Culto Cristiano della Sofferenza

Nerio

 

Il cristianesimo ha in qualche modo inventato l’ego, o più esattamente, ha attirato sull’ego l’attenzione di un certo tipo umano, che non ha mai dubitato d’averne uno (Barres). Di qui il colpo di genio del buddhismo, quando ha affermato che l’ego non esiste, almeno da parte del buddhismo originario, dato che, forse a causa della propagazione degli insegnamenti tibetani in Europa, qualunque buddhista europeo è oggi convinto che esista un ego di cui dovrebbe sbarazzarsi. Preso a rovescio, infatti, il buddhismo può dar luogo al bolscevismo. Non bisogna quindi stupirsi se il bolscevismo abbia ricevuto, al suo debutto, l’appoggio di numerose personalità d’origine tibetana.

Una delle missioni del cristianesimo sembra essere stata quella di far emergere in superficie, attraverso appropriati insegnamenti ed una reazione a catena, la dimensione più oscura dell’essere umano: il subconscio e certi suoi processi patologici e poi catartici (la caduta, il peccato originale, la tentazione, poi il pentimento, la salvezza), cose che un pagano non avrebbe mai immaginato, meno che mai attraverso una grazia o un sacrificio esterno a lui. In questo senso, gli apostoli possano essere considerati quasi come precursori della psicoanalisi, col bisogno di focalizzarsi sull’ombra più che sulla pura luce della conoscenza o sul sole interiore, sostituendo questi ultimi col fuoco della fede missionaria, della passione e della compassione, che non potevano non suggestionare le masse indifferenziate, su cui l’elemento di purificazione e illuminazione poteva avere ben poca presa.

Sono venuto a gettar fuoco sulla terra, e quanto desidero che venga acceso” (Luca 12, 49).

Nella volontà di prendere su di sé “tutte le sofferenze del mondo”, c’è poi quasi una mescolanza di paranoia, megalomania ed egocentrismo. Su di un piano più profondo, si tratta di una tendenza che, legata alla volontà di vivere, quindi all’attaccamento per eccellenza, potrebbe arrivare, nel suo fanatismo, anche alla possessione. Quanto a diminuire la sofferenza umana, tema centrale ed implicito poi nel pensiero illuminista, è un’idea che non tiene conto del fatto che la sofferenza è la sostanza stessa della vita della maggior parte degli individui; dunque, il punto non è farla scomparire, ma orientarla verso fini costruttivi, positivi: per uno shudra, la sofferenza fisica fa dimenticare in qualche modo quella mentale, che non ricompare in lui se non quando la prima cessa, cioè quando da un lavoro manuale lo si fa passare ad uno intellettuale.

Che rapporto ragionevole può esservi fra le sofferenze di Gesù e i delitti dell’umanità? Come un male – il sacrificio del figlio – aggiunto ad un male, può cancellare l’ultimo? Come Dio, onnisciente, poteva ignorare che inviando il Figlio suo fra gli uomini,lo inviava fra malvagi che dovevano macchiarsi di un nuovo e più terribile delitto, uccidendolo? E se non lo ignorava, perché lo ha fatto?” (J. Evola, “Imperialismo Pagano”, Ar, Padova 1978).

In effetti, nessun’altra religione ha usato l’immagine di un uomo, anzi, di un uomo-dio, torturato in croce come simbolo e reminiscenza. Se si obbietta che anche nel buddhismo si assiste ad una tendenza compassionevole e un’insistenza sul dolore, per cui il bodhisattva rinuncerebbe al nirvana per salvare il prossimo, risponderemo che quest’ idea non è che una traduzione moralistica e popolare del buddhismo stesso.

