Indra e la Sfilata delle Formiche

( da Brahmavaivarta Purana – tratta da Zimmer , Miti e simboli  dell’India –riadattata da Massimo Taddei )

 

Indra uccise il drago, un gigantesco asura ( privo  di  luce) che se ne stava acquattato sulle montagne sotto l'aspetto informe di un serpente di nuvole che teneva prigioniere nel suo ventre le acque del cielo. Al termine di una  lunghissima guerra combattuta dai  deva con tutti i metodi  e nella quale essi rimanevano  sempre perdenti , esausti , il dio scagliò la sua folgore nel mezzo di quelle spire difformi; il mostro rovinò come un mucchio di foglie secche. I deva emisero un profondo  respiro rigeneratore, le acque proruppero libere e calarono in tanti nastri attraverso la terra per circolare ancora una volta nel corpo del mondo. La  vita straripò di nuovo ,  la linfa di campi e foreste, il sangue che scorre nelle vene. Il mostro si era accaparrato il bene comune, ammassando la sua mole egoista e ambiziosa tra cielo e terra, ma ora era morto. Gli umori affluivano nuovamente.  Le acque ricominciarono  a scorrere dai monti  al mare e le nubi  dal mare ai  monti .  I fiori  a sbocciare , i  cereali  a generare il cibo,  il vento a correre senza sosta, i  profumi  diffondersi, gli uccelli  a cantare e gli  animali  a svegliarsi  e le mucche a donare  la loro mansueta ricchezza, Gli asura ripararono  negli inferi, gli dèi tornarono alla sommità del monte che sta al centro della terra, per regnare dall'alto. Nel periodo di supremazia del drago le maestose dimore dell'eccelsa città degli dèi erano andate in rovina. Il primo atto di Indra fu di ricostruirle. Tutte le divinità dei cieli lo adorarono  e  lo acclamarono come loro salvatore. Inebriato dal trionfo e dalla consapevolezza della propria forza, Indra convocò Visvakarman, il dio delle arti e dei mestieri,  l’architetto degli dei , e gli ordinò di erigere un palazzo che fosse consono allo splendore ineguagliabile del re degli dèi. Quel genio prodigioso, Visvakarman, riuscì a costruire in un solo anno una fulgida dimora, meravigliosa nei suoi palazzi e giardini, nei suoi laghi e nelle sue torri. Ma col procedere dei lavori le pretese di Indra si fecero ancora maggiori e le sue visioni sempre più grandiose. Volle altre terrazze e padiglioni, e più laghi, boschetti e giardini. Tutte le volte che arrivava per dare il suo giudizio sull'opera, Indra dava vita a visioni sempre più ardite di meraviglie ancora da costruire. A questo punto il divino artefice, ridotto alla disperazione, decise di chiedere  soccorso più in alto. Si sarebbe rivolto al creatore-demiurgo, Brahma, prima incarnazione dello Spirito Universale, che dimora ben al di sopra della travagliata sfera olimpica dell'ambizione, del conflitto e della gloria. Quando Visvakarman si recò in segreto al trono più alto ed espose il suo problema, Brahma confortò il postulante. « Sarai presto sollevato dal tuo fardello » gli disse.  “ Torna a casa in pace ". Poi, mentre Visvakarman si affrettava a ridiscendere nella città di Indra, Brahma salì a una sfera ancor più alta. Giunse al cospetto di Vishnu l'Essere Supremo, del quale egli stesso, il Creatore, non era che un rappresentante. In beatifico silenzio Vishnu prestò ascolto, e con un semplice cenno del capo lasciò intendere che la richiesta di Visvakarman sarebbe stata esaudita. Il mattino dopo, all'alba, un bambino brahmano che portava il bastone dei pellegrini si presentò al palazzo di Indra e chiese al portiere di annunciare la sua visita al re. Il portiere corse dal suo signore, e il suo signore s'affrettò verso l'entrata per accogliere di persona il fausto ospite. Il fanciullo era esile, aveva circa dieci anni e splendeva con il fulgore della sapienza. Indra lo scorse al centro di un gruppo di bambini che lo contemplavano rapiti. Il fanciullo salutò l'ospite con lo sguardo dolce dei suoi occhi scuri e lucenti. Il re si inchinò dinanzi al santo fanciullo che ridente lo benedì. I due si ritirarono nella sala delle udienze di Indra, dove il dio diede cerimoniosamente il benvenuto al suo ospite con offerte di miele, latte e frutta, e