interposero tra il mondo del 
        gelo e me. In quell'istante vidi che uno dei giganti teneva nele sue 
        mani una daga a filo doppio e dalla lama larga con arabeschi incisi. La 
        riconobbi immediatamente. Era la "Schlitlzt Nimrod", l'arma magica della 
        quale mi aveva parlato l'anziano mago.
        
        La donna tornò a parlarmi, allora vidi che aveva subito una 
        trasformazione. Ora appariva come una bambina di quindici anni. La sua 
        pella era bianca, i suoi capelli castani ed era vestita com una tunica 
        color lilla che, come la precedente, arrivava a metà delle gambe, ma 
        senza attaccarsi al corpo; era ampia e con pieghe.
        
        La sua aria di sensualità e voluttà era stata sostituita dalla candida 
        innocenza.
        
        La vidi avvicinarsi a me con fare ingenuo ed osservare ciò che era 
        inscritto nell'Ank che pendeva sul mio petto.
        
        - Qual è la caratteristica di un guerriero? - domandò, aspettando 
        una mia risposta - forse il valore?
        
        - Quello è importante - le risposi, mentre studiavo attentamente 
        i tre giganti -, però lo è, ancor più, essere deciso ed avere 
        audacia.
        
        Ella confusa mi guardò:
        
        - Audacia? - ripetè.
        
        Allora, posando i miei occhi nei suoi, la misi rapidamente di lato e 
        assalii con furia i giganti. Nonostante la loro statura riuscii a 
        mettere due di loro fuori combattimento, colpendone uno, con la mia 
        spalla sinistra e, l'altro, con la testa. Il terzo uomo gigantesco mi 
        attaccò con la daga.
        
        Allora io, senza alcun timore, la presi con la mia mano sinistra per la 
        lama affilata e gliela strappai dalle dita. Fatto questo, l'uomo 
        scomparve alla mia vista. Mi resi conto che ero rimasto solo, poichè 
        anche la bambina era sparita.
        
        Impugnai l'arma con la mia mano destra e ammirai la forma della sua lama 
        e l'arte con la quale era stata forgiata. Entrai nel tunnel di gelo e 
        notai con sorpresa che, dove prima vi era neve, ora vi era arena, terra 
        e pietre. Quel tunnel saliva alla superficie, al cielo aperto, in un 
        luogo desolato e secco. Si scorgeva solo qualche altro arbusto o cactus 
        qua e là. Misi il pugnale nella mia cintura ed iniziai a camminare 
        velocemente, perchè il sole già scendeva all'orizzonte e presto si 
        sarebbe fatto buio.
        
        Non so quanto tempo camminai, ma mi fermai quando mi accorsi di un 
        polverone che si avvicinava da destra. Quando infine potei capire di 
        cosa si trattava, volli fuggire, ma non avevo alcun luogo dove 
        ripararmi. Allora decisi di rimanere nel luogo in cui mi trovavo ed, 
        estraendo la daga dalla cinta, attendere la mia sorte.
        
        Sulla pianura una specie di mostro, una massa pelosa, nera, senza gambe 
        nè testa, ma con cinque braccia robuste somiglianti a quelle di una 
        scimmia, si avvicinava a dove mi trovavo. Avanzava girando su sè stesso, 
        come una ruota, poggiando le sue grottesche mani sul suolo.
        
        E più mi si avvicinava più mi decidevo ad affrontarlo. Tuttavia, quando 
        si trovò a pochi passi da me, si trasformò in una bella giovane. Giaceva 
        ai miei piedi, totalmente nuda, distesa sull'arena. Il colore dei suoi 
        capelli lunghissimi, il colorito della sua pelle e i lineamenti del suo 
        volto, mi fecero ricordare le donne hindù. Il suo sorriso accattivante e 
        quella supplica sensuale delle sue labbra mi persero. Osservai la 
        perfezione del suo corpo, la voluttuosità delle sue forme, la lussuria 
        del suo sguardo e senza resistere mi avvicinai ad ella, dimenticando che 
        si trattava di quell'essere ripugnante che, pochi secondi prima, avevo 
        visto roteare per il deserto. Tendendo le belle braccia verso di me 
        sussurrò:
        
        - Come incanta gli uomini umiliarsi.
        
