Il Risveglio Della Forza: Tantra E Yoga Integrale.

Pino e Laura

 

“ Tutto dipende dalla scelta della forza alla quale voi permettete di utilizzarvi come strumento. E questa scelta deve essere fatta ad ogni momento della vostra vita”  (Mère).

 

Introduzione

 

Questo lavoro fu fatto per un incontro di Darshan e ci parve allora opportuno raccontare come si era svolto. Quella introduzione pare ancora oggi interessante per le questioni che pone, in particolare quella di equilibrio tra studio e pratica, per cui la riproponiamo in testa all’articolo.

 

         Ci è sembrato opportuno fare una introduzione sul metodo di lavoro che abbiamo adottato, perché questa non è una relazione scolastica o strumentale, del tipo di quelle presentate ad un qualche convegno ed intese ad ottenere plausi o considerazione per gli estensori.

         Quando ci è stato chiesto di fare qualcosa per il Darshan e ci è stato proposto l’argomento, abbiamo avuto un senso di panico, pensando che fosse un compito superiore alle nostre forze; poi abbiamo considerato la cosa come un’opportunità di crescita, un altro modo per praticare la nostra Sadhana (rafforzati in queste considerazioni anche da scambi di pareri con Maresa) ed abbiamo deciso di tentare, con il fine di offrire un atto di amore nei confronti dei Maestri e degli amici che avranno la pazienza di ascoltare o di leggere questo lavoro.

 

In questo contesto il fine non può prescindere dal metodo e viceversa.

 

- Abbiamo fatto precedere il nostro lavoro da una breve meditazione ogni volta che ci siamo seduti al computer o attorno ai nostri confusi appunti, offrendo alla Madre ciò che ci accingevamo a fare.

- Ci siamo sforzati di eliminare, o quantomeno di contenere il più possibile, gli “io” che emergevano prepotenti per apparire come i protagonisti del lavoro. Perciò abbiamo scelto di riportare tante pagine di Aurobindo e Mère, che per altro hanno parole ben più potenti e chiare. Il nostro problema più grande è forse stato quello di selezionare i brani più adatti per il tema che dovevamo sviluppare.

- Abbiamo fatto un lavoro di squadra, perciò discusso tantissimo perché sono emersi fin dall’inizio due  diversi approcci al tema. Di fronte ad una lettura decisamente mentale, molto razionale, orientata a privilegiare gli scritti “filosofici” di Aurobindo, c’era altresì la tendenza a valutare soprattutto l’utilizzo “pratico”, nel quotidiano, delle intuizioni e della comprensione “istintiva” dei concetti espressi in merito dai Maestri, riportando il tutto nella devozione alla Madre. Abbiamo avuto momenti di scoraggiamento e siamo stati tentati di fare ciascuno il proprio pezzo di relazione. Poi abbiamo capito che una sintesi dei due diversi approcci poteva produrre più ricchezza ed abbiamo tentato di farla e di lavorare insieme senza sopraffarci a vicenda, con pari reciproca influenza.

- Il fine non secondario dell’intero lavoro è stato di offrire a coloro con cui dividiamo queste giornate di Darshan e a noi stessi un modesto, ma sincero, strumento di crescita, attraverso le parole ed il pensiero dei Maestri.

         Forse non abbiamo raggiunto le finalità oggettive che ci eravamo proposti, il tentarlo è stato comunque positivo almeno relativamente alla nostra crescita soggettiva: ringraziamo pertanto coloro che ci hanno dato questa opportunità...

 

 

 

 

 

L’insegnamento di Aurobindo e Mère comprende i principi delle tradizionali dottrine, superandoli in quel magistrale lavoro di sintesi che è la via dello yoga integrale. In particolare vi sono accolte gran parte delle concezioni vedantiche e del buddismo originario nonché alcuni aspetti fondamentali della dottrina tantrica.