poi disse: « Venerabile fanciullo, dimmi lo scopo della tua visita ". Il bellissimo bambino rispose con una voce profonda e dolce come il lento tuonare di benauguranti  nubi del monsone ,  cariche di pioggia: « O Re degli Dei, ho udito del magnifico palazzo che stai costruendo e sono venuto a riferirti le domande che si affacciano alla mia mente. Quanti anni ci vorranno per completare questa ricca e vasta dimora? Quali altri prodigi di ingegneria Visvakarman dovrà ancora compiere? “O più alto tra gli dèi, ( e i tratti luminosi del fanciullo si mossero a un sorriso appena abbozzato, quasi impercettibile )  « nessun Indra prima di te è mai riuscito a completare un palazzo quale dovrebbe essere il tuo » . Ebbro del trionfo, il re degli dèi era divertito dalla pretesa di quel semplice fanciullo di conoscere altri lndra vissuti prima di lui. Con un sorriso paterno gli chiese: « Dimmi, Fanciullo, sono  così numerosi gli lndra e i Visvakarman che hai visto, o almeno di cui hai sentito parlare? ». Pacatamente l'ospite meraviglioso annuì. « Sì, in verità ne ho visti molti » .La sua voce era calda e dolce come latte appena munto, ma le sue parole fecero correre per le vene di Indra un lento brivido. Il fanciullo continuò : « Caro figliolo,  conoscevo tuo padre Kasyapa, il Vecchio Uomo Tartaruga, signore e progenitore di tutte le creature della terra. E conoscevo tuo nonno, Marici, Raggio di Luce Celeste, che era figlio di Brahma. Marici fu generato dal puro spirito di Brahma; sua sola ricchezza e gloria erano la santità e la devozione. Conosco anche Brahma, generato da Vishnu dal calice di loto che esce dall'ombelico di Vishnu e Vishnu stesso, l'Essere Supremo che sostiene Brahma nel suo sforzo creatore, conosco anche lui. « O Re degli Dei, ho conosciuto la tremenda dissoluzione dell'universo. Ho visto tutto perire, sempre di nuovo, alla fine di ogni ciclo. In quel terribile momento ogni singolo atomo si dissolve nelle primordiali, pure acque dell'eternità, dalle quali originariamente tutto è sorto. Ogni cosa allora torna nell'insondabile e selvaggia infinità dell'oceano coperto di tenebre profonde e privo di ogni segno di essere animato. Chi conterà gli universi trascorsi o le creazioni sorte sempre di nuovo dall'abisso senza forma delle vaste acque? Chi enumererà le epoche del mondo che passano, succedendosi l'una all'altra senza fine? E chi scruterà le vaste infinità dello spazio per contare gli universi in esso allineati, ognuno dei quali contiene il suo Brahma, il suo Vishnu,  il suo Siva? Chi conterà gli lndra che li abitano, quegli Indra che fianco a fianco regnano contemporaneamente in tutti gli innumerevoli mondi, chi gli Indra che sono scomparsi prima di loro, o anche solo quelli che si succedono in una data linea, salendo uno a uno al trono degli dèi e scomparendo uno dopo l'altro? O Re degli Dei, fra i tuoi servitori vi sono alcuni che sostengono sia possibile contare i granelli di sabbia sulla terra e le gocce di pioggia che cadono dal cielo, ma nessuno potrà mai contare tutti quegli Indra. Questo è ciò che sanno Coloro che sanno. « La vita e il regno di un Indra durano settantuno eoni, e quando ventotto Indra sono spirati, sono trascorsi soltanto un Giorno e una Notte di Brahma. Ma l'esistenza di un Brahma, misurata in Giorni e Notti di Brahma, dura solo cento e otto anni. A un Brahma subentra un altro Brahma; uno sprofonda, un altro sorge; la serie illimitata è incalcolabile. Non c'è fine al numero di quei Brahma -per non parlare degli Indra. « Quanto agli universi che in un qualsiasi momento esistono fianco a fianco, ognuno dei quali contiene un Brahma e un Indra, chi mai può calcolarne il numero? Al di là della più remota immaginazione, affollando lo spazio esterno, gli universi vanno e vengono, come una schiera innumerevole. Come fragili battelli galleggiano sulle acque pure e insondabili che costituiscono il corpo di Vishnu. Da ogni poro di quel corpo esce come una bolla un universo che subito scompare. Vuoi preten- dere di contarli? Vuoi forse contare gli dèi in tutti quei mondi, i mondi presenti e quelli passati? ».

