Prefazione e Conclusione dell'opera Il teosofismo
di René Guénon



Premessa
Teosofia e teosofismo


Dobbiamo innanzi tutto giustificare il termine inusuale che costituisce il titolo del presente studio: perché "teosofismo" e non "teosofia"? Dato che, per quanto ci riguarda, questi due termini designano due cose parecchio differenti, occorre dissipare, persino a costo di un neologismo o di ciò che può sembrare tale, la confusione a cui induce naturalmente la similitudine dei due termini.
Ciò, dal nostro punto di vista, è tanto più importante in quanto certe persone hanno, al contrario, tutto l'interesse a mantenere tale confusione, per far credere ad un loro collegamento con una tradizione, alla quale in realtà essi non possono legittimamente ricollegarsi; cosa del resto valida per tanti altri.
In effetti, molto tempo prima della creazione della Società cosiddetta Teosofica, il termine teosofia era una, denominazione comune a dottrine alquanto diverse, ma facenti tutte parte di una stessa tipologia o almeno derivanti dallo stesso complesso di indirizzi; è opportuno dunque soffermarsi sul significato che tale termine ha storicamente.
Senza cercare di approfondire, qui, la natura di tali dottrine, possiamo dire che esse hanno come elementi comuni e fondamentali delle concezioni più o meno strettamente esoteriche, di ispirazione religiosa o almeno mistica, benché, senza dubbio, di un misticismo un po' speciale, e si richiamano ad una tradizione propriamente occidentale la cui base è sempre, sotto una forma o l'altra, il Cristianesimo.
Tali sono, per esempio, le dottrine di Jacob Böhme, di Gichtel, di William. Law, di Jane Lead, di Swedenborg, di Louis-Claude de Saint-Martin, di Eckartshausen; senza con questo pretendere di offrire un elenco completo, ma limitandoci a citare qualche personaggio fra i più conosciuti.
Ora, l'organizzazione che si chiama attualmente "Società Teosofica", di cui qui intendiamo occuparci esclusivamente, non dipende da nessuna scuola che si ricolleghi, neanche indirettamente, ad alcuna di tali dottrine; la sua fondatrice, M.me Blavatsky, ha solo potuto avere una conoscenza più o meno completa degli scritti di alcuni teosofi, in particolare di Jacob Böhme, e da qui attingere alcune delle idee che inserirà nelle sue opere, insieme a moltissimi altri elementi della più diversa provenienza; ma questo è tutto quello che è possibile ammettere nei riguardi di un presunto collegamento.
In generale, le teorie più o meno coerenti che sono state enunciate e sostenute dai capi della Società Teosofica non hanno alcuno dei caratteri che noi abbiamo indicati, a parte il preteso esoterismo: esse si presentano, d'altronde falsamente, come aventi un'origine orientale e se si è pensato bene, dopo un certo tempo, di ricollegarle ad uno pseudo-cristianesimo di una natura alquanto particolare, non è men vero che la loro primitiva tendenza era, al contrario, palesemente anticristiana.
"Nostro scopo - diceva allora M.me Blavatsky - non è di restaurare l'Induismo, ma di cancellare il Cristianesimo dalla faccia della terra" 1.
Le cose sono così cambiate, da allora, come le apparenze potrebbero far credere? Il tutto induce, come minimo, a diffidare, dato che la grande propagandista del nuovo "Cristianesimo Esoterico" è M.me Besant, la stessa che scrisse a suo tempo che occorreva "innanzi tutto combattere Roma ed i suoi preti, lottare ovunque contro il Cristianesimo e scacciare Dio dai Cieli" 2.
Senza dubbio, è possibile che la dottrina della Società Teosofica e le opinioni della sua attuale presidentessa si siano "evolute", ma è possibile anche che il suo neo-cristianesimo non sia altro che una copertura, poiché quando si tratta di simili ambienti bisogna aspettarsi di tutto.
Riteniamo che il presente studio dimostrerà a sufficienza quanto si avrebbe torto a rimettersi alla buona fede di persone che dirigono o ispirano movimenti come quello di cui si tratta.