        Compresi che si riferiva all'abbrutente sensualità che ci schiaccia di 
        fronte a una donna affascinante. In quel momento presi coscienza e 
        concentrai l'attenzione sulla zona sottombelicale del mio corpo. Lei, 
        senza smettere di sorridere e con le braccia distese, iniziò a svanire 
        nell'aria come un'illusione passeggera, fino a scomparire totalmente 
        alla mia vista.
        
        La notte era calata sul deserto.
        
        Là, in lontananza, scorsi il risplendere di un falò. Diressi i miei 
        passi in quella direzione.
        
        Mentre mi avvicinavo distinsi la figura di un uomo. Osservandolo, notai 
        ch'era accovacciato dinanzi al fuoco. Il suo corpo, secco e fibroso, era 
        nudo, salvo per un perizoma che pendeva dalla sua vita e che era di 
        colori vivissimi: rosso, arancio e giallo. Compresi che stava eseguendo 
        un qualche tipo di rituale.
        
        Giunsi sino al falò e potei vedere il suo volto color rame e asciutto. I 
        suoi occhi emanavano un bagliore strano. Capii che era uno stregone. 
        Senza dire parola mi accovacciai al suo fianco, con la faccia rivolta al 
        fuoco.
        
        Senza che mi rivolgesse un solo sguardo lo vidi mettere la mano sinistra 
        tra le fiamme e trarne qualcosa che reggeva con gran delicatezza. Vidi 
        con sorpresa che nel suo palmo era posata una fiammeggiante lingua di 
        fuoco. Senza preamboli me la offrì, facendomi capire che la dovevo 
        prendere appoggiando il palmo della mia mano sinistra al suo. Nel farlo, 
        sentii che la lingua di fuoco era assorbita dal mio corpo. Tre volte lo 
        stregone mise la sua mano nel fuoco e mi offì quel pezzo di fiamma. Tre 
        volte accettai il suo dono. Poi, facendomi un cenno con la testa, mi 
        invitò ad osservare il falò. Così feci e potei rendermi conto che tra le 
        fiamme v'era un serpente con il capo eretto. Era un cobra, lo riconobbi 
        dal cappuccio sul collo. Aveva un color rame metallico. Era tranquillo, 
        nel suo bagno di fuoco.
        
        Lo stregone parlò. Mi informò che ero stato iniziato alla "Fratellanza 
        del Drago".
        
        La notte era profonda e protettrice.
        
        Mi diede indicazioni di sedermi in silenzio vicino a lui. Lo feci 
        imitandolo, incrociando le gambe e volgendo il mio corpo verso il nord, 
        dal quale soffiava una soave brezza.
        
        Permanemmo così, silenziosi e immobili, una insensibile eternità. Poi, 
        senza sapere come, i nostri corpi si alzarono privi di gravità per 
        alcuni centimenti dal suolo ed iniziarono a girare intorno al falò, 
        guardando sempre verso lo stesso punto cardinale. Ruotavamo in senso 
        contrario alle lancette dell'orologio e notai che, nel breve attimo in 
        cui il falò rimaneva alle nostre spalle, passavamo sopra un cerchio 
        disegnato, sul suolo, con strani caratteri che non seppi interpretare.
        
        Quando l'aurora si riflesse nell'oscuro cielo, lo stregone mi ordinò di 
        camminare verso il sole nascente. Mi indicò che seguendo quella 
        direzione avrei incontrato due corsi d'acqua. Il primo conteneva acqua 
        comune, utile per placare la sete del corpo. Nel secondo scorreva 
        un'acqua medicinale di origine minerale, che serviva per saziare la sete 
        "di vita".
        
        Dopo molto camminare incontrai i due ruscelli esattamente come me li 
        aveva segnalati, tuttavia, il fiume di acqua medicinale aveva il letto 
        arido. Desideravo provare le sue acque, per cui presi la decisione di 
        rimontare fino alla sorgente e così bere il prezioso liquido, il più 
        vicino possibile all'origine. Seguendo il letto prosciugato giunsi fino 
        alla cima di un grande spuntone di pietra.
        
