Il Teosofismo e l'Antroposofia

di PierLuigi Caravella

 

 

   

 

Il Teosofismo

“…insieme si impara il falso e il vero che concerne tutta quanta la realtà, dopo un’applicazione totale e dopo molto tempo sfregando insieme, non senza fatica queste realtà – ossia nomi, definizioni, visioni e sensazioni – le une con le altre, e venendo messe a prova in confronti sereni e saggiate in discussioni fatte senza invidia, risplende improvvisamente la conoscenza di ciascuna realtà e l’intuizione dell’intelletto, per chi compia il massimo sforzo possibile alla capacità umana. Pertanto ogni uomo che sia serio si guarda bene dallo scrivere di cose serie, per non gettarle in balia dell’avversione e dell’incapacità di capire degli altri…”

Platone
(VII lettera 344B-344C)

René Guénon, in una sua importante opera, stigmatizza alacremente il fenomeno teosofista, separandolo recisamente da quella che, invece, a suo dire, è la radice profonda della Teosofia.

In vero, limitatamente alla tradizione occidentale, possono essere considerate come teosofiche le dottrine di Jacob Böhme, di Gichtel, di Swedenborg, di Louis-Claude de Saint-Martin, di Eckartshausen. La base comune di costoro è il Cristianesimo. In pratica, la Teosofia, considerata come “conoscenza del divino”, supera la pratica devozionale della religione ed approda nel campo minato della gnosi esoterica; mentre, per converso, il “teosofismo” stigmatizzato dal francese, è la dottrina creata da una sensitiva Russa, emigrata poi in Inghilterra, Madame Helena Petrovna Blavatsky.  In estrema sintesi, in accordo col Guénon, possiamo serenamente affermare che la “teosofia” della Blavatsky sia un revival sincretistico di motivi religiosi ed esoterici orientali miscelati ad altri occidentali. Il tutto coadiuvato da visioni medianiche di dubbia origine. Il teosofismo ed i suoi modi di esprimersi si iscrivono perciò più nella storia delle “pseudo-religioni” che in quella della Tradizione integrale. In quanto fenomeno contestato dalla Chiesa, e del tutto deviante  rispetto alla maggioranza dei movimenti spirituali precedenti, il teosofismo è strettamente collegato con lo spiritismo, da cui prende le mosse anche se non in modo palese o dichiarato. Per tale ragione, esso non può essere considerato come propriamente Tradizionale. E, per questo, non si può dar del tutto torto al Guénon.

Madame Blavatsky amava considerarsi una raffinata esperta di occultismo. In realtà ella, sin da bambina, oltre ad avere una spiccata predilezione per l’occulto, aveva innata la capacità di sentire voci, vedere immagini eccetera. Quindi, il suo profilo esoterico è ascrivibile più alla categoria del “medium” che non a quello dell’adepto di scienze occulte. Infatti, molte sue citazioni di opere occulte non risulterebbero mai state lette. Tutta la sua dottrina  pare sia stata trasmessa dai “Grandi Custodi dell’Umanità” Riportare, sia pur brevemente e per sommi capi, quanto scritto dal Guénon nella sua opera, appare praticamente impossibile in questa sede. Perfino il termine “Théosophie” è contestato dal filosofo francese giacché allora era annoverabile a dottrine esoteriche la cui base gnoseologica era costituita dal cristianesimo. La Blavatsky, viceversa, dichiarava: “Nostro scopo non è quello di restaurare l’induismo, ma di cancellare il cristianesimo dalla faccia della terra”. Stesso discorso vale per gli altri “maestri” della Società teosofica: A.A Baley, A. Besant, Leadbeater. Discorso a parte deve esser fatto per Rudolf Steiner, anche perché egli più tardi chiamò la sua dottrina Antroposofia.