Il Tantrismo si sviluppa pienamente a metà del primo millennio d.c. influenzando e rivitalizzando le scuole yogiche, gli insegnamenti vedici e la rilettura delle upanishad, dando origine ad una nuova scuola buddista (vajrayania – via del Diamante e della Folgore). Il tantrismo si caratterizza per avere spostato il centro del percorso yogico dalla pura contemplazione all’azione, trasformando la sadhana in una realizzazione pratica. In quest’ottica l’uomo deve trasformarsi, quindi agire per conoscere davvero: la conoscenza è tale solo se c’è identificazione tra essere e conoscere.  Si sperimenta la Maya, non solamente come illusione, ma come aspetto assunto dal divino (para-shakti) che si nega in quanto tale ed appare quale fenomeno nella sua potenza di gioco (lila-shakti). E’ quindi un Brahman attivo che partecipa della realtà  materiale in cui si cela la shakti come potenza, forza ed energia: la sadhana ha come fine per i tantrici il risveglio e la liberazione della shakti latente nel corpo.

Tale realizzazione può avvenire con l’utilizzo di “parole di potenza” (mantra) e attraverso tecniche di risveglio dei punti energetici fisicamente presenti nei corpi (i sette chakra).   

 

Aurobindo accoglie l’impostazione tantrica della Shakti quale Forza-Realizzatrice involuta nella materia, aspetto della Volontà Divina; condivide il metodo e la via tantrica della realizzazione spirituale attraverso il lavoro nel corpo e nella materia e il non ritrarsi dall’azione.

 “Osserviamo innanzitutto che esiste tuttora in India un notevole sistema yogico che è per sua natura sintetico e parte da un grande principio centrale della Natura, da una grande forza dinamica della natura; ma si tratta di uno yoga distinto, non di una sintesi di altre scuole. Questo sistema è la via del tantra…

         … Anche  la sua duplice visione tra i sentieri della mano destra e della mano sinistra, Dakshina Marga e Vama Marga, trovò origine in una sicura e profonda intuizione. Nell’antico senso simbolico dei termini Dakshina e Vama, si trattava della distinzione tra la via della Conoscenza e la via dell’Ananda, la Natura dell’uomo che si liberava attraverso un esatto discernimento dei poteri e delle attività delle proprie energie, elementi e potenzialità e la Natura nell’uomo che si liberava attraverso invece la gioiosa accettazione dei poteri e delle attività delle proprie energie, elementi e potenzialità. Ma in entrambe le vie vi fu alla fine un oscurarsi dei principi, una deformazione simbolica e una caduta.

         Se comunque abbandoniamo anche qui i metodi e le pratiche attuali e ricerchiamo il principio centrale, troviamo come prima cosa il fatto che il Tantra si differenzia espressamente dai metodi  yoga di tipo vedico.  In un certo senso, tutte le scuole che abbiamo fin qui esaminato sono vedantiche nella loro concezione; la loro forza è nella Conoscenza, il loro metodo è nella Conoscenza  sebbene essa non sia sempre discernimento attraverso l’intelletto ma possa invece essere Conoscenza del cuore espressa nell’amore e nella fede o Conoscenza della volontà che si sviluppa attraverso l’azione. In tutte il Signore dello yoga è il Purusha, l’anima consapevole che conosce, osserva, attrae, dirige. Ma nel Tantra è piuttosto PraKriti, l’Anima-Natura, l’Energia, la Forza-Volontà esecutrice dell’Universo.

         Fu scoprendo ed applicando i segreti più intimi di questa Forza-Volontà, il suo metodo, il suo Tantra, che lo yoga tantrico perseguì gli scopi della sua disciplina, conoscenza profonda, perfezione, liberazione, beatitudine.

         Invece di ritirarsi di fronte alla Natura manifestata, e alle sue difficoltà, egli le affrontò, se ne impadronì e le vinse.  …

… Abbiamo in questa concezione tantrica centrale un aspetto della verità, l’adorazione dell’Energia, della Shakti, come sola forza effettuale per ogni realizzazione. Cogliamo l’altro estremo della concezione vedantica della Shakti come potere illusionistico e nella ricerca del silenzioso e immobile Purusha come mezzo di liberazione dagli inganni prodotti dall’energia creatrice.  Ma nella concezione integrale l’Anima integrale, l’Anima Conscia rappresenta il Signore, l’Anima-Natura la sua Energia esecutriceIl Purusha è della natura di Sat, conscia autoesistenza pura ed infinita; Shakti o Prakriti sono della natura di Chit, il potere della conscia autoesistenza pura ed infinita del Purusha.  La relazione tra i due si trova tra i poli del riposo e dell’azione. Quando l’energia è assorbita nella beatitudine del conscio autoesistere, c’è riposo; quanto il Purusha si espande nell’azione della sua energia, c’è attività, creazione e gioia o Ananda del divenire.” (Sri Aurobindo “Sintesi dello yoga”).