Una processione di formiche aveva fatto la sua comparsa nella sala durante il discorso del bambino. In assetto militare la tribù sfilò sul pavimento, formando una colonna larga quattro metri. Il fanciullo le notò, si fermò, le guardò, poi d'un tratto scoppiò in una stupefacente risata, ma subito piombò in un silenzio pensoso di profonda meditazione. « Perché ridi ? » balbettò Indra. « Chi sei, essere misterioso, sotto queste ingannevoli spoglie di fanciullo? ». La gola e le labbra di quel re orgoglioso si erano seccate e la voce gli si spezzava continuamente. « Chi sei, Oceano di Virtù, velato dalla nebbia dell'illusione? ». Il magnifico fanciullo riprese a parlare: « Ridevo per le formiche. Il motivo non si può dire. Non chiedermi di svelartelo. Il seme del dolore e il frutto della sapienza sono racchiusi in questo segreto. È il segreto che abbatte come con un'ascia l'albero della vanità mondana, ne recide le radici e ne disperde il fogliame. Questo segreto è una lampada per coloro che brancolano nell'ignoranza. Questo segreto giace sepolto nella sapienza delle varie epoche ed è rivelato raramente perfino ai santi. Questo segreto è l'aria che respirano gli asceti che rinunciano all'esistenza mortale e la trascendono; ma coloro che vivono nel mondo, accecati dal desiderio e dall'orgoglio, ne sono distrutti ».

Il fanciullo sorrise e sprofondò nel silenzio. Indra lo guardò, incapace di muoversi. « O Figlio di Brahmano, » lo supplicò ora il re, con nuova ed evidente umiltà « non so chi tu sia. Sembreresti essere la Sapienza Incarnata. Rivelami questo segreto delle epoche, la luce che disperde le tenebre ».

A tale richiesta d'insegnamento, il fanciullo schiuse al dio la sapienza nascosta :« Ho visto le formiche, o Indra, che sfilavano  in una lunga parata. Ognuna di esse fu un tempo un Indra. Come te, ognuna di esse in virtù di atti pii ascese un tempo al rango di re degli dèi. Ma ora, attraverso molte rinascite, sono tutte ridivenute formiche. Questo esercito è un esercito di antichi Indra. « La devozione e le nobili azioni elevano gli abitanti del mondo al regno glorioso delle dimore celesti, o ai domini più alti di Brahma e Siva e alla sfera suprema di Vishnu ; ma le azioni malvagie li precipitano negli inferi, in abissi di pene e dolori, che comportano la reincarnazione in uccelli e in parassiti, o nel ventre di maiali e animali selvatici, o fra gli alberi, o fra gli insetti. È con le azioni che ci si merita la felicità o il tormento, e si diviene padroni oppure servi. E con le azioni che si assurge al rango di un re o di un brahmana, o di qualche dio, di un Indra o di un Brahma. Ed è ancora con le azioni che si contraggono le malattie, si acquistano bellezza o deformità, o si rinasce come esseri mostruosi.