        Lì potei rendermi conto che quel corso d'acqua sorgeva da un piccolo 
        edificio di architettura indoarabica. Attraversai la soglia priva di 
        porte e così ebbi accesso ad un'enorme scala che scendeva nelle viscere 
        della terra. A lungo la percorsi, sino a quando giunsi ad una galleria 
        nel cui centro cresceva un gigantesco e vetusto albero che si trovava in 
        uno stato malandato. Appariva rinsecchito ed i suoi grandi rami erano 
        crudelmente mutilati. Mancava di foglie e dava l'impressione di essere 
        un albero morto. E tuttavia, io sapevo che era ancora vivo.
        
        Giunto al grosso tronco vidi che, sul suolo, erano diversi vasi 
        d'argilla contenenti acqua. Li utilizzai tutti innaffiando con essi le 
        radici arse per la sete. 
        
        Avevo terminato quando alcuni colpi secchi richiamarono la mia 
        attenzione. Spinto da ciò mi misi a studiare la caverna nella quale mi 
        trovavo. Era ovvio che esisteva in qualche luogo qualcuno incaricato 
        della sua cura, giacchè constatavo una certa simmetria e ordine che non 
        erano propri a luoghi soggetti alla spontaneità della natura. Molte 
        porte davano su quella galleria. Tutte erano serrate. Osservandole mi 
        accorsi che i colpi, che udivo, provenivano da un vecchio portone di 
        legno, il quale si scuoteva davanti al violento urto di "qualcosa" 
        rinchiuso dietro di esso.
        
        Improvvisamente la mia mente si aprì e compresi ogni cosa. Lì rinchiuso, 
        dal guardiano di quel parco sotterraneo, si trovava lo Spirito 
        dell'Albero. Un tipo di forza intelligente disposta a distruggere per la 
        negligenza alla quale era stato esposto l'antico rovere centro del 
        giardino.
        
        In quel momento i custodi del luogo, un uomo ed una donna, entrarono nel 
        recinto e cominciarono a imprecare contro di me per aver dato acqua al 
        tronco rinsecchito, perchè con quel gesto avevo dato rinnovato vigore 
        allo spirito rinchiuso. Non potei negare nulla, chè nelle mie mani, 
        ancora gocciolante, tenevo uno dei recipienti di argilla.
        
        Le voci della coppia infuriarono in tal modo lo spirito, che questi 
        riuscì ad abbattere l'enorme portone e a liberarsi. Emerse dalla sua 
        oscura prigione proprio di fronte a me. Il suo potere era incredibile. 
        La sua forma, simile ad un ciclone o tromba marina.
        
        Per alcuni istanti mi osservò. Gli mostrai, allora, il contenitore 
        bagnato che tenevo nella mano destra. Comprese tutto. Lanciando un 
        muggito inumano si gettò sulla coppia e la divorò.
        
        Io, senza sapere che fare, attesi il mio destino.
        
        Lo Spirito dell'Albero mutò il suo aspetto furibondo. Mi si avvicinò 
        lentamente nella forma di una barra verticale di luce rossa. Era larga 
        cinquanta centimeti e fluttuava nell'aria sopra la mia testa. Mi parlò 
        con voce di tuono. Mi disse che a partire da quel momento egli era il 
        "Guardiano delle Radici" e che avrebbe premiato il mio gesto donandomi 
        la sua amicizia. Detto questo venne sopra di me e posandosi sulla mia 
        testa sentii come quell'energia, in forma di colonna luminosa, mi 
        penetrava attraverso di essa fino alla gola.
        
        Un tepore confortevole mi inondò e mi sentii fisicamente sano. Senza 
        sapere cosa, lo spirito fece qualcosa di indescrivibile dentro di me e 
        mi cambiò. Mi sentii come appena nato. Tutte le mie infermità erano 
        scomparse.
        
