Eggregore e Comunita' Iniziatica

di Emanuele Gin

 

 

   

 

Allorché il postulante viene ammesso in una comunità iniziatica e comincia ad interagire con gli altri membri, entra in relazione con quella dimensione particolare che la Tradizione indica spesso con la parola eggregoro o eggregore.

 

 

Intorno a questo termine si possono rintracciare almeno due linee etimologiche distinte. Una prima è greca e lo fa derivare dal verbo egeirw, particolarmente nella forma del perfetto egrhgora o dai verbi derivati egrhegoraw e egrhgorew, con il significato di stare sveglio. La seconda è invece latina, e lo pone in relazione con il sostantivo grex (gregge) da cui il verbo ad-gregare (aggregare, unire, mettere insieme, raggruppare).

 

Nel contesto delle scritture tradizionali e nella ritualistica giunte fino a noi, e particolarmente in quelle che caratterizzano nostro Ordine, l'impiego che si fa della parola eggregoro è definito dalla confluenza di entrambe queste linee semantiche; l'eggregoro indicando, così, in prima approssimazione, il gruppo o l'insieme di coloro che vegliano o, meglio, di coloro che stanno svegli. Così che lo stare svegli e la capacità di vegliare risultano essere i primi elementi che permettono di identificare un gruppo iniziatico tra i gruppi tout-court; lo stare svegli e il vegliare indicando, come è superfluo annotare, non solo la capacità di guidare i propri ritmi bio-fisiologici, di per sé autonomi, quanto l'essere pervenuti ad uno stato desto di coscienza, che corrisponde appunto con la consapevolezza di sé iniziaticamente intesa.

 

La parola quindi, passa a designare non solo le persone che fisicamente interagiscono, ma in specie la particolare qualità dell'interazione stessa.

 

A tale riguardo, è ben noto ( Lewin,1951, Le Bon,1895, Ach,1952) che un gruppo umano, indipendentemente dalle motivazioni per le quali si costituisce, rappresenta qualcosa di più che la mera sommatoria delle parti; dà cioè luogo ad una totalità dinamica, una realtà metaindividuale, detta sintalità, che tende sempre più a prescindere dalle singole volontà individuali. L'individuo nel gruppo determina gli altri, ed è da essi determinato, secondo le logiche dell'influenzamento che sono state oramai quasi compiutamente studiate; la sua azione tende fortemente ad uniformarsi a quella che gli appare come la volontà generale o comunque la modalità generale di percepire le cose: in ciò risiedendo i potenti meccanismi che governano i comportamenti, talvolta incontrollabili, delle folle o di gruppi ben coesi, ancorché minoritari. Il potere di modellamento sugli appartenenti al gruppo esercitato dalla sintalità si esprime massimamente, ed in forme diverse, quando il gruppo si costituisce in funzione di forti leadership di tipo carismatico. In queste circostanze, anche senza la presenza fisica del leader, il carisma svolge un potente effetto moltiplicatore delle dinamiche connesse alla sintalità, tanto che risulta possibile osservare il prodursi, in individui particolari, di una fenomenologia, complessa ma oggi profondamente studiata, che va dall'ambito schiettamente psicologico(Tart,1977, Neher,1991) a quello psicopatologico (Arieti, 1980), a quello etnosociologico (de Martino,1971)

 

Questi meccanismi costitutivi del gruppo, e le dinamiche connesse, permangono naturalmente anche quando esso intenda costituirsi in comunità iniziatica e rappresentano un ambito fenomenologico che deve essere profondamente conosciuto dai membri del gruppo stesso ed attentamente sorvegliato da parte di coloro ai quali il gruppo si affida, per evitare che si producano quei sottili quanto potenti fenomeni di distorsione sopra accennati. Nel gruppo esotericamente connotato, in altre parole, deve invece esprimersi una forma di sintalità qualitativamente diversa da quella "comune", che sia in grado di trasformare un insieme di persone, appunto, in un eggregoro.

