La Salvezza Nella Pistis Sophia. L'indispensabilita' Dell'illuminazione

di Erica Tiozzo

Tra i più sofisticati e criptici testi gnostici, possiamo addurre ad esempio, senz'ombra di dubbio, la Pistis Sohia, databile attorno al III sec. d.c. e certamente frutto della speculazione di gruppi valentiniani od ofiti.

Nella Pistis, come in altre testimonianze di quel vasto movimento di pensiero tardoantico che chiamiamo gnosticismo storico, il processo di salvezza o salvazione dir si voglia, è strettamente correlato all'illuminazione, suggello, prova e coronamento fisico e spirituale dell'anima finalmente redenta.

Come la stessa storia delle religioni insegna, la simbolica della luce di redenzione allude con immediatezza al regno dello spirito, ai divini mondi superiori beati, e scende in contrapposizione con la Tenebra, sinonimo di male, sofferenza, ignoranza.

L'illuminazione in questo scritto si verifica sia materialmente che sul piano sottile: i discepoli, finalmente al corrente di tutti i segreti e misteri del mondo pleromatico, si illuminano, lievitano, volano e interpretano passi sibillini delle Scritture a loro sacre.

Lo pneuma di Luce, lo spirito che anima il Pleroma gnostico, non può mancare nell'economia della salvezza : esso è ciò che qualifica l'asceta stesso, che lo rende cittadino di ineffabili mondi superiori e che lo protegge persino dal mondo delle Tenebre, il cosmo demiurgico che ignora il vero Padre.

La P.S. si apre con una scena che ritrae il Risorto e i discepoli sul Monte degli Ulivi. Sono passati dodici anni dalla Resurrezione di Gesù e i discepoli attorniano il loro Maestro, che nel corso del tempo ha continuato ad istruirli sui segreti dei 24 misteri. Sono presenti anche Maria Maddalena, la Madonna, Salomè e Marta. L'esposizione della cosmogonia gnostica della Pistis è molto complessa e prevede numerose figure, ma l'eone Sophia continua ad essere la vera protagonista del processo di caduta e redenzione poi.

Il giorno 15 del mese di Tybi, direttamente dal cielo, dal 24°imo mistero, l'ultimo dei misteri, il Mistero Sommo, discende l'abito celeste del Salvatore in un eccezionale fulgore, e fa di Gesù il Rivelatore perfetto, in possesso di tutte le conoscenze sull'Ineffabile e il Primo Mistero.

L'illuminazione di Gesù, che poi toglie la veste su richiesta dei discepoli per non accecarli, da avvio ad un profondo processo di rigenerazione spirituale nei presenti.

Maria Maddalena, che da sempre nello gnosticismo occupa un posto di rilievo identificandosi nel ruolo del discepolo perfetto, è la prima a lievitare, emettendo una luce abbacinante, e ad eseguire una strabiliante esegesi del pentimento di Sophia, l'eone che nella cosmogonia gnostica ha provocato la creazione della Materia e del mondo di Tenebre. Tutta la vicenda del Pistis Sophia altro non è che la rappresentazione della vicenda umana: dalla creazione alla salvezza, passando per la caduta. Gesù trova Sophia nel dodicesimo eone, dove è caduta, nel caos della materia, a causa dell’inganno dell’Arrogante, un arconte del tredicesimo eone, che le mostrò una luce dal volto di leone, inducendola a seguirla. Pistis Sophia seguì la luce perché la scambiò per una luce superiore, simbolo dell’anelito umano al raggiungimento di un essere superiore.

Maria Maddalena rivela che in lei, ora, si è destato l'Abitante di Luce, grazie allo spirito del Salvatore divenuto il Rivelatore perfetto del mondo di Luce, e si erge, quindi, simbolicamente a rappresentazione della Gnosi perfetta.

Anche gli altri discepoli danno prova di capacità straordinarie, infrangendo le comuni leggi fisiche, e affermano che il loro Abitante di Luce è sveglio.

L'Abitante o Uomo di Luce, realtà luminosa e pneumatica, si attiva grazie alla definitiva Rivelazione che Gesù ha ottenuto indossando il suo abito di luce, rivestendosi, cioè, di una potenza in grado di svelargli ogni cosa e di mettere in moto l'intero processo esegetico.

La suddetta natura luminosa è la stessa, sia nel Salvatore che nei discepoli: Egli, infatti, li ha scelti dal principio dei tempi ed in essi ha insufflato la sua forza (dynamis) di luce.

Pneuma pleromatico e Uomo di Luce corrispondono perfettamente e i discepoli, finalmente desti, possono interpretare tutte le azioni di Sophia.

Il Rivelaotre, dunque, è anche un illuminatore, in grado di trasmettere e risvegliare una sostanza luminosa di ordine spirituale che appartiene al mondo divino.

Soggetto e oggetto coincidono, oggetto della conoscenza e mezzo di conoscenza sono gli stessi. La vita vera è nella Luce, è nel comprendere il Mistero e nell'esserlo. Il Grande Mistero, pare suggerire il testo, è nel proprio Sè rivelato, è nell'esistenza stessa dell'uomo e della sua componente spirituale.

Nell'interpretazione offertaci dalla cerchia gnostica produttrice dello scritto, è la dimensione individuale, soggettiva e interiore ad essere esaltata: l'Uomo di Luce si attiva grazie al Rivelatore, di cui condivide la stessa natura luminosa. Non c'è, come in altri gruppi gnostici, un'illuminazione salvifica di origine teogonica o cosmogonica. Lo gnostico rappresentato nella P.S. ha apllicato il celebre motto delfico del "nosci te ipsum", ha conosciuto se stesso.

Le Tenebre sono state sconfitte dall'Illuminatore, e dalla capacità di autoilluminarsi, sia simbolica che reale, come altre e diversissime tradizioni religiose e mistiche ancora ci tramandano.

Ma è l'individuo, asserisce con forza la Pistis, il soggetto attivo che dovrà collaborare con il Rivelatore per risvegliare l'Abitante di Luce: e solo autoconoscendosi, spiritualizzandosi e seguendo gli insegnamenti del Salvatore, sarà possibile fare ritorno alla Casa del Padre.

 

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