Comunque, a parte tale, considerazione, possiamo fin d'ora dichiarare nettamente che fra la dottrina della Società Teosofica, o almeno fra quello che viene offerto come tale, e la Teosofia, nel vero significato del termine, non vi è assolutamente alcuna filiazione, neppure solamente ideale. Si devono dunque rigettare come chimeriche le affermazioni che tendono a presentare questa Società come la continuatrice di altre associazioni tipo la "Società di Filadelfia", che è esistita a Londra verso la fine del XVII secolo 3 e alla quale si ritiene appartenesse Isaac Newton; o la "Confraternita degli Amici di Dio" che si dice sia stata istituita in Germania, nel XIV secolo, dal mistico Jean Tauler, nel quale alcuni hanno voluto vedere, non sappiamo bene perché, un precursore di Lutero 4. Tali affermazioni sono forse ancora meno fondate, e non è dir poco, di quelle con le quali i teosofisti si sforzano di rifarsi ai neoplatonici 5, con il pretesto che M.me Blavatsky ha effettivamente adottato alcune frammentarie teorie di tali filosofi, senza per altro averle assimilate veramente.
Le dottrine, in realtà tutte moderne, che propugna la Società Teosofica sono talmente differenti, sotto quasi tutti gli aspetti, da quelle a cui si dà legittimamente il nome di Teosofia, che si potrebbero confondere le une con le altre solo per malafede o per ignoranza: malafede da parte dei capi della Società, ignoranza della maggior parte dei seguaci ed anche, bisogna dirlo, di taluni dei loro avversari che, poco sufficientemente informati, commettono il grave errore di prendere sul serio le loro asserzioni e di credere, per esempio, che essi rappresentino l'autentica. tradizione orientale, allorché invece non ne rappresentano alcuna.
La Società Teosofica, come si vedrà, deve la sua denominazione a delle circostanze del tutto fortuite, senza le quali essa ne avrebbe avuto un'altra del tutto diversa, di modo che i suoi membri non sono affatto dei Teosofi, ma sono, al massimo, dei teosofisti.
Del resto, la distinzione fra questi due termini, "Teosofi" e "Teosofisti", è adottata correntemente in inglese, ove è il termine "Teosofism" ad essere usato per indicare la dottrina di questa Società; noi riteniamo che l'uso di tale termine sia così importante da doverlo mantenere anche in francese (e in italiano - n.d.t. -), malgrado ciò che può esservi di strano; è questo il motivo per cui abbiamo ritenuto di dover innanzi tutto chiarire le ragioni per le quali non si tratta solo di una semplice questione di termini.
Abbiamo parlato come se vi fosse veramente una dottrina teosofista ma, a dire il vero, se si considera il termine dottrina nel suo significato più vero o se si vuole semplicemente indicare qualcosa di valido e di ben definito, bisogna convenire che essa non ne ha alcuno.
Ciò che i teosofisti presentano come loro dottrina appare, ad un esame appena serio, come qualcosa piena di contraddizioni; per di più da un autore all'altro, e talvolta presso lo stesso autore, vi sono delle considerevoli variazioni, anche su dei punti che sono riconosciuti come i più importanti. Si possono soprattutto distinguere, sotto questo aspetto, due periodi principali, corrispondenti l'uno alla direzione di M.me Blavatsky e l'altro a quella di M.me Besant; è vero che i teosofisti moderni cercano frequentemente di dissimulare le contraddizioni, interpretando a loro modo il pensiero della loro fondatrice e pretendendo che questo sia stato mal compreso dall'inizio, ma il disaccordo non è per questo meno reale.
Si capirà senza fatica che lo studio di tali teorie così inconsistenti non può, quasi mai, essere separato dalla storia della Società Teosofica ed è per questo che noi non abbiamo ritenuto di sviluppare questo studio in due parti distinte, l'una storica e l'altra dottrinale, come sarebbe stato naturale in tutt'altre circostanze.
Note
l. Dichiarazione fatta ad Alfred Alexander e pubblicata in The Medium and Daybreak, Londra, genn. 1893, p. 23.
2. Discorso di chiusura al Congresso dei Liberi Pensatori tenutosi a Bruxelles nel sett. 1880.
3. La Clef de la Tbéosophie, di H.P. Blavatsky, p. 25 della traduzione francese di H. de Neufville. Per le citazioni contenute in questo studio ci rifaremo sempre a questa traduzione.
4. Modern World Movements, del dr. J.D. Buck, in Life and Action, Chicago, maggio-giugno 1913.
5. La Clef de la Théosophie, pp. 4-13.
Conclusione
In questo studio abbiamo voluto fare soprattutto opera di informazione, raccogliendo a questo scopo una documentazione i cui elementi, fino ad oggi, potevano trovarsi solo sparsi un po' dappertutto; alcuni di questi erano anche difficilmente reperibili per coloro che non fossero stati favoriti, nelle loro ricerche, da circostanze un po' particolari.
