Catari e Templari

Serapis

 



 

Verso la fine del XIX secolo, durante i lavori di ammodernamento della sinagoga de Il Cairo, un operaio scoprì un largo vano, completamente dimenticato da molto tempo. Si trattava della "genizah" della sinagoga. Questo locale era adibito alla conservazione di tutti i documenti inutilizzati e frammenti vari. Ovunque comparisse il nome di Dio il frammento relativo veniva conservato e questo in base alla convinzione-tradizione che nel giorno della resurrezione tali scritti ritornerebbero ai legittimi proprietari.

La sinagoga de Il Cairo venne edificata nel XIII secolo. La sua genizah era piena di documenti di tutte le epoche. In tale contesto venne ritrovato anche il celebre "Documento di Damasco", il quale costituì un vero e proprio rompicapo per gli scopritori e per tutti gli studiosi che si appassionarono al caso. Fu solo con la scoperta dei Rotoli di Qumran, avvenuta intorno al 1947, che si scoprì che il Documento di Damasco era stato prodotto dalle stessi mani che produssero i celebri Rotoli, consentendo agli studiosi di capire anche che gli antichi esseni che abitarono Kirbhert Qumran (nome dato dagli arabi nel VIII secolo, dopo la conquista della Palestina) chiamavano il loro sito e la loro stessa comunità "Damasco" o "Terra di Damasco".

Ma l'aspetto che destò ancora più sorpresa negli studiosi che si occuparono del materiale rinvenuto nella genizah, era che dagli scritti recuperati emergeva uno spaccato della società di allora in cui la convivenza tra le tre principali comunità, quella islamica, quella ebraica e quella cristiana, era regolata da una buona armonia e che solo sporadicamente avveniva qualche caso di intolleranza.

Queste considerazioni fatte dagli studiosi sono estremamente importanti, perchè ci portano obbligatoriamente a riflettere su quelle che furono le vere cause che determinarono l'avventura crociata nel Medioriente. Come gli storici ben sanno, il motore che mise in moto tutto il meccanismo fu quello religioso, soprattutto da parte vaticana. La giustificazione "ufficiale" che si adduceva (ed ancora si adduce, sic!) per l'intervento armato in Palestina, era per preservare la sicurezza dei pellegrini occidentali, che si recavano in Terrasanta, dalle aggressioni e dalle persecuzioni da parte degli islamici: affermazioni che stridono profondamente con il quadro che gli studiosi sono riusciti a ricreare grazie ai documenti della genizah del Cairo! (da notare che la Palestina era allora proprio sotto il califfato egiziano)

Non sempre i sovrani occidentali si mostrarono solleciti ai frequenti richiami ed alle incitazioni da parte dei vari papi, i quali minacciavano tuoni e fulmini. Lo stesso Federico II di Svevia, che allora governava nell'Italia meridionale, venne minacciato di scomunica se avesse continuato a "nicchiare" di fronte alle pressanti richieste del papato che pretendeva a tutti i costi la crociata "salvifica".

Non solo, ma ci sono alcune ricostruzioni circa la storia dei Templari e del Priorato di Sion (non quello però del Codice da Vinci!), le quali vorrebbero che l'"embrione" di tali organizzazioni sia nato direttamente in Europa, sotto l'ègida degli ecclesiastici francesi. Insomma, sembrerebbe che da parte dei religiosi ci si stesse preparando "strategicamente" per l'evento della prima crociata: strategia che, con il senno di poi, non poteva essere che quella rivolta verso la frenetica ricerca di documenti ritenuti estremamente pericolosi! Con tutta probabilità, l'invasione araba della Spagna aveva portato a conoscenza delle autorità del papato la presenza di pericolosi documenti in circolazione nell'area mediorientale.

Quasi sicuramente, una parte importante di questa documentazione era rappresentata da quella posseduta dai "Sabei" (o Sobiai: praticamente gli stessi che oggi vengono chiamati Mandei) i quali, all'epoca delle crociate, dimoravano per la maggior parte nella città di Harran, nella Mesopotamia del nord. Il termine sabei/sobiai derivava da una parola arabo-semitica (subba) il cui significato era "battezzatori", per la caratteristica che avevano gli adpeti di questa comunità di effettuare frequenti lavaggi "sacri" (praticamente il battesimo, anche se per loro non aveva la valenza che tale pratica ha per il mondo cristiano).

