CRISTIANESIMO E INIZIAZIONE
(Dal capitolo 3° del libro “La fonte e il cuore”, ed. Appunti di viaggio)
di Alberto Camici e Alessandro Orlandi
1.Il Mistero cristiano
Per i cristiani il termine Mistero designa la volontà di Dio, il disegno, un tempo nascosto agli uomini, che si è poi manifestato e compiuto in Cristo . Questa rivelazione (Ef 3,3) si realizza con la chiamata dei pagani alla salvezza, con la riconciliazione degli Ebrei e delle nazioni riunite in uno stesso corpo mistico, la Chiesa, con il matrimonio di Cristo e della Chiesa, e, infine, con la sottomissione di tutto l'universo a Cristo. Quest'idea deriva non tanto dalla tradizione ellenistica, quanto dall'apocalittica ebraica (Dn 2,21-23.28-30.47), dal libro apocrifo di Enoch e dai testi di Qumran.
La rivelazione dei misteri del Regno è opera del Figlio, assistito dallo Spirito santo, che apre il cuore e la mente dei fedeli per iniziarli a una sapienza superiore (1Cor 2, 6-16). Il Figlio, che si incarna muore e risorge per noi, rappresenta il mistero per eccellenza e dona agli uomini la speranza della salvezza.
In Gesù di Nazaret la storia trova senso, orientamento e misura, una misura divina, eterna.
In ogni essere umano c'è una scintilla divina che può condurci al di là del tempo e dello spazio. La nostra vocazione più profonda é quella di riconoscere questa scintilla, che spesso trascuriamo, per darle il ruolo di guida della nostra esistenza. Questa è la Realtà (Col 2,17) nella quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza, dove abita tutta la pienezza della divinità (Col 2,3.9), la speranza della gloria futura (Col 1,29).Per i cristiani questo percorso di consapevolezza viene vissuto, in ambito
sacramentale, attraverso l'insieme delle azioni e dei segni sacri che rappresentano la morte e la resurrezione di Gesù. Nella liturgia quindi il credente entra in contatto diretto con la potenza salvifica di Dio: "Tu o Cristo ti mostri a me faccia a faccia e io ti incontro nei tuoi misteri" (Ambrogio, Apol. David, 58; PL 14,875).
Al mistero è collegato il silenzio. Chi ha ricevuto la rivelazione di Dio tace, sopraffatto dall'emozione e dalla meraviglia. Maria, ricevendo l'annunciazione dall'angelo, è sopraffatta dalla rivelazione divina e
tace. Così, nell'iconografia della nascita di Gesù, i pastori e gli angeli esprimono gioia mentre la Vergine e Giuseppe restano in silenzio, perché Dio sta operando in loro e li ha resi partecipi del più grande dei suoi misteri.
2. L'iniziazione al mistero cristiano
Il termine iniziazione non si trova nella letteratura biblica e non appartiene neppure ai primi secoli cristiani. Tuttavia il battesimo cristiano equivaleva fin dalle origini a una vera e propria iniziazione, poiché modificava radicalmente l’esistenza del battezzato, integrandolo in una comunità di “eletti e santi” (Rm 1, 6; Ef 1,1; Fil 1,1). Si può comunque parlare di elementi iniziatici nel cristianesimo primitivo e ciò dipende anzitutto dal fatto che l'iniziazione è una dimensione insita in ogni esperienza religiosa. Anche perché l'ambiente cristiano palestinese era venuto a contatto con il gruppo degli Esseni, i quali praticavano già delle forme rituali molto simili al battesimo e si consideravano degli iniziati. La differenza con il battesimo cristiano tuttavia permane, e si può ricondurre alla stessa missione del Cristo, aperta e pubblica, e alla salvezza intesa come dono dall'alto (Gv 3, 3). La rinascita da acqua e da Spirito di cui parla Gesù nel suo colloquio notturno con Nicodemo rappresenta l'ingresso in una nuova dimensione, quella dei figli di Dio, generati da Dio stesso e non dalla carne e dal sangue (Gv 1,13). L'immersione nelle acque battesimali comporta la dissoluzione della "persona", la rigida maschera che utilizziamo per interagire con gli altri, e l'abbandono al potere rigeneratore dell'acqua. Questo sacramento riconduce l'uomo alle origini del mondo, all'atto della creazione, sottomettendolo totalmente al potere di Dio. L'acqua, infatti, è simbolo dell'azione divina che ci purifica, liberandoci da quegli aspetti sociali e psichici da cui facciamo dipendere la nostra identità e che costituiscono un ostacolo alla nostra evoluzione. La stabilità dell'Io, infatti, condanna l'uomo a una fissità e a una rigidità che lo rendono inaccessibile all'azione della Grazia. Chi è pronto a sostituire il suo Io con l'abbandono a Dio, è pronto a rinascere dall'alto, cioè nello Spirito.
