POSSIBILI VIE PER LA VERITA'
 

Bindu


 

 

Premessa:

La riflessione che oggi si vuole portare all’attenzione, concerne la “Via teologica” .  Mi sembra opportuno però dover dare almeno un cenno alle definizioni sopra espresse, affinchè quanto dirò possa assumere ed avere un corpo unico secondo i miei intendimenti, personali e propri anche quando riporterò passi d’autori, al fine di ricercare una “via” per la “Verità”. La “Verità” di cui si vuole parlare ritengo essere “il Grande Artefice dei Mondi”, “il Grande Architetto dell’Universo”, in ultima analisi e/o più semplicemente “Dio”. Ossia l’Essere dal quale Tutto è scaturito e, quindi, le “Vie” che ci permettono di incontrarlo, scoprirlo e forse in parte conoscerlo, anche attraverso i Suoi attributi e/o le Sue manifestazioni. Asserzione fondamentale è pertanto l’ammissione, o meglio, l’accettazione della “Causa Prima”:

Dio.

A- concetto di scuola iniziatica.  Per scuola iniziatica dobbiamo intendere tutte quelle dottrine intese a svelare agli iniziati e attraverso un linguaggio esoterico (noto solo agli adepti) l’essenza del Dio creatore, dell’Universo, e dell’Uomo, indicando il processo evolutivo ed involutivo dell’azione della vita universale. In tali scuole, qualunque siano i linguaggi adoperati (alchemico, cabalistico, ermetico, “speculativo”, ecc.), l’Uomo e il suo Creatore, sono intesi su “sistemi analogici” e come il Tutto è parte della più elementare singola cellula, anche questa è parte del Tutto e ne spiega l’essenza stessa.  Noto a tutti noi è l’assioma: “come in alto così in basso” della tavola smeraldina dell’abbate Trismegisto.

Le scuole iniziatiche sono state pertanto le “vie” oserei dire classiche per conoscere l’uomo e la sua natura, in rapporto al creato e quindi al suo Creatore.

Oggi si pongono come “alternativa” per l’uomo che ricerca la verità ma sfugge alla logica fideista di chiesa o meglio alla strutturazione di qualsiasi Chiesa e/o al suo primato.

B- concetto di scienza.

Tale concetto lo si analizzerà secondo le due sotto sezioni:

·        B.1) Scienza, dal latino Scientia;

·        B.2) Scienza dal latino Scire.

La prima è etimologicamente un complesso ordinato di cognizioni dipendenti da principi certi, ove la forma scientifica è frutto dell’intelletto e dà modo al pensiero di potersi orizzontare in mezzo alle infinite “varietà dell’apparenza”, attraverso il tempo o ordine di successione, e dello spazio che ha il compito di ordinare le cose pre-esistenti e di stabilire i rapporti tra gli eventi analizzati. Si potrebbe anche dire con la filosofia classica che “ogni fenomeno ha una causa e un effetto”.

Non è compito quindi della scienza analizzare “Dio” ne tanto meno indicare una Via per dimostrarlo e/o conoscerlo. Tutto è pertanto rapportato al singolo scienziato che può essere credente o non credente!  Nel senso di scire, cioè sapere, la scienza è soggettivamente lo stato dello spirito che possiede la verità; non sapere per fare ma sapere per sapere. Questo è il campo delle scienze morali che si occupano dei fenomeni e delle leggi del mondo spirituale, avente per scopo la conoscenza dell’uomo e analogicamente di “Dio”.

C- concetto di teosofia.

Alla lettera , la teosofia, è la ricerca relativa agli aspetti e ai problemi del divino, impostata su basi scientifiche o filosofiche.  E’ di fatto una dottrina filosofico-religiosa risalente al XVII sec. che tende a combinare la conoscenza mistica con l’indagine scientifica, ove per indagine scientifica, secondo me, si deve intendere il concetto di “Scienza dello Spirito”.

Più specificatamente la dottrina ,

propugnata dalla società teosofica, si basa

sul concetto che tutte le religioni del mondo

conservano soltanto residui parziali di

un’unica verità divina conosciuta nelle varie

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epoche da un numero ristretto di grandi iniziati (avatar), i quali non ne avrebbero divulgato che gli aspetti conformi alle condizioni culturali del momento e dell’ambiente storico.

