Osservazioni sull’esoterismo massonico

A.D'Alonzo


 

                 1. Breve storia della Massoneria Speculativa Moderna.



 

Le origini della Massoneria sono molto controverse. Probabilmente, la Massoneria Speculativa (detta anche Massoneria Moderna) nasce con la stessa corrente Rosacruciana, con i due manifesti- Fama Fraternitas (1614) e Confessio, (1615) - che circolavano nella Germania del nord all’inizio del Seicento e con l’opera scritta, da J. V. Anreae, Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz (1616). I Rosacroce, storicamente, non furono una vera e propria istituzione esoterica, anche se produssero una sterminata letteratura incentrata su di loro. La stessa caratteristica di segretezza estrema della corrente, rende impossibile sapere qualcosa di preciso sulla loro storia. Si deve aggiungere- per fare chiarezza- che tutte le scuole contemporanee che si rifanno alla presunta filiazione con la R+C secentesca, sono completamente prive di validità e legittimità tradizionale. Non esiste nessuna scuola Rosacruciana contemporanea, che possa rivendicare la filiazione con la R+C secentesca. Verosimilmente, gli autentici Rosacroce non ebbero mai templi, luoghi di riunione o veri e propri rituali: con quest’espressione s’indicava uno stato dello spirito, non un’appartenenza (del resto, esiste oggi un grado “Rosacroce” nella Massoneria degli Alti Gradi, più precisamente nel R.S.A.A.).

Si deve anche tracciare una distinzione tra Massoneria Operativa e Massoneria Speculativa. La Massoneria Operativa- ormai estinta- si poneva in un rapporto di continuità tradizionale con le antiche corporazioni di costruttori medievali e con i collegia fabrorum dell’Impero Romano. Queste corporazioni di mestiere si tramandavano i segreti dell’”arte muratoria” per costruire chiese e cattedrali. Le caratteristiche fondamentali delle corporazioni dei liberi muratori medievali erano la segretezza e la gradualità dell’apprendimento. Si costruirono i primi luoghi di riunione, dove si tramandavano i segreti per la costruzione delle cattedrali, denominate “logge”. I gradi originariamente erano tre: Apprendista, Compagno d’armi, Maestro. Intorno alla metà del Seicento- in coincidenza con la fantomatica apparizione dei manifesti rosicruciani- diversi esoteristi, seguaci e studiosi dell’esoterismo neoalessandrino e della Qabbalah ebraica, iniziano ad entrare come “accettati” nelle corporazioni di mestiere. Gli “accettati”, in altre parole, non erano né muratori, né architetti, ma semplici cultori dell’esoterismo che entravano nelle logge per impadronirsi dei presunti segreti templari (i templari avevano assimilato molte dottrine a contatto con i sufi, durante i loro viaggi in Terra Santa). Il passo è breve: all’inizio del Settecento, la Massoneria è divisa tra Massoni Operativi (muratori ed architetti veri e propri) e Massoni Speculativi (filosofi ed esoteristi, che non hanno mai praticato in vita loro il mestiere di muratore).  Da lì a poco, l’antica Massoneria Operativa scomparirà del tutto, cedendo ruolo e posto alla moderna Massoneria Speculativa.

 

I primi documenti speculativi si denominavano “Costituzioni manoscritte della Massoneria” e contenevano due manoscritti appartenenti all’antica Massoneria Operativa (il Regius ed il Cooke). Si tracciano due tipi di genealogie mitiche, che delimitano l’insegnamento e la stessa tradizione esoterica. Il primo si chiama “storia antica breve” e narra le vicende e gli insegnamenti segreti di Euclide. Il secondo si chiama “storia antica lunga”, risale fino al diluvio universale e narra della storia di Jabal, il primo maestro costruttore, che avrebbe trasmesso i segreti dell’arte muratoria in lamine d’oro.  In seguito, questi segreti sarebbero stati trasmessi da Abramo a Euclide, fino agli egizi. I segreti sarebbero, infine, ritornati agli ebrei, finalmente in grado di costruire il Tempio di Salomone. Dopo la distruzione del Tempio, i segreti sarebbero passati nelle mani dei cristiani.

 

La lenta trasformazione della Massoneria da Operativa a Speculativa condusse, infine, alla nascita della vera e propria Massoneria Moderna. Il 24 giugno del 1717 si costituisce la Grande Loggia di Londra, dall’unione di quattro Logge londinesi. Nello stesso anno, il pastore presbiteriano James Anderson (1684-1739) stila le Costituzioni, documento suddiviso in quattro parti: a) la solita genealogia mitica che fa risalire l’arte massonica al tempo di Noé e a quello di Hiram Abiff; b) l’enunciazione degli charges (“doveri”); c) un regolamento di Loggia; d) i rituali per i primi tre gradi della Massoneria c.d. “Azzurra” (Apprendista, Compagno, Maestro).