Per quanto riguarda le dottrine, se a causa della loro inconsistenza fin troppo evidente non abbiamo ritenuto utile soffermarci più a lungo di quanto abbiamo fatto e se ci siamo limitati a fornire soprattutto delle citazioni, è perché pensiamo, al pari di un altro dei loro avversari, che "il mezzo più sicuro per confutarle è quello di esporle brevemente, lasciando poi parlare i loro stessi maestri" 1; noi aggiungiamo che il mezzo migliore per combattere il teosofismo consiste, a nostro avviso, nell'esporre la sua storia così com'è.
Possiamo dunque lasciare al lettore il compito di trarre da sé tutte le conclusioni che è fin troppo facile ricavare, dal momento che abbiamo sicuramente detto tanto da permettere a chiunque abbia avuto la pazienza di seguirci fin qui, di esprimere sul teosofismo un giudizio definitivo.
A tutti coloro che sono liberi da preconcetti, il teosofismo apparirà probabilmente più come uno scherzo di cattivo gusto che come una cosa seria, ma sfortunatamente questo scherzo di cattivo gusto, lungi dall'essere inoffensivo, ha fatto molte vittime e continua a farne sempre di più (secondo M.me Besant, la Società Teosofica propriamente detta, senza contare le sue innumerevoli organizzazioni ausiliarie, contava, nel 1913, 25000 membri attivi) 2; ed è questa la ragione principale che ci ha convinti ad intraprendere il presente lavoro. D'altronde, occorre notare che la storia della Società Teosofica non è priva, in se stessa, di interesse, poiché è parecchio istruttiva sotto diversi aspetti; essa solleva anche delle questioni poco conosciute che noi abbiamo potuto indicare solo di sfuggita, in quanto che per trattarle in maniera appena approfondita, avremmo dovuto affrontare considerazioni che superano di molto l'intendimento e la portata dell'argomento che abbiamo inteso specificatamente presentare.
La nostra trattazione non ha la pretesa di essere assolutamente completa sotto tutti i punti di vista ma, così com'è, è largamente sufficiente per informare pienamente le persone di buona fede e per permettere ai teosofisti di rendersi conto che noi siamo perfettamente informati sulla maggior parte dei particolari della loro storia; al tempo stesso possiamo loro assicurare che conosciamo come loro, ed anche meglio di molti fra loro, il contenuto delle loro teorie.
Potrebbero dunque fare a meno di riprendere contro di noi il rimprovero di "ignoranza" che hanno l'abitudine di indirizzare ai loro avversari, poiché è all'"ignoranza" che generalmente attribuiscono gli attacchi di cui è oggetto la loro società; in verità, abbiamo talvolta constatato, con rammarico, come alcuni abbiano realmente offerto appiglio a questo rimprovero, sia dal punto di vista storico, sia per ciò che concerne le teorie. A questo proposito dobbiamo spendere qualche parola su di un recente opuscolo intitolato L'église et La Théosophie, che riproduce il testo di una conferenza fatta da un teosofista per rispondere a certi attacchi 3 e nel quale si fa menzione, incidentalmente e senza commenti, di uno studio avente lo stesso titolo del presente volume, ma molto meno sviluppato, che abbiamo fatto pubblicare nella Revue de Philosophie 4 e del quale, fra l'altro, a quel tempo era stata diffusa solo la prima parte.
All'avversario preso particolarmente di mira, l'autore di questo opuscolo rimprovera amaramente, fra le altre cose, di aver esposto le dottrine della reincarnazione e del "karma" senza pronunciare la parola "evoluzione"; secondo noi, questo rimprovero è abbastanza giustificato, diversamente da quanto ci riguarda, poiché, lungi dal commettere una tale "dimenticanza", noi abbiamo invece presentato la concezione evoluzionista come costituente il centro stesso di tutta la dottrina teosofista. è a questa concezione che è necessario rifarsi innanzi tutto, poiché una volta dimostratane l'inconsistenza, tutto il resto crolla da sé; contro le teorie del "karma" e della reincarnazione, una tale confutazione ha un'efficacia maggiore di tante altre argomentazioni che consistono nello sviluppare delle considerazioni sentimentali, che valgono tanto quanto quelle che i teosofisti presentano a favore delle stesse teorie.
