Sophia Gnostica

di Lux Increata


    

L’IMMAGINE DELLA SAPIENZA  NEL VICINO ORIENTE ANTICO, NELLA TEOLOGIA BIBLICA E NELL'ESOTERISMO MODERNO E CONTEMPORANEO

Si potrebbe falsamente credere che la Sophia gnostica sia un concetto desueto e archiviato, oramai, dai più. Niente di più erroneo: nel mondo odierno esistono movimenti di pensiero, ordini religiosi e iniziatici,  correnti teologiche che hanno in parte ereditato una serie di riflessioni, di attributi e di azioni riconducibili all'Eone che, che nella mitologia gnostica, ha causato la nascita del mondo materiale ma ha anche prediposto, con il Logos cristico, un processo redentivo per il genere umano.

Nei racconti teogonici e cosmogonici dell'antico gnosticismo cristiano, Sophia è un Ente o un Eone che concorre sia alla formazione del malvagio mondo materiale sia al futuro recupero delle anime nella perfezione pleromatica che circonda il Padre del Tutto.

Nei racconti meno elaborati, Sophia (Sapienza) è l'ultimo degli Eoni che, non vedendo la Luce del Padre, si dispera fino a produrre i frutti della passione, destinati alla caduta nel mondo della Materia; in altre versioni, da un proprio movimento passionale, partorisce Jaldabaoth, il Demiurgo creatore del Cosmo.

La figura della Sophia gnostica riemerge in contesti moderni e contemporanei con attributi similari a quelli dei primi secoli dell’era cristiana: conserva, in modo particolare, una funzione creatrice, organizzatrice e redentrice in sistemi di pensiero cristiani.

La Sophia protagonista dei vangeli gnostici non è una novità: di per sé, è una rilettura della Sapienza biblica.

 

LA SAPIENZA NELLA BIBBIA E NEL VICINO ORIENTE

 

La Sapienza, nel canone biblico, ha addirittura un libro riservato alla spiegazione della sua peculiarità formativa e del suo modo di agire nella storia del mondo.

Il testo contenuto nella Sacra Scrittura è un insieme composito delle tradizioni sapienziali dell’antico vicino oriente: in particolare, sembra che l’opera abbia un forte debito stilistico e contenustico nei confronti del libro egizio conosciuto come “La Sapienza di Achikar”, sebbene non manchino, nella composizione, echi sumeri, babilonesi, fenici.

In Egitto, impersonificazione della saggezza costruttrice di mondi e salvatrice era la dea Maat, che presiedeva anche la giustizia e che donava vita, consiglio, misericordia. Ma, soprattutto, la dea Maat insegnava la Verità. Soppiantata poi dalla più popolare Iside, compagna di Osiride, che ne ricalcò fedelmente gli attributi e le potenzialità, la Sapienza si diffuse cultualmente in tutto il Mediterraneo sotto il nome della sorella-sposa del dio dei morti, che tutto sapeva, che tutti assisteva, che al genere umano insegnava, con caparbia e volontà, la Verità.

Tutto il libro di Siracide, della Sapienza e interi passi dei Proverbi sono probabilmente ispirati a Iside, Sapienza incarnata, Regina del Cielo e della Terra, reggente del regno d’Egitto e garante del potere faraonico, su cui vigilava.

La Sapienza, per gli antichi, conosceva le leggi dell’universo come il senso della vita; microcosmo e macrocosmo sono da lei formati e diretti,e continuamente ella ispira gli uomini, ammaestrando quella speciale categoria di esseri umani che verranno poi chiamati, per esperienza e conoscenza, i Sapienti. La Sapienza dunque è qualità ed emanazione divina, conoscenza somma dei misteri dell’Ineffabile, che solo alcuni uomini possono percepire.

Da un punto di vista filosofico e teologico, essa cerca, prova e trova i giusti, che colma per poterli illuminare; guida il genere umano all’armonia, all’ordine e imponendo la giustizia e la Verità porta alla comprensione di Dio e dischiude la porta del mistero della vita umana. La Sapienza preordina e prepara la Rivelazione e custodisce il mondo nelle sue mani.

Nel libro di Tobia, (1, 21 – 22; 14, 10) il riferimento al romanzo “La Sapienza di Achikar” è palese. Achikar, ministro di Sennacherib, istruisce il nipote Nadab. Questi, irriconoscente, lo calunnia. Lo zio perde il suo posto, si nasconde e riesce a sopravvivere. Tornato nelle grazie del re si vendica del suo protetto e conclude la raccolta di istruzioni con l’aggiunta di severi rimproveri.