 

Nel primo decennio del Settecento si verifica dunque un fondamentale cambiamento nella neonata Massoneria Moderna: gli “accettati” sono diventati maggioranza, mentre gli ultimi “operativi” sono emarginati in Logge di periferia, prima di scomparire del tutto. La Massoneria Moderna si presenta adesso interamente come Massoneria Speculativa, formata prevalentemente da esoteristi e filosofi. Tuttavia, contrariamente a quanto si potrebbe credere, ben lungi dall’essere un arricchimento dottrinale e spirituale, la definitiva affermazione della Massoneria Speculativa ai danni di quella Operativa, si rivela alla fine un grave danno. Certamente gli esoteristi (“accettati” della prima ora, successivamente ribattezzati “speculativi”) apportano un considerevole ampliamento del bagaglio dottrinale, contribuendo a far convogliare nella tradizione muratoria alcuni elementi apparentemente eterogenei, ma perfettamente in grado di rientrare nei capisaldi di quest’ultima. Il vero errore, però, non è tanto da ricercare nell’estensione delle conoscenze apportate dagli “accettati” (quest’ultimo al contrario, deve essere ritenuto un punto a favore), quanto nell’indebita apertura a membri estranei alla tradizione originaria delle corporazioni di mestiere. Per essere ammessi nella Massoneria Moderna non è più necessario essere muratori o costruttori di mestiere: chiunque- purché di sesso maschile, in possesso di un’appropriata forma mentis (ribattezzabile secondo l’espressione “qualificazioni iniziatiche”) e, di conseguenza, di un’irreprensibile condotta etica- può divenire Massone. Chiunque, purché “onesto e di buoni costumi, non ateo, rispettoso delle leggi dello Stato” è “tegolabile”. In altre parole, con gli inizi della moderna Massoneria Speculativa, l’etica prevale sulla Conoscenza, l’attitudine comportamentale sul livello di realizzazione spirituale. Gli esoteristi hanno introdotto nella Massoneria Moderna dottrine segrete; ma, entrando in gran numero surrettiziamente nella Corporazione senza possedere le corrette qualificazioni iniziatiche legate all’esercizio del mestiere, hanno contribuito a snaturarne la tradizione. Una volta violate le regole d’ingresso, qualunque persona istruita poteva ambire ad entrare nella Massoneria Speculativa: anche i filosofi dei Lumi. 

 

Infatti, nelle Costituzioni ci troviamo di fronte ad una serie d’enunciati difficilmente compatibili: in particolare stupisce il richiamo al segreto ed all’esoterismo coniugato con il deismo illuminista, addirittura eletto a “religione su cui tutti gli uomini sono d’accordo”. Se ci si richiama all’esoterismo si deve avallare una concezione élitaria della conoscenza: l’egualitarismo può trovare spazio nell’etica, all’interno della Legge Morale kantiana, non nella gnosi. Non vi sarebbero grosse difficoltà teoretiche qualora si volesse proclamare il principio verticistico ed assiologico della Conoscenza esoterica, condividendo, al contempo, la legge morale naturale, postulata nella sua dimensione universale ed antropologica. Il problema è quando si rimane sullo stesso piano gnoseologico dove egualitarismo ed élitarismo non possono coesistere, salvo subordinare il primo al secondo, considerando la Verità una rivelazione progressiva, una ricezione variegata secondo il livello dottrinale e spirituale dell’iniziato. Ma non è questo il caso della Libera Muratoria, dove il deismo ha la stessa dignità dottrinale della gnosi.[1]

Le Costituzioni, per la verità, dovettero risultare, a molti Massoni, troppo sbilanciate verso il razionalismo illuministico, tanto che vi furono all’epoca due scissioni: quella degli Antients e quella dell’Arco Reale (famosa per aver introdotto la dottrina del duplice nome di Dio: accanto al tradizionale Jehovah, l’acrostico Jah-bel-On, sintesi del semitico Jahveh, del caldeo Baal e dell’egizio On).

 

Nel 1736, Andrè Michel de Ramsay (1686-1743), pronunciando il suo primo ed unico Discours, introduce gli Alti Gradi nella tradizione muratoria. Anche il terzo grado della c.d. Massoneria “Azzurra”, del resto, è stato introdotto soltanto dal 1724. Ramsay- allievo e segretario degli importanti mistici quietisti francesi Fénélon e Madame Guyon- nel tentativo di diffondere la Massoneria presso la nobiltà francese, si richiama ad un’improbabile (dal punto di vista storico, almeno) origine templare. In particolare, il mito tramandato da Ramsay racconta che durante la persecuzione dei Cavalieri del Tempio operata da Filippo il Bello nel Trecento, alcuni Templari sarebbero approdati in Scozia, collegandosi e confluendo nelle fila della Massoneria locale. Ai tre gradi della Massoneria “Azzurra”, Ramsay aggiunge dunque altri gradi d’origine cavalleresca, creando lo “Scozzesismo” (da cui trae ispirazione il barone von Hund, fondatore del sistema massonico denominato “Stretta Obbedienza”).

Intanto, in pieno settecento, inizia a delinearsi un altro contrasto (dopo la distinzione iniziale tra “Operativi” e “Accettati” o “Speculativi”) nella Massoneria Speculativa moderna. Si fronteggiano e si confrontano due correnti: la prima si richiama all’eredità dei Lumi ed al razionalismo (c.d. corrente “fredda”), la seconda alla tradizione esoterica rinascimentale ed alla philosophia occulta medievale (c.d. corrente “calda”).

 

La vittoria dei seguaci della corrente “calda” sugli esponenti della corrente “fredda”- in altre parole, della Massoneria degli “alti gradi” su quella “Azzurra”- avvenne a Lione nel 1778 ed a Wilhemsbad nel 1782. Purtroppo, come vedremo, non si tratterà di una schiacciante e definitiva vittoria, ma soltanto di un’affermazione parziale. Intanto, però continuano a proliferare nuovi sistemi massonici dedicati agli “alti gradi”. Ricordiamo, l’Ordine degli Eletti Cohen, creato da Martinez de Pasqually (1727-1774) (“martinezismo”); l’Ordine dei Cavalieri Beneficianti della Città Santa o Rito Scozzese Rettificato (composto dalle Logge simboliche di Sant’Andrea, dalle logge simboliche di San Giovanni e dalle prefetture formate delle classi di Scudiero Novizio e di Cavaliere Beneficiante della Città Santa; sistema denominato “wllermozismo”, dal nome del suo fondatore Jean-Baptiste Willermoz); infine, il Martinismo, creato da Louis-Claude de Saint Martin, in seguito divenuto sistema esoterico indipendente dalla tradizione massonica.

