Imitatio Christi.

Riflessioni iniziali

Di Filippo Goti

 

Come espressione della cultura europea non posso che essere uno studioso del cristianesimo, e nelle sue varie forme prediligere quella che ebbe modo di unirsi allo gnosticismo alessandrino. In se il cristianesimo raccoglie elementi provenienti da un ambito ancora più antico, che va ben oltre i suoi duemila anni di età. Del resto il sottoscritto neppure tende a far coincidere il cristianesimo con la figura di Gesù, e neppure a collocarlo in ambito ebraico. Attorno a noi si fa largo l'idea, anche in ambito accademico, come il cristianesimo sia un fenomeno più esteso e profondo di quando siamo abituati a ipotizzare, raccogliendo un'eredità che proviene sia dalle culture del bacino del mediterraneo, sia dal profondo Europa settentrionale. Saper leggere la simbologia cristiana, è come saper leggere tutto quanto i nostri avi hanno ritenuto sacro, magico, e ponte fra questa terra e una rinascita futura. Rifiutarsi di leggere il cristianesimo tramite l'allegoria, l'anagogia, il simbolismo significa condannarci alla cecità.

Durante il Solstizio d'Inverno la novella delle religioni cristiane colloca la nascita del Dio-Fanciullo destinato a ricomporre la frattura fra l'umano e il divino. Così come gli antichi popoli europei e mediterranei festeggiavano la vittoria della Luce sulle Tenebre, l'inizio dell'ascesa del Sole sul trono celeste, la ripresa del ciclo naturale, così i cristiani festeggiano l'Epifania del Sacro, il Sole Salvifico e Redentore disceso sulla terra per tutti gli uomini di buona volontà. Un "Sole Invincibile" che sebbene le avversità di natura e uomini si mostra debole nella forma, ma forte nell'essenza, tanto da essere atteso dagli umili, come dai sacerdoti iranici ed egizi.

Matteo 2:1 Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:

Personalmente ritengo che la nascita di Gesù non sia altro che un elemento simbolico, che pone l’accento sul passaggio di una cultura profondamente iniziatica, ad una sua forma divulgativa, senza che la seconda abbia il sopravvento sulla prima che continuerà carsicamente a vivere fino ai giorni nostri. Comunque dobbiamo notare come già prima della necessità di sostituirsi al Mitraismo e al culto luni-solare di Iside il cristianesimo è fortemente associato agli astri e al loro moto.

 

Matteo 2:2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».

 

Ancora vi è un passo sempre nei vangeli dove Gesù parla dei giusti, di coloro che hanno seguito la sua novella, e che si ritrovano nel Regno del Padre splendenti come il Sole.

 

Matteo 13:43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

 

A prefigurare come questa redenzione e salvezza, altro non sia che un'ascesa celeste di ciò che è oramai privo di ogni detrito, sedimento, sporcizia, di quanto è stato raccolto durante il transito terreno.

 

Ed infine come non ricordare la coincidenza fra la morte di Gesù e l'eclissi solare, ad indicare la scomparsa del Sole divino da esso rappresentato, e la necessità di ogni uomo di ricercare tale Luce di verità in se stesso. Certamente, questa ricerca, non potrà più  avvenire fra le colonne del tempio di Gerusalemme, con l’ausilio della classe sacerdotale. In quanto il tempio è in rovina per il cataclisma che segue alla morte di Gesù, con la conseguente lacerazione del drappo e lo svelamento del niente che fino a quel momento nascondeva.

 

Matteo 27:51 Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,

 

Marco 15:37 Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

 

Marco 15:38 Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.

 

Luca 23:44 Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.

 

Luca 23:45 Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.

 

Abbiamo quindi visto come il cristianesimo si lega fin dal suo svelamento al simbolismo solare, alcune volte in modo evidente, altre più sottilmente (Il velo del Tempio, Il Tradimento di Pietro, ecc...), identicamente anche le scuole iniziatiche di stampo cristiano e lo gnosticismo hanno posto al centro della propria docetica tale simbolo da sempre associato a concetti quali la bellezza, la vita, l'intelligenza, la rinascita e l'immortalità.

 

La stessa arte sacra cristiana continuamente ci offre il simbolismo solare in varie forme, e ancora oggi possiamo apprezzare l'ideogramma di Gesù in greco racchiuso in un disco solare e posto in pietra sulla sommità di vecchie case e chiese.