L'esistenza cristiana viene dunque mossa da un nuovo dinamismo interiore che produce frutti spirituali (Gal 5,16-22) per la vita eterna (1Cor 15,50; Gal 6,8). Come dice s. Paolo, anche se il nostro uomo esteriore declina, invecchia e muore, quello interiore si rinnova di giorno in giorno (2Cor 4,16).
L'espressione iniziazione entrò nella lingua cristiana a partire dai secc. IV-V. (1) La troviamo in Giustino, Tertulliano, Origene, e la incontriamo in misura maggiore in Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Agostino e lo ps. Dionigi. Scomparve durante il Medio Evo, per riapparire in Europa dapprima nei sec. XV-XVI, poi in maniera più netta nei secc. XIX-XX. (2) Il cristianesimo orientale, invece, non ha conosciuto queste alterne vicende e se ne serve spesso, senza però farne un termine tecnico.
Le ragioni che portarono gli antichi Padri all'uso di questo termine, furono dovute a un processo di assimilazione, da parte del cristianesimo, delle culture religiose preesistenti. Parlare di iniziazione, infatti, significava adottare il linguaggio pagano delle religioni misteriche (a Roma, quelle più diffuse erano i culti di Iside, Mitra e Cibele), con un accento che poteva essere ora rituale, ora spirituale. Tutti i Misteri, compresi quelli greci di Eleusi, o quelli Orfici, prevedevano un cammino iniziatico, scandito in tre momenti fondamentali: una rappresentazione simbolica del mistero stesso (ad esempio, nei Misteri Eleusini lo Jerofante faceva vedere una spiga matura a tutti i neofiti che avevano superato le varie prove iniziatiche); la rivelazione del significato nascosto dell’esperienza misterica e la formulazione concettuale di quanto sperimentato. Va inoltre sottolineato il carattere affettivo ed emozionale di tali celebrazioni sacre. Se quindi le differenze tra la religione cristiana e i culti misterici erano molte, vi erano pure dei punti in comune. Si trattava, in entrambi i casi, di una esperienza alla quale si accedeva prescindendo dalla tradizione familiare o sociale, come prevedeva invece la religione di stato. Nelle religioni misteriche poi, come nel cristianesimo, veniva annunciata una salvezza che l'iniziato poteva conseguire per mezzo di riti e di una illuminazione appartenente all'ordine della conoscenza rivelata. Va detto tuttavia che il cristianesimo conferiva maggiore importanza alla catechesi, per favorire la comprensione anche intellettuale dei misteri.
Oggi, quando si parla di iniziazione cristiana, viene sottolineata una differenza tra la nozione di iniziazione che avevano gli antichi cristiani e quella che possiamo avere noi. Difatti, nell'antichità, il momento centrale dell'iniziazione era quello della celebrazione: si credeva che non fosse la fede del soggetto a preparare il sacramento, bensì il sacramento a instaurare e a trasmettere la fede nella sua oggettività spirituale ed ecclesiale. In un secondo momento, con la catechesi mistagogica, l'iniziazione prolungava la sua influenza alla vita quotidiana.
Per noi invece essa consiste in un cammino progressivo, per cui oggi si usa dire iniziare ai misteri più che iniziati dai misteri. Il Vaticano II cerca di tenere insieme le due accezioni. (3) Si parla infatti di sacramenti dell'iniziazione secondo la concezione antica e al contempo la catechesi viene considerata come una scuola in cui si è iniziati convenientemente al mistero della salvezza e alla pratica delle norme evangeliche.
3. Iniziazione e simbolismo mariano (4)
La figura di Maria riassume in sé tutte le valenze simboliche proprie dell'iniziazione cristiana. Anzitutto la Vergine incarna, attraverso il dogma dell'Immacolata Concezione, la possibilità data all'uomo di un suo ritorno allo stato edenico precedente alla caduta di Adamo, scacciato dal Paradiso Terrestre perché aveva commesso il peccato originale. L'archetipo di Maria si rivela infatti alle nostre anime sotto forma di una tensione verso la purificazione della Terra che ci riveste, intesa come ricerca attiva di significato per le nostre esistenze. E' attraverso questa Via di redenzione che l'anima può aprirsi e offrirsi alle energie divine, rendendosi degna di accogliere lo Spirito Santo e di sperimentarne la presenza trasformatrice. Per questo motivo la Vergine viene invocata come Ianua Coeli, porta che consente ai figli della terra di accedere al regno dei cieli. In quanto mediatrice tra Terra e Cielo, essa svolge di conseguenza la stessa funzione che viene di solito attribuita all'iniziazione. Per greve e tenace che sia il nostro legame con la Terra e con gli aspetti meno nobili di questo mondo, l'archetipo della Vergine irradia speranza nella trasformazione e nell'infinita misericordia di Dio, che ha dato a ogni uomo la possibilità di elevarsi fino a Lui. Maria è porta del cielo anche perché collega Cielo e Terra in senso inverso: è attraverso di Lei che il Verbo si fa carne, divenendo attivo e percepibile nel regno delle cose visibili.