        Quando lo spirito mi lasciò, mi resi conto che tutta la caverna era 
        rinverdita. Sul suolo cresceva una soffice erba, sulle rocciose pareti 
        aderivano i rampicanti e le edere. Il vecchio albero si presentava 
        frondoso e turgido. I suoi rami mutilati ora erano completi e 
        sovrabbondanti di foglie. Dalle sue radici sgorgava una sorgente di 
        acqua fresca e cristallina: questa era l'origine del ruscello 
        medicinale.
        
        Mi avvicinai al rovere. Un enorme serpente di colore verde acceso si 
        occultava nel fogliame. Notai che ai suoi fianchi, intorno al corpo, 
        aveva disegnati in nero strani caratteri a me sconosciuti.
        
        Improvvisamente qualcos'altro richiamò la mia attenzione. Era un colibrì 
        che volteggiava fra i rami molto vicino a me. Il suo capo ed il suo 
        corpo erano di un rosso intenso, scarlatto, mentre le sue ali e la coda 
        erano nere giaietto.
        
        Lo Spirito dell'Albero, ponendosi al mio fianco, mi fece segno di 
        acciuffarlo. Provai, però non vi riuscii, l'uccello era troppo rapido 
        per me. Allora, lo spirito mi consigliò di osservarlo fissamente senza 
        pensare a nulla e, quando avessi sentito l'impulso interno, di provare a 
        prenderlo. Seguii il consiglio e così riuscii a prendere, con la mia 
        mano destra, il colibrì per il capo.
        
        Nello stesso istante in cui lo afferrai l'uccello smise di essere 
        qualcosa di vivo e si tramutò in un oggetto inanimato, vuoto, dalla 
        consistenza di una pergamena. Iniziò a sfaldarsi tra le mie dita. Per 
        evitare ciò, lo posi sopra il palmo della mano sinistra, tuttavia 
        continuò a dissolversi. In questo modo lasciò scoperta una pietra 
        bianca, del diametro di circa un dito, su cui soffiai per ripulirla dei 
        resti polverosi che non mi consentivano di apprezzarla con chiarezza. Il 
        suo colore era simile al salgemma. La sua forma, sferica, era intagliata 
        con l'apparenza di un bocciolo di rosa. Era un lavoro semplice e 
        primitivo.
        
        Lo spirito fece risuonare la sua voce nelle mie orecchie:
        
        - E' la Pietra Filosale - muggì, la meta degli alchimisti. 
        Diluiscila in vino di Sole e bevila. Solo così possiederai il segreto 
        dell'immortalità.
        
        In quel preciso istante sparì.
        Dopo aver ascoltato quel 
        sogno un rumore si fece sentire tra i presenti, perchè alcuni si 
        chiedevano meravigliati quale fosse il significato.
        
        Allora un visitatore, che poco prima era giunto, gridò:
        
        - Alcuni dicono che sei il demonio - e cercava con ciò di 
        confonderlo e denigrarlo davanti gli occhi di tutti i presenti.
        
        Allora Lucifero, con voce chiara e serena esclamò:
        
        - Forse non è colui che chiami Diavolo figlio anche di colui il quale 
        chiami Dio? Se nel principio v'era solo ciò che chiami Dio, il supremo 
        Bene, allora per primo fu il Bene e poi il Male. Pertanto il Male uscì 
        dal Bene, perchè nulla può nascere dal nulla. E poichè il Male si 
        originò dal Bene ecco che la funzione del Male è benefica, perchè nulla 
        di male può sorgere da ciò che è bene. Colui che chiami Dio è il maestro 
        gentile e amoroso che educa con bontà. Ciò che chiami Diavolo, è il 
        maestro duro e rigoroso che ci insegna attraverso la severità. Pertanto 
        non rinnegare il Diavolo, chè alcuni di noi son tanto folli da imparare 
        solo con duri colpi. Pertanto non odiare il Diavolo, perchè attraverso 
        le sue prove ci facciamo forti e liberi e accediamo al supremo Bene. 
        Siete forse talmente ciechi da non darvi conto che Dio e Diavolo sono le 
        due facce di una stessa moneta?
        
        Allora dalle gole di alcuni dei presenti sfuggì un'esclamazione di 
        stupore, perchè compresero le parole di Lucifero e si svegliarono, 
        ponendo le loro menti al di là del Bene e del Male.
        