Naturalmente non è questa la sede adatta per intraprendere una critica dettagliata dell'evoluzionismo; ma abbiamo voluto stabilire che tale critica, che può essere condotta con estrema facilità, è valida in particolare contro il teosofismo, poiché in fondo questi non è che una delle numerose forme rivestite dall'evoluzionismo, punto di partenza di quasi tutti gli errori specificatamente moderni ed il cui prestigio, nella nostra epoca, poggia su un mostruoso ammasso di pregiudizi.
Un altro rimprovero che viene mosso nello stesso opuscolo è quello relativo ad "una confusione riguardo alla natura dei metodi di conoscenza ai quali è attribuita la documentazione teosofica". Senza andare a fondo nella questione e senza indagare se questa confusione sia così grave come si è detto, noi facciamo questa semplice osservazione: l'avversario in questione aveva avuto innanzi tutto il torto di attribuire ai teosofisti una "teoria della conoscenza", cosa che in realtà non corrisponde del tutto al loro punto di vista, di modo che la confusione da lui commessa era soprattutto, a nostro avviso, fra il punto di vista proprio al teosofismo. e quello della filosofia, e più esattamente della filosofia moderna; certo, i teosofisti hanno così tante sciocchezze al loro attivo che non è il caso di attribuire loro anche quelle degli altri!
Vi è ancora un'osservazione che riteniamo necessaria: alcuni si meraviglieranno probabilmente per il fatto che, nel corso della nostra esposizione, non abbiamo usato il termine "panteismo", ed infatti ce ne siamo astenuti di proposito; sappiamo bene che i teosofisti, o almeno alcuni fra loro, si dichiarano molto volentieri "panteisti", ma questo termine si presta all'equivoco; esso è stato applicato indistintamente a tante di quelle dottrine differenti che, talvolta, si è finito col non sapere esattamente di che cosa si parla quando lo si impiega, ed occorrono molte precauzioni per restituirgli un significato preciso e scartare ogni confusione. Per di più, vi sono di quelli per i quali la sola parola "panteismo" basta a sostituire ogni seria confutazione: non appena, a torto o a ragione, hanno affibbiato tale denominazione ad una qualunque dottrina, ritengono di potersi dispensare da ogni altro esame; questi sono dei metodi di discussione che non potrebbero mai esser nostri.
Sempre nella stessa risposta, vi è un terzo punto che, per quanto ci riguarda, registriamo con grande soddisfazione, poiché si tratta di una testimonianza che, in maniera del tutto inattesa, viene a rafforzare il nostro modo di vedere le cose: essa consiste in una protesta contro "un'abusiva identificazione della Teosofia con il Brahmanesimo e l'Induismo".
I teosofisti, in effetti, non hanno sempre parlato così e non hanno certo il diritto di lamentarsi, poiché sono loro i primi responsabili di tale "identificazione abusiva", ben più abusiva di quanto la proclamino adesso; se sono arrivati a tanto è perché una tale identificazione invece di risultare loro vantaggiosa, come era accaduto all'inizio, è diventata molto imbarazzante per il loro "Cristianesimo esoterico", novella contraddizione che viene ad aggiungersi a tutte le altre.
Senza pretendere di dare dei consigli a nessuno, pensiamo che gli avversari dei teosofisti dovrebbero prenderne buona nota per evitare di commettere certi errori in avvenire; al posto di usare le loro critiche al teosofismo come pretesto per insultare gli Indù, come abbiamo visto fare distorcendo in modo odioso le dottrine di questi ultimi, che in fondo non conoscono affatto, essi dovrebbero, al contrario, considerarli come loro alleati naturali in una simile lotta, poiché lo sono effettivamente e non potrebbero non esserlo: oltre alle ragioni particolari che inducono gli Indù a detestare profondamente il teosofismo, esso per loro non è più accettabile che per i Cristiani (dovremmo dire piuttosto per i Cattolici, poiché il Protestantesimo vi si accorda del tutto) e, in maniera generale, per tutti coloro che aderiscono ad una dottrina avente un carattere veramente tradizionale.
Infine vi è un passo che teniamo a citare, tanto più che in parte ci riguarda; dopo aver affermato che la teosofia "non combatte alcuna religione" (noi abbiamo indicato cosa bisogna pensare in merito), il conferenziere continua in questi termini: "è molto bello - ci si dirà - ma è anche vero che voi attaccate praticamente la religione, per il solo fatto che professate delle idee contrarie alla verità che essa proclama. Ma questo rimprovero perché non lo rivolgete alla scienza ufficiale ed in particolare ai biologi che, alla Facoltà di Scienze, sostengono delle teorie in cui il materialismo trova un completo e definitivo argomento a favore della sua tesi?... Riconoscete dunque alla Scienza dei diritti che negate alla teosofia, in quanto che nell'animo vostro la Teosofia sarebbe innanzitutto una religione o piuttosto una pseudo-religione come scrive l'autore di cui ho segnalato lo studio in corso di pubblicazione nelle Revue de Philosophie? 5 è questa un'opinione sulla quale non possiamo convenire e benché ricerchiamo la verità con metodi diversi da quelli della Scienza moderna, noi abbiamo il diritto di rivendicare il suo stesso privilegio e cioè di dire ciò che noi riteniamo sia la verità" 6.