Allo stesso tempo Maria , per il suo legame con lo Spirito Santo, rappresenta la Sophia, (5) il sale della sapienza, nonché la Theotokos, la Madre di Dio, fondamento e origine di tutto il creato (Prv 8,22-36). L'angelo, messaggero delle cose celesti, le annuncia infatti che la nascita di Cristo avverrà per mezzo dello Spirito Santo (Lc 1, 26-38) e la dichiara “benedetta tra tutte le donne”. Già nell’Antico Testamento la discesa di Dio sulla Terra per mezzo di una Vergine era stata predetta dal profeta Isaia (Is 7,14). La Vergine Maria accoglie in sé una luce che non è di questo mondo, è il mezzo perché l'invisibile divenga visibile, perché lo spazio e il tempo profani divengano sacri, perché ciò che è divino e trascendente si faccia umano. Ogni cristiano è chiamato a realizzare questo stesso miracolo, a ogni anima è stata data la possibilità di concepire il Verbo nel silenzio e nell'intimità del raccoglimento interiore. Maria rappresenta quindi quel luogo inaccessibile e misterioso, puro da ogni contagio e condizionamento, che si nasconde in ognuno di noi e che ci rende capaci di ricevere, concepire e generare il Logos. Raggiungere tale spazio sacro, che si cela in noi, significa prendere nella propria casa la Vergine santa, cioè interiorizzarla, seguendo l’invito di Gesù al discepolo prediletto Giovanni,
Attraverso il dogma della sua Assunzione in cielo, infine, Maria ci riconduce al mistero del corpo glorioso che ci attende nel regno dei cieli e, nella pratica quotidiana, attira la nostra attenzione sul ruolo della preghiera che è “partecipazione all'assunzione della Vergine” e “recettività dell'anima che si apre all'azione dello Spirito Santo”. (6) Le diverse ricorrenze mariane (Immacolata Concezione, Presentazione al Tempio, Annunciazione, Natività del Verbo, Assunzione) (7) ci riconducono ad altrettante tappe del percorso iniziatico.
La Madre di Dio rappresenta anche l'intera comunità dei credenti, quella luce di consapevolezza e di sapienza incarnata nelle forme della tradizione cristiana che, attraverso la Chiesa, si trasmette di generazione in generazione (8). E' assolutamente auspicabile che ogni cristiano renda vivo ed attivo in sé l'archetipo della Vergine Maria. In un suo studio sul simbolismo della quaternità, (9) Jung prende in considerazione le polarità:
Spirito Santo
Padre Figlio
Maria
e considera Maria come polarità femminile della SS. Trinità a causa del suo rapporto con lo Spirito Santo, che la rende il vaso puro che può generare l’essere che realizza in sé le due nature : l’umana e la divina. Jung rileva che alla rappresentazione di Dio trino corrisponde spesso un Satana Tricefalo, che appare come Umbra Trinitatis, avversario di Cristo e Signore della Materia e della molteplicità. Solo l'integrazione delle qualità del principio femminile, rappresentate da Maria, può riunificare e pacificare l'anima umana, che è il teatro del lacerante conflitto tra i princìpi opposti. (10) Così l'Assumptio Beatae Mariae comporta il passaggio del corpo materiale e mortale, soggetto allo spazio e al tempo, al regno dei Cieli. Maria incarna la possibilità data all'uomo di sottrarsi al dominio del Principe di questo mondo e di reintegrarsi nel principio creatore e trinitario. Negare o rimuovere questo archetipo in quanto principio attivo in noi, significa rinunciare a quell'amore verso l'alto che unifica e rende elevata e piena di senso la nostra esperienza terrena. Nel linguaggio della psicoanalisi junghiana l'uomo, rimuovendo il principio femminile salvifico e sapienziale legato a Maria, condanna se stesso a doverlo vivere attraverso la propria Ombra. La costellazione archetipica della quale abbiamo fin qui parlato viene allora ad assumere caratteristiche sataniche e lavora per la frammentazione e la dispersione dell'esistenza e dei rapporti. L'archetipo mariano, al contrario, opera attraverso l'amore, secondo la via del cuore e tende a realizzare l'integrazione e l'armonizzazione degli opposti che si agitano nell'anima e a dissolvere le barriere innalzate tra gli uomini dalla brama di potere e dalle distinzioni di razza e di censo.