 

Lo yoga integrale supera la visione parziale proposta dal Tantrismo, così come da altre vie, portando sintesi ed unità, che si sostanziano nella sadhana; nel lavoro e nella pratica quotidiani va fatto ogni sforzo per individuare ogni aspetto con cui si presenta il Divino, al fine di riconoscerLo e di rapportarsi ad Esso: nella meditazione, nell’attività, nella gioia, nell’amore. A tal fine per la crescita spirituale possono essere utilizzate le manifestazioni materiali, individuando quanto di divino v’è in esse ed identificandosi in Esso.

Aurobindo ci conduce su una via che prevede lo sviluppo sia dell’anima contemplativa che di quella pratica dell’azione nella e sulla materia. Considerando la realtà che ci circonda come emanazione della forza della Madre, non è necessario rifiutarla, ma possiamo tuffarci in essa, divenire un “tutt’uno”, utilizzare questa realtà come strumento per realizzare il divino, offrendo costantemente alla Madre la nostra Opera sulla materia, le realizzazioni materiali, oltre alle nostre emozioni e sentimenti.

    “Attraverso la sua Shakti, il Divino è presente  in ogni azione, in tutto ciò che nell’universo  viene fatto, ma velato dalla sua Yoga Maya opera nella natura inferiore attraverso l’ego del Jiva. Anche nello yoga, il Divino è il Sadhaka e la Sadhana. La Shakti rende possibile la sadhana mediante la sua luce, il suo potere, la sua conoscenza, la sua coscienza, il suo Ananda agenti sull’Adhara (l’essere fisico), e, quando questo si apre a lei, riversando in esso quelle forze divine che rendono la sadhana possibile.  Ma fin tanto che la natura inferiore rimane attiva, lo sforzo personale del sadhaka è necessario.    

Lo sforzo personale che viene richiesto è il triplice lavoro di aspirazione, di rifiuto e di dono di sé.

Un’aspirazione vigilante, costante e incessante, la volontà dello spirito, la ricerca del cuore, il consenso dell’essere vitale, la volontà di aprire e di rendere plastiche la coscienza e la natura fisica.

Il rifiuto dei movimenti della natura inferiore; il rifiuto delle idee, delle opinioni, preferenze, abitudini e costruzioni della mente, affinché la vera conoscenza possa trovare il campo libero in una mente silenziosa.

Il rifiuto dei desideri, delle richieste,  delle sensazioni e delle passioni della natura vitale, del suo egoismo, del suo orgoglio, della sua arroganza. Della sua lussuria, della sua avidità. Della sua gelosia, della sua invidia e della sua ostilità verso la Verità, affinché gli autentici potere e gioia possano riversarsi dall’alto in un essere vitale, calmo, grande, forte e consacrato.

Il rifiuto della stupidità, del dubbio, dell’incredulità, dell’oscurità, dell’ostinazione, della meschinità, della pigrizia, della cattiva volontà di cambiare e del Tamas della natura fisica, affinché la vera stabilità della Luce, del Potere, dell’Ananda prenda dimora in un corpo sempre più divino.

Il dono di sé al Divino e alla Shakti, di tutto ciò che si è, di tutto ciò che si ha, di ogni piano della coscienza e di ogni movimento.

 In proporzione al dono e alla consacrazione di sé, il  sadhaka diviene consapevole che è la Shakti Divina che fa la sadhana e penetra in lui sempre più, stabilendovi la libertà e la perfezione della natura divina.” ( Sri Aurobindo “ La Madre” cap II).

      Chiede un discepolo a Mère:  La Madre divina è la Shakti divina, cioè la forza creatrice. Essa si identifica con il cosmo. Come può avere un aspetto trascendente?                                      “ Ma forse la Madre divina esisteva prima della creazione! Essa doveva certo esistere prima della creazione, poiché non può essere il prodotto di se stessa. Se è Lei che ha compiuto la creazione, doveva esistere prima della creazione, altrimenti non avrebbe mai potuto creare.”

         Essa esisteva allora nel Supremo prima della creazione? 