Nella dichiarazione dei principi della Società Teosofica, si legge: “… è composta da studiosi appartenenti a qualsiasi religione del mondo o a nessuna… (omissis)… con il desiderio di rimuovere gli antagonismi religiosi e di attrarre gli uomini di buona volontà , qualunque siano le loro opinioni religiose e dal desiderio di studiare le verità religiose, nonché di condividere con gli altri i risultati dei loro studi. … (omissis)…”.  La Verità è intesa come “una ricompensa alla quale si mira, non come un dogma che si deve imporre con autorità”.  D- concetto di teologia.

Per teologia, secondo la definizione che ne dà il Devoto-Olii, deve intendersi l’attività speculativa che ha per oggetto la divinità, con particolare riferimento alla religione cristiana. Essa affronta lo studio della natura, dell’essenza, degli attributi e delle manifestazioni di Dio. Fondata sulla “rivelazione” è condotta a sistematicità in modo particolare da San Tommaso D’Aquino, per mezzo degli schemi offerti alla speculazione intelletiva della logica e dalla metafisica aristotelica. Essa si occupa altresì dei doveri dell’uomo nei suoi rapporti con Dio , con la società e con gli altri individui.

Per completezza qui aggiungerò, che essa interpreta i dati della fede con gli strumenti culturali del proprio tempo, ma è bene ricordare che mentre l’interpretazione è sempre fallibile ed assume un carattere di provvisorietà, il dogma è oggetto di fede.

La via teologica

(Quanto diremo, è liberamente tratto da “ il nuovo dizionario di teologia” a cura di Giuseppe BARBAGLIO e Severino DIANICH, ed. PAOLINE).

In queste righe ci occuperemo della natura e del metodo della teologia sistematica: la così detta teologia Dogmatica.  E’ molto difficile cominciare con il concetto della teologia come intellectus fidei, o scientia fidei, o scienza della rivelazione. Il problema sta proprio nel determinare il significato esatto di fides e di intellectus (o scientia) e dei loro precisi rapporti in teologia. Altro è p. es. l’intellectus della bibbia e della tradizione patristica, altro è l’intellectus di s. Tommaso (e di Aristotele), altro ancora il Denken o il Verstehen di Heidegger. Altro significa la scientia della bibbia e dei padri, altro la scientia di s.  Tommaso e di Aristotele, altro ancora la scienza nelle prospettive moderne: storico critica, fisico matematiche, neopositivista.  Pertanto ci sembra preferibile partire da una definizione di teologia molto larga e ancora indistinta: la teologia è un certo approfondimento superiore, anche raziocinativo, della fede: superiore a quello volgare.

La fede è pertanto il punto di partenza della teologia.

Concetto di fede.

Nel Vecchio Testamento, la fede si presenta essenzialmente legata all’alleanza; il che comporta il preciso riferimento a quanto Dio ha già realizzato nel passato e realizzerà nel futuro. Essa è dunque riconoscimento dell’agire storico di Dio, è lode per i grandi fatti compiuti; nel presente è fedeltà, alleanza che comporta ubbidienza e timore; per il futuro è fiducia e speranza.  Nel Nuovo Testamento i concetti di fede, credere, appaiono con maggior frequenza e con più decisiva centralità che nel “V.T.”, espressa con termini traducibili quali “credere in, credere che” significanti proprio il “ritenere vero”.

In Paolo la fede è vista prevalentemente come confessione dogmatica; ma è oggetto di un’esplicita riflessione, della quale ricordiamo i temi: fede e opere; fede e legge; fede e giustificazione.

Il legame tra fede e amore assume un’accentuazione caratteristica in Giovanni.  Per lui, credere in Gesù significa infatti riconoscerlo come rivelatore dell’amore di Dio, accogliere questo stesso amore e corrispondervi con un amore che si esprime e si comprova nell’amore del prossimo.  In questo quadro la fede si ripropone come ubbidienza, come retto camminare, come conoscere, che include con la nuova comprensione di sé e della propria cecità, la rinuncia alle pretese del proprio orgoglio come decisione e impegno, e in ultima sintesi, come dono.

Per fede soggettiva si intende inoltre la fede come atto e atteggiamento abituale del credente per cui, a causa dell’autorità di Dio che rivela, uno si abbandona a lui, liberamente prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà.