4. Il cammino iniziatico dell’anno liturgico.
Nella liturgia cristiana cattolica l'iniziazione è intesa come penetrazione graduale nel Mistero di Cristo, che avrà il suo culmine nell'illuminazione (Ef 5,14; Eb 6,4) della Notte Santa, rivolti verso Oriente donde sorge la nuova luce del giorno : Cristo è il nuovo sole che sorge dall’alto. L’iniziazione battesimale è quindi partecipazione alla morte di Gesù (Rm 6, 5-11) e insieme nascita alla Vita Nuova (Gv 3, 3). Ogni cristiano, in forza del Battesimo ricevuto nel nome della Trinità e grazie al dono dello Spirito, è destinato a essere pietra viva del tempio di Dio (1 Pt 2,5), a diventare dimora di Dio (1 Cor 3,16.17) e tempio santo nel Signore. Il cristiano può far proprie le parole inscritte sull’architrave di una antica chiesa della Siria centrale: “In Dio sono stato fondato, in Cristo consolidato, nello Spirito Santo fortificato. Santa Trinità indivisibile, benedici la mia entrata e la mia uscita da ora e fino a sempre. Amen.” (11)
A noi non interessa qui mettere in luce gli effetti morali o sociali del Battesimo, ma piuttosto l'espansione della vita del Signore in noi. Così come la vita procede per gradi, la liturgia dell'iniziazione al mistero della resurrezione si compie in tre grandi atti: il periodo preparatorio (Avvento e Natale), quello della purificazione quaresimale, infine la comunicazione delle grandi conoscenze (Passione e Morte – Pasqua – Ascensione e Pentecoste) che rendono possibile la nostra partecipazione al mistero del Signore Risorto.
Specie nell'itinerario quaresimale si offrono ogni anno (12) una serie ordinata di temi indicanti le direzioni che lo spirito umano deve prendere perché lo Spirito Santo lo trovi pronto e ricettivo. In tale modo purificato e ricomposto nell'unità della sua verità, l'uomo è preparato a inoltrarsi nel sentiero dell'iniziazione pasquale che lo renderà consapevole e maturo, pane saporoso e nutriente sulla mensa terrena degli uomini. Si tratta di una crescita continua nella consapevolezza della grazia di Dio comunicata dal Battesimo e dalla partecipazione alle energie di vita nuova che scaturiscono dal processo di morte e resurrezione del Cristo, processo che è rivelazione della legge che anima dall'interno tutte le manifestazioni della vita e nel quale il cristiano viene inserito con particolare intensità. Così, seguendo ogni anno l'itinerario dell'Anno Liturgico, si ha la possibilità di far nostro ciò che ci viene donato: il discepolo collabora all'opera di cristificazione che avviene per l'azione dello Spirito Santo. Approfondire questa dimensione del mistero cristiano, significa scendere anzitutto negli abissi dei propri inferi e poi risalire alla luce, risvegliarsi alla Luce per offrirsi totalmente ad essa. Comporta una morte, come è avvenuto per Gesù stesso, un lasciare tutto: se stessi e le proprie sicurezze, abbandonarsi all’opera del Padre per risorgere alla vita nello Spirito, vita che né la carne né il sangue possono generare. Ecco perché nell'antichità il cammino iniziatico veniva tenuto se non segreto, almeno riservato nella sua enunciazione ed esplicitazione, a un gruppo che fosse in grado di recepirlo nel suo vero significato. Vigeva infatti la disciplina dell'arcano, che resterà in vigore fino alla metà del V sec. Questa disciplina consisteva nel non parlare indiscriminatamente delle verità di fede, dei riti sacri e dei sacramenti, e nel calibrare la loro trasmissione a chi voleva entrare a far parte della comunità. Al gruppo dei catecumeni veniva offerta la predicazione esterna, essoterica (eso = esteriore), mentre per i battezzati c'era la predicazione interna, esoterica (eis = interiore). Questo cammino favoriva effettivamente il cambiamento che avveniva nell'intimo del cuore e quel salto di qualità nella vita di coloro che in un processo di assimilazione trasformavano l'illuminazione iniziatica del battesimo in ardore di carità (Eb 6, 4-5). (13)
Nei suoi contenuti, ciò è valido tutt’oggi, anche se le forme sono mutate. Si tratta infatti di un processo in cui grazia e natura, dono divino e compito umano si sposano in una unità mirabile, raggiungendo una sintesi superiore. Se è vero, infatti, che il seme della vita divina è posto in ciascuno di noi, è altrettanto vero che per la sua germinazione si richiede una crescita personale nella esperienza della fede. E' un cammino offerto a tutti, ma che rimane alla fin fine soggetto alla decisione personale. La germinazione della personalità cristiana matura, evento che ha portato il Cristo nel cuore, nel centro più intimo e profondo della persona credente, è simile allo stesso cammino che la Chiesa dei primi secoli indicava parlando di misteri minori e misteri maggiori. (14) La disciplina primitiva del Cristianesimo prevedeva, infatti, una seduta chiamata scrutinio, nella quale veniva tracciato un segno di croce sulle orecchie del catecumeno pronunciando “Effatà”, il che faceva denominare tale cerimonia lo scrutinio dell'apertura delle orecchie. Le orecchie erano aperte alla ricezione della Tradizione (= trasmissione) delle verità divine da credere in ordine al Battesimo ( i misteri minori). (15) Gli uditori venivano preparati, mediante certe pratiche e certe istruzioni, a ricevere la comunicazione delle verità di fede. Una parte di esse era rivelata ai catecumeni, i quali dopo le tappe prescritte ricevevano il Battesimo nella Notte Santa; divenivano allora fedeli e iniziava il tempo della mistagogia. La celebrazione dei Sacri Misteri (o misteri maggiori), invece, era divisa in due parti. La prima era chiamata la messa dei catecumeni, perché i membri di tale classe potevano assistervi insieme ai fedeli, ma alla recita del Simbolo (professione di fede) venivano invitati a uscire insieme ai fedeli penitenti. La seconda parte si chiamava la messa dei fedeli e comprendeva la preparazione del sacrificio eucaristico, il sacrificio medesimo e l'azione di grazie conseguente. Vi era quindi un passaggio che andava dai misteri creduti ai misteri vissuti, l'Eucarestia, il mistero maggiore per eccellenza, costituiva infatti l'approdo dell'esperienza iniziatica battesimale. (16) Ciò che è cambiato nella forma non ha subito mutamenti nella sostanza. Difatti ancora oggi chi condivide il corpo e il sangue di Cristo raggiunge la piena conoscenza dei divini misteri, diviene partecipe della natura divina (2 Pt 1,4) e costituisce la Chiesa come suo corpo mistico.