         “Nel Supremo ….. E’ un po’ difficile parlare di dentro  e  fuori  quando si è fuori dalle forme! Se volete, dite che Essa è un movimento del Supremo (se  così capite meglio)  un’azione del Supremo o uno stato del Supremo, un modo … potete dire ciò che volete, ciò che vi dà una maggior coscienza della cosa. Certo, la mente umana ama dividere le cose in piccoli frammenti. … Vi racconterò una breve storia ad uso dei bambini. Quando il Supremo decise di fare una creazione universale prese un certo atteggiamento interiore che corrispondeva alla manifestazione interiore (non espressa) della Madre divina, della suprema Shakti. Nello stesso tempo egli fece questo con l’intenzione che ciò corrispondesse al modo di creazione dell’universo che voleva creare, il potere creatore dell’universo. Dunque, doveva innazitutto concepire la possibilità della Madre divina affinché questa Madre divina potesse concepire la possibilità dell’universo. Mi seguite? Vi ripeto che non è precisamente così (!), ma insomma, è ad uso delle menti infantili. Allora, possiamo benissimo dire che c’è una Madre divina trascendente, cioè indipendente dalla sua creazione …

         …C’è costantemente un trascendente, costantemente un universale, costantemente un individuale, e il trascendente, l’universale e l’individuale sono coesistenti. Ossia, se voi entrate in un certo stato di coscienza, potete in qualsiasi momento essere in rapporto con la Shakti trascendente e potete pure, con un altro movimento, essere in rapporto con la Shakti universale, essere in rapporto con la Shakti individuale, e tutto ciò simultaneamente, poiché ciò non si svolge nel tempo, siamo noi che, parlando, ci svolgiamo nel tempo altrimenti non possiamo esprimerci. Possiamo averne l’esperienza, ma possiamo esprimerla solo se diciamo una parola dopo l’altra (purtroppo non si possono pronunciare tutte  le parole nello stesso tempo; se si potessero dire tutte nello stesso tempo ci si avvicinerebbe di più alla verità).” ( Mère “Conversazioni 1950-51).

      “Lo scopo iniziale comune a ogni yoga è emendare l’anima dell’uomo dalla sua attuale ignoranza e limitazione, liberarla nell’essere spirituale, unirla al supremo sé e al Divino. Ma generalmente ciò diviene non solo l’obiettivo iniziale, ma quello complessivo e finale: la gioia dell’esistenza spirituale esiste, ma o nella dissoluzione dell’uomo e dell’individuale nel silenzio nell’autoesistenza o su un piano più alto in un’altra esistenza. Il sistema tantrico fa della liberazione lo scopo finale, ma non il solo; ricerca sul suo cammino una piena perfezione e gioia per il potere, la luce e la beatitudine spirituale nell’esistenza umana, e possiede anche una visione dell’esperienza suprema nella quale la liberazione, l’agire cosmico e la beatitudine sono unificate in un annullamento finale di tutti gli opposti e le dissonanze. Questa è la più ampia visione delle nostre potenzialità spirituali dalla quale anche noi partiamo, ma aggiungendo un accento diverso che genera un significato più completo. Noi consideriamo lo spirito nell’uomo non solamente come un essere individuale in cammino verso la trascendente unità con il Divino, ma come un essere universale capace di identità con il divino in tutte le anime e in tutta la natura e portiamo questa più vasta concezione sino alle sue estreme conseguenze. La liberazione individuale dell’anima dell’uomo e la gioia dell’identità con il Divino in un essere, in una coscienza e in una beatitudine spirituale, devono sempre costituire il primo obiettivo dello yoga; il suo puro piacere nell’unità cosmica del Divino diviene un obiettivo secondo; ma al di là di questo ne appare un terzo, la realizzazione del significato dell’unità divina con tutti gli esseri attraverso la compassione e la partecipazione agli intenti del divino nell’umanità. (Sri Aurobindo – “La Sintesi dello yoga”)        

         “Il nostro yoga è un duplice movimento di ascesa e di discesa; si sale a livelli di coscienza sempre più alti, ma allo stesso tempo si fa discendere il loro potere non solo nella mente e nella vita, ma da ultimo anche nel corpo. E il livello supremo, quello a cui sono rivolti i suoi sforzi, è la supermente. Solo quando questa può essere fatta discendere la trasformazione divina diventa possibile nella coscienza terrestre.  ( Sri Aurobindo “Lettere sullo Yoga”)