Moltissimi sono i testi egizi e sumeri che si potrebbero riportare a sostegno di questa immagine della Sapienza: “Satira dei mestieri” in cui Khety fa al proprio figlio Pepy l’elogio del mestiere di scriba. (cf. Sir 38, 24-39, 11) , “Istruzioni dello scriba Amenemope al figlio” (1000-600 a.C, i versi 22, 17 – 24,22 dei Proverbi, probabilmente dipendono da Amenemope).

Proverbi, (Pro),  Siracide o Ecclesiastico, (Sir, Eccli), Giobbe, (Gb), Qoelet o Ecclesiaste (Qo, Eccle), Sapienza, (Sap) e Cantico dei Cantici,  (Ct) a motivo, oltre che del loro contenuto, anche di una  forma letteraria propria, sono da considerare vera letteratura sapienziale. Solo questi libri ubbidiscono a specifiche  esigenze stilistiche: l’uso del proverbio popolare, della comparazione, dell’enigma, della favola, dell’inno, della forma didascalica e autobiografica, del dialogo..

Nell’ Antico Testamento, le astratte tradizioni sapienziali dei paesi che confinavano con Israele e Palestina assumono anche toni quotidiani, come nei Proverbi e in Siracide, mentre in Qoelet e Giobbe rispondono a quesiti più esistenziali, in linea con gli insegnamenti egizi e sumeri. La finitezza dell’essere umano, il riconoscimento della propria imperfezione, la necessità dell’autoconoscenza, sono le condizioni necessarie per conquistare l’ambita Sapienza, che in questi testi non è solo intuizione filosofica, ma un faticoso percorso ascetico.

In numerosi passi dei libri sapienziali citati, la Sapienza ha creato il mondo, dove aleggia con il suo Spirito per preparare il processo redentivo; nel Nuovo Testamento, la Sapienza sarà identificata con Gesù Cristo e strettamente collegata o sovrapposta alla figura della Vergine Maria, come vedremo dopo.

Difatti occorre spiegare che, come la Sophia gnostica, la Sapienza veterotestamentaria è un’entità femminile che si è arrogata le stesse prerogative di Jahveh, partecipando alla creazione: è un’entità celeste, che deve abitare la Terra e gli uomini, è l’architetto divino e al contempo l’aiuto dell’uomo giusto, che prepara le vie del Sapere e, dunque, della rinascita.

Nelle successive elaborazioni teologiche, la Sapienza diventa addirittura Persona, parte attiva del processo creativo, e viene indicata nel famoso “spirito che aleggia sulle acque primordiali” della Genesi.

E’ in questo aspetto che la Sophia degli gnostici e quella giudaica si somigliano: entità creatrici, sono anche custodi di segreti cosmici e fedeli assistenti sia del Divino che dell’Umano.

L’Eone gnostico, tuttavia, subisce il dramma cosmico del pentimento di un mondo che non riconosce perfetto, ma che cercherà di salvare, tramite l’insufflazione dello Spirito nella materia eo  la collaborazione con l’Eone del Cristo.

Difficile stabilire come, da quando e perché, nella speculazione gnostica, la Sapienza stessa è portata a riconoscere concettualmente il mondo materiale come un errore, partorito da una sua debolezza o mancanza: la Sophia dell’Antico Testamento non nega la sua creazione, né la percepisce negativamente.

Nel Vecchio Testamento, la Sapienza finisce con l’incarnarsi nella donna-Legge: gli gnostici precristiani, refrattari alle regole mosaiche, prima ancora del Cristo, la rifiutarono tramite l’ampia letteratura apocalittica giudaica, dove per la prima volta compare il Demiurgo e la bontà della creazione è chiaramente messa in dubbio.

La critica di questi protognostici, forse, è volta all’inaridimento della tradizione sapienziale ebraica, che in questo modo ha prodotto l’immagine di un Creatore ingiusto:questa potrebbe essere una valida spiegazione del mito teogonico e cosmogonico di queste correnti di pensiero giudaiche eterodosse.