Con l’arrivo della Rivoluzione Francese, la corrente “fredda” si prese la rivincita definitiva su quella “calda”: i figli del razionalismo illuminista riuscirono ad emarginare i Massoni esoteristi. Da questo momento, nella Massoneria Moderna, la corrente “fredda” diventa predominante.

Da ricordare, infine, che negli Stati Uniti, a Charleston, nel 1801, è stata fondata la versione definitiva dello “scozzesismo”: il Rito Scozzese Antico ed Accettato (R.S.A.A.).

 

 

 

                               2. Il Metodo Massonico.

 

 

 

Nelle Costituzioni di Anderson si menzionano alcuni principi come la legge morale naturale e « La religione in cui tutti gli uomini sono d’accordo», si proibiscono le discussioni sulla religione e la politica, si richiama la dottrina deista sulla necessità di credere « in un glorioso Architetto del Cielo e della Terra <…> qualunque sia la religione ed il suo modo di adorare». La “dottrina” della Massoneria Speculativa Moderna è tutta qui. Non si può mettere in discussione l’esistenza di un Creatore o di un Essere Supremo, ma ogni Fratello è libero di chiamare quest’Entità con il nome che preferisce, di professare qualsiasi fede (escluso, naturalmente, l’ateismo). Nella Massoneria Speculativa Moderna non esiste una vera e propria “dottrina”, ma un “metodo” fondato sulla libera discussione dei problemi da parte dei Confratelli. Ciascun membro può avere opinioni ben definite, ma ognuno deve imparare a metterle in discussione quando inizia il lavoro di Loggia, accettando la possibilità che esse possano risultare fallaci o corrette dalla sintesi delle opinioni scaturite dalla libera discussione (a cui non possono partecipare gli “Apprendisti”). Tutto può essere messo in discussione, secondo un procedimento che trae la sua origine dalla dialettica platonica, tranne la credenza nel Grande Architetto dell’Universo (nome neutrale, per indicare quell’Essere Supremo o quel Creatore, che le religioni positive possono chiamare con vari nomi) e la validità apodittica del metodo stesso. La verità in questo caso non è appannaggio degli esperti di turno in possesso di competenze specifiche: essa emerge come risultante delle singole opinioni. In pratica, si tratta di relativismo culturale vero e proprio. Determinando in maniera acritica e apodittica la ragione naturale come garante della risoluzione delle questioni filosofiche, spirituali o etiche, si mette tra parentesi le conoscenze specifiche dei singoli Fratelli. L’opinione del Fratello meno competente ha la stessa dignità teorica di quella del Fratello esperto in materia. La verità diventa così una variabile dipendente dalla sommatoria delle variabili indipendenti (la ragione naturale). Il relativismo culturale, applicato alla fede (deismo, come religione naturale fondata sulla ragione comune a tutti gli uomini), tende inesorabilmente a confluire in una forma di laicismo che non solo ripudia i dogmi ed i misteri della Chiesa Cattolica Romana, ma finisce per mettere subdolamente in discussione anche la plausibilità dell’Intuizione Noetica (eleggendo come fondamento assoluto la ragione naturale, si subordina, quando non si oblitera del tutto, l’Intelletto Attivo aristotelico, il Nous plotiniano).

 

In ogni caso, per il momento, la possibilità di una Conoscenza iniziatica è mantenuta, grazie- soprattutto- al terzo dei tre principi teoretici su cui si fonda il metodo massonico:

 

Secondo Massimo Introvigne, l’orizzonte filosofico in cui s’innesta la plausibilità del metodo massonico è strutturato da tre principi d’uguale dignità teoretica: epistemologico/realista, antropologico/antropocentrista, ed infine filosofico/spiritualista[2].

 

A)      Il primo epistemologico/realista si fonda sull’assunto cartesiano della possibilità di enunciare- data l’accertata “positività” ed indipendenza dell’uomo dal Mondo- delle affermazioni ragionevoli, fondate, in altre parole, sulla ragione naturale, comune a tutti gli uomini. Appare evidente la totale estraneità di questo principio dalle dottrine gnostiche ed iniziatiche. Anzitutto, la ragione naturale è avallata per petitio principii, senza alcun’indagine preliminare. Manca, in altre parole, una qualche Critica kantiana o nietzscheana della Ragione, in grado di verificarne, epistemologicamente, i costrutti logici o dialettici. Ma, fatto ben più grave, s’introduce una prima concessione al Verbo ugualitarista, azzerando le distinzioni fondamentali tra iniziati e profani, gnostici e uomini comuni. Se la ragione naturale assurge a principio discriminante della condotta soggettiva e collettiva, si mette in discussione lo stesso status ontologico dell’iniziazione. Tutti sono uguali, perché tutti posseggono la ragione naturale, il Massone come l’uomo della porta accanto. Ne consegue che perde valore la stessa ricerca iniziatica, lo sprone al perfezionamento interiore: l’uomo è già perfetto in natura, non c’è bisogno d’alcun addizionale “orpello folkloristico”. Inoltre, accogliendo questo primo principio, si presenta un’altra grave deformazione modernista. In ogni tradizione iniziatico-religiosa, il Mondo è visto come illusione sottesa al Divenire, regno di Maya, inganno percettivo che distoglie la mente dall’unitarietà del Micromacrocosmo attraverso una spessa caligine di molteplicità fenomeniche. La realtà è illusione: non è né vera, né falsa, ma presenta lo stesso status ontologico del mondo onirico. Il Mondo è equiparato ad un sogno incessante. Il compito dell’iniziazione è quello di svegliare il neofita, portarlo all’esterno della caverna platonica, indicargli il Sole, simbolo della Verità occultata sotto le molteplici datità fenomeniche della manifestazione. Riabilitare il Reale, regalargli plausibilità ontologica, è prettamente moderno, ma non ha nulla a che fare con la tradizione iniziatica.