Per fede oggettiva, o fede come contenuto, si intende l’insieme delle realtà oggettive come proposte dalla chiesa (cattolica) attraverso i mezzi e le vie in essa ritenuti a ciò legittimi; ciò comporta da parte del credente un’adesione in modo almeno globale a ciò che dalla chiesa è proposto, in quanto ciò che viene prospettato è ritenuto vero, proprio in virtù del suo atteggiamento di credente.

I grandi modelli storici della teologia.  Nonostante le varie correnti all’interno di ogni modello principale e le varie sfumature che ognuna comprende, sembra che questi modelli storici possano, tutto sommato, ridursi a tre: quello gnostico-sapienziale della bibbia e dei padri; quello incentrato sull’ideale entitativo metafisico delle cose rivelate sulla scia, almeno pratica, del concetto aristotelico della scienza, concretizzato nella sua dialettica e nella sua metafisica: modello che fu proprio della grande scolastica, della seconda scolastica speculativa (postridentina) e della neoscolastica tomista; quello apologetico storico delle fonti, imperante fino al Vat. II.  Modello gnostico sapienziale della tradizione biblico patristica e alto medievale.

Si tratta di un sapere-atteggiamento, o sapere-sentire religioso superiore o totalizzante che dà all’uomo di percepire rettamente, giudicare e regolarsi in ogni cosa e con ciò stesso gli dà la perfezione e la beatitudine, in quanto è possibile quaggiù.

Punto fondamentale non è la conoscenza puramente concettuale e oggettiva distaccata ma si preoccupa del problema umano globale e concreto della beatitudine dell’uomo, della sua perfezione totale, della salvezza di colui che hic et nunc si accinge a quella ricerca. E’ un atteggiamento complessivo, in cui intervengono affetto, volontà, concetto, raziocinio, intuizione, ed anche, eventualmente, atteggiamenti molto concreti, di saper fare, di operare, del modo di comportarsi.

Questo modello, può suddividersi in “ideale gnostico ebraico” e “ideale gnostico sapienziale cristiano in genere”.  limiti, soprattutto dopo l’esperienza scolastica moderna e contemporanea, sono:

·        deficienze storico critiche nella lettura della bibbia e nel modo d’usarla in teologia;

·        la grande scolastica del sec. XVIII, e specialmente s. Tommaso, ha reso palese il limite che la teologia realizzata dai padri e nel primo medioevo ha nel campo dell’elaborazione ontologica metafisica del dato rivelato;

·        il pericolo effettivo è al limite di non distinguere abbastanza le componenti e i livelli: natura-soprannatura (fede-ragione, filosofia-teologia); intuizione-ragione; affetto-ragione; ascesi, mistica-teologia razionale.

. Modello scolastico

Varie le correnti in tale modello che andrebbero distinte anche dai periodi storici, con varietà anche notevoli di accentuazioni e di concretizzazioni del proprio ideale teologico.

Sinteticamente può dirsi che l’essenza del modello scolastico è caratterizzata da due tratti che si implicano l’un l’altro.  1° il fatto che l’approfondimento superiore del dato di fede diventa, il luogo primario e sempre più esclusivo, rispetto alle altre componenti tradizionali della ricerca gnostico sapienziale, 2° l’accettazione, come paradigma del lavoro teologico, del concetto di scienza quale fu storicamente elaborato da Aristotele, principalmente in alcuni suoi punti.

Gli scolastici insistono sul fatto che la realtà della fede, ed anzitutto i misteri, solo analogicamente possono essere inclusi negli schemi strutturali e nelle leggi dell’essere accessibili alla sola filosofia. Cautela, questa, nella quale appunto consiste il lavoro teologico. Strumento per eccellenza diventa l’aristotelismo, corretto e cristianizzato. Cristianizzazione che comunque non fu uguale in tutte le epoche e in tutte le correnti della scolastica.  Influenze si ebbero dal neoplatonismo, da altri padri (s. Agostino) e infine dalla corrente francescana ove la più antica, in special modo, rimase filosoficamente aristotelico agostinizzante e neoplatonizzante, con posizioni nettamente eclettiche in punti particolari.