La generazione gnostica successiva, stavolta sulle orme del Cristo, non poteva che accentuare la sua ostilità alla Legge e al cieco Demiurgo figlio di Sophia che ha disseminato il creato di errori: ecco allora che la Sapienza, nelle prime sette gnostiche causa prima della nascita del mondo più corrotto, si pente e collabora per recuperare il pneuma disperso nel mondo.

 

MARIA, SEDE DELLA SAPIENZA

 

Se in alcuni testi gnostici valentiniani più tardi rispetto a quelli barbelotiani, ofiti e sethiani cui si accennava sopra, tra cui il Vangelo di Maria e quello di Filippo, è Maria Maddalena, come discepolo perfetto, apostola degli apostoli, a incarnare una Sophia superiore, finalmente salvata e ammaestrata dal suo Salvatore, fin dai primordi la teologia cristiana cattolica e ortodossa ha identificato in Gesù e Maria la Sapienza. Se in Gesù la Sapienza è incerata, e prende temporaneamente forma umana, in Maria si adombra il modello e la personificazione della Sapienza creata.

Soprattutto in quest’ultima, esclusa dalla Trinità, ma proclamata Madre di Dio, si è inteso, tradizionalmente, indicare anche la sede della Sapienza.

Prima collaboratrice del piano divino di salvezza ordito dal Padre e voluto dal Cristo, prima Madre di Dio e del Cristo, prima discepola di Gesù, spiritualmente figlia del suo Figlio Divino, sposa dello Spirito Santo, Maria offrì il suo corpo verginale e la sua anima pura alla manifestazione e glorificazione della Sapienza incarnata storicamente in suo Figlio, diventando l’emblema della figura della Sapienza e suo tempio.

L’eco ancora vivo della clemente figura della Sophia gnostica, eone o discepola prediletta, l’ essere femminile dei Libri Sacri sapienziali biblici, il ricordo di Iside la Sapiente e Madre misericordiosa,  contribuirono sicuramente a far sì che la Madonna ereditasse l’onere di rappresentare la Sapienza, e non solo la sua sede corporea e animica in terra.

Specie nel Medioevo, le Maestà in trono, le Madonne nere, le “Nostra Signora” francesi, le Madri incoronate con il Bambino in atteggiamento serafico reggenti il globo terrestre, alludevano con stupefacente precisione alla Persona della Sapienza narrata dalla Bibbia.

Sostanza prima dell’universo per gli alchimisti, Madre del genere umano nel solco della tradizione della Grande Madre mediterranea di secoli prima, Maria non è lo Spirito creatore della Genesi, ma espleta una funzione redentrice come l’antica Sophia gnostica e, come la Maddalena dei vangeli valentiniani, è la Regina degli Apostoli.

Rispetto all’Eone gnostico, perde la capacità creatrice cosmica, pur potendosi fregiare comunque di essere Madre di Dio e di impetrare grazie per i fedeli, facendosi avvocata degli umani, modello perfetto di discepola e madre, e conservando pienamente facoltà redentrici.

Maria è, così, colei che conosce il Cristo, Sapienza increata e immagine del Padre invisibile: naturale, in questo modo, diventare il simbolo di una Sapienza terrena creata e visibile.

Non solo: per effetto del dogma dell’Immacolata Concezione, è sicuramente stata la prima figlia di Adamo e Eva, concepita in tempi edenici, preesistente da sempre ai tempi storici dell’Incarnazione del Verbo.

 

LA TEOLOGIA SOFIANICA

Momentaneamente dimenticata dai cattolici moderni e  attuali, che pure in Maria continuano a presentirla occultata tramite un immaginario pieno di atteggiamenti, rappresentazioni e culti  ieratici e profetici, la Sapienza ha conosciuto, teologicamente, maggiore fama presso gli ortodossi.

Già i Padri del deserto, i Padri greci e il monachesimo ortodosso gettarono le basi della sofiologia, ramo teologico che si occupa della Sapienza. Nell’Ottocento, da un punto di vista filosofico, la Sapienza fu riproposta e rielaborata da grandi scrittori e studiosi come Soloviev, Bulgakov, Dostoevskij, Nella sofiologia, la creazione è cominciata con la Sapienza creata, riflesso della Sapienza increata, fatto pienamente confermato dalle Scritture che dicono: "La Sapienza si è costruita la casa, vi ha eretto sette colonne... tiene pronto il suo vino, ha imbandito la sua mensa. Poi ha inviato i suoi servi a rivolgere ad alta voce questo invito: "Chi è semplice, entri qui!" A quelli ancora insensati ha detto: "Venite, mangiate il mio pane, bevete il mio vino che ho preparato per voi"" (Proverbi, 9). La "casa, è l'Ekklesia, le sette colonne sono i sette doni dello Spirito Santo.