« Questa è la sostanza del segreto. Questa sapienza è la zattera che attraverso l'oceano infernale conduce alla beatitudine.  « La vita nel ciclo delle infinite rinascite è come una visione avuta in sogno. Gli dèi in alto, i muti alberi e i sassi sono tutti allo stesso modo apparizioni all'interno di questa fantasia. Ma la Morte amministra la legge del tempo. Comandata dal tempo, la Morte è signora di tutte le cose. Perituri come bolle d'acqua sono il bene e il male degli esseri del sogno. Bene e male si alternano in cicli senza fine. Perciò i sapienti non si attaccano nè all'uno nè all'altro, nè al bene nè al male. I sapienti non sono attaccati a nulla ».Il fanciullo concluse la terribile lezione e guardò tranquillamente il suo ospite. Il re degli dèi, nonostante tutto il suo celeste splendore, si vedeva ora ridotto a qualcosa di insignificante. Nel frattempo un'altra sorprendente apparizione era entrata nella sala. Il nuovo venuto aveva l'aspetto di un eremita. Il suo capo era ricoperto di trecce arruffate, sui fianchi portava una pelle di antilope nera, sulla fronte recava dipinto un segno bianco, la sua testa era riparata da un povero parasole d'erba, e sul petto gli cresceva uno strano ciuffo di peli di forma circolare: sulla circonferenza era intatto, ma al centro pareva che molti peli fossero scomparsi. La santa figura avanzò diritto verso Indra e il fanciullo, si accovacciò a terra fra i due e là rimase, immobile  come una roccia. Il regale Indra, ripreso in qualche modo il suo ruolo di ospite, si inchinò e gli rese omaggio, offrendogli latte acido  con miele e altri rinfreschi; poi, esitante ma riverente, si informò su come stesse il suo severo ospite e gli diede il benvenuto. Il fanciullo allora si rivolse al sant'uomo, chiedendogli le stesse cose che avrebbe voluto chiedergli Indra. " Da dove vieni, Sant'Uomo? Qual è il tuo nome e cosa ti conduce da queste parti? Dov'è la tua attuale dimora, e qual è il significato del tuo parasole d'erba? Qual è la ragione di quel ciuffo di peli circolare sul tuo petto: perchè è folto alla periferia ma quasi privo di peli al centro? Abbi la bontà o Sant'Uomo, di rispondere in breve a queste domande. Sono ansioso di comprendere » . Il santo vecchio sorrise con pazienza, e lentamente cominciò a rispondere: « Sono un brahmana , il mio nome è Peloso, e sono  venuto qui per vedere Indra. Poichè so di avere la vita breve, ho  deciso di non possedere una dimora, di non costruirmi una casa, di non sposarmi ne di cercare di procurarmi da vivere. Vivo chiedendo l'elemosina. Per proteggermi dal sole e dalla i pioggia reggo sopra il mio capo questo parasole d'erba.  « Quanto al cerchio di peli che ho sul petto, è una fonte di  dolore per i figli del mondo e tuttavia insegna loro la saggezza. A ogni caduta di un Indra, cade un pelo. Per questo al centro tutti i peli sono caduti. Quando sarà trascorsa l'altra metà del  periodo assegnato all'attuale Brahma, morirò anch'io. Di conseguenza, o fanciullo Brahmana, i giorni che mi rimangono sono pochi; a che mi servirebbero dunque una moglie e un figlio, o una casa, o un palazzo ?  " Ogni battito di ciglia del grande Vishnu segna l'estinzione di un Brahma. Ogni cosa al di sotto della sfera di Brahma è priva di consistenza come una nube che prende forma e poi di nuovo si dissolve. Per questo mi dedico esclusivamente a meditare sugli incomparabili piedi di loto dell'altissimo Vishnu .  La fede in Vishnu è superiore alla beatitudine della redenzione; perché ogni gioia, anche quella celestiale, è fragile come un sogno e non fa che interferire con la concentrazione della nostra fede in Lui, il Supremo. « Siva, che dona la pace, la più alta guida spirituale, mi ha insegnato questa meravigliosa sapienza. Non aspiro a sperimentare le diverse forme beatifiche di redenzione: condividere le magioni celesti del dio supremo e godere della sua eterna presenza, o essere simile a lui per aspetto e attributi, o divenire  parte della sua augusta sostanza, o anche essere completamente assorbito nella sua ineffabile essenza ».

