Massoneria: il problema delle origini

Jhaoben

 

"Dove si trova la chiave della vostra Loggia?"

"In una scatola ossea ricopra di un vello irsuto".

"Datemi le caratteristiche della vostra scatola".

"La mia testa è la scatola, i miei denti sono le ossa, i miei capelli il vello, la mia lingua è la chiave".

Manoscritto di Dumfries 1710

Quando parliamo della storia della Massoneria molte volte, forse troppe, ci limitiamo a prendere in considerazione quella famosa data del 24 giugno del 1717, quando le quattro Logge residue che lavoravano a Londra e che prendevano il nome delle taverne dove erano uso riunirsi ("L'oca e la graticola", "Il melo", "La corna", "Il bicchiere e l'uva") si riunirono alla famosa locanda "l'oca e la graticola" per formare la prima Gran Loggia. Ma ecco che anche solo semplicemente leggendo queste quattro parole messe in fila per descrivere la nascita della Massoneria Moderna, si insinua nella testa di colui che ricerca la Verità l'atroce dubbio: ma se le famose quattro Logge erano residue, vuol dire che qualcosa prima era esistito!

E qui si entra maelstrom del si dice e si narra… Ma quando è nata la Massoneria, nel 1717 o molto prima? Sfortunatamente dati certi non esistono, ma cercare dati certi nell'esoterismo è una follia, le correnti esoteriche nascono, si sviluppano e scorrono come un fiume carsico, sono ben visibili e scrosciano argentini per alcuni tratti, ma la maggior parte del loro percorso lo compiono in oscure grotte. Personalmente, in modo sicuramente in modo provocatorio, amo affermare che la Massoneria Tradizionale è morta nel 1717 confortato anche da quanto afferma Marius Lepage: "…da quella data nefasta principia il declino della Massoneria autenticamente tradizionale".

Natale Mario di Luca a tal proposito afferma: «(la massoneria è) una società iniziatica tradizionale intesa al perfezionamento spirituale (e, quindi, anche morale) dei suoi componenti (e, per estensione, di tutta l'umanità), che si avvale di una metodologia di lavoro graduale e di un percorso conoscitivo incentrato su rituali e su simboli.. _L'attributo tradizionale significa che la massoneria soggettivamente si richiama ad una tradizione iniziatica, trasmessa da uomo ad uomo fin da epoche immemorabili, epperciò tale che la sua fondazione non può essere situata in un'epoca storicamente determinata né essere attribuita all'opera di un singolo uomo o gruppo di uomini._Conforme a questi presupposti, le origini della massoneria sono leggendarie o mitiche e, nella sua interna concezione, l'iniziazione muratoria non differisce dalle iniziazioni delle età più antiche, con le quali intrattiene rapporti di singolare somiglianza, al punto che ne sono state ipotizzate le ascendenze più disparate e remote._Ne consegue che, accanto alla storia reale della massoneria, per tale intendendo quella ricostruibile attraverso gli usuali materiali e strumenti della ricerca storica, ne sussiste o acquista rilevanza un'altra, anch'essa "storia" ma in senso molto peculiare, o più propriamente metastoria, che prescinde dal dato documentario e si inscrive in un orizzonte diverso, nel quale i nomi, le date e gli avvenimenti s'inseriscono nella dimensione sacrale del simbolo ed acquistano un significato "altro" rispetto a quello profano. Le due "storie" - quella sacra e quella profana - non si escludono reciprocamente, ma confluiscono entrambe in una nozione di tradizione leggibile e decifrabile secondo almeno due ottiche diverse, quella della lettera e quella dello spirito, governate da scritture e da cifre non omogenee._Questa dimensione anfibologica del tempo è esplicitamente attestata dalla doppia datazione dei documenti massonici con quella dell'Era Volgare, corrispondente all'Annus Domini dell'era cristiana, e con l'anno di Vera Luce, che si ottiene aggiungendo al numero dell'anno corrente 4.000 anni: quanti cioè, ancora agli inizi del XVIII secolo, si riteneva fossero trascorsi tra la creazione del mondo e la nascita di Gesù».

