La Meditazione

Samael Aun Weor


Costretto tra rigide barriere intellettuali, nauseato da tante teorie così complicate e difficili, decisi di andarmene verso le coste tropicali del mar dei Caraibi...

Laggiù, seduto come un eremita d’altri tempi all’ombra silenziosa di un albero solitario, mi risolsi a seppellire tutto l’ingombrante strascico del vano razionalismo...

Con la mente in bianco, partendo dallo zero radicale, raccolto in profonda meditazione, cercai dentro me stesso il Maestro Segreto...

Confesso sinceramente e senza reticenze che presi molto in serietà quella frase del Testamento della Saggezza Antica che letteralmente dice:

«Prima che la falsa aurora spuntasse sulla Terra, coloro che sopravvissero all’uragano ed alla tormenta adorarono l’Intimo ed apparvero loro gli araldi dell’Aurora».

Naturalmente cercavo l’Intimo, lo adoravo nel segreto della meditazione, gli rendevo culto...

Sapevo che dentro me stesso, negli ignoti recessi della mia Anima, lo avrei trovato e i risultati non si fecero attendere troppo...

Dovetti più tardi lasciare quei lidi sabbiosi per cercare rifugio in altre terre ed in altri luoghi...

Dovunque mi trovassi, continuavo, però, con le mie pratiche di meditazione. Sdraiato sul letto o sul duro pavimento, mi disponevo a forma di stella fiammeggiante - gambe e braccia aperte a destra e sinistra - con il corpo completamente rilassato...

Chiudevo gli occhi perché nulla al mondo potesse distrarmi; poi mi inebriavo con il vino della meditazione nella coppa della perfetta concentrazione.

Man mano che intensificavo le mie pratiche, sentivo indiscutibilmente che mi avvicinavo realmente all’Intimo...

Le vanità del mondo non mi interessavano: sapevo bene che tutte le cose di questa valle di lacrime sono periture...

L’Intimo e le sue risposte istantanee e segrete erano l’unica cosa che mi interessava davvero.

Esistono straordinarie celebrazioni cosmiche che non si possono più dimenticare e questo lo sanno molto bene i divini e gli umani...

Nel momento in cui scrivo queste righe mi viene alla memoria il gradito albeggiare di un fausto giorno...

Fuori dal corpo planetario, umilmente inginocchiato, invocando a gran voce dal giardino interiore della mia dimora, chiamai l’Intimo...

Il Benedetto varcò la soglia della mia casa; io lo vidi venire verso di me con passo trionfale...

Vestito di un prezioso tessuto di zèfir, con la tunica di un bianco indicibile, l’Adorabile mi venne incontro e lo contemplai felice...

Sul suo capo celestiale riluceva splendida la corona degli Ierofanti; tutto il suo corpo era fatto - per sua natura - di felicità...

Nella sua destra risplendevano preziose tutte quelle gemme di gran pregio delle quali parìa l’Apocalisse[1] di San Giovanni...

Con grande fermezza, il Signore impugnava la Verga di Mercurio, lo scettro dei re, il bastone dei patriarchi...

Prendendomi tra le braccia, il Venerabile cantò con voce paradisiaca, dicendo cose che agli esseri umani non è dato comprendere...

Il Signore di Perfezione mi portò allora al pianeta Venere, lontanissimo dalle amarezze di questo mondo...

Ecco come mi avvicinai all’Intimo per la segreta via della profonda meditazione interiore. Ora parlo perché...


 

[1] Cfr. Apocalisse, 1, 16 e 20 (N.d.Tr.).

Samael Aun Weor

 

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