5. La nascita di Cristo nel cuore.
Da quanto abbiamo detto fin qui si evince che c’è una stretta corrispondenza tra l’itinerario sacramentale e il cammino della vita spirituale del credente. L’iniziazione sacramentale si completa nell’Eucarestia e coincide con il vertice dell’elevazione mistica che è la théosis, la divinizzazione. L’una e l’altra s’illuminano a vicenda e presentano il medesimo avvenimento: l’uomo elevato a Dio per grazia. La vita sacramentale offre questa grazia e quelle energie spirituali che permettono tale metamorfosi, mentre la vita ascetica è la scala, è la fatica di crescere secondo la statura di Cristo. Una fatica che va intesa come gioiosa e generosa operosità e vigilanza del cuore, affinché la natura sia trasfigurata dallo Spirito. In questo modo si può affermare che la vita mistica è l’acquisizione sempre più piena della vita sacramentale. E ciò corrisponde all’esperienza della tradizione cristiana primitiva, in cui i termini iniziazione cristiana e mistica sono intimamente connessi anche dal punto di vista del linguaggio. Il cristiano infatti è un iniziato, uno che riceve la myesis, l’iniziazione-istruzione teorica e pratica al mysterion, da cui la parola mistica. Purtroppo, a causa di un malinteso fattosi strada nel campo della spiritualità cristiana, si è operata con il tempo una dissociazione indebita tra mistica e vita liturgica. Al termine mistico infatti si è data una accentuazione sentimentale, o legata a fenomeni straordinari. Rimane però il fatto, al di là di ogni considerazione storica, che i sacramenti dell’iniziazione (Battesimo, Cresima ed Eucarestia), “conferiscono a tutta l’esistenza cristiana un carattere mistico, sia per la gratuità e la passività del dono, sia anche per il senso oggettivo, misterico della grazia ricevuta. Questa realtà potrà essere consapevolmente percepita per un dono di grazia lungo l’itinerario della vita cristiana, come una sorgente di acqua viva, come una luce misteriosa che viene a illuminare, come una effusione di Spirito che ci è stato inizialmente donato, come una comunione con Cristo che ha una radice sacramentale. La mistica cristiana troverà la sua radice in quei doni ricevuti da Dio all’inizio della personale storia di salvezza di ciascuno che è collegata con i sacramenti dell’iniziazione”. (17)
Nella tradizione patristica dell’Occidente e dell’Oriente cristiani, la rigenerazione battesimale e la crescita spirituale sono interpretate come la nascita e la crescita del Verbo di Dio nel cuore dell’uomo credente. Per la grazia battesimale Cristo viene generato nei nostri cuori mediante l’azione della Chiesa e con lo sviluppo della vita nella grazia si compie sempre più intimamente la nascita di Dio nel cuore dell’uomo. “La sua nascita, la sua crescita, i suoi miracoli, la sua passione e la sua resurrezione, non accaddero soltanto in quel tempo, ma operano anche oggi in noi” (Origene, In Lucam 1 tom. VII, 7)
Nel Battesimo comincia quindi l’inabitazione del neonato Logos nell’anima. Qui per la prima volta emerge nella storia della vita interiore la domanda che ha accompagnato sempre tutti i più grandi mistici del cristianesimo: “Che giova a me se Cristo è nato dalla Vergine Santa, ma non nel mio intimo?”. (18) Il concetto fondamentale di questa dottrina è dunque la nascita del Logos nel corpo della Vergine e il continuo riproporsi della nascita nel suo Corpo mistico. La Chiesa infatti è gravida e in doglie finché Cristo non viene formato e generato in noi. Nel Battesimo il credente viene rimodellato nella vera “immagine dell’invisibile Dio” (Col 1,15). Fin dal Battesimo egli reca in sé l’immagine dell’Uomo Celeste e per questa mirabile trasformazione diviene il tempio dell’inabitante Trinità divina. Il tempio è la parte più profonda e segreta del cuore, dove l’Eterno Re riposa e passeggia per rivelare all’anima i misteri della sua venuta. Così l’anima, come la Chiesa, a somiglianza di Maria diviene Madre di Cristo: Dio apre il suo seno materno alla nuova generazione. “La Chiesa è la figlia dell’Altissimo ed è in doglie per voi, mentre con la parola della grazia forma in voi Cristo, del quale diventate, unendovi a Lui, membra sante e predestinate. Così voi diventate perfetti nella fede a immagine di Colui che vi ha creati”. (19) In Crisostomo, come pure in Origene e Basilio, assume importanza l’insegnamento, la parola della grazia la quale diventa più che altro un generare nello Spirito. Colui che annuncia la Divina Parola e la spezza per gli altri diviene per grazia il primo formatore del Verbo negli uditori. Il suo compito sarà quello di seminare Cristo nel cuore dei fedeli. (20) "Sono io che vi ho generato in Cristo Gesù" (1Cor 4,15). Ma la nascita di Dio si svilupperà in seguito soprattutto nella preghiera, nell’ascesi e nelle opere di carità, le sole che esprimono il mutamento del nostro essere in quello di Cristo. (21) La vita cristiana ci appare così in tutto il suo splendore e novità assoluta : non più un’opera dell’uomo verso Dio, ma un’opera che Dio stesso compie nel cuore del credente che si affida a Lui.
