Profondo

Di Michael Aion

Mentre predicava per le strade e i mercati di Baghdad, Husayn (Mansur Al Hallaji) era affascinato da un modello, che volle imitare nell’ultimo periodo dell’esistenza.

Pensava a Satana, l’angelo revocato e messo allo scarto, che si era scavato una fossa nel chiarore del suo desiderio, e con occhio imbevuto di pianto lavorava incessantemente con le proprie lacrime. Secondo una tradizione, Satana si era ribellato a Dio per amore di Dio. Quando il Signore comandò agli angeli di inchinarsi davanti ad Adamo, nel quale aveva riflesso la propria immagine, essi si piegarono docilmente alla sua volontà. Soltanto Satana rifiutò, perché amava Dio più puramente di ogni altro e non poteva venerare che la sua essenza incomunicabile.

Il Signore punì segregandolo nel più buio degli inferi. Appena udì pronunciare la condanna, Satana non chiese se era un bene o se era una male, si disse solo che scendeva dal soglio di Dio, come scende la pioggia della sua grazia, e l’accolse con il fervore della propria anima.

Aveva un unico desiderio, servire da bersaglio alla freccia di Dio. Egli sapeva quanto fosse soave. Perché, prima di lanciare la sua freccia, il Signore fissa a più riprese lo sguardo sul bersaglio della propria collera. Allora il dolore della ferita viene dimenticato e la memoria accoglie nei propri recessi soltanto la beatitudine di quello sguardo dove il corruccio si confonde con la più dolce delle misericordie.

Quando pensava a Satana, Husayn ricordava un racconto. Sdraiato ai piedi del re Mahamud, Ayaz il più caro tra i suoi schiavi, gli accarezzava e baciava i piedi.

Mhamud chiese allo schiavo:’Vuoi dirmi cosa significano queste carezze? Perché tra le sette parti del corpo hai scelto i miei piedi per prodigare loro i tuoi baci? Che scelta assurda! Tu sai quanto valga il viso, dove si riflette la luce di Dio. Perché preferisci questi ultima parte del corpo che sono i miei piedi?’

Ayaz rispose:’Hai ragione. Il motivo è strano. Quando il mondo intero può contemplare la bellezza del tuo viso e gioirne: ma nessuno tocca i tuoi piedi. La nostra intimità è più prossima. Questa è la ragione della mia scelta!”

Come Ayaz si era comportato Satana, così stava per fare Husayn. Gli angeli e gli uomini sollecitano soltanto la grazia di Dio e implorano da lui la propria felicità. Soltanto Satana ed Husayn avevano chiesto al Signore di rivelare loro la parte nascosta e tenebrosa del suo Volto, la sua collera; e cercavano di attingere tutte le infinite ricchezze che essa contiene”.

(di P. Citati “Israele e l’Islam”)

Nel suo sviluppo iniziatico l’adepto è posto di fronte ad un progressivo uso, consapevole o no, di determinati chakra ( riconosco che si parla di qualcosa che solo chi ha provato a lavorare con queste energie può comprenderne la portata e testimoniare gli stati d’animo, le estasi o le enstasi che si vivono). Molti si riferiscono a queste “ruote splendenti” con la classica suddivisione che partendo dalla base della colonna vertebrale sale fino alla sommità del capo. Nei libri che facilmente si trovano in commercio i chakra descritti sono sette. Tutti hanno un certo numero di petali, un colore ed un elemento corrispondente. Ma volervi vedere una rigida catalogazione è a mio avviso errata, perché i chakra presi singolarmente e considerati nelle varie attribuzioni simboliche svelano corrispondenze insospettate e si aprono ad una docetica simbolica molto diversa da quella con cui si è partiti. Non mi addentro in una analisi esplicativa per non dire più di quello che è lecito.

Oltre i chakra nell’uomo sono presenti anche le nadi, canali per il flusso della coscienza. Di solito nei manuali classici sono 72.000, badate bene al 72, come le sfaccettature del diamante che cadde dalla fronte di Lucifero.