Proprio nei primi secoli del II millennio il Vaticano, fortemente preoccupato dai riflessi che avrebbe potuto avere tale documentazione sulla credibilità del clero e di tutta la Chiesa, mandò degli emissari in Mesopotamia a ricercare la comunità dei Sabei. Si ha notizia di un monaco della curia viterbese il quale incontrò la comunità dei Sabei nei pressi dell'odierna Bassora, sulla strada per Bagdad. Di ritorno in Europa egli stilò un rapporto di ciò che aveva visto e di chi aveva incontrato, oltre che, ovviamente, di quanto aveva appreso in merito ai famigerati documenti. Questo rapporto è stato mantenuto segreto dal Vaticano sino agli inizi del secolo scorso. Perchè?..

Con l'emigrazione di una parte dei bogomili dall'area balcanica a quella provenzale (attraverso il nord Italia), avvenuta in chiusura del I millennio, una parte considerevole del "segreto" contenuto negli scritti dei Sabei/Mandei venne "esportata" nell'Europa occidentale.

Prima di proseguire, però, è necessario spendere alcune parole su questi "Sabei". Chi furono essi in realtà?... I loro antenati altri non furono che gli appartenenti alla setta dei Nasurei, guidata da Giovanni il Battista, stanziata in Gerusalemme (tempio degli esseni) e presso il fiume Giordano. Vari nomi furono coniati all'epoca, sia durante la vita di Giovanni il B, che dopo la sua morte. Essi furono conosciuti come "Elchsaiti" (da "Elxsai", il presunto fondatore epònimo: in realtà un attributo dello stesso Giovanni il Battista), come "Sampsaeni", la cui radice ebraico-semitica significava "battezzatori" (analogo all'arabo "subba"), come "Marthani", da Martha (quasi sicuramente la sorella di Giovanni il B. e cognata di Mariam, madre di Gesù) e come "Hemerobattisti" (o battezzatori giornalieri).

I famosi "ebioniti" (nasurei), guidati da Giacomo il Giusto (o il "Minore", figlio di Giovanni B. e di Mariam) fu la setta superstite che sopravvisse alla morte violenta di Giovanni (decapitazione), guida carismatica della setta dei nasurei, ed alla conseguente dispersione degli adepti. I falsari patristici affermarono che il termine "ebioniti" derivasse dal fondatore della setta che si sarebbe chiamato "Ebion". Ancora una volta siamo di fronte ad un grossolano meccanismo mistificatorio, fortemente abusato dai falsari patristici per mistificare e falsificare la verità. In realtà "ebion" in ebraico significa "povero" e gli ebioniti conducevano proprio un tale stile di vita. E' TUTTAVIA PROBABILE, o comunque non da escludere a priori, che lo stesso attributo (insieme ad altri) fosse applicato alla figura di Giovanni il B. Avrebbe così una spiegazione logica l'affermazione patristica che Ebion fosse stato il fondatore della setta degli ebioniti (Nasurei).

E' tuttavia opportuno riportare che secondo quanto si evince da ciò che ebbe a scrivere Epifanio, è assai probabile che la setta dei Nasurei (o nazareni gnostici) esistesse già prima della nascita di Giovanni. E' probabile che la guida carismatica di tale setta sia stata inizialmente il padre di Giovanni, il sommo sacerdote Zaccaria, ucciso dai giudei (Erode il Grande?) davanti all'altare del tempio.

Questo episodio, come sostenuto da antichi padri, è rievocato nel vangelo di Matteo il cui autore mette in bocca a Gesù l'accusa ai giudei di aver ucciso Zaccaria, figlio di Barachia, dentro il tempio: episodio che viene riportato dall'autore del protovangelo di Giacomo ma NON da Giuseppe Flavio! Aspetto di grande importanza, questo, in quanto ci dà conferma, come supposto da molti studiosi, che in Gerusalemme, sicuramente nel quartiere esseno, vi si trovasse un tempio degli esseno-nazareni. Del resto, è assurdo pensare che Zaccaria, un sacerdote dei nazareni (il SILENZIO di Giuseppe Flavio sulla sua figura e sulla sua vicenda ce ne dà conferma), potesse officiare dentro il tempio dei giudei, in Gerusalemme!!

Alla setta dei Nasurei appartenne anche Gesù e sua madre, Mariamne di Magdala, la quale divenne anche la moglie (in seconde nozze) di Giovanni il B.. Tuttavia, al fine di rimuovere qualsiasi equivoco, va precisato che Gesù aderì alla setta di Giovanni il B., cioè dei Nasurei, in età adulta, mentre prima, durante la sua adolescenza e prima giovinezza, egli venne allevato ed educato dai monaci esseno-nazareni del Monte Carmelo i quali, al contrario dei Nasurei di Giovanni il Battista, NON erano gnostici. (per l'esattezza, gnostico-pitagorici)
Quasi sicuramente i Nasurei (di matrice esseno-nazarena) erano degli gnostici orientati verso la filosofia pitagorica! Trovano così un senso le citazioni presenti nei vangeli canonici secondo le quali Gesù era pensato dai giudei come una REINCARNAZIONE (dottrina pitagorica) di GIOVANNI il BATTISTA o di ELIA! Nella realtà (quella non mistificata!) fu Giovanni ad essere considerato, dai suoi adepti-discepoli, oltre che il MESSIA anche la REINCARNAZIONE del profeta Elia: l'eroe e profeta "nazionalistico" giudaico!