6. La meditazione: via che conduce al cuore
La meditazione avvia nella persona il processo di assimilazione interiore degli accadimenti esterni, sviluppando in questo modo l’interiorità e affinando le facoltà intuitive della mente. Meditare equivale a dire togliere il velo, significa vedere in profondità, contemplare la realtà così come essa è, imparare a stare tra le cose in profonda armonia.
Nell’esperienza spirituale si parla della meditazione come di una via che porta l’attenzione dalla mente al cuore, o, come si dice fa scendere la mente nel cuore. Questo è, ad esempio, il linguaggio usato dalla spiritualità dell’Oriente cristiano. Teofane il Recluso in una lettera a un suo discepolo così si esprimeva: “Devi scendere dalla testa nel cuore; attualmente i tuoi pensieri sono nella testa e Dio sembra essere al di fuori di te, cosicché la tua preghiera e qualunque pratica spirituale rimangono esteriori. Finché continui a restare nella testa, i pensieri verranno difficilmente soggiogati e continueranno a ronzarti intorno, come la bufera di neve in inverno, o le nuvole di zanzare in estate...Mi chiedi che cosa significa essere con la mente nel cuore. Eccoti la risposta. Sai dov’è il tuo cuore? Allora fermati su di esso con l’attenzione e restaci fermamente, così avrai la mente nel cuore. La mente è inseparabile dall’attenzione, dove c’è l’una, lì c’è anche l’altra”. (22)
La meditazione inizia dalla concentrazione, stare nel centro, nella sede cioè dell’anima. L’anima nella Bibbia si indica come la stanza del grembo (Prov 18,8; 26,22) - e conduce alla consapevolezza dei propri stati interiori. Il cuore, si presenta come l’organo recettivo per eccellenza del mistero divino il quale, pur presente in tutte le cose, si svela solo a chi ha occhi per vedere. La meditazione è dunque la via che risveglia il cuore e illumina gli occhi interiori del credente (Ef 1,18-19). (23)
Il cuore nella tradizione biblica è il centro della persona e sede dei suoi pensieri profondi: “Tu, o Dio, conosci i pensieri del mio cuore” (Dn 2,30). Maria di Nazareth “meditava nel suo cuore” tutto ciò che riguardava Gesù (cf. Lc 1,51). Il cuore del credente, ad imitazione di quello di Maria, diventa a sua volta il luogo dell’incarnazione del Verbo per opera della Grazia: “Che Cristo abiti per la fede nei vostri cuori” (Ef 3,17). Anche la tradizione patristica parla del redire ad cor, che si traduce in italiano con il verbo ricordare. Il ricordo non è però solo un'attività dell'intelletto, ma anche della volontà e del cuore: ricordare è pensare con amore. Gesù attribuisce addirittura allo Spirito Santo il fatto che noi ci possiamo ricordare di Lui (Gv 14,26). Il risveglio del cuore, attivato dal ricordo di Dio, produce una sensibilità nuova che ci permette di percepire il Mistero in cui siamo avvolti e inseriti: Cristo in voi (Col 1,27)".