Cerchiamo di partire con ordine, a parer mio prima di poter affrontare, usando i termini del Fratello De Luca la metastoria della massoneria è fondamentale conoscere la storia profana, per poi studiare la storia mitica ed infine, in un processo di sintesi, riscoprire la metastoria: pertanto, fedele a questa impostazione oggi mi sono prefisso il compito di analizzare la storia profana dalla nostra Istituzione. La Massoneria nasce come un'associazione di mestiere, ovvero un sindacato ante-litteram che riuniva "sotto lo stesso tetto" tutti gli operai che svolgevano la stessa mansione, e si occupava del loro insegnamento nell'arte, nella loro sussistenza e della loro disciplina; in assenza di uno stato sociale la corporazione di mestiere provvedeva all'istruzione ai bisogni fisici, ed alle necessità dei suoi componenti, ma al contempo ne controllava la moralità e la disciplina. Le prime corporazioni furono fondate nella Roma Imperiale e precisamente dal primo imperatore Cesare Augusto, fra queste ricordiamo in particolare i collegia fabrorum, che accoglieva nel suo novero una categoria di artigiani il cui lavoro era tenuto in grande stima nell'antichità. La figura del fabbro era infatti una figura sacra, in quanto si riteneva che lavorare i metalli necessitasse di una profonda conoscenza iniziatica ed esoterica come ricorda Mircea Elide nel suo libro "Il mito dell'alchimia". La capacita mitopoietica della massoneria ovvero la capacità che ha la nostra associazione di creare dei miti autocelebrativi, è evidente fin dal suo nascere, infatti la tradizione delle neonate corporazioni ne pospone la nascita addirittura all'epoca regale di Roma, e precisamente concede l'onore della formazione a Numa Pompilio, mitico re romano che, forse non a caso, per primo assunse il titolo di Pontefice Massimo a cavallo tra il 700 e il 600 a.C. Fra i vari colegia, esisteva anche quello dei costruttori anche se non aveva il rispetto e la fama di quella dei fabbri. Vailant, citando Plutarco afferma: «L'antica istituzione dei misteri o riti, o miti era caduta in decadenza, per delle ragioni che sarebbe troppo lungo spiegare qui; i suoi principi, le sue dottrine passarono in parte nelle associazioni dei costruttori che, gelosi conservatori dei segreti della loro arte, adottarono i simboli e i riti misteriosi dei templi per assicurare i loro privilegi e riconoscersi tra loro».

Le corporazioni muratore, di contro, avevano nel loro interno una forte connotazione Mithraica (antico dio iranico della luce), religione che a lungo nella Roma imperiale rivaleggiò con quella Cristiana per la supremazia, per poi soccombere definitivamente nel V secolo d.C.. La religione Mithraica era una religione essenzialmente iniziatica dove l'adepto doveva raggiungere la perfezione attraverso sette gradi; le riunioni venivano effettuate in piccoli templi rettangolari, con una copertura a volta simboleggiante la volta stellata; il dio Mitra era spesso raffigurato con un berretto Frigio.

Le corporazioni, «si diffusero [grazie alle legioni romane] sotto differenti forme e differenti riti per tutta l'Europa e servirono di base e di esempio alle confraternite o corporazioni di costruttori e di Liberi Muratori che si formarono dovunque» e soprattutto sopravvissero alla caduta dell'impero romano, anzi, forse proprio in quegli anni di profondo sconvolgimento e confusione, dove venne a mancare un potere centrale forte, questo tipo di organizzazioni si rafforzarono ulteriormente. È ovvio, quando manca uno stato centrale che possa difendere il più debole, una corporazione forte che salvaguardi l'incolumità dei sui adepti risulterà rafforzata e ricercata. Inoltre i conquistatori erano popolazioni barbare che dall'est si riversavano nel mondo romano non solo con la volontà di razziare e depredare, ma principalmente con quella di sostituirsi ai romani nel controllo dell'impero, tanto è vero che i Vandali, il cui nome è passato alla storia non proprio come esempio di civiltà e senso civico, più volte si sono pavoneggiati nella presunta discendenza romana.

In tale situazione, era ovvio che i nuovi padroni, incapaci di gestire un'amministrazione così complessa come quella romana, si appoggiassero alla burocrazia latina che aveva gestito l'impero da centinaia di anni, così come mantennero le corporazione di mestiere che garantivano loro manodopera qualificata e soprattutto disciplinata. Questa sorta di "protezione governativa" fece proliferare tutte le corporazioni, ma, visti i tempi turbolenti, in particolare fecero fortuna quelle che garantivano la fabbricazione di strumenti di offesa e di difesa e quindi fabbri e scalpellini. Anche se ovviamente l'arte costruttiva subì una notevole battuta d'arresto, in quanto si preferiva costruire strutture di difesa quali castelli e mura piuttosto che bei palazzi!

La leggenda vuole che l'arte muratoria giungesse in Inghilterra sotto re Athelstan come afferma il Poema Regius «Molti anni passarono, prima che l'arte giungesse nel nostro paese. Si affermò in Inghilterra, al tempo del buon re Athelstan. Questo re fece costruire dei castelli e delle case e dei tempi maestosi per il suo piacere di giorno come di notte, e per onorare il suo Dio con tutte le sue forze. Questo buon signore amava il nostro mestiere, tanto che intraprese a consolidarne alcuni principi che reputava deboli.

Fece convocare in tutto il regno chiunque fosse muratore, con l'intento di correggere i difetti tramite i loro buoni consigli, se ne avevano. Riunì allora un'assemblea che comprendeva diversi signori, duchi, conti, baroni, cavalieri e scudieri e altri ancora, come anche dei grandi borghesi della città. Tutti erano là, ciascuno secondo il proprio rango e sedettero senza confutare ma per dare uno statuto ai muratori. Ognuno per la propria conoscenza, cercò di definire l'arte e le loro ricerche produssero quindici articoli e quindici punti».