B)      Il principio antropologico di tipo antropocentrico non è altro che l’affermazione della volontà di potenza prometeica e tecnocratica. Erroneamente l’homo tecnologicus opera il rovesciamento del micromacrocosmo nell’antropocentrismo: nel primo caso Dio (o G. A. D. U.) è al centro del paradigma (“Così in Alto, come in Basso”), nel secondo è l’uomo ad essere messo al centro del controparadigma, come volontà di potenza sulla Natura desacralizzata. Il principio antropocentrico è dunque, di per sé, quanto di più controiniziatico vi possa essere, perché l’uomo non può sostituirsi a Dio, come principio e causa finale di tutta la manifestazione. L’uomo è destinato ad essere un frammento del Tutto, ma la volontà faustiana, sovvertendo l’ordine cosmico, trasvaluta specularmente il Tutto come riflesso dell’uomo. Così l’uomo non è più una “semplice” e raffinata imago dell’Uno, del Principio della manifestazione: l’uomo diventa la fonte e la causa finale intorno a cui ruota tutta la Natura, il ritmo cardiaco dell’Universo. È difficile trovare un principio più controiniziatico e “satanico” (nel senso della sovversione dell’ordine naturale di tutte le cose) di questo, ereditato dalla filosofia occidentale, ma del tutto inadatto a rappresentare gli insegnamenti di un’Istituzione Iniziatica tradizionale, o che perlomeno continui a proclamarsi tale.

C)     Il terzo principio spiritualistico, secondo cui nel mondo e nell’uomo vi qualcosa di più di quanto cade sotto il dominio empirico dei sensi, è la vera ancora di salvezza della Massoneria, intesa come Scuola ed Ordine Iniziatico. Il principio non si limita a proclamare l’esistenza di una qualche forma di trascendenza, ma rivendica la possibilità di disvelare, metafisicamente, questo di «più», perfezionando, al contempo, la rinascita interiore- ciò che comunemente la tradizione religiosa occidentale assegna alla purificazione dell’anima- dell’iniziato. In altre parole, si tratta del principio della gnosi, che è, o dovrebbe essere, peculiare a qualsiasi Istituzione Iniziatica, ma che non ha nulla a che vedere con il metodo massonico. Mentre i primi due principi- epistemologico/realista e antropologico/antropocentrista- fondano perfettamente il metodo massonico, il terzo è del tutto eterogeneo ad esso. La possibilità della gnosi cade al di fuori dell’orizzonte applicativo del metodo massonico: la Conoscenza avviene attraverso la comprensione dei simboli, mediante il lavoro interiore, non è qualcosa che possa essere sottoposta ad una discussione comunitaria. Riteniamo, pertanto, che questo terzo principio filosofico/spiritualistico costituisca il cardine della tradizione iniziatica massonica, l’indispensabile fulcro sul quale deve arrestarsi la degenerazione “laicistica” della Massoneria Speculativa Moderna. Naturalmente, qualora questo principio dovesse essere assorbito od obliterato del tutto dal metodo massonico, la deviazione- dal punto di vista iniziatico- della Massoneria Speculativa Moderna risulterebbe irreversibile ed ineluttabile.

 

 

  

        3. Sullo Stato Attuale della Massoneria Speculativa Moderna.

 

 

 

Uno degli errori che più frequentemente può commettere il neofita, o il semplice curioso delle dottrine tradizionali, è quello di dimenticare, o ignorare completamente, la condizione di “malattia” spirituale in si trova l’era moderna. Si tende ad obliterare, tout court, che cosa siano i cicli cosmici, e come inevitabilmente comportino delle limitazioni e delle restrizioni sulle possibilità individuali. Si decontestualizzano così le forme tradizionali superstiti, sopravvissute al destino della tecnoscienza moderna, pretendendo che esse siano ancora prodighe d’insegnamenti segreti e di brividi esoterici da regalare ai propri affiliati. L’errore alternativo a questo stesso atteggiamento, si presenta come un rifiuto della forma tradizionale “regolare”- ma degenerata – che induce a cercare affiliazioni spirituali in conventicole che di esoterico non hanno assolutamente niente. Oltre agli indubbi pericoli di plagio e di manipolazione psichica e fisica, chi cade nella rete di questi nuovi movimenti magici o del “potenziale umano”, deve sapere che sul piano spirituale non otterrà alcunché. Sarebbe preferibile allora limitarsi a professare la propria forma exoterica, vale a dire la religione di nascita, piuttosto che cadere nelle braccia di chi fa dello pseudo-esoterismo. Del resto nell’iniziazione non vi sono autodidatti, perché per diventare iniziati, bisogna ricevere da altri, ciò che l’individualità profana non può possedere, ossia la trasmissione di un’influenza spirituale. Ma perché vi possa essere la possibilità di farsi ricettacolo della trasmissione spirituale, deve esserci a sua volta un membro dell’organizzazione iniziatica, regolarmente autorizzato a trasmettere il rito d’iniziazione. Ma è palese che l’influenza spirituale risiede nel rito, non nell’officiante che è solo un anello della catena iniziatica, più o meno cosciente o preparato. Sono cose che dovrebbero ormai essere chiare a tutti quelli che s’interessano al mondo della “Tradizione”: Guénon le ha ripetute ad iosa. Ma evidentemente continuano ancora ad essere oscure alla maggior parte dei critici moderni delle forme tradizionali occidentali. O meglio, dell’unica forma rimasta superstite nell’Occidente contemporaneo: la Massoneria. 