Non sappiamo cosa gli altri potranno o vorranno rispondere a tale asserzione ma, per quanto ci riguarda, la nostra risposta sarà delle più semplici: noi non professiamo il minimo rispetto nei confronti della 'Scienza moderna" e "ufficiale", dei suoi metodi e delle sue teorie; lo abbiamo già dimostrato altrove e quello che diciamo sempre a proposito dell'evoluzionismo ne è una prova ulteriore. Non riconoscono dunque alla scienza, come alla filosofia, alcun diritto in più che al teosofismo e siamo pronti all'occorrenza a denunciare parimenti le false opinioni dei dotti "ufficiali", ai quali dobbiamo solo riconoscere, in genere, il merito di una certa franchezza che troppo spesso manca ai teosofisti.
Per coloro che, fra questi ultimi, sono veramente sinceri noi non desideriamo altro che illuminarne il più gran numero possibile, poiché sappiamo che vi è molta gente la quale, entrata nella Società Teosofica per semplice curiosità o perché non aveva altro da fare, ignora tutto della sua storia e quasi tutto dei suoi insegnamenti, e costoro forse non hanno subito tutti la deformazione mentale che alla lunga risulta inevitabile, frequentando un simile ambiente.
Ci resta da aggiungere solo questo: se non siamo di quelli che amano parlare "in nome della Scienza" e che mettono la "ragione" al di sopra di tutto, ancor meglio non pretendiamo di parlare "a nome della Chiesa", tanto più che non avremmo alcuna qualificazione per farlo; se alcuni teosofisti hanno supposto una cosa del genere (e la conferenza su La Chiesa e la Teosofia sembra indicarlo) è bene che si ricredano. Del resto, noi riteniamo che anche i loro contraddittori ecclesiastici non lo abbiano mai fatto e che abbiano potuto parlare o scrivere solo a titolo personale; la Chiesa, per quanto ne sappiamo, è intervenuta solo una volta per condannare il teosofismo e dichiarare formalmente che "queste dottrine sono inconciliabili con la fede cattolica" 7.
In ogni caso, da parte nostra, il comportamento assunto in merito, a ciò che sappiamo essere un errore, ed un errore pericoloso per la mentalità contemporanea, è stato da noi adottato in maniera del tutto indipendente; non ci associamo ad alcuna campagna organizzata, né vogliamo sapere neppure se ne esistono e non permettiamo a nessuno di dubitarne neanche un po'. Se i teosofisti vogliono conoscere i motivi di tale nostro comportamento, possiamo loro assicurare che non ve n'è altri che questo: traducendo ed applicando, meglio di quanto fanno loro, il motto indù di cui si sono audacemente appropriati, noi riteniamo che "non vi è diritto superiore di quello alla verità" 8.
Note
1. La Nouvelle Théosophie, di P. de Grandinaison, p. 54.
2. Le Procès de Madras, p. 41.
In quegli anni esistevano delle "Società Teosofiche Nazionali" nei seguenti paesi: Inghilterra, Scozia, Francia, Belgio, Olanda, Scandinavia, Danimarca, Austria, Boemia, Ungheria, Svizzera, Italia, Russia, Finlandia, Stati Uniti, America Centrale, India, Australia, Nuova Zelanda, Africa del Sud.
La Spagna e l'America del Sud contavano dei gruppi meno importanti o meno organizzati, diretti da "agenti presidenziali".
D'altronde, sembra che il numero dei teosofisti sia cresciuto considerevolmente da dopo la guerra; oggi si pensa che sia arrivato perfino a 50000; al recente congresso di Parigi erano rappresentate trentatré nazioni.