Ora, venendo alle pratiche cosiddette iniziatiche, ravvisiamo uno degli elementi negroidi che compongono la razza giudaica, perché la pratica “iniziatica” della circoncisione è nata nell’ Africa centrale e subsahariana, prima di diffondersi in Egitto. Quasi per caso, sono stati i preti di Amon-Ra ad esigere la circoncisione del faraone. Abramo disse d’essersi circonciso per ordine di Yahvé, ed esigerà la circoncisione di tutti i maschi all’ottavo giorno di vita, ma sarà solo Mosè a farne un obbligo assoluto. Il cristianesimo ha ripreso questa pratica in senso ideologico. Gesù Cristo era ovviamente circonciso. Rielaborando la religione di Abramo, Maometto trovò naturale imporre la circoncisione, legata come sappiamo al culto di Cibele.

Sia detto en passant, Cibele è rappresentata da una pietra nera d’origine meteorica; ora, la Kaabah è precisamente il frammento d’un meteorite nero. Si aggiunga ancora, come coincidenza significativa, che un buon numero di Americani, seguendo i loro “Padri Fondatori”, erano circoncisi. Coloro che si somigliano finiscono per riunirsi.

Seguire lo sviluppo della circoncisione nella storia permette di identificare una corrente spirituale specifica, tanto più degna d’interesse in quanto, nel XX secolo, ha rivelato i suoi autentici fondamenti tramite un intermediario a cui abbiamo già accennato: la psicoanalisi, che considerando il prepuzio come un residuo femminile nel corpo maschile, ha così costruito lo pseudo-mito della “bisessualità di nascita”, che si sa essere in fondo solo una maschera del matriarcato. Anche se Osiride e Dioniso sono numi della virilità, racchiudono in sé anche il carattere opposto. I preti di Osiride sono sempre stati celibi, e Dioniso è spesso rappresentato come un ermafrodito, o un dio effeminato. Il rifiuto del sesso è poi radicale in Attis.

D’altra parte, è impossibile non constatare curiose analogie fra la “vita” di Gesù Cristo e quella di Attis. Lattanzio afferma che Gesù sarebbe stato crocefisso un 23 marzo, cioè che la sua resurrezione sarebbe avvenuta il 25; ora, sono precisamente le stesse date della morte e della resurrezione di Attis, celebrate per oltre duemila anni. Non è un caso che, dopo secoli di esitazioni e controversie, la Chiesa cattolica abbia deciso di scegliere queste date per celebrare la Passione e la Pasqua. Lo stesso Vaticano è edificato sull’ antico santuario di Attis. L’eucaristia, poi, presenta sorprendenti rassomiglianze coi rituali segreti di questo dio, come ci vengono riferiti da Anobio, a cui, sempre secondo lui, solo gli iniziati evirati potevano partecipare; iniziati che dovevano mangiare in una specie di tamburo e bere in una sorta di cembalo. Gesù Cristo ed Attis sono entrambi dei “salvatori”; il primo, contrariamente al secondo, non ha richiesto il celibato ai suoi fedeli, ma la Chiesa cristiana l’ha poi richiesto ai propri sacerdoti. Oltre all’evirazione nel culto di Cibele, si noti che il voto di castità iniziatico, poi diventato sacerdotale nell’exoterismo cattolico, in precedenza era soprattutto riservato alle donne, le spose di Amon, le Vestali…

Ricordiamo ancora come nel mito, Cibele, la dea Frigia madre degli dei, per gelosia fece impazzire l’amante Attis, che finì per autoevirarsi sotto un pino (Pausania). La dea castratrice iniziò la sua penetrazione prima in Grecia, poi entrò ufficialmente nel pantheon romano nel secondo secolo a. C., contribuendo alla sua svirilizzazione, cosa che spinse addirittura Nerone ad orinare in pubblico sulla sua statua. Per reazione, i legionari si dedicarono al culto di Mithra, il dio della luce, che non necessitava di sacerdotesse o elementi tellurici. Dopo qualche tempo irruppe il cristianesimo, che predicando la non violenza, soprattutto fra gli strati sociali più umili e le donne, finì per influire anche sullo spirito militare, indebolendolo, e rendendo le guarnigioni di frontiera meno bellicose nei confronti dei barbari. I cristiani si sarebbero poi sforzati di dipingere i Romani come crapuloni, ipnotizzati dai giochi e dai circhi, ascrivendo solo all’immoralità la decadenza dell’impero stesso.