Sebbene la figura principale, ritenuta alla stregua di un vero e proprio Messia, fosse quella di Giovanni il Battista (ricordarsi i passaggi evangelici in cui i giudei vanno a chiedere a Giovanni se era lui il Messia atteso!) i Mandei si tramandano nelle loro scritture che la fondatrice della setta fosse stata proprio Mariamne! Nel Contra Celsum di Origene troviamo la stupefacente conferma che Mariamne fu la figura carismatica di una "certa" setta, anche se Origene mostra ipocritamente di "cadere dalle nuvole" (si trattò, come ci informa Ippolito, della setta dei Naasseni, la quale fece uso del vangelo di Tomaso, un testo che riflette quasi fedelmente quello che doveva essere stato il vero ed originario "vangelo" di Matteo: nella realtà una SEMPLICE raccolta dei detti di Gesù, come ci informa Papia!) Con la decapitazione di Giovanni il Battista, avvenuta intorno al 45 (e quindi non sotto Erode Antipa!) la setta si spostò lungo il corso del Giordano superiore, a nord del lago di Tiberiade. Dopo la sconfitta giudaica nella guerra del 66-70 contro i romani, i Nasurei superstiti furono costretti ad abbandonare definitivamente la Palestina per sfuggire alle persecuzioni dei romani contro tutti i sospettati di appartenere in qualche modo al fronte della ribellione messianista. Dalla Palestina i Nasurei si spostarono sempre più verso oriente, fino ad approdare alla città di Harran, nel nord della Mesopotamia, dove rimasero sino alla fine del XIII secolo.