Reclinandosi sul cuore di Gesù, come fece l’apostolo Giovanni, l’uomo penetra nelle più segrete realtà, dice Origene nel suo Commento al vangelo di Giovanni (32,13). E sant’Agostino afferma nel suo Discorso sui pastori, rivolto a tutti coloro che sono affetti da malattie dell’anima: “Il medico c’è ed è nascosto nel cuore. Questo è il senso occulto della Scrittura” (46,13). Infine, per ciò che riguarda la tradizione medioevale, citiamo per tutti san Bernardo di Chiaravalle, il quale esorta nella sua Opera omnia a “colmare il proprio cuore del dolce ricordo del Cristo” (5, 282-283). Dobbiamo dunque desiderare di arrivare al punto che il ricordo di Gesù sia sempre presente nei nostri pensieri. Ciò è facilitato dalla ripetizione mentale, o a fior di labbra, dell'invocazione del nome di Gesù. Tale invocazione serve soprattutto a stroncare sul nascere i sentimenti di orgoglio, di ira, i pensieri impuri, e a potenziare, invece, le buone inclinazioni che producono pace e serenità (Fil 4,4-8). Basta imparare a osservare i propri pensieri, contemplandoli come se fossero quelli di un'altra persona. Questa consapevolezza ci mostrerà dove conducono le immagini prodotte dalla nostra mente, se sono volte alla dispersione delle energie o alla nostra unificazione e integrazione in Dio.
La via della meditazione, dunque, permette ai contenuti della fede di essere accolti anzitutto da una mente attenta e pacificata. Questo è il primo frutto della meditazione autentica. L’influsso benefico della meditazione agisce nella sfera mentale della persona e ci aiuta a combattere la dispersione a favore dell’unità interiore. Continuando poi il processo di discesa nel cuore, la meditazione rende vitali i misteri della fede che sono stati contemplati. In questo modo ci si conforma a Cristo, termine ultimo e forma definitiva della nostra esistenza (cf 2Cor 3,18; Col 3,10) (24). L’Eucarestia e la meditazione, vissute con consapevolezza e fede, sono le vie regali che conducono ad una esistenza trasfigurata dallo Spirito di Dio.
1 - Nelle Costituzioni Apostoliche si dice: “Pregate (per coloro che saranno battezzati), affinché dopo aver ricevuto il perdono dei loro peccati, per l'iniziazione siano degni dei sacri misteri ... Affinché il Signore si degni di risuscitare con Cristo i battezzati che sono stati iniziati alla sua morte e li renda partecipi del suo regno”. Cf A. SOLIGNAC, Mystére, in Dictionnaire de Spiritualité, X, p. 1865.
2 - E' stata usata durante il sec. XIX in Germania da Nietzsche, Hofling e in Francia da Renan e Duchesne. Nella Chiesa cattolica è stata adottata dal Vaticano II, nella Costituzione Sacrosanctum Concilium n. 65; nel Decreto Ad Gentes n. 14 e Presbyterorum Ordinis n. 2, senza contare le innumerevoli citazioni del termine apparse nei vari documenti del Magistero sulla Vita religiosa.
3 - Cf A. NOCENT, Iniziazione cristiana, in Nuovo Dizionario di Liturgia, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1988,pp. 633-648. Cf anche la nota 2.
4 - Sul simbolismo della Vergine Maria cf L. PINKUS, Il mito di Maria, op. cit. e A. GENTILI, Se non diventerete come donne, op. cit. Sui culti precristiani riguardanti dee vergini che partoriscono un bambino divino (Semele, Iside etc...) cf M. ELIADE, Storia delle credenze e delle idee religiose, II, Sansoni, Firenze 1980.
5 - Dice S. Agostino: “La verità è nata dalla Vergine Maria”, Enarrationes in psalmos 84, 13: PL 37, 1079.
6 - Cf G. VANNUCCI, La Vergine e l'anima del mondo, in “Fraternità” n. 3, 1982.
7 - L. PINKUS, Il mito di Maria, op. cit., cap. 5, si sofferma sul significato simbolico di tali ricorrenze.
8 - Cf Efrem Siro: “La Terra, questa madre dei corpi degli uomini, fu maledetta. Ma la terra di quel corpo che è la stessa chiesa e che non si corromperà mai, fu benedetta da principio; perché la terra della chiesa è il corpo di Maria”: PG 96,331.
9 - C.G. JUNG, La simbolica dello Spirito, Einaudi, Torino 1975, pp. 243 ss.
10 - L’archetipo mariano opera in ogni donna. secondo GROMOV : “La donna è colei a cui dio affida il creato e l’uomo in modo del tutto speciale, la donna è colei che salva il cuore delle cose, dotata di un sapere non esclusivamente intellettuale, ma esistenziale. L’attitudine femminile si esprime in una capacità di vedere l’uomo perché vede con il cuore e di prendersi cura di lui”. E. GROMOV, Edgarda, Ancora 1996.
11 - L. JALABER - R. MOUTERDE, Inscription grecques et latines de la Syrie, n. 1677.
12 - In questa successione, l'Anno Liturgico appare come la grande mistagogia della Chiesa ( = conduzione al Mistero di Cristo), la quale, con una sapiente scansione dei tempi, s'inserisce efficacemente nei processi legati all'esistenza. Il tipo di approccio ai Divini Misteri della Chiesa dei Padri, obbedisce ad una fondamentale esigenza dell’uomo, le cui capacità sono limitate dal tempo e dallo spazio. Non ci è possibile infatti penetrare una sola volta in tutte le ricchezze del mistero di Dio, ma occorre esservi introdotti a tappe successive. L'alternarsi dei Misteri della Fede ha un andamento a spirale che unisce in sintesi, l'esigenza della ripetizione-approfondimento e quella del superamento-novità. Ciò significa che, pur sapendo che la salvezza è stata concessa una volta per tutte, il credente ha bisogno di integrarla nella sua esistenza.