Il politeismo è per definizione tolleranza e convivenza di più divinità, mentre il monoteismo non può che avere un aspetto esclusivista, spesso anche missionario e intollerante, che sostituisce il mito col dogma, e non sopporta gli dei altrui. Le conseguenti persecuzioni ai cristiani, non furono infatti iniziate dall’ala più reazionaria romana, piuttosto tollerante verso i culti stranieri, purché rispettassero l’idea imperiale. I disordini furono innescati proprio dall’odio fra i seguaci di Cibele e i cristiani stessi, che inscenarono una sorta di guerriglia urbana, specialmente nella Lione antica, centro di diffusione del culto della dea Frigia. Tutto ciò per ovvie ragioni di concorrenza: il mito di Gesù, come abbiamo visto, è la copia carbone di quello di Attis; per entrambi ci sono supplizio e morte, prima della resurrezione. Già Ebrei e cristiani, comunque, avevano dato segni di intolleranza reciproca, cosa incomprensibile per i Romani, che non riuscivano a distinguere gli uni dagli altri.

E’ curioso come i cristiani si siano poi sforzati di dare una parvenza solare a Gesù, soprattutto per respingere la concorrenza del mithraismo, fino al punto di utilizzarne la festa. La riforma solare e monoteistica in Egitto, come si sa, fu poi cancellata da Horemab prima e da Ramsete II poi, per riemergere attraverso Mosé, e concludersi in Gesù, novello Osiride, il cui messaggio diventerà, nel Kali Yuga,  inevitabilmente democratico e pacifista con una partecipazione ai Misteri estesa a tutti gli "hominibus bonae voluntatis". Qui, l’elemento solare originario, già precario in Osiride, il sole di mezzanotte, è ormai quasi dimenticato, alla luce delle analogie con Attis, e dell’immagine della “Donna vestita di sole” nell’apocalisse cristiana.

Il mito di Attis e della sua castrazione è stato poi interpretato come caduta del Logos nella materia e suo successivo recupero, o come un occultamento solare in attesa della resurrezione; ma un dio solare castrato, nel caso di Attis, o con i genitali perduti per sempre, nel caso di un Osiride fatto a pezzi, sembrano avere poco a che fare col “sol invictus”, fosse esso Helios o Mithra, questo almeno in un’ottica virile. Il cristianesimo, infatti, progredì soprattutto grazie all’elemento femminile, sensibile all’aspetto sentimentale e doloroso del mito: Gesù bambino, Gesù che guarisce i sofferenti, che soffre a sua volta, che perdona perfino i suoi carnefici, che è pianto dalle pie donne…Il pubblico femminile, anche con matrone capaci di finanziare la religione delle catacombe, fu quindi il più facile da convertire, e poi da spingere fino al fanatismo, malgrado il fatto paradossale di doversi inchinare davanti ad un culto apparentemente senza grandi misteri femminili e senza sacerdotesse, il che codificò una tendenza solo apparentemente patriarcale, e tipicamente giudaica, ereditata poi anche dall’Islam, e con tutte le relative conseguenze: contraccolpo femminista, introduzione del dogma dell’Immacolata Concezione, e altre concessioni al lato “lunare” del mito cristiano.

Ogni simbolismo esoterico, cioè “per pochi”, si deve adattare alla comprensione limitata delle masse, diventando, per sopravvivere nell’Età del Lupo, “per tutti”. La presenza nel cristianesimo di residui esoterici mescolati a quelli religiosi, in mistici come Eckhart, nel cristianesimo “giovanneo”, in reminiscenze gnostiche ed ermetiche, nel ghibellinismo dantesco, nella filocalia, o addirittura nel versetto di Luca (XI, 52) “Guai a voi, dottori della legge, perché avete tolto la chiave della conoscenza”, non fa altro che confermare l’avvenuta regressione, nella misura in cui quegli elementi, avulsi dal contesto spirituale originario, sono poi stati applicati dai “pastori” e dalle loro “pecorelle” su un piano puramente sentimentale o psicologico.



Articolo pubblicato nella rivista LexAurea28, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

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