Dal punto di vista esoterico-iniziatico, è il rito che trasmette l’influenza spirituale, non colui che officia, sia quest’ultimo cosciente o no, di quello che sta trasmettendo. È l’influsso non-umano che si serve come di un medium, di colui che ha le qualificazioni per trasmettere l’iniziazione. Chi officia un rito tradizionale è solo un trasmettitore, che come ricorda Guénon, non può non effondere l’influenza spirituale che si serve di lui come anello passivo. Nel caso contrario, la perfetta erudizione su di un rito basterebbe ad assicurarne la legittimità: è un paradosso evidente, perché se così fosse allora basterebbe un qualsiasi egittologo per iniziare dei profani, per esempio, al culto di Iside. 

Colui che effettua un rito, purché regolarmente investito della sua funzione, può non capire nulla di quello che sta facendo, ed il rito sarà comunque legittimamente trasmesso. Allora per quanto i membri di un’Organizzazione Iniziatica, possano non comprendere più il senso dell’appartenenza tradizionale al loro Ordine, il ricollegamento con lo Spirito è assicurato dalla trasmissione rituale. Guénon citava, a questo proposito, l‘allegoria dell’“asino che porta le reliquie”, per ricordare come anche qualora un’Istituzione Iniziatica avesse tra le sue fila solamente degli iniziati virtuali, la trasmissione spirituale non per questo verrebbe meno, o si estinguerebbe. 

È necessario farsene una ragione: finché vi saranno dei riti ed il simbolismo tradizionale, la Massoneria Speculativa Moderna, pur certamente degenerata grazie all’ignoranza collettiva dei suoi membri, continuerà ad essere un’Organizzazione Iniziatica. L’ultima dell’Occidente.

L’iniziazione virtuale è il seme gettato nel terreno dell’individualità: se questa feconderà in un albero, allora il lavoro interiore del neofita avrà realizzato un’iniziazione effettiva. Se così non avverrà, l’individualità si fermerà allo stato dell’iniziazione virtuale, pur mantenendo però, la possibilità di trasmettere lo stesso seme o germe ad altre individualità. Proprio perché fecondato dal seme iniziatico, l’iniziato virtuale, che non ha potuto o saputo realizzare i “Piccoli Misteri”, può trasmettere l’inseminazione o la germinazione ad un terzo.

Ne consegue che bastano due iniziati virtuali a impedire che la degenerazione- ossia la Caduta Verticale in asse però con i Principi metafisici – diventi deviazione. Quando la degenerescenza si trasforma in deviazione, allora tutto è finito, e lo Spirito si ritrae dalla “lettera morta” dei vuoti cerimoniali, come il mare dalle sponde nella bassa marea.    

Abbiamo visto che la trasmissione dell’influenza spirituale è assicurata dalla continuità ortodossa dei riti tradizionali, a prescindere dal valore e dalle capacità intellettuali dell’officiante, ma non dalle sue qualificazioni particolari ad eseguire i riti. Lo Spirito non sempre richiede autocoscienza, soprattutto a livelli elementari: si pensi ad esempio, a tutti quei visionari “produttori” di fenomeni, che non sanno spiegarne le dinamiche sottese all’apparire. Ciò nonostante, chi recalcitrerà ad effettuare il lavoro interiore successivo all’iniziazione virtuale, non potrà aspirare a nulla di più che a ricoprire un ruolo di mero trasmettitore dell’influenza spirituale, ad essere semplicemente l’anello inconsapevole di una catena.  

La crescita iniziatica è nelle mani del singolo. L’influenza spirituale una volta ricevuta va vivificata, altrimenti lo stato sottile dell’iniziato rimane semplicemente un terreno arido e incolto, un terreno che non ha fruttificato. La responsabilità è allora individuale, la via è solitaria. Ovviamente come ricordavamo all’inizio, non si può ignorare quali siano le condizioni spirituali in cui versa l’era moderna, che limitano oltremodo gli aneliti individuali. Secondo la cosmologia indù, ci troviamo ancora nel Kali-yuga, nell’Era Oscura, dove si assiste ad una degenerazione collettiva di tutte le forme tradizionali, non solamente di quella massonica (si pensi ad esempio alla commistione del Buddhismo con la Newage, o all’integralismo islamico). Oltretutto, per le tradizioni artigianali o di mestiere le possibilità sono in partenza assai limitate, perché rimangono circoscritte al conseguimento dei “Piccoli Misteri”. Anche se proprio nello Scozzesismo si dovrebbe presentare, alla fine del cammino di reintegrazione nello “Stato dell’Uomo Primordiale”, un “gradino” iniziatico che permetta di passare ai “Grandi Misteri” (tuttavia, ricordiamo che la Libera Muratoria si arresta alla conoscenza dei “Piccoli Misteri”). 