 

Tuttavia, perché ciò si produca, perché un gruppo di persone esprima un eggregoro efficace, perché, quindi, dia luogo ad una comunità iniziatica, non è sufficiente che nel gruppo sia condivisa la consapevolezza della fenomenologia interpersonale ed esercitata l'attenzione alle potenziali fonti distorsive, ma sono indispensabili ancora altri elementi, senza i quali un insieme di individui resterà un gruppo di persone, ancorché animate dalle migliori intenzioni.

 

Innanzi tutto, è necessario che al gruppo si offra un collegamento autentico con un Centro iniziatico superiore. L'imprescindibilità di un tale collegamento è stato giustamente ribadito in tutti i testi della Tradizione, al di là di ogni specifica impostazione, talvolta in maniera molto esplicita: "Bisogna che una organizzazione sia effettivamente depositaria di una influenza spirituale per poterla comunicare agli individui che vi si collegano"(Guénon, 1987, p.58)e, più oltre: "…sicché, una organizzazione apparentemente nuova potrà essere legittima solo se è il prolungamento di una organizzazione preesistente, in modo da mantenere senza alcuna interruzione la continuità della catena iniziatica"(ibd., p.59).

 

In secondo luogo, occorre che gli elementi del gruppo siano iniziaticamente qualificati. Non è questo il luogo ove si possa discutere analiticamente il complesso problema della qualificazione iniziatica, per il quale non è possibile altro che rimandare al citato lavoro Guénon e a quelli di altri testimoni classici della Tradizione (Levi, Papus, De Pasqually, S.Martin, Evola, Gurdijef). Qui, basterà notare che assieme al collegamento con una emanazione, diretta o mediata, di un Centro iniziatico, è indispensabile che i membri possiedano una specifica qualità intrinseca, senza la quale, per dirla ancora con le parole dello stesso Guénon,:"ogni sforzo sarebbe vano, poiché l'individuo non può evidentemente sviluppare che quelle possibilità che porta in sé fin dall'origine"(ibd.,p.45). E' questa qualificazione speciale dei singoli componenti, e la capacità di ciascuno di esprimerla a livelli sempre più alti in funzione della profondità del lavoro interiore, ciò che permetterà all'insieme di persone inserite in una Comunione iniziaticamente regolare di trasformare l'ordinaria sintalità gruppale in energia eggregorica.

 

L'eggregoro, così descritto, si declina da un lato, come lo speciale campo entro il quale vive ed agisce una comunità iniziatica, dall'altro come la catena magica, corda fraternitatis o catena d'unione che lega gli uni agli altri i membri di quel particolare gruppo a tutti gli altri membri della Comunione o dell'Ordine di cui il gruppo fa parte e, in virtù della regolarità iniziatica di quest'ultimo, li collega con il nucleo centrale Tradizionale di cui, a sua volta, ciascun gruppo è emanazione. Si riconoscono, quindi, all'eggregoro i caratteri fondanti di orizzontalità e di verticalità che distinguono la gruppalità ordinaria dalla Comunione iniziatica e ne fanno un evento umano speciale, all'interno del quale si agisce la forza del Deposito Iniziatico della Comunione stessa.

 

Se, quindi, l'eggregoro indica la modalità speciale di connettere tra loro i membri di una catena fraterna, per la via orizzontale, e di connettere, per la via verticale, questi membri ad una realtà superiore che li comprende, si intende bene la cura posta da tutti i Maestri passati così come da tutti gli iniziati, alla accanita difesa della purezza dell'eggregoro dalle larve, e particolarmente quelle sub specie di scorie umane, in grado di inquinarlo e snaturarlo, trasformando, così, inevitabilmente quello che ambirebbe ad essere un sacrum conventum in una più o meno variopinta, frustrante conventicola.

 

   


Articolo pubblicato nella rivista LexAurea43, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

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