 

La Kali-Yuga è l’ultima era delle quattro previste dalla tradizione indù: è l’epoca della prevalenza del materialismo e dell’individualismo, è l’epoca in cui noi viviamo, dominata dal pensiero occidentale, l’epoca in cui, secondo l’apologo della tradizione, il Toro del Dharma si regge oramai su una gamba sola. Il Tantra è una disciplina nata dichiaratamente per l’uomo che vive nella Kali-Yuga, strettamente connesso con il corpo, che non può prescindere da esso; la via che più si addice a questo uomo non può essere quella del puro distacco, bensì quella della conoscenza, del risveglio, del dominio delle energie segrete chiuse nel corpo.

 

Aurobindo supera questa premessa con la previsione dell’avvento di un’era spirituale successiva a quella attuale, la cui realizzazione è resa possibile dalla discesa della supermente.

         “ Allora l’evoluzione terrestre dovrà passare oltre l’uomo, così come è passata oltre l’animale, e dovrà nascere una razza più grande capace di realizzare il cambiamento spirituale, dovrà apparire una forma di vita più vicina al divino…

…Una decisa svolta dell’umanità verso l’idea spirituale, l’inizio di una costante ascesa diretta verso le grandi altezze, può essere non del tutto impossibile, anche se le vette possono essere inizialmente raggiunte solo da pochi pionieri, troppo lontani dall’incedere della razza. Tale inizio può significare la discesa di un’influenza che cambierà di colpo la vita intera dell’umanità nei suoi orientamenti ed allargherà per sempre, come fece lo sviluppo della ragione e più di qualsiasi sviluppo della ragione, le sue potenzialità e tutta la sua struttura”. (Sri Aurobindo “Il ciclo Umano” cap.XX)

         “Una volta assicurate le fondamenta,       il resto si rivela con un progressivo dispiegarsi e l’anima è sicura della sua strada. Citando ancora gli antichi cantori vedici: abhyavasthah pra jayante

pra vavrer vris cketa.

Upasthe matur vi caste.      (Rig Veda, V. 19.1)

- Da uno stato ne nasce un altro; uno strato dopo l’altro diventa cosciente della conoscenza; in grembo alla Madre l’anima vede. -

Questa almeno è la massima speranza, il possibile destino che si offre alla vista umana, ed è una possibilità che il progresso della mente umana sembra sul punto di sviluppare di nuovo. Se la luce che sta nascendo aumenterà, se il numero di individui che cercano di realizzare in sé e nel mondo tale possibilità crescerà ed essi giungeranno più vicini alla via giusta, allora lo spirito che è qui nell’uomo (ora come una divinità nascosta, una luce ed un potere in sviluppo) discenderà più pienamente, come l’Avatar di una Divinità mai vista ancora né immaginata, nell’anima dell’umanità e nella grande individualità in cui la luce e il potere saranno più forti. Allora si compirà il cambiamento che preparerà la transizione della vita umana dai suoi limiti attuali a quei più ampi e puri orizzonti; l’evoluzione terrena avrà preso il suo grande slancio verso l’alto e compiuto il passo rivelatore, in quella progressione divina di cui la nascita dell’uomo pensante ed aspirante fuori della natura animale fu soltanto un’oscura preparazione ed una lontana  promessa.” (Sri Aurobindo “Il ciclo Umano” cap.XXIV).

 

Lo yoga integrale di Sri Aurobindo e Mère non è solamente una filosofia, una teologia od una costruzione metafisica, anche se può essere trattato con gli strumenti metodologici di queste discipline, ma è anche una strada indicata per donne e uomini che vogliono intraprendere un’opera di crescita spirituale. I temi specifici del pensiero tantrico vengono quindi interpretati anche per fornire indicazioni pratiche e concrete  ai fini della Sadhana e della crescita.