 

LA FORTUNA DELLA SOFIANICITA’ PRESSO L’ESOTERISMO E IL MISTICISMO

Bohme, mistico ispiratore diretto del filosofo ed esoterista Saint-Martin, dedicò un’opera alla Sofia perfettamente in sintonia con le tesi sofiologiche ortodosse e influenzò tutto il pensiero filosofico tedesco, che spesso fu anche anti-sofianico (Fiche, Husserl)

Nella cabala e nel sufismo è l’aspetto femminile del Divino, la Shekinah, a farsi emblema e garanzia di un Demiurgo affidatario del cosmo.

Tommaso Palamidessi, archeosofo, ha approfondito il tema della Sapienza proponendo una “cardiognosi”, un metodo di conoscenza e ascesi, basato sull’invocazione sofianica.

Difatti ha scritto, in uno dei suoi libri: “Dalle profezie e prefigurazioni delle Sacre Scritture risulta evidente che Iddio, nella sua infinita sapienza e bontà, ha preposto alla custodia della Creazione il demiurgo cosniogonico, al quale la Rivelazione ha dato il nome di Sofia o Sapienza creata "ab aeterno". Dunque a Sofia è stata affidata sin dall'inizio del mondo l'azione pilota per ricondurre il salvabile dell'Umanità alla purezza originale, quale fu prima della caduta adamica, attraverso l'opera di Redenzione del Verbo operante in Cristo e incarnatosi nel seme di Maria“(Genesi, 3:15; Proverbi, 8:22, 30:31; Eccl., 24:14).E continua: “In realtà la Vergine Maria è una creatura spirituale perfettissima, senza peccato, preesistente, che si è sostituita alla madre Eva per farsi la Nuova Eva e Madre dell'Umanità. Ella è sempre stata conforme al Volere, alla Sapienza e all'Amore di Dio Uno e Trino, ed ha atteso nella contemplazione divina il "via", destinazione terra, per collaborare con eroico slancio ed umiltà svolgendo la sua parte salvifica e sempre aderente a Sofia…” “Maria è dunque la prima monade costruttrice dell'Anima del Mondo, l'eterna Maria in preghiera prima della caduta adamica e dopo la caduta, durante la nascita, passione e morte di Gesù Cristo suo figlio, ora e sempre. Maria è la capostipite dell'Anima del Mondo che soffre con il mondo, perché quest'Anima del Mondo è impura, peccaminosa, egoista. Maria è la "Donna vestita di sole" con le dodici stelle sul capo, i piedi posati sulla falce lunare, in doglie di parto e aggredita senza risultato alcuno dalle forze del dragone-Satana: quella "donna vestita di sole" che Giovanni inquadra nel dodicesimo capitolo dell'Apocalisse. Maria è anche Sofia sin da quando Eva, ancora in stato di grazia, la generò come anima perfetta e pura”.

La Sofia gnostica, tramite la teologia cristiana, il misticismo, sopravvive nella contemporaneità e la sofiologia, in tempi di dialogo interreligioso, si presta bene come utile tema di discussione tra i popoli.

Senza saperlo, nella Sapienza rivive l’antico anelito gnostico a conoscere il Tutto come via di redenzione: la forza e la persistenza dell’archetipo sofianico impressionano il moderno.

Concludiamo, lasciandolo alle vostre riflessioni, con questo passo tratto dal libro biblico che le è dedicato:

“Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio dagli inizi della terra.

Quando ancora non esistevano gli abissi, io fui generata;

quando non vi erano le sorgenti cariche d’acqua,

quando fissava i cieli io ero là; quando stabiliva al mare i suoi limiti

allora io ero con lui come architetto, ed ero la sua delizia ogni giorno.

Ora figli ascoltatemi:

beati quelli che seguono le mie vie! ascoltate l’esortazione e siate saggi,

non trascuratela! Beato l’uomo che mi ascolta,

vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia.

Infatti chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore;

ma chi pecca contro di me danneggia se stesso;

quanti mi odiano, amano la morte.»

 

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