        Ma lo sconosciuto replicò:
        
        - Qual è la tua religione?
        
        - Non vi è religione più grande che la Verità - esclamò il 
        Portatore di luce.
        
        - La vostra saggezza soffre del peccato della superbia e non si basa 
        sulle sacre scritture - insistette lo straniero.
        
        - Soffro del peccato di superbia - disse Lucifero - perchè 
        desidero esser tutto ciò che sono: voglio esser diamante anche se la mia 
        origine è il carbone. Non baso la mia conoscenza su ciò che dicono i 
        testi sacri o in ciò che affermano gli anziani, non baso la mia saggezza 
        su ciò che mormorano gli eruditi o assicura la maggioranza. La mia 
        sapienza si basa su ciò che io stesso ho sperimentato senza intermediari 
        o interpretazioni aliene, poichè è l'esperienza propria e diretta ciò 
        che dona la vera sapienza. La vita si conosce vivendola e non attraverso 
        credenze, opinioni, speculazoni, teorie, religioni o libri.
        
        Desideri leggere un libro?
        
        Leggi il libro della sapienza. Quel libro siete voi stessi, leggetelo 
        così: dirigete la vostra attenzione verso voi stessi, le vostre 
        sensazioni, i vostri movimenti, il vostro respiro, emozioni e pensieri e 
        in ogni momento permanete sereni, attenti, vivendo l'attimo.
        
        Allora il visitatore meravigliato da quella strana saggezza tornò a 
        domandare:
        
        - Maestro, chi siete in verità?
        
        Al che egli rispose:
        
        - Io sono la Vita, "il Lucifero", il Portatore della Luce: la Stella 
        del Mattino che annuncia la fine delle tenebre e la venuta dell'Impero 
        del Sole, il regno della luce.
        
        Sono Lucifero, sono Prometeo, colui che fece scaturire dal nulla il 
        divino fuoco della sapienza, il potere e la luce e lo consegnò agli 
        uomini.
        
        E anche essendo il più odiato al cielo sono, tuttavia, il più amato, 
        perchè grazie a me è redenta l'oscura materia. Perdendo la mia purezza 
        spirituale e cadendo negli abissi ho portato vita, coscienza e 
        conoscenza a ogni carne e l'ho sospinta verso i cieli.
        
        Comprendete questo paradosso e comprenderete il mistero dell'universo.
        
        Ed avendo pronunciato queste parole cadde sui presenti un profondo 
        silenzio. Ed insieme al silenzio cadde la notte, coprendo col suo manto 
        stellato tutti i viventi.
        
        [refuso]
        
        Conservare la serena quiete è il suo principio, raggiungere ciò che è 
        equanime e imperturbabile la sua meta.
        
        Colui che segue il sentiero del Drago è come l'acqua: anche adattandosi 
        ad ogni forma non si cristallizza in alcuna.
        
        E volgendosi al vecchio guerriero, a colui che una volta fu ferito 
        mortalmente al cuore, disse:
        
        - Guerriero solitario che segui il sentiero del raggio:
        
        Dovrai immergerti nella profonda oscurità e trovare nelle tue radici la 
        vita sempiterna.
        
        Solo così arriverà il momento in cui ciò che veglia dall'altro lato 
        salirà alla luce del giorno.
        
        Verrà dall'altro confine dell'abisso pletorico dell'immortalità, potere, 
        volontà e sapienza.
        
        E così si compirà il tempo in cui abbandonando ogni cosa ti impadronirai 
        dell'universo.
        
        Ed il vecchio guerriero comprendendo le parole di Lucifero rimase in 
        silenzio. E attraverso il silenzio, acquietò il suo cuore. E col cuore 
        rasserenato entrò in profonda meditazione.
        Ma quando aprì gli occhi, poco prima dell'albeggiare, Lucifero già non 
        era più tra loro e la Stella del Mattino brillava con superbo fulgore 
        sopra l'orizzonte.
TUTTO QUANTO E' L'OPERA DEL SOLE E' STATO ESPOSTO
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