Ma se le possibilità di realizzazione spirituale dell’iniziazione massonica, sono già in partenza più limitate, rispetto per esempio al Tasawwuf (esoterismo islamico), come è del resto per tutte le altre iniziazioni di mestiere, allora lo stato generale della Massoneria Speculativa Moderna non deve sorprendere. Jean Baylot, nel suo La Voie substituéè, fa risalire, giustamente, la degenerescenza della Massoneria, all’infiltrazione all’interno di essa di idee progressiste e utopiste, che mal si armonizzerebbero con gli assunti di una Società Iniziatica. Le idee d’uguaglianza ed evoluzione, in particolare sono in assoluto contrasto con la Tradizione iniziatica. Responsabili di questa corruzione della purezza originaria, sarebbero stati gli Illuminati di Baviera e il Carbonarismo.  

Patrick Geay, nel suo Tradizione e Massoneria, fa risalire la corruzione all’influenza nefasta della Rivoluzione Francese, che aveva tutto l’interesse ad appropriarsi dei simboli massonici in funzione del suo progetto utopico, incentrato sull’edificazione umanistica (non spirituale) di una società nuova. All’origine della caduta c’è quindi l’inizio della laicizzazione massonica da parte del razionalismo illuminista-giacobino.

Ma l’idea illuminista della storia è assolutamente antitetica con quella che ne ha la Tradizione (o “Filosofia Perenne”). Vediamo il perché. 

 

1)    Nella filosofia dei Lumi, all’origine vi è la barbarie ed il cammino storico dell’uomo è rischiaramento (aufklarung) e dominio delle forze cieche della natura. Nella Tradizione iniziatica all’origine c’è la Verità (Età dell’Oro), e la storia è corruzione e decadenza.

2)    Nell’Illuminismo l’azione del rischiaramento progressivo condurrà tutta l’umanità alla saggezza, alla felicità, ad una società giusta ed egalitaria. Nella Tradizione il sapere è elitario, e non potrà mai essere raggiunto e penetrato dalle masse profane. 

3)      La ratio illuminista eleva se stessa ad unico paradigma teoretico in grado di svelare gli arcani della natura. Nella Tradizione/Filosofia Perenne la ragione discorsiva è subordinata all’intuizione intellettuale ed alla conoscenza simbolistica, gli unici strumenti in grado di penetrare l’ordine metafisico.

4)      Nell’Illuminismo il cammino storico progressivo non è opera di alcuna legge divina, ma solo della ragione umana. Nella Tradizione, si parla di leggi cosmiche immanenti alla storia, che rivelano la Mente divina nelle vicende umane. Ne consegue che per i Lumi l’uomo è libero e padrone del suo destino, mentre per la Tradizione/Filosofia Perenne l’uomo può solo re-agire a ciò che accadrà. 

 

 

 

Abbiamo visto dunque perché la Via Iniziatica si contrapponga, senza alcuna armonia di sorta, alla filosofia dei Lumi. I capisaldi del pensiero illuminista rimandano, in sintesi, ad una concezione umanistica della storia, che è quanto di più profano si possa immaginare in relazione ad un’organizzazione iniziatica, quale la Massoneria dovrebbe essere.   

Ma le aporie non si fermano certamente alla concezione della storia. Si prenda per esempio i tre principi fondamentali della Rivoluzione, “Uguaglianza, Fraternità, Libertà”, che la Massoneria ha fatto propri, fino ad inciderne le effigi nel Tempio.  La sentenza rivoluzionaria non è altro che un ossimoro: il concetto di “Uguaglianza” presuppone il livellamento delle differenze individuali, mentre la “Libertà” rimanda al diritto d’essere diversi.  Si tratta di un equilibrio difficile, quello tra queste due opposte polarità. I programmi politici che hanno enfatizzato l’Uguaglianza sulla Libertà, hanno storicamente prodotto il totalitarismo bolscevico. Viceversa, l’elevazione del valore della Libertà a paradigma assoluto, ha generato i germi della Germania hitleriana (in quanto Libertà d’imporre la legge del più forte, di sottomettere l’Altro).  

Al di fuori di queste considerazioni meramente etiche, ci si dovrebbe chiedere come possa un’organizzazione iniziatica appellarsi al valore dell’Uguaglianza, quando poi essa stessa deve esercitare un ruolo di guida élitaria, nei confronti del resto della società profana. Ed ancora, come si possa giustificare il richiamo all’Uguaglianza, quando proprio nel suo interno, vige una gerarchia iniziatica.   

Ma anche lo stesso concetto della Fraternità illuminista, non può essere equiparato ipso facto alla Fratellanza massonica. Il primo è un richiamo alla distruzione d’ogni distinzione spirituale e materiale fra tutti i membri di una società profana. La seconda si richiama ad un sentimento di solidarietà spirituale tra gli affiliati di uno stesso Ordine, in vista di un comune cammino di perfezionamento interiore, che però è élitario. 