I limiti sono:

·        viene spinto al sommo grado, nell’ambito dell’ortodossia cristiana, non solo l’impegno

I

di vedere la razionalità della fede, ma anche quello di marcare la distinzione dei gradi e dei metodi : filosofia, teologia, vita spirituale e mistica, vita cristiana operativa.  E’ in questo ideale della teologia che in germe vengono implicate uno spostamento radicale della ricerca teologica del piano storico, salvifico religioso, affettivo volontario ed operativo al piano ontologico, essenzialista dialettico, metafisico, idealmente aprioristico delle cose della rivelazione medesima;

·        la separazione che storicamente si avverò dalla scolastica in poi, tra teologia da una parte e vita spirituale, liturgica, mistica, pastorale operativa dall’altra.

·        L’esclusione dalla teologia della prospettiva storico salvifica e sinbolista .  . Il modello positivo scolastico.  La cultura moderna è nata alla fine del medioevo in clima di forte reazione al metafisicismo; essa si è rinchiusa nell’immanentismo, nello storicismo, nell’empirismo, nel soggettivismo, nel relativismo, nel funzionalismo e, da ultimo per ora, nel prassologismo, anzitutto sociopolitico. Ai quali “ismi” la recente ermeneutica presta lo strumento adatto per ridurre tutta la realtà al punto di vista che è stato ogni volta prescelto. E’ tutto il dramma della cultura moderna nel suo insieme. Man mano che questa mentalità si sviluppava la teologia ne risentiva i contraccolpi! Il modello positivo scolastico nasce, quindi, dal riconoscimento impostole dalla cultura moderna: che la scolastica aveva avuto contatto insufficiente con la scrittura e la tradizione patristica. Perciò essa introdusse molto più densamente nella problematica teologica la prospettiva concreta temporale della continuità storica e dell’omogeneità tra ciò che si legge nella Scrittura ed era noto nell’antica chiesa e ciò che oggi si insegna. Si profila cosi al primo piano il problema dell’evoluzione dei dogmi, delle dottrine e delle istituzioni che non poteva certo essere risolto mediante la sola dialettica e la sola metafisica di tipo aristotelico, ma richiedeva di per sé un severo impiego del metodo filologico, storico, critico e l’ammissione, almeno pratica, di questo tipo di ricerche al rango di scienza. Penetravano così in teologia uno squarcio di concreta temporalità e l’idea di evoluzione.

Il limite di tale modello fu in primo luogo che essa non si dimostrò all’altezza dello scopo prefissatosi; in secondo luogo, il contatto con la Scrittura e la tradizione patristica è ancora del tutto insufficiente in quanto ancora troppo ristretto, dominato dalla preoccupazione apologetica. Questo pone in tentazione non solo di scegliere arbitrariamente o troppo ristrettamente i testi e di leggervi dati ed esplicitazioni non contenutivi, ma, soprattutto, di non tenere conto di altri punti di vista e di immense ricchezze contenute di fatto ad uso anzitutto dei credenti nei testi medesimi, per il semplice fatto che i protestanti o i tradizionalisti o i modernisti non vi badavano.

. La teologia contemporanea.

Per quanto concerne la teologia contemporanea, i suoi indirizzi, i metodi, e le vie che sta percorrendo, preferisco rinviare l’interessato e, di rimando l’ascoltatore, al testo citato, in primo luogo perché l’argomento è tanto vasto e complesso, con implicanze antropologiche, critico storiche e filosofiche, per i quali occorrerebbe una trattazione specifica e in secondo luogo in quanto ritengo il testo citato, fonte inesauribile per uno studio globale da cui poter successivamente approfondire le specificità. Qui diremo solamente che le implicanze di cui parlavo di fatto costituiscono tre distinte branche della teologia contemporanea.  . Conclusioni.

Anche la teologia, pertanto, si pone quale strumento superiore per interpellare, conoscere e quindi scoprire Dio, la Natura, l’Uomo. I suoi strumenti base sono i documenti che ritroviamo sotto la denominazione di Vecchio e Nuovo Testamento, dai quali trae le sue asserzioni con il linguaggio del tempo in cui parla, utilizzandone le metodiche e le conoscenze acquisite. Ammette comunque come asserzione prima che Dio non solo esiste ma interviene con disegni propri, nella storia dell’uomo, facendosi carico degli errori di questi attraverso Suo Figlio, Gesù Cristo. Ricava dai libri menzionati, regole comportamentali e atteggiamenti propri dell’uomo in rapporto a Dio e in rapporto ai suoi simili. E’ una via, il cui accesso è aperto non solo a chi appartiene alla chiesa ma anche a tutti coloro che ricercano una “via” per la Verità e che intendono andare oltre la conoscenza “volgare”.

 

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