Di fatto, l’intera struttura del movimento teosofico, secondo Guénon, è basata su invenzioni di sana pianta: inventato il viaggio in Tibet, inventati i collegamenti con le dottrine indu’, inventati i “mahatma” che le dettavano la maggior parte delle sue opere. Dal punto di vista dottrinale, sempre secondo il Guénon, vi sono grandi divergenze tra il movimento teosofico e le autentiche dottrine indù: l’idea teosofica di una reincarnazione dell’io, così come quella evoluzionista non esiste da nessuna parte nelle dottrine indù. Queste discrepanze, oltre a tutte le fantasie su mondi di epoche arcaiche, costituiscono il corpus della dottrina teosofica.  All’epoca ma ancora oggi, è certo possibile trovare chi segue queste dottrine in buona fede, anche tra persone di un certo spessore intellettuale, ma ciò – ovviamente – non le rende più autentiche. Ora, anche volendo prender per buone tali “rivelazioni” occulte, non è possibile stabilire con certezza chi vi sia dietro tali “Custodi dell’Umanità” Per questo il teosofismo appare molto apparentato allo spiritismo da cui sviluppa il metodo di ricerca ma, verosimilmente, anche la critica. Non v’è allora da stupirsi  se conoscenza e credenza si portino sul medesimo piano fino a confondersi completamente. In ogni periodo di “crisi”, riappaiono, sulla scena dell’umanità, alla stregua d’un fiume carsico rimosso dall’inconscio, particolari personalità che fungono da tramite per veicolare determinate correnti psichiche. Chi siano in realtà questi “mahatma”…quali siano gli scopi reconditi sono tutte cose da verificare. In buona sostanza, tali “rivelazioni” potrebbero anche essere verosimili, in quanto dettate per propiziare una determinata “evoluzione” dell’umano agire Ma nulla ci assicura che tali correnti siano trasmesse  per il “bene” dell’umanità.

Bibliografia Essenziale:

  1. René Guénon, Le Theosophisme, histoire d’une pseudo-religion, 1921- Nouvelle Librairie Nationale, París, 1921. Ed. Traditionnelles, París, 1925; Traduzione italiana: Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione, Arktos, Carmagnola, 1986 (trad. de Colagero Cammarata)
  2. H.P. Blavatsky – La dottrina segreta:www.rosacroceoggi.org/…/La%20Dottrina%20Segreta-Antropogenesi%20Vol5.pdf Lo spiritualismo contemporaneo – parte quarta -

L’antroposofia

Sulla stessa scia del teosofismo sembrerebbe portarsi anche un altro movimento di ricerca spirituale sorto in seno alla Società Teosofica di Madame Blavatsky: l’Antroposofia. Sennonché vi sono alcuni elementi eterogenei e, per un certo qual verso, originali che collocano questo movimento in una diversa posizione. L’antroposofia nasce ad opera di un eclettico ricercatore austriaco: il Dott. Rudolf Steiner. Steiner fu, per un certo periodo,  anche segretario della Società teosofica austriaca da cui poi si distaccò per dare seguito alle sue particolari ricerche e intuizioni. L’impressionante numero di conferenze che tenne

Nelle diverse specialità dello scibile umano ne fanno uno scienziato di prim’ordine, tant’è che ancor’oggi alcune sue ricerche sono applicate persino nel campo dell’agricoltura biologica (i cosiddetti impianti di agricoltura

biodinamica, per es.). La sua persona, dunque, non può essere associata ad alcuno stereotipo schizofrenico paranoide.   Julius Evola, che sicuramente non può essere annoverato fra i suoi sostenitori, lo evidenzia in modo chiaro, netto, attribuendo al medesimo un carattere razziale superiore. In realtà, nonostante la radice in  comune con la teosofia anglo-indiana, l’Antroposofia si caratterizza principalmente per una profonda rivalutazione del Cristianesimo, troppo spesso criticato dalla Società teosofica. In buona sostanza, il Cristo, per il ricercatore austriaco, assume un’importanza centrale perché esso rappresenterebbe l’incarnazione (avatar) del più alto iniziato “solare”.  Anche qui, come nel movimento della Blavatsky, prevale un mix sincretico di dottrine occidentali e orientali, che convergono, però, in un diverso angolo di visualizzazione. L’Antroposofia, inoltre, per raggiungere i suoi scopi, segue necessariamente il filo evoluzionista di stampo positivista. Tale assunto viene, in un certo qual modo, applicato anche oggi dalla dottrina cattolica, pensiamo alle cosiddette prove scientifiche dei miracoli ecc. In questo frangente si inserisce il dogma evoluzionista steineriano, che riprende alcune  teorie teosofiche rielaborate attraverso la luce  della  teoria  evoluzionista. In pratica tutti gli esseri, nessuno escluso, si evolvono attraverso svariate “reincarnazioni”. Di più: non solo l’umanità, ma l’intero creato (stelle, pianeti ecc.), sarebbero soggetti alla legge intrinseca dell’evoluzione. Per tal via, il Cristo Redentore sarebbe “disceso” sulla terra in un determinato momento storico (e non in un altro), poiché soggiacente a una precisa legge evolutiva. Una legge che investe tutto il creato, pianeti inclusi.