Come si può facilmente notare dall’analisi delle idee sopra esposte, non si trova un solo elemento che accomuni la Via iniziatica con lo spirito illuminista-razionalista. Se si accetta in toto l’ideologia dei Lumi, allora bisogna abdicare dalla Via Iniziatica. Non si sfugge a questo aut-aut: le due vie sono assolutamente incompatibili. È da notare che queste considerazioni oltrepassano il discorso che sarebbe lecito fare sulla perdita di “potere” iniziatico, conseguente al passaggio dalla Massoneria Operativa a quella Speculativa Moderna. È ovvio che sarebbe auspicabile in vista di un raddrizzamento tradizionale dell’Ordine, il ritorno alla Massoneria Operativa. Purtroppo la situazione attuale è molto grave e, almeno per il momento, quest’obiettivo non è percorribile. È necessario, quindi, mantenere i piedi per terra, e cercare di salvare il possibile, dallo spettro che ci minaccia. Infatti, il pericolo che corre un Ordine Iniziatico, quando degenera e cade verticalmente lungo l’asse dello Spirito, è quello di deviare nella controiniziazione. Si rammenti che solo gli Ordini Iniziatici possono deviare nella controiniziazione, la ciarlataneria dello pseudo-esoterismo è destinata a rimanere tale e quale: un niente prima ed un niente dopo. Ma per chi ha radici tradizionali che affondano nella linfa dello Spirito, il pericolo della controiniziazione è tangibile: lo Spirito non si può convertire nel nulla, deve per forza tramutarsi nella sua antitesi, la controiniziazione. Si rammenti che nella tradizione apocalittica Lucifero, emblema della controiniziazione, prima della caduta è l’angelo più splendente. L’Avversario non sorge dagli inferi, precipita dal Regno dei Cieli. Chi non ha raggiunto il grado d’adepto, o anche semplicemente non ha realizzato un’iniziazione effettiva, corre sempre grandi pericoli. Si pensi alle tentazioni dei Padri del Deserto, o alle figlie di Mâra che tentano il Buddha.

Per fortuna il pericolo controiniziatico nella Massoneria sembra, per il momento, scongiurato. Finché rimarranno iniziati virtuali e riti ortodossi, il pericolo non sussiste. Voglio però lanciare un appello a quei pochi Massoni che hanno “occhi per vedere” e “orecchie per sentire”, perché continuino a non abbassare la guardia.

Conseguente alla laicizzazione illuministica della Massoneria, si presenta un altro fenomeno essenzialmente correlato con il primo. Sto parlando del discutibile approccio pubblicistico di molti esegeti ed interpreti della storiografia massonica, in cerca di nomi famosi.

Intendiamoci, non c’è nulla di male nel voler offrire al grande pubblico delle sommarie ricostruzioni sulle vicende storiche della Massoneria, formata da uomini che esplicano la loro azione essenzialmente nel tempo.  Solo che occorrerebbe fare dei distinguo tra il Massone che diventa soggetto storico del cambiamento sociale, ma non procede oltre sulla Via iniziatica, ed il Massone che, viceversa, ottiene risultati spirituali, ossia realizza la reintegrazione nello Stato Primordiale.

I successi e la celebrità che un affiliato ottiene nel mondo profano, possono regalare lustro ad un’istituzione iniziatica, ma restano qualcosa di sostanzialmente estraneo alla sua essenza. Garibaldi può anche essere un’individualità estremamente interessante per la storiografia moderna, ma in rapporto al punto di vista esoterico-iniziatico rimane uno dei tanti, perché non è progredito granché nella realizzazione spirituale. Il successo militare della sua azione politica, proprio perché determinato da concause contingenti e limitate alla sfera della praxis, è meno importante, sempre dal punto di vista tradizionale, di quello di qualunque Massone che abbia realizzato l’Iniziazione Effettiva.

L’eccessiva importanza che la Massoneria Speculativa Moderna attribuisce al successo nel mondo profano di alcuni dei suoi rappresentanti, è quindi già una deformazione della prospettiva iniziatica, la sola che dovrebbe essere presa in seria considerazione.

Ma la stessa cosa può essere ribadita anche per chi esercitò un’influenza decisiva sullo spirito del proprio tempo con opere filosofiche e letterarie, anziché con la forza degli eserciti, com’è il caso di Voltaire. Il pensatore francese fu iniziato, inoltre, piuttosto tardi rispetto all’età media, e certamente – come nel caso di Garibaldi – la sua influenza fu piuttosto exoterica, in senso letterale, che esoterica, rivolta cioè al pubblico profano, piuttosto che all’Istituzione di cui faceva parte.

La stessa cosa si potrebbe dire per tanti altri esponenti illustri della Massoneria tedesca dell’epoca: lo stesso Fichte scrisse, come recita testualmente il titolo, un’opera sulla filosofia della Massoneria, non sulla Massoneria in quanto Organizzazione iniziatica. Si tratta di un’opera intrisa di soggettivismo idealistico, che analizza la Massoneria da un punto di vista filosofico, e non esoterico-iniziatico. Un’opera che tralascia del tutto la prospettiva iniziatica, per fare proprie delle riflessioni discorsive, che qualsiasi filosofo, anche estraneo all’Ordine, potrebbe benissimo mettere su carta.. Il risultato è che nelle Logge si finisce inevitabilmente per citare autori che non hanno nulla in comune con la tradizione iniziatica massonica.  

 L’unica maniera per arrestare la caduta e la degenerescenza (che ripeto ancora una volta, non è ancora deviazione e controiniziazione, e forse non lo sarà mai), è ritornare alla tradizione esoterico-iniziatica, prima a quella specifica massonica e poi al Centro della Tradizione Primordiale/Filosofia Perenne.  

