IL TEMPLARISMO

 

 

Roncelin

 

 

 Sono ormai trascorsi molti anni dalla prima volta in cui giovanissimo, appena dodicenne, sentì pronunciare le parole Cavalieri Templari. Quei pochi vocaboli, casualmente strappati nell’ascolto di una conversazione del nonno, riuscirono a cogliere nel segno e a far fermentare la mia congenita curiosità, pochi anni dopo mi fu regalato il primo libro sulla storia dell’Ordine.

Questa breve premessa per comprendere l’innegabile fascino esercitato da uno tra i  più prestigiosi e gloriosi Ordini cavallereschi nella storia conosciuta, tale richiamo è dovuto sia alla fondamentale e visibile funzione storica di difensori del Santo Sepolcro in Gerusalemme e quindi nell’ammirazione per i miracoli sui campi di battaglia dovuti ad un coraggio quasi soprannaturale, sia all’antica e segreta spiritualità, ricordo dei culti antichi, che si respirava nei circoli più importanti dell’Ordine.

I Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone furono depositari dell’unica Tradizione primordiale dove l’Uomo è partecipe nella Saggezza Divina, essi incarnavano il più alto ideale cavalleresco nel cammino di reintegrazione del perduto stato di perfezione in cui   il cosciente sacrificio non era fanatismo religioso, ma la battaglia materiale e spirituale era simbolo d’eternità al cospetto della fugace vita terrena e ben si esplicava nel motto “Non a noi, Signore, non a noi, ma unicamente al Tuo Santo Nome dai gloria”.

La società odierna è ormai orientata a schernire tutto ciò che rappresenta ideali e valori tradizionali, l’Uomo è veicolato verso il vuoto morale e spirituale e coloro che si ribellano a questa dissoluzione si trovano inevitabilmente isolati, allora ecco sorgere antiche associazioni il cui fine è un reale mutamento interiore grazie ai valori fondamentali della Cavalleria e finalizzato allo scopo supremo della trasmutazione dalla condizione umana per rientrare in possesso di quella divina.

La sentenza definitiva della soppressione dell’Ordine avvenne durante il concilio di Vienne tra il 1311 e il 1312, dopo pochi mesi segui la famosa bolla papale “vox in excelso” del 22 marzo 1312  in cui “non con sentenza giudiziaria, ma con provvedimento apostolico” si sopprimeva perpetuamente l’Ordine del Tempio, si vietava di portarne l’abito e presentarsi come Templare pena la scomunica, quindi i vari tentativi trascorsi e presenti dei vecchi e nuovi neotemplari di riconciliarsi con la Chiesa Romana  sbatteranno inevitabilmente con la bolla d’abolizione dell’Ordine.

Nel lasso di tempo che trascorse tra la bolla papale e i roghi della Senna al Gran Maestro del Tempio, Jacques Burgundus de Molay, gli fu concesso un breve periodo di limitata libertà in cui chiaramente organizzò la successione dell’Ordine visto che in seguito l’intero blocco dei Cavalieri confluì in altre istituzioni cavalleresche o monacali ed anche in corporazioni di mestiere sparse in tutta Europa, questa fu la vera e palese successione dove i Cavalieri, sotto gli occhi dell’intera società del tempo, continuarono a far vivere l’istituzione nei suoi aspetti più riposti grazie alla custodia di quel filo invisibile che continuava ad unirli al ceppo primordiale.

Questo disgregamento comportò, nei secoli successivi, alla creazione dell’epopea neotemplare  grazie ai numerosi ordini massonici o paramassonici  che ostentavano  presunte filiazioni templari tanto da creare adeguati gradi dove erano rivelate infondate dottrine segrete del Tempio, queste organizzazioni furono la genesi del pullulare delle associazioni neotemplari odierne che perseverano nel tradimento dell’Ideale cavalleresco nei suoi valori fondamentali di verità, onore, lealtà, fede e carità oltre ad ignorare buona parte della storia dell’Ordine e della preminente funzione di avamposto nella difesa Tradizionale.

Comunque la storia neotemplare ci suggerisce una via d’uscita nel marasma d’ipotesi della trasmissione regolare nella reggenza dell’Ordine, ovvero quella tra l’ultimo Gran Maestro de Molay e il Cavaliere Jean Marc Larmenius, l’ipotesi non è comprovata da documenti e  non poteva essere altrimenti, ma è l’unica in cui si riscontra una certa logica, sola arma insieme all’intuito e la sensibilità per penetrare qualsiasi segreto materiale e spirituale dei Templari.

La reggenza di Larmenius e dei suoi successori rimase invisibile fino al 1700 quando l’incarico passò al nipote di Luigi XIV, Filippo di Borbone d’Orleans, questi convocò l’11 aprile 1705 in Versailles un Capitolo Generale per rendere nuovamente visibile l’Ordine, un numero notevole di nuovi templari si resero pubblici al mondo con l’idea di ricreare le condizioni per riedificare un nuovo Ordine Iniziatico che privilegiasse lo spirito eroico e sacrale della Cavalleria legato all’antico ideale della mors triumphalis, ma la nuova successione fini ben presto con il Duca di Brissac morto durante la difesa del trono nel corso della rivoluzione francese. Le rivoluzioni settecentesche fecero cadere, non casualmente, il continente europeo in una situazione politica e sociale notevolmente caotica che si riverberava anche nelle Fratellanze iniziatiche con la conseguenza del nascere di una nuova generazione di associazioni con presunte legittimità Templari,  tutto ciò avvenne in tono ridotto in Italia perché la commanderia, voluta da Brissac e condotta dal Conte Giovanbattista Ventura e Alvise Venier, continuava la propria vita nella tutela dei più alti ed antichi principi della legge di Dio per mantenere l’istmo tra l’umano e il divino.

Fu così che si arrivò all’edificazione del Supernus Ordo Equester Templi il primo marzo del 1815, la vita di questo Ordine attraversò un intero secolo scontrandosi con le dottrine marxiste incompatibili con il carattere sacro della Tradizione Primordiale destinata da Dio agli uomini di  desiderio che vogliono ritornare in Lui e di cui la Cavalleria, non ci stancheremo mai di ripeterlo, ne è il baluardo.

Il succedersi delle guerre fu un duro banco di prova per la sopravvivenza del S.O.E.T. e solo nel 1964 fu convocato un nuovo capitolo dal Conte Gastone Ventura, uno dei massimi esponenti dell’ordine tradizionale e sommo esperto in araldica oltre ad essere un grande iniziato nelle discipline metafisiche ed esoteriche tanto da essere investito delle cariche di Gran Maestro martinista nella corrente papusiana con il nome iniziatico di Aldebaran e Sovrano Grande Hyerophante Generale dell'Antico e Primitivo Rito Orientale di Misraim e Memphis, i suoi scritti sono ancora oggi un punto di riferimento per coloro che affrontano le tematiche tradizionali in ambito occidentale. 

Nel 1981 si chiuse anche questo ramo privilegiato della Tradizione Templare italiana con la morte di Gastone Ventura, ciò fu la causa di un pesante vuoto all’interno dei movimenti tradizionali anche perché non s’intravedeva, ed in verità mai più si è visto, un personaggio di tale competenza ed autorità nel templarismo mondiale moderno a cui rese un eccelso servizio di legittimità non cadendo mai nei facili tranelli di compromesso tra la storia documentale e ipotizzata ma stimolando il lettore stesso ad affrontare una ricerca libera ed appassionata, purtroppo la sua successione scatenò la solita bolgia di controversie e la conseguente babilonia di conventicole che non resero omaggio al suo eccelso lavoro.

 

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