(n.a.) Attualmente la Società Teosofica conta 33 sezioni dette "Società Teosofiche Nazionali"; ed eccone l'elenco così come figura sul Bulletin Théosophique: Stati Uniti, Gran Bretagna, India, Australia, Svezia, Nuova Zelanda, Olanda, Francia, Italia, Germania, Cuba, Ungheria, Finlandia, Russia, Cecoslovacchia, Sudafrica, Scozia, Svizzera, Belgio, Indie Olandesi, Birmania, Austria, Norvegia, Egitto, Danimarca, Irlanda, Messico, Canada, Cile, Argentina, Brasile, Bulgaria, Islanda, Spagna, Portogallo, Galles.
3. Conferenza del 6 marzo 1921, tenuta nella sede della Società Teosofica da Georges Chevrier.
L'autore è attualmente a capo della "sezione esoterica" parigina, cosa che fa assumere una certa importanza alle sue affermazioni.
(n.a.) Abbiamo già visto che Georges Chevrier ha abbandonato, nell'ottobre del 1922, la direzione della "sezione esoterica" parigina; in tale funzione è stato rimpiazzato dalla sig.na Aimée Blech, sorella del segretario generale della "Società Teosofica Francese".
4. Genn.-febb., marzo-aprile, maggio-giugno e luglio-agosto 1921.
5. (n.a.) - La Revue de Philosophie non deve essere confusa con la Revue Philosophique, organo universitario; richiamiamo l'attenzione su tale differenza perché un teosofista è incorso di recente nella detta confusione ed a causa di ciò ha creduto di dover riscontrare una sorta di incompatibilità fra la pubblicazione del nostro studio su una tale rivista e la nostra poca considerazione per la "scienza ufficiale"; se fosse stato meglio informato, avrebbe potuto rendersi conto che non esisteva nulla di contraddittorio: la Revue de Philosophie non ha alcun rapporto con gli ambienti ove la cosiddetta "scienza ufficiale" è in onore.
6. L'église et la Théosophie, p. 8.
7. Decisione della Congregazione del Sant'Uffizio, 19 luglio 1919: Acta Apostolicae Sedis, 1 agosto 1919, p. 317.
Questa decisione è stata commentata da Padre Giovanni Busnelli in un articolo intitolato Teosofia e Teologia, pubblicato nella rivista Gregorianum, genn. 1920, e di cui una traduzione francese è apparsa nella Documentation Catholique, 10-17 sett. 1921.
8. (n.a.) Dal momento che le insinuazioni nei nostri riguardi, da noi rilevate nella conferenza di Georges Chevrier su La Chiesa e la Teosofia, da allora si sono ripetute a più riprese, e dato che sono state riprese ancora ultimamente in forma esplicita, teniamo ad affermare ancora una volta la nostra completa indipendenza e riteniamo sia il caso di indicare in maniera più esauriente le nostre reali intenzioni nello scrivere la presente opera.
La prima ragione, il cui valore può essere compreso con più immediatezza da tutti, è quella che abbiamo enunciato chiaramente: scorgendo nel teosofismo uno degli errori più pericolosi per la mentalità contemporanea, abbiamo ritenuto utile denunciarlo, proprio nel momento in cui, in seguito allo squilibrio provocato dalla guerra, esso acquistava una estensione che non aveva mai avuto fino ad allora; d'altronde, un po' più tardi abbiamo fatto la stessa cosa con lo spiritismo.
Tuttavia vi è anche una seconda ragione che per noi aveva un'importanza particolare e che rendeva questo lavoro ancora più urgente, e cioè: dal momento che ci proponevamo di esporre in altri studi le autentiche dottrine indù, giudicavamo necessario dimostrare innanzi tutto che queste dottrine non hanno niente in comune con il teosofismo, le cui pretese, a tale riguardo, come abbiamo fatto rilevare, sono troppo spesso accettate dai suoi stessi avversari; per fare luce sulle confusioni che, come sapevamo, esistevano nel mondo occidentale era necessario respingere il più nettamente possibile ogni solidarietà con questa fraudolenta contraffazione che è il teosofismo.
Aggiungiamo anche che l'idea di questo libro ci era già stata suggerita da tempo da degli Indù, i quali ci hanno anche fornito una parte della documentazione; così, a dispetto di tutto quello che potrebbero pretendere i teosofisti, i quali hanno naturalmente il più grande interesse a causare confusione in merito al vero punto di partenza di un'offensiva come questa, né la, Chiesa né i "Gesuiti" c'entrano proprio per niente e tantomeno una qualunque altra organizzazione occidentale.
Da:
http://www.loggia-rene-guenon.it/Sito/Guenon/Bibliografia/Libri/Testi/Teosofismo/Prefazione.htm



Articolo pubblicato nella rivista LexAurea29,

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