Le tecniche per risvegliare questi centri energetici sono varie, dallo yoga classico, ad un uso sacrale del sesso, all’uso di sostanze specifiche. Ovviamente un tossico dipendente o un sessuomane non è un illuminato, l’uso di determinate tecniche o sostanze presuppone aver vinto quegli aspetti che altrimenti ci fagociterebbero, poiché lo stimolo che si determina in alcuni chakra porta a “sentire” in maniera più netta determinati aspetti della nostra personalità,facendo emergere da questa virtù e vizi. Se ad esempio si lavora con lo Swadhisthana chakra è inevitabile un aumento notevole del desiderio sessuale, dei pensieri a sfondo sessuale, della libido. Ma tutti questi tipi di fantasmi è bene che si mostrino, riusciremo nel guardarli in faccia a capire qualcosa in più di noi e soprattutto integrare quanto ci sfugge di noi stessi. Capiamoci subito, il sesso, la sessualità non ha nulla di male, così come tutti i piaceri a cui ogni uomo aspira, è male quando quel che si fa ci “disperde” dall’unità interiore in rivoli che non hanno forza (virtus) e che quella unità nascondono. Non condivido quei percorsi fatti per coloro che vedono una realtà fatta di angeli in rosa, dove l’emozione la fa da padrona, il sentimento il massimo traguardo, tutti noi dobbiamo confrontarci con noi stessi e questo confronto non è mai “delicato”. L’ombra è l’altra faccia di noi stessi. Tutto quello che consciamente di noi rifiutiamo e non integriamo, finisce per strutturarsi in “Ombra”.

Il punto cruciale è trasformare la nostra trasfigurazione in imperativo, senza tralasciare nulla di noi. Poiché quanto più sarà la Luce che riusciremo a riflettere tanto più sarà profonda l’Ombra. Se si cade bisogna trovare la forza di rialzarsi, se si preferisce stare a terra chi cammina deve guardare oltre e andare per la propria strada.

La compassione è il vizio dei Re”. Liber Legis II,21.

Non aver pietà dei caduti! Io non li ho mai conosciuti. Io non sono per loro. Io non consolo: odio il consolato e il consolatore”. L.L. II,48.

Tutto ciò per dire che ogni reale (in senso anche di regalità!...e quella regalità ci permette di affermare “Fa ciò che Vuoi, sarà tutta la Legge”) iniziazione non esclude la conoscenza di quelle parti di noi che sono nell’ombra, nelle tenebre, non può occuparsi solo di quell’aspetto che la coscienza ha messo in luce, quasi fosse una calda e accogliente coperta con cui coprire quanto di noi ignoriamo o vogliamo ignorare. Alle sephiroth si contrappongono i qliphot, alla dolce Dea Iside si accompagna la sua parte oscura, la Dea Nephthys, sposa di Set. Le lacrime che questo aspetto della Dea ci fa versare sono le lacrime della vita. Il suo unico figlio è Anubis, colui che ci guida nei meandri oscuri del regno delle ombre. Ad ogni virtù di una determinata sephira si presenta automaticamente un “vizio”, il suo lato oscuro. Ogni fata ha la sua controparte strega.

La nostra mente viene illusa con le promesse di una realizzazione che implichi solo e sempre la fede…Ma coloro che parlano così eloquentemente di altezze mistiche o di sentimentali sogni spirituali poco hanno realizzato di ciò che è. Non vi può essere vera Liberazione (badate bene non “salvezza”) se si tiene conto solo di un lato della coscienza o dell’Albero della Vita. Solo dopo esserci confrontati con il regno delle ombre dentro di noi, nella forma di demoni, fantasmi creati dall’ira, dalla rabbia vendicativa e non ammessa, dalla lussuria e dall’orgoglio, dall’avidità dell’avere sempre e di più, della dispersione di noi in mille rivoli che rendono impotente ogni nostra aspirazione che non si tramuta in imperativo. Tutto ciò va conosciuto, studiato, amato come uno scienziato “ama” l’oggetto schifoso del suo studio. Solo allora potremo dirci Signori si sé stessi.

Questo processo è un vero e proprio processo di guarigione profonda che abbraccia ogni aspetto di noi. In questa meta non vi è solo il benessere ma una totale espansione-esplosione creativa di tutte le energie coinvolte nel processo illuminativi, una polluzione della Volontà.

Torniamo ai chakra che sono molti di più e alcuni hanno ,nella loro attivazione, un significato diverso da quello che normalmente si da al percorso della Dea Kundalini, il Serpente di Fuoco della tradizione Thelemica di A. Crowley (Shin+Tet- Sht). In tutti i libri che dicono dell’argomento la risalita della kundalini è verticale, risvegliandosi dal muladhara per arrivare al sahasrara sulla testa.

Nel suo svolgersi sinuoso il Serpente di Fuoco, sale fino al Loto dei mille petali, per poi andare oltre e, nel mistico religioso o nell’ “iniziato” misticheggiante, unirsi e perdersi in Dio. Questa “unione” è vista come un abbandono della nostra condizione umana, come se dovessimo lasciare parti di noi che sono zavorre impure in vista di una “purità” che vive solo nei paradisi (questi si artificiali) creati apposta per chi la vita la vive come un problema, con rimpianto senza Volontà né Eros.

Tutte quelle dottrine che considerano la carne il male, da cui bisogna staccarsi, abbandonare per angelicarsi, rinnegando sé stessi in vista di un Signore/Demiurgo che vuole degli schiavi .