13 - Cf T. FEDERICI, La mistagogia nella Chiesa, in Mistagogia e direzione spirituale, Teresianum, Roma 1985, pp. 163-245, I. SHUSTER, Liber sacramentorum, Marietti, Torino-Roma 1933, pp. 132-137 e cf A. GENTILI, Dentro il Mistero, Ancora, Milano 1993, a proposito dell'esoterismo cristiano.
14 - Cf AMBROGIO, De sacramentis e De Mysteriis, in Opere, vol. 17, Città Nuova, Roma 1982.
15 - L’ascolto profondo della Parola di Dio è una capacità che ci viene solo da Lui. Ecco perché il profeta Isaia e il Salmista usano quella suggestiva immagine della apertura delle orecchie (Is. 50,4-5 e Sl 40,7-9). L’ascolto assiduo e orante della Parola di Dio produce infatti un affinamento della comprensione umana, la quale in questo modo è condotta all’adesione ai voleri di Dio. Colui che ascolta Dio nel silenzio, viene messo a parte dei segreti di Dio. E’ un discepolo iniziato ai misteri del Regno (Mt 13,11).
16 - L'Eucarestia è al vertice dell'iniziazione cristiana, segnando il passaggio dai piccoli ai grandi misteri (ragione per cui non è ricordata nel Credo), e opera a sua volta la piena iniziazione alla vita in Dio, all'esperienza contemplativa e alla carità. Il suo carattere nascosto, emerge nell'antica catechesi. Citiamo come testimone Cirillo di Gerusalemme. Egli svolge 23 istruzioni: Le prime 18 sono in preparazione al Battesimo. Le rimanenti sono dette mistagogiche (da mysterion e ago = conduco). L'equivalente italiano di tale termine può essere espresso dalla locuzione “iniziazione al mistero”. Con tale espressione si intende sia l'azione di chi introduce alla comprensione vitale del dato rivelato, sia l'acquisizione personale graduale dell'iniziando). La catechesi mistagogica veniva tenuta dal Vescovo, durante l'ottava di Pasqua. Alla fine della cerimonia, i fedeli ricevevano un altro insegnamento, costituito dall'omelia mistagogica domenicale. Cf CIRILLO DI GERUSALEMME, Le Catechesi, Città Nuova, Roma 1993. Cf E. MAZZA, La mistagogia. Una teologia della liturgia in epoca patristica, Ed. Liturgiche, Roma 1988.
17 - J. CASTELLANO CERVERA, La mistica dei sacramenti del’iniziazione, in La Mistica, II, a cura di E. Ancilli - M. Paparozzi, Città Nuova, Roma 1984, p. 79.
18 - ORIGENE, In Ieremian homil. 9, 1, CGS 64, 7. Altri testi su questo argomento cf E. UNDERHILL, Mystik, Monaco 1928, p. 161 ss.
19 - CRISOSTOMO, Const. Apost. 2,61,5 (Funk I, Paderbon 1906, 177, 20ss) .
20 - Idem, In Lev. homil. 12,7, GCS VI, 466, 17ss; BASILIO, Hom. in Ps. 33: PG 29, 369 AB.
21 - ORIGENE, De oratione, 13,3, GCS II, 327, 8s; In Ex homil. 8,6, GCS, VI, 231, 5ss; In Gen. homil. I, 4 GCS VI, 6,15.
22 - Cf Ig. Caritone di Valamo, L’Arte della preghiera, Gribaudi, Torino 1980, pp. 186 e 194.
23 - Per questo motivo il redire ad cor (= ritorno al cuore) è un’esperienza che fa parte della tradizione religiosa universale. Nella tradizione spirituale indù, basta citare la Chandogya Upanishad: “L’Atman è nel cuore, nella caverna del cuore. Egli è l’immortalità, il Brahman” (83, 3-4). L’Assoluto trascendente e il Presente immanente abitano nel cuore dell’uomo. Cambiando universo religioso, anche il mistico islamico Rumi si esprime nello stesso modo: “Fissai lo sguardo nel cuore: là e non in un altro luogo Egli era” RUMI, Odes mistiques, Paris 1973, 321.
24- Il rinnovamento interiore della mente, per il cristiano è opera principalmente dello Spirito santo, il quale è all’origine di ogni “rigenerazione interiore” (Tt 3,5). S. Paolo si esprime in questo modo quando invita i credenti a “trasformarvi nello spirito della vostra mente” (Ef 4,23). I cristiani sono chiamati dall’apostolo i perfetti, perché hanno la “mente di Cristo” (1Cor 2, 16) e vivono dei “suoi stessi sentimenti” (Fil 2,5). La conformazione a Cristo “non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20), è dunque il termine ultimo del nostro cammino spirituale.
pubblicato per la prima volta su Lex Aurea 20