          “Innanzi tutto dovete diventare coscienti delle energie che penetrano in voi, del loro passaggio nell’essere e del loro dispendio. Poi dovete possedere una specie di istinto superiore che vi faccia sentire da dove provengono le  energie più favorevoli; allora vi mettete in contatto con esse tramite il pensiero, il riposo, o qualsiasi altro procedimento (ve ne sono molti). Bisogna sapere quale energia si vuole, da dove viene e in che cosa consiste. Dopo, viene il controllo sull’energia ricevuta. Il novanta per cento degli esseri umani non assorbe sufficiente energia, o ne assorbe troppa, o ancora non assimila quella che assorbe: appena ne riceve una certa quantità, la butta immediatamente al di fuori, agitandosi, parlando, gridando, ecc. … Dovete sapere conservare l’energia ricevuta dentro di voi e concentrarla interamente sull’attività voluta e non su altre cose.  Se vi riuscirete, non avrete bisogno di ricorrere alla volontà. Per fare ciò che si vuole, basta raccogliere tutte le energie ricevute, utilizzarle coscientemente e concentrarsi con la maggiore attenzione possibile. “(Mère – Conversazioni 1950-51)     

   “Nel metodo di sintesi che siamo andati seguendo, è stata perseguita un’altra idea di principio che deriva da un differente punto di vista circa le possibilità dello yoga. Questa parte dal metodo del Vedanta per giungere agli obiettivi del Tantra. Nel metodo tantrico la Shakti è ciò che più importa, divenendo la chiave per la scoperta dello spirito; in questo metodo di sintesi l’anima è ciò che più importa, divenendo il segreto per il procedere della Shakti. Il metodo tantrico parte dal fondo e compie gradualmente la propria ascesa verso l’alto sino alla vetta; perciò il suo accento iniziale è sull’azione della Shakti risvegliata nel sistema nervoso del corpo e nei suoi centri; l’aprirsi dei sei loti è l’aprirsi dell’estensione del potere dello spirito.

         La nostra sintesi considera l’uomo come spirito in una mente molto più che come spirito in un corpo e presume in lui  la capacità di iniziare da quel livello, di spiritualizzare il proprio essere attraverso il potere dell’anima sulla mente aprendosi direttamente ad una più alta forza di esistenza spirituale e di perfezionare, attraverso questa forza superiore così posseduta e attivata, l’intera sua natura. Per questa ragione il nostro accento iniziale è caduto sull’utilizzo dei poteri dell’anima nella mente e sul ruotare della triplice chiave della conoscenza, delle opere e dell’amore nelle serrature dello spirito; si può fare a meno dei metodi hathayogici, sebbene non ci siano obiezioni al loro uso parziale; quelli rajayogici verranno inclusi solo come elemento informale.

         Giungere per la via più breve al più ampio sviluppo del potere e dell’essere spirituale e divinizzare attraverso di esso una natura liberata nell’intera sua sfera del vivere umano è il movente che ci ispira. (Sri Aurobindo “La sintesi dello Yoga)                     

   “Nel corso della sadhana si può imparare ad attingere alla Forza-di-Vita universale e a fare da essa provviste di energie. Ma di solito il modo migliore è imparare ad aprirsi alla Forza della Madre e a divenire coscienti che essa sostiene e anima l’organismo o che riversa in esso e gli fornisce l’energia necessaria per il lavoro, sia questo mentale, vitale o fisico. C’è, naturalmente, al di sopra delle forze universali ora all’opera, una energia più alta, e sarà questa a trasformare la natura, e a prendere in sé le energie mentali, vitali e fisiche, riplasmandole a sua somiglianza.

         Si tratta di una Forza che viene e spinge al lavoro; essa è parte, come qualunque altra forza, della vita spirituale. E’ un’energia speciale che si impossessa del lavoratore, nel suo essere, e si realizza attraverso di lui. Lavorare avendo in sé una simile pienezza di energia è senz’altro benefico. L’unica cosa è non eccedere: evitare, cioè, qualsiasi esaurimento o ricaduta nell’inerzia fisica.                                      Quanto alla consacrazione, fate sempre il “sankalpa “ dell’offerta, ricordate e pregate quando potete (voglio dire, a proposito del lavoro). Questo per rendere stabile un certo atteggiamento. In seguito, la Forza potrà approfittare di questa chiave per aprire in voi la consacrazione più profonda.

         La Forza che viene dall’alto è la Forza della Coscienza superiore. Quella che viene da dietro lavora come forza mentale, vitale o fisica, secondo le necessità. Quando l’essere è aperto ad essa ed è in certa misura passivo alla sua azione, essa prende il posto dell’attività personale e la Persona è un testimone della sua azione.