Ciò che oggigiorno noi percepiamo come “uomo”, nel periodo solare” era un essere privo di coscienza, immerso completamente in una dimensione onirica, immateriale, “aerea”. Poi, per effetto di una precisa gerarchia di spiriti, tale essere sognante è andato via via condensandosi, assumendo, gradatamente, la fisionomia attuale. L’uomo, ab ovo, era in possesso del solo “corpo astrale” (Evenstrum) mancando completamente sia del “corpo eterico” sia di quello fisco. Su questo punto la scienza esoterica non ha mai variato il suo insegnamento, anche se la dottrina dei vari corpi rappresenta un tassello mancante alla teoria fin troppo semplicistica del binomio anima-corpo. Di guisa, tra l’Io e il non-Io esiste sicuramente un principio intermedio sottaciuto dai teologi. Questi ultimi si limitano a rispondere che: “ammettere un principio intermedio significa aumentare le difficoltà, invece di risolverle”. Tuttavia San Tommaso e San Paolo hanno sempre tenuta ben presente la netta distinzione tra il corpo fisico, quello astrale e lo spirito. In conclusione, senza dilungarci oltre, l’essere umano è composto di tre principi fondamentali: il corpo fisico, che sostiene il tutto; il corpo astrale, o anima (secondo i cristiani) e lo spirito che dirige tutto quanto l’essere.

in un certo senso, il termine di “antroposofia” è quanto mai appropriato, poiché qui è l’uomo a farla da padrone. Alla conoscenza del divino, “Theo” – “Sophie” si predilige la Conoscenza dell’Uomo (Anatropo). “Il divino è in noi”, verrebbe da dire. In altre parole il divino non è qualcosa che è al di fuori dell’uomo, ma interno a esso. Di qui all’auto-iniziazione il passo è breve. La discesa del Cristo sulla terra rappresenta qualcosa di dell’epoca, di singolare per tutta la storia umana. La storia, dunque, rappresenta, per l’antroposofia, il posto ideale dove si svolge l’evoluzione umana. Sulla terra il discepolo del Cristo deve lottare contro gli spiriti luceferici ( o arhimanici tanto per usare un linguaggio caro allo Steiner) onde non esserne dominato. Egli deve potersi muovere liberamente attraverso le serie delle sensazioni, senza esserne condizionato.

In determinati casi deve anche esser capace di “attraversare” ciò che può condizionarlo o ferirlo, onde conoscere meglio le pieghe di un determinato male e, successivamente,  guarirne. Il Cristo, o anche “logos Solare”,  è il più grande iniziato, frutto di precedenti

reincarnazioni, quindi più evoluto degli altri grandi iniziati. Non un “primum inter pares” come asseriva la Società teosofica della Blavatsky. Qui il messaggio cristiano viene rivivificato. Paradossalmente, quando si dice: “il mio regno non è di questo mondo”, Gesù Cristo conferisce all’uomo la chiave dell’autentico dominio di esso. Il mondo, è “maya” (illusione). L’anima, in tal senso, allorquando si trova libera (o inalterata dalla corporeità) ritrova se stessa. Viceversa, l’anima asservita alla corporeità è schiava, prigioniera direbbero gli gnostici. Questo è quanto aveva anche intuito Nietzsche: l’umano è qualcosa che va superato. La colpa, il peccato, l’errore si rivelano all’uomo come l’epifania del male che ha nell’Io il suo principio. Ma (attenzione!) anche la sua fine! L’Io tende a riassumerne il possesso durante la vita, mediante un’azione individuale di liberazione; per cui la liberazione dal male non avviene mediante il mero distacco da esso che è illusorio ma, al contrario, attraverso l’assunzione del male stesso che poi dev’essere vinto. Si tratta, in sintesi, di assumerne la forza deviata, sentirne la sofferenza e superarla.  Il luogo spirituale nel quale l’uomo si affranca totalmente dai vincoli terrestri è la sfera del Sole.

Ma l’uomo – per l’Antroposofia – può ritenersi veramente libero? Oppure questa libertà è una pia illusione? Sembrerebbe, ad un primo approccio, che essa sia un frutto di particolari circostanze, qualcosa di effimero, insomma. A meno che non la si voglia intendere in un senso superiore; cioè quando vi sia una vera reintegrazione  dell’uomo. Tale reintegrazione può esservi solo nella misura in cui il principio individuale, libero e consapevole, realizzi, dentro di sé, le forze impersonali originarie.

Bibliografia essenziale:

1.      Julius Evola: “Maschera e volto dello Spiritualismo contemporaneo” Edizioni Mediterranee;

2.      Rudolf Steiner: “Filosofia della libertà”, Fratelli Bocca editori.

 

   


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