L’adepto non scarta nulla di sé, riconoscendo in sé l’abito che la Luce incolore assume per manifestarsi su questo piano dell’esistenza. Il compito è di spiritualizzare la carne, per “carnalizzare” lo spirito. Annullando ogni contrapposizione che può sorgere. In fondo lo scopo della stessa iniziazione è quello di fondere Spirito e Materia.

Cristo ha detto :”Guai alla carne che è schiava dell’anima, guai all’anima che è schiava della carne”. Vangelo di Tommaso ver. 112

Per l’adepto il traguardo è un altro,nulla vuole lasciare di sé dietro, ma con tutto sé stesso vuole “intossicarsi di Dio” , divinizzarsi qui in terra. Il Mago ruba il Fuoco Sacro per ridiscendere in terra. Nel suo operare tutto è sacro, tutto collabora alla divinizzazione di sé, ogni aspetto del suo vivere è l’incarnare l’Indicibile: lo spirito si fa carne e sangue e feci! Tutte le cerimonie, i travestimenti esoterici, i gradi, tutte vuote teatralità… se per un solo attimo non sappiamo dare forma, carne a questo intuire che deve farsi Me stesso, il mio cuore pulsante che diviene cuore di Dio, Asar Un Nefer (Me Stesso Reso Perfetto) . In questo compito va da sé che si apre una distanza tra il l’adepto e tra gli altri esseri umani, vi è una “dignitas” di natura differente…

Tutto questo per dire che nella ascesa della Kundalini avviene una svolta che devia dall’Ajna per arrivare ad accendere tre piccoli chakra che sono posizionati nella nuca, verso l’occipite ( qoph ) la parte “nascosta” della testa: Golata, Lalana, Lalata. Che visti dall’alto sembrano tre Luci. Cabalisticamente è superare l’Abisso per poi deviare nell’Abisso, in Daath, l’undicesima sfera. Non potrò mai conoscere veramente me stesso se non conosco la parte oscura di me (ADONAI = 65 = KHEM = Adeneus , il Guardiano degli Inferi).

Conosce Dio chi ha conosciuto sé stesso” recita un adagio sufi.

In questo incrocio di vie non possiamo non incontrare una Dea particolare, Ecate. Colei che porta la torcia ed è la Regina delle Ombre. Ecate ha la funzione di congiungere e separare il Principio dalla sua prima germinazione. Mantenendo questa separazione favorisce la generazione dei mondi e li salva dal ritorno a quel Fuoco Primo che tutto divorerebbe. In questo compito di distinguere e unire Ecate ha forti analogie con Eros. Il suo operare al contempo avvicina al Cielo e all’Inferno.

In questo sprofondare è il segreto della vita stessa. Il gioco della dualità è funzionale a questa Unità di base, che supera nel suo affermarsi, Dio e Satana, conscio ed inconscio. Cogliere il noetico fiore di fuoco che sboccia nell’attimo magico in cui si fa coincidere Unità e Molteplicità. La “necessità” dell’Uno di esprimersi nella Molteplicità, che è l’orgasmo di Dio. La radicale esperienza di essere me stesso e al contempo tutto: “Io fremetti d’amore e mi levai gioiosamente in volo, Io Io Pan Pan ” (Sofocle, Aiace). Pan è il Dio che si incontra e si divide tra le vette e le profondità delle caverne. Il traguardo dell’identità degli opposti.

Deviare verso Daath, a livello interpretativo ( e non solo…) apre nuovi significati nella stessa coscienza. La coscienza è possibile solo dove vi è dualità, dove oggetto e soggetto si uniscono provocano un cambiamento che trascende gli stati precedenti. Il cambiamento è proprio dell’Arte Magica:”La Magia è l’Arte di causare Cambiamenti in conformità con la Volontà” A.Crowley. Questo Reale matrimonio avviene nelle profondità di sé stessi, da quelle profondità in cui come in uno specchio nero, la propria vita si apre ad una Volontà rigenerata.

Imperativo del Sé. Essere, solo essere.