         Non parlavo della Forza che viene dall’alto, ma della Forza che viene da dietro e svolge l’azione attraverso la mente e il corpo quali strumenti. Molto spesso, quando la mente e il corpo sono inerti, la loro azione continua grazie a questa Forza che li spinge.

         Nel normale corso dello yoga questa forza fisica è sostituita da una forza yoghica o da una forza-di-vita yoghica che sostiene il corpo e lo fa lavorare, ma in assenza di questa forza il corpo è privo di ogni potere, inerte e tamasico. L’unico rimedio è che l’intero essere si apra, in ogni suo piano, alla Yoga-Shakti: forza mentale yoghica, forza vitale yoghica, forza fisica yoghica. “ ( Sri Aurobindo “Lettere sullo Yoga”)

                                                                                                                            

Mère, rispondendo alle domande dei discepoli dell’ashram, utilizzando parole familiari e concetti  semplici,  forniva importanti indicazioni pratiche, valide per chiunque intenda procedere sul sentiero dello yoga integrale.

     “L’Energia, la Coscienza viene infinitamente, mille volte più sprecata del denaro. Non vi è un attimo in cui non ci sia spreco, a volte anche peggio dello spreco. Vi è quell’abitudine (spero poco consapevole) di assorbire quanta più  Energia e Coscienza possibile, e servirsene per le proprie soddisfazioni personali. Questo avviene ad ogni istante. Se tutta l’Energia, tutta la Coscienza, che è costantemente riversata su tutti voi venisse utilizzata per il vero scopo, ossia per l’Opera divina, e per la preparazione all’Opera divina, saremmo già molto avanti sul sentiero, molto più avanti di quanto lo siamo adesso.”(Mère – Conversazioni 1954)

     “A dire il vero, quando di solito siete qui, abbiamo una lezione, leggiamo qualcosa, avete delle domande da fare; per tutto il tempo che siete qui ponete delle domande e pensate all’argomento. Ma non appena uscite di qui e tornate a casa, pensate a mille altre cose, non è così? Come volete quindi divenire coscienti della forza divina? Abbiamo appena mezz’ora da passare qui, e ciò non è molto per diventare coscienti della Forza. …                   

… Occorre essere molto attenti, occorre essere molto silenziosi, occorre osservarsi molto chiaramente. E occorre essere molto umili, ossia accettare di non avere una parte importante in tutta questa cosa. Il guaio è che, di solito, l’essere – o l’essere vitale, o l’essere mentale, o persino l’essere psichico - , è molto ansioso di avere una sua parte, molto ansioso.  Per cui si gonfia, occupa molto spazio, ricopre il resto; lo ricopre così bene che non ci si può nemmeno accorgere della presenza di questa Forza divina. Infatti il movimento personale del fisico, del corpo, del vitale, della mente, ricopre tutto con la propria importanza.

Se ogni sera prima di addormentarti ti concentri anche solo per un piccolo minuto, e se durante quel piccolo minuto, con tutta la concentrazione di cui sei capace, chiedi di divenire cosciente della Forza divina, solo questo, niente di più, e se svegliandoti al mattino, prima di iniziare la giornata, fai la stessa cosa, se ti  concentri per un piccolo minuto e chiedi di divenire cosciente della Forza divina, vedrai che, dopo un certo  tempo, la cosa verrà. Solo con queste piccole cose, che non sono niente, e che non richiedono tempo.” ( Mère – Conversazioni 1954).

 

         Una Divinità sta dietro la macchina bruta.

         Questa verità irruppe in un trionfo di fuoco;

         una vittoria per Dio fu riportata nell’uomo,

         la deità rivelò il suo volto segreto.

         La gran Madre universale si levò allora in lei:

         una scelta vivente invertì la curva fredda e morta del fato,

         affermò il passo dello Spirito sulla Circostanza,

         respinse la Ruota che gira assurda e crudele

         e arrestò la marcia silente della Necessità.

         Un guerriero fiammeggiante giunto dalle eterne cime

         col potere di forzare la porta negata e chiusa

         sbaragliò la muta assolutezza dal volto della Morte

         e saltare fece i limiti della coscienza e del Tempo.                      

            (Sri Aurobindo – Savitri – Libro I Canto II)

 

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