 

 

 

        4. Ulteriori Considerazioni.

 

 

 

Abbiamo paragonato l’iniziazione ad un seme sementato sulla terra dell’individualità. Qualora il terreno risulti essere arido niente vieta che il seme sia tras-messo ad un altro più fertile: e questo garantisce la permanenza della trasmissione tradizionale, qualora s’individui nel terreno arido l’allegoria dell’officiante inconsapevole dell’influsso che trasmette al neofita, anello inconscio della catena iniziatica. In altre parole sono sufficienti due iniziati virtuali ed un rito tradizionale, per mantenere la degenerescenza ed impedire la sua trasformazione in deviazione. Anzi, dal punto di vista tradizionale, un iniziato virtuale in possesso delle qualificazioni per trasmettere il rito d’iniziazione sarebbe già sufficiente ad arrestare la Caduta, e mantenere lo status quo della Massoneria Speculativa Moderna, che resta in ogni caso molto grave. Infatti, l’iniziazione virtuale è la conseguenza immediata della trasmissione spirituale, essendo l’effetto del rito differito rispetto alla sua esecuzione. Va da sé, che la tappa dell’iniziazione virtuale è comune a tutte le scuole iniziatiche, e non è peculiare della sola Istituzione Massonica: ma il problema di quest’ultima è che non può- come scuola – andare oltre.

Spieghiamoci meglio, proseguendo nella metafora del seme e del terreno. L’atto successivo alla seminagione è la germinazione del terreno, e l’albero che cresce sul suolo è l’avvenuta realizzazione dell’iniziazione effettiva, l’ultimazione del processo di sviluppo in atto delle possibilità inerenti all’iniziazione virtuale. Il passaggio dall’iniziazione virtuale a quella effettiva è lento e arduo, conseguenza del lavoro interiore, ma non solo. Perché l’iniziazione virtuale possa divenire effettiva a tutti gli effetti, è necessaria la presenza simultanea di due fattori, e qualora ne mancasse uno il processo di sviluppo risulterebbe gravemente danneggiato. Si tratta di un fattore di pertinenza propriamente individuale, e di uno attinente alla relativa scuola iniziatica, a cui l’individuo appartiene.

Per quanto riguarda il fattore individuale, quest’ultimo è relativo al lavoro interiore che si concretizza nella meditazione simbolica, la sola in grado di contribuire allo sviluppo completo ed armonico- ma gerarchico- delle possibilità implicite nell’essere dell’iniziato virtuale. Universalizzando il proprio essere particolare, l’iniziato sviluppa in atto tutte le possibilità inerenti alla sua individualità, e così restaura la condizione di “Uomo Primordiale”, ossia conclude i Piccoli Misteri.

Si tratta quindi di un lavoro, strettamente personale, che si fonda sulla meditazione simbolica.

Ma perché l’iniziazione effettiva possa realizzarsi, è necessaria la presenza anche dell’altro fattore. Sono indispensabili riti che non si limitino all’aspetto speculativo, sono necessari insegnamenti che non rimangano circoscritti alle conclusioni della filosofia moderna. Ed è in questo punto che la Massoneria Speculativa Moderna fa acqua. Con il passaggio dalla Massoneria Operativa alla Massoneria Speculativa Moderna, il seme dell’iniziazione non può tramutarsi in albero, perché mancano le condizioni “atmosferiche” adatte a farlo germinare. Anche se il terreno dell’individualità è fertile, senza l’irrorazione del suolo e il nutrimento dei raggi solari, l’albero non può sbocciare, ed il seme può solo continuare la sua trasmigrazione di terreno in terreno, dove la differenza è tutta potenziale, tra il suolo che sarebbe potuto diventare un albero, e quello che non lo sarebbe stato in ogni caso. 

La Massoneria Speculativa Moderna non è idonea a fare germinare l’albero, ma soltanto a spargere il seme sui terreni: questo è il suo limite moderno. È evidente che solo l’antica Massoneria Operativa avrebbe potuto contribuire a realizzare l’iniziazione effettiva. Contribuire, perché il fattore individuale è comunque indispensabile, giacché il terreno arido rimarrà comunque arido anche nella Massoneria Operativa, ed il terreno abbandonato – che aveva le potenzialità iniziatiche ma non è stato successivamente arato – seguirà lo stesso destino.

Se la Massoneria Moderna vuole ritrovare un’iniziazione che sia effettiva a tutti gli effetti, e non soltanto virtuale, deve ritrovare l’antica Via Operativa. Questo non vuol dire, certamente, ritornare ad iniziare esclusivamente secondo il mestiere, ma ritornare a far prevalere la Conoscenza sull’etica, la realizzazione spirituale sull’attitudine comportamentale. Ritornare alla tradizione, ritornare allo spirito originario, sconfessando- una volta per tutte- quel razionalismo laico, di matrice illuministica, che non deve assolutamente trovare spazio in nessuna Istituzione Iniziatica.

 

 

 

                                          Bibliografia Essenziale.

 

 

 

q       R. Guénon, Considerazioni sulla Via Iniziatica, Luni Editrice.

q       R. Guénon, Studi sulla Massoneria ed il Pompaggio, Arktos, Oggero Editrice.

q       M. Introvigne, La Massoneria, Elle Di Ci.

q       P. Geay, Tradizione e Massoneria, Atanòr.

q       N. Mario Di Luca, La Massoneria, Atanòr.

q       S. Hutin, La Massoneria, Mondatori.

q       A. Mola, Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani.

q       A. G. Mackey, Encyclopaedia of Freemasonry, Lewis.

q       J. Boucher, La simbologia massonica, Atanòr.

 


 


[1] In India, ad esempio, la mentalità sincretistica ha reso possibile l’assimilazione di dottrine dualistiche, come il Sankhya e lo Yoga, con il monismo vedantico. In questo caso è corretto ricordare che si tratta di differenti livelli di comprensione della stessa Verità, recepita secondo il punto di vista della manifestazione, o, al contrario, dell’Uno-senza-un-secondo. In ogni caso, i due piani- fisico e metafisico- s’integrano a vicenda, nella spontanea subordinazione del primo al secondo.

[2] Cfr. M. Introvigne, La Massoneria, Elle Di Ci.

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