 

La domanda che ci poniamo, e che implicitamente trova in me risposta affermativa, è se possiamo individuare nel cristianesimo svelato un percorso solare, un ardente e luminoso viatico che porta l'uomo dalla propria condizione naturale al ritorno nella casa del Padre Celeste.

 

Sicuramente non siamo agevolati da una lettura morale dei vangeli, dove il simbolismo è quasi soffocato da precetti e norme comportamentali che risentono dell'influenza ebraica. Possiamo però individuare nella novella di Gesù quel percorso fondamentale che porta l'uomo alla cristificazione, attraverso le ardue prove iniziatiche.

 

E' detto nel vangelo di più alto spessore simbolico:

 

Giovanni 10:9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

 

 Questa Imitatio Christi deve essere profondamente compresa, onde trascenderla dal suo involucro devozionale e morale. La Chiesa Cattolica, così come altre religioni cristiane, raccoglie nella figura di Gesù e della Madonna sia simboli da imitare, che mediatori.  Entrambi sono al contempo umani e ultraumani.

Per le Chiese Gesù è figlio di  Dio, a prescindere della consapevolezza iniziale o progressiva di questa sua natura, mentre la Madonna è preservata dal peccato fin dall'origine dei tempi ed è colma di grazia. Come simboli da imitare sono in se e per se ablativi, giacché giammai raggiungibili nella condizione umana (e sappiamo come la teologia della deificazione è stata abbandonata), allora essi divengono simboli di mediazione imponendo quindi un rapporto esclusivamente devozionale, e una lettura morale della loro novella.

 

La nostra Imitatio Christi deve liberarsi dal giogo di questa costrinzione, in ciò siamo sicuramente agevolati comprendendo come il cristianesimo raccolga elementi precedenti, e sia a sua volta nient’altro che una denominazione particolare a un insegnamento antico. Mondandoci dalla cristallizzazione del messaggio nella morale, del simbolo nell'uomo, possiamo operare con questi simboli, attraverso un lavoro d’interiorizzazioni degli stessi, e di rivitalizzazione del mito rappresentato nell'intimo del nostro LOCUS psichico.

Ancora mediatore, ma non più come Lume tutelare, non più come qualcosa di estraneo ed esterno, bensì come elemento simbolico da comprendere in noi.

 

Horus, Dioniso, Osiride, Mitra, Apollo, e una molteplicità di miti antichi testimoniano la necessità dell'uomo iniziato, di ogni tempo e ogni luogo, di preservare un patrimonio immaginifico da donare ai suoi posteri.

 

Un percorso di rinascita che necessariamente attraversa le fasi della comprensione dello stato dell'essere, nel suo dolore straziante che l’uomo cerca di alleviare e dimenticare immergendosi nella sensorialità. Dissipando se stesso, frammentando la propria attenzione, proiettandosi all’esterno.

 

Matteo 26:38 Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me».

 

Il passo successivo risiede nella comprensione che ogni dolore è riconducibile ad un’unica radice, la quale è causata dalla separazione dello spirito dell'uomo, con la radice metafisica: La casa del Padre Celeste, il Pleroma, Ayin….

 

Luca 23:46 Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.

 

Alla morte fisica, all’immaginario che essa raccoglie, all’annullamento di ciò che erroneamente chiamiamo individualità, e che in realtà è negazione dell’essenza, succede la rinascita spirituale.

 

Marco 16:6 Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto.

 

Comprendo che oggi dove il simbolo è decaduto a segno, l'idea a idealizzazione, e il rito in semplice commedia è arduo suggerire come tale Imitazione altro non sia che il processo di deificazione dell'uomo.

 

Del resto la teologia della deificazione dell’uomo, come già indicato, è stata abbandonata dalla Chiesa delle Origini in quanto probabilmente influenzata dal pensiero Aristotelico e dalla scolastica. In tale ambito Dio è un’entità inconoscibile ed assestante, comunque estranea all’uomo. Mentre la deificazione, prossima al pensiero platonico, vede una confluenza dell’uomo santificato in Dio. Solamente nello gnosticismo, e limitatamente nelle espressioni esoteriche del cristianesimo, permane la via della deificazione dell’uomo, ove il Cristo non è più realtà irripetibile ma approdo necessario per il ritorno all’origine.

 

Superare la formazione culturale religiosa, non significa ripudiare quanto di utile è racchiuso in essa, e comprendere che non vi è impresa più titanica che la lotta interiore sono già sicuramente un ottimo inizio d’Opera.

 

Articolo pubblicato nella rivista LexAurea32, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

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