Io sono la fiamma che brucia in ogni cuore di uomo, e nel nucleo di ogni stella. Io sono Vita, e il datore di Vita, eppure perciò è la conoscenza di me la conoscenza di morte.” L.L. II, 6

Notare come Daath assomigli all’inglese “death” (morte). Uno dei significati di questa falsa sfera è “Conoscenza”. La permutazione di Doth (Daath) è OthD, termine che significa “ariete”, “capro”( è bene precisare che il comune sentire religioso ,purtroppo, è di stampo semitico e vede - con una degenerazione notevole- i simboli tramandati con una forte propensione settaria e di parte, svilendo quanto in origine il simbolo stesso indicava, fino a ridurre la ricchezza docetica del simbolo stesso ad una dogmatica visione che ne inficia l’autentica portata. Questo è il caso del capro e del pentagramma invertito che di certo non è il simbolo di Satana o del male (ignoranti ed imbecilli, piccoli ed inutili apprendisti stregoni coloro che credono di usare “satanisticamente” il pentagramma invertito o il Sacro Numero solare del 666), se in tale maniera viene indicato è giusto per una adesione acritica ad una pseudo tradizione che ha ammalato i cuori degli occidentali. Tra le tante cose sottolineo come il capro è la cavalcatura di Venere e nella mitologia nordica traina il carro del Dio Thor. Notare sempre come altezza e profondità coincidano. Comprendiamo da questi pochi appunti che qui è il segreto della Dualità rappresentato da LUX e NOX. Sconfitta la morte, che è l’occasione per infiammarsi d’assoluto, si entra come Khephra nella Terra Oscura (Khem) per scandagliare anche i bassi fondi di sé stessi o come il Sole che al solstizio d’inverno “muore” per attraversare l’Amenta. Come Cristo dopo aver conosciuto la desolante (quanto puntuale!) assenza del Padre, entra negli Inferi.

Fondo da cui emerge il Signore del Profondo, Nettuno con il suo tridente…come le tre luci che brillano nelle tenebre, o i tre chakra nascosti.

Si dice che Daath sia sprofondata dopo la caduta di Lucifero…l’adepto riporta tutto all’attimo della creazione, anzi è partecipe della creazione. Nei Vangeli delle chiese storiche troviamo imbarazzanti traduzioni, dove la disonesta intellettuale di chi traduce pensa più a mantenere il millenario controllo che non ad indicare la verità. Cosi nella Seconda lettera di Pietro 1,19 sarebbe più consono al “ …e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.” Scrivere “ e Lucifero si levi nei vostri cuori”. E ancora nell’Apocalisse Cristo dice :”Io sono …la radiosa stella del mattino”, mentre avrebbe ben altro suono e valore simbolico scrivere “Io sono Lucifero”! Una traduzione che azzererebbe tutto il palazzo di sabbia su cui si fondano le chiese iliche e che finalmente lascerebbe intravedere quale sia l’Opera da compiere.

A questo trascendimento si giunge solo dopo che il Serpente di Fuoco ha attivato pienamente l’Ajna. Questo fa si che l’adepto si porti oltre lo stesso Loto dai mille petali per superare “Dio” stesso. L’Ajna è l’occhio di Siva (altra divinità armata di tridente) che si apre e distrugge le illusioni. Siva porta sul collo i segni di un veleno che gli fu dato per annientarlo. Ma Siva bevve quel veleno , assimilandolo e rendendolo innocuo.

Il segno di tale trasmutazione è a livello del Vishudda chakra, cabalisticamente Daath.

Questo è il compito di ogni autentica iniziazione trasformare tutti i veleni, illuminare tutte le ombre, trasformare “le illusioni in Essenza, il Fenomeno in Noumeno, il fantasma in Spirito.”( A. Moscato)

Svuotare Dio per riempire Sé stessi: “Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?”.

Ovviamente questo porta oltre l’ordine di Dio, simboleggiato nella cabala dal numero 10 ( come le sfere dell’albero della vita). L’adepto porta sé stesso oltre il 10. Lui si erge come una digitale sulla terra, tra Cielo ed Inferno, come l’Uno oltre il Dieci.

Avviene una rivoluzione copernicana dove lo sguardo si posa su ciò che non cambia, ciò che è oltre gli stessi Misteri Celesti o Inferi. Il nero pozzo della morte diviene il “fondo” del Cielo.

Analizzando il Sacro Pentagramma mi chiesi come mai nel cuore della somma numerica (326) vi fosse un numero che la cabala ebraica considera malefico (3+2+6= 11 = Had, il Punto di Fuoco che brilla nel Profondo, il bindu). Il senso ultimo è questo: divinizzarsi. 1+1 = 2 , la dualità a cui siamo soggetti è la legge necessaria per emergere da qui il nostro vero volto. Duali come le ali del nostro Santo Angelo Custode, alla cui ombra viviamo ed aspiriamo. Questo compito fa sì che il mago-adepto non si inchini di fronte a nessuno, nemmeno dinanzi a Dio. Lui ha frantumato tutte le maschere, le illusioni, fino alla grande menzogna chiamata D/io. Egli è la testimonianza vivente del “Come in Alto così in Basso…per fare il miracolo della cosa Unica.” La discesa dello Spirito dal Cielo (la Shin ) non è che l’emersione del Dio del profondo, Nettuno con il suo tridente.

L’adepto sarà come un bambino nato dall’Abisso.

Deus est Homo”.

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