Ad Harran i Nasurei vennero chiamati Sobiai/Sabei (così come nell'alta valle del Giordano furono chiamati "Sampsaeni": termine di uguale significato). Verso la fine del XIII secolo, quando ormai i selgiudichi islamici si erano impadroniti di tutti i regni crociati della Mesopotamia nord-occidentale, i Sabei, che fino ad allora erano sempre vissuti in armonia con gli islamici, vennero fatti oggetto di feroci persecuzioni che quasi li sterminarono. I superstiti si rifugiarono nel sud della Mesopotamia, ad est dello Shatt-El-Arab, in aree chiamate "marshah", cioè paludi: praticamente zone non appetibili in cui potevano vivere con una certa sicurezza.
Oggi i Sabei/Nasurei sono chiamati Mandei, da "manda", una parola siriaca (aramaico orientale) il cui significato è lo stesso che "gnosi", cioè conoscenza. In pratica i Mandei rappresentano oggi una vera e propria setta gnostica fossile, resistita con tenacia a quasi 20 secoli di persecuzioni! L'importanza dei loro scritti è oggi immensa, dal punto di vista dell'esegesi cristiana. Molti studiosi si sono interessati a loro, studiandoli per lungo tempo. La ricercatrice americana Ethel Stephen in Drower passò ben 11 anni insieme a loro nella speranza di carpirne tutti i loro segreti.
Quasi tutti gli studiosi sono convinti che i Mandei non abbiano ancora detto tutto quanto essi conoscono delle origini del cristianesimo e questo potrebbe portare ad una seria riconsiderazione circa la scelta operativa del sito di Nassyria per il contingente italiano impegnato in Iraq, specialmente dopo che è venuto alla luce il fatto delle enormi spese sostenute dal Ministero della Difesa per mantenere una fitta rete di agenti segreti nell'area: area che corrisponde all'insediamento del nucleo mandaico ancora presente in Iraq (un altro nucleo è dislocato in territorio iraniano).
Tornando al discorso dei bogomili, costoro avevano raccolto molte delle tradizioni e della teologia dei manichei: tradizioni che diventeranno proprie dei Càtari (dal greco "kàtharos", cioè puro) quando i bogomili sbarcheranno in Linguadoca, nella Francia meridionale. Secondo quanto ci hanno tramandato gli antichi padri della Chiesa ed altre fonti "eretiche", Mani, il fondatore del culto sincretico chiamato "manicheismo", era figlio di una nobildonna di Ectabana e di un personaggio che ad un certo punto decise di lasciare la moglie e trsferirsi insieme al figlio Mani (probabilmente un attributo) presso la comunità dei Sabei/Mandei di Bassora. Ciò, ovviammente, lascia chiaramente intuire che tutte le conoscenze che erano patrimonio dei manichei erano essenzialmente di matrice mandea/nasurea. Esse vennero trasferite nel X-XI secolo ai Càtari o Albigesi di Francia: cosa che costò a questa comunità il quasi totale sterminio, attraverso la crociata promossa ancora una volta dall'infernale Vaticano, il quale operò con estremo cinismo: alla stessa stregua dell'assassino che cerca di rimuovere ogni traccia della sua presenza nel luogo del crimine!
Il veicolo attraverso il quale i Templari entrarono in possesso dello scottante segreto, il quale portò alla distruzione dei Càtari, fu rappresentato dagli stessi Sabei di Harran. All'epoca, infatti, Harran faceva parte del più orientale degli effimeri regni che i crociati avevano fondato in Medioriente. A confortare un tale assunto è la convinzione, largamente diffusa nell'Europa dell'epoca, che a provocare la distruzione dei Templari era stato un segreto che questi monaci cavalieri avevano appreso dai "giovanniti". In pratica, i giovanniti furono gli stessi Sabei. Quando i primi monaci occidentali entrarono in contatto con i Sabei/Nasurei, essi finirono con il chiamarli "i cristiani di S.Giovanni", a cagione della grande venerazione che questi Sabei portavano alla figura di Giovanni il Battista. In realtà essi non avevano nulla di cristiano, essendo la loro teologia e la loro cosmogonia squisitamente gnostica: esattamente come lo fu l'insegnamento di Giovanni il Battista! A differenza dei Càtari, i quali professavano apertamente una religione sostanzialmente diversa dal cattolicesimo, anche se il punto centrale di riferimento rimaneva comunque Gesù (considerato però alla stregua di un profeta e non di un dio incarnato), visto come un "salvatore" gnostico, i Templari, i quali avevano preso profondamente atto delle verità che i Sabei avevano comunicato loro, mantennero esternamente usi e costumi non dissimili da quelli degli altri ordini monacali-cavallereschi, mentre nell'intimità della loro congregazione essi professavano il culto scaturito dalle loro conoscenze: vale a dire un culto fondato sulla figura carismatica di Giovanni il Battista (cioè colui che ai tempi del nazareno era considerato il VERO messia) e NON quella di Gesù.  Nel 1307, attraverso un piano organizzato capillarmente, la quasi totalità degli appartenenti all'ordine venne arrestata simultaneamente, mediante precisi accordi intervenuti prima dell'operazione tra l'infernale clero assassino ed il monarca di Francia (Filippo il "Bello") degno compare dei papi del tempo! (Clemente V)

Questo particolare della "simultaneità" dovrebbe servire a tappare la bocca a tutti i pseudo storici, al soldo del clero, i quali tentano di obnubilare la tremenda verità che si cela dietro lo scempio templare! Si è detto, da parte clericale, quasi a voler "separare" o addirittura annullare le responsabilità del papato nell'operazione, che il motivo per cui si è giunti a tanto si deve principalmente alle mire del re di Francia, Filippo il Bello, il quale aveva messo gli occhi sui tesori posseduti dai templari. Se questa fosse stata la sola ragione, a quale scopo sforzarsi a tal punto per cattturare TUTTI i templari, quando bastava cancellarne i vertici per impadronirsi dei beni dell'ordine?...

La VERITA' è che si voleva catturarli tutti per poi verificare singolarmente chi era al corrente del segreto e chi no, per non rischiare che la storia del segreto continuasse all'infinito! Questa fu la vera causa delle terribili torture inflitte agli sventurati che cadderò nelle mani di tale mostruosa organizzazione clericale! Ai sottoposti al supplizio venivano fatte confessare le cose più assurde e più turpi, come la pratica della sodomia, l'adorazione di un idolo chiamato "Baphomet" (si pensa alla corruzione della parola "Maometto", secondo il modo di pronunciarlo da parte dei turchi), di baciare ritualmente il deretano di un gatto e di tenere sugli altari un teschio, al fine di far apparire ancora più empia la cosa e così giustificare di fronte all'opinione pubblica la necessità della repressione violenta.  In realtà gli inquisitori sapevano benissimo il significato del teschio: esso altro non era che una reliquia simbolica, un simulacro che ricordava il sacrificio di Giovanni di Battista: l'uomo ritenuto il VERO MESSIA AI TEMPI DI GESU e fatto decapitare dal potere romano perchè ritenuto un pericoloso caporibelle!!


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