All'improvviso il sant'uomo tacque e subito svanì. Era il dio Siva in persona; era tornato alla sua sede oltremondana. Simultaneamente sparì anche il fanciullo brahmano, che era Vishnu  Il re rimase solo, sconcertato e meravigliato. Il re, Indra, si mise a riflettere; e gli avvenimenti gli parvero essere stati come un sogno. Ma non provava più alcun desiderio di esaltare il suo splendore celeste nè di continuare la costruzione del suo palazzo. Convocò Visvakarman, lo salutò affabilmente con parole dolci come il miele, lo riempì di gioielli e di doni preziosi e con una sontuosa celebrazione lo congedò. Il re, Indra, ora desiderava la redenzione. Aveva raggiunto la sapienza, e desiderava unicamente essere libero. Affidò l'onore e l'onere della sua carica a suo figlio e iniziò i preparativi per andarsene a vivere da eremita nella foresta. La sua bellissima e appassionata consorte, Saci, rimase sconvolta dal dolore , lei  adatta alla vita di palazzo catapultata improvvisamente alla vita semplice della foresta , di  rinuncia e di  totale contemplazione  del  divino come non restasse altro nella attesa di lasciare  il  corpo.  In lacrime, per il patimento e l'estrema disperazione, Saci si rivolse al sagace sacerdote e consigliere spirituale di Indra, Brhaspati ( alla lettera maestro dei grandi) , il Signore della Sapienza Magica . Inchinandosi ai suoi piedi lo implorò di distogliere la mente dello sposo dalla sua crudele risoluzione. L'accorto consigliere degli dèi, che con i suoi incantesimi e stratagemmi aveva aiutato le potenze celesti a strappare il governo dell'universo dalle mani dei loro rivali , i titani , gli  asura ,  ascoltò attentamente le lamentele della dea, conturbante , e sconsolata, e annuì, comprensivo. Con un sorriso da mago la prese per mano e la condusse alla presenza dello sposo. Poi in qualità di maestro spirituale discettò saggiamente sulle virtù della vita religiosa ma anche su quelle della vita secolare. Diede a entrambe il dovuto e sviluppò il suo tema molto abilmente.  La virtù liberatrice , disse  , o  grande re  non risiede nell’abbracciare  tutta la ricchezza  possibile  e diventare come il  fuoco  che dopo  avere bruciato  tutto  brucia anche se stesso , ma neanche nell’abbandonare  ogni  sorta di  azione che è in vertà non  abbandonabile.  Anche gli  asceti  samnyasi devono  scegliere dalla mattina alla sera  ed effettuare azioni  e quindi agire. La  felicità risiede nell’agire privo  dell’interesse verso i  frutti ma avido  di  rispettare la correttezza del  dharma dedicando  ogni  azione  alla uniformità  con il  divino. Il regale allievo fu persuaso a rinunciare alla sua estrema risoluzione. La regina ridivenne raggiante di gioia. Questo Signore della Sapienza Magica, Brhaspati, un tempo aveva composto un trattato sull'arte del governo per insegnare a Indra come regnare sul mondo. Ora produsse una seconda opera, un trattato sulla politica e gli stratagemmi da usare nell'amore coniugale. Illustrando la dolce arte di rinnovare sempre il corteggiamento e di incatenare la persona amata con legami durevoli, questo libro impagabile stabilì su solide basi la vita coniugale della coppia ricongiunta. Così termina la storia meravigliosa di come il re degli dèi fu umiliato nel suo orgoglio smisurato, fu curato della sua eccessiva ambizione e attraverso una sapienza sia spirituale che mondana fu istruito circa il suo giusto ruolo nel girotondo senza fine della vita.


 


Articolo pubblicato nella rivista LexAurea31, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

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