O come afferma il manoscritto di Cook: «In tale modo l'arte in questione, iniziata in terra d'Egitto sotto il magistero di Englet, si sparse di paese in paese, e di regno in regno. Dopo molti anni, al tempo del re Athelstano, che fu re d'Inghilterra, su suo ordine e indicazione di altri grandi signori del paese, al fine di correggere dei gravi difetti trovati fra i massoni, stabilirono una certa regola tra loro».

Certo possiamo dare più o meno importanza a questi antichi documenti, ma è tutto ciò che resta della storia della Massoneria prima del rogo di Anderson!!! Una data certa in Inghilterra è comunque quella del 1150 quando fu fondata la Loggia madre di Kilwinning che sotto re Davide I di Scozia costruì l'omonima famosa torre; ma ancora di più nel 1314 re Robert Bruce diede un alto riconoscimento alla società di liberi muratori di Hérédon.

Ma gia prima del fatidico anno mille le corporazioni di mestiere risorgono ancora più forti, e questa volta protette dalla chiesa ed in particolare dagli ordini monastici, l'ultimo baluardo di luce in un mondo oscuro. La necessità di costruire imponenti monasteri che resistessero come scogli di civiltà alle orde barbariche fece si che gli abati riscoprissero Vitruvio e l'arte della costruzione; inoltre in quei turbolenti anni le chiese da semplici strutture in legno, si trasformano in ben solide strutture di pietra. Ma per far ciò era necessario non solo un architetto della mente illuminata, ma anche una manovalanza esperta; l'identità degli architetti spesso non ci è stata tramandata, i loro nomi sono sprofondati nell'abisso del tempo anche se i bassorilievi con la loro fisionomia talvolta fa capolino nelle navate delle cattedrali. È molto attendibile l'ipotesi che a capo di questi lavori vi fossero monaci o abati, poiché dopo la secolare decadenza dell'arte costruttiva seguita al tramonto dell'Impero Romano, fu la spiritualità dei conventi a fungere da catalizzatore di una nuova era culturale e architettonica.

Per comprendere perfettamente l'improvviso sviluppo di queste doti nascoste dell'uomo del mille dobbiamo parlare delle abbazie che sono sorte dal 600 dopo Cristo in tutta la cristianità. Durante la invasioni barbariche tutta la civiltà era relegata in eremi situati lontano dalle principali vie di comunicazione, difese da alte mura e profondi fossati, dove monaci solerti tentavano di salvare il salvabile della cultura e della civiltà classica del sicuro naufragio nel mare dell'oblio, trascrivendo le opere che oggi noi possiamo tranquillamente leggere. Fra questi si erge un uomo straordinario Benedetto da Norcia; il suo Ordine il giorno lavorava nei campi per procacciarsi il necessario per vivere, mentre la notte studiava, copiava antichi manoscritti, traduceva dal greco al latino tutti i testi dell'antichità proteggendoli e salvaguardandoli da una sicura distruzione. Questi monaci rinchiusi nei loro monasteri erano gli unici depositari della cultura, l'anello di congiunzione fra il passato radioso e un futuro esaltante. E proprio nelle scuole conventuali, isolate e protette, veniva riscoperto Vitruvio e di conseguenza accanto alle altre arti veniva insegnata anche quella edile necessaria non solo ad edificare i possenti monasteri che erano in grado di difendere l'ordine stesso, ma anche glorificare il nome di Dio con le chiese, vere preghiere di pietra. In quest'epoca i Massoni erano tenuti in grande considerazione dalla chiesa cattolica, tanto che papa Bonifacio IV nel 614 emanò una bolla che conferiva numerosi privilegia tali da rendere la corporazione massonica una delle più indipendenti e numerose del mondo.

La civiltà passa da Montecassino a Cluny, le due principali abbazie benedettine dove tutto il sapere greco e romano viene gelosamente custodito, copiato, studiato, e i cui insegnamenti vengono appresi, assimilati, elaborati, per poi proseguire nelle abbazie di S. Gallo e di Hirsau nella Foresta Nera, dove all'inizio del IX secolo nacquero e si svilupparono le prime scuole architettoniche, e conseguentemente i primi architetti, nel senso che oggi intendiamo.

La costruzione di una chiesa o di una cattedrale poteva richiedere decine di anni, ma giocoforza prima o poi la costruzione veniva conclusa, e gli operai che avevano partecipato alla costruzione della stessa, ovviamente perdevano il lavoro, e prima che nella stessa città si aprisse un altro cantiere sarebbero passati decine di anni, fu proprio questa continua ricerca di lavoro che spinse i muratori a migrare de una città all'altra, da un cantiere all'altro portando conseguentemente con loro il proprio patrimonio artistico e culturale.

Annessa al cantiere vi era una baracca dove venivano conservati gli attrezzi ma anche dove le corporazioni istruivano gli apprendisti, discutevano i progetti; nella baracca veniva somministrato il salario, amministrata la giustizia; queste baracche furono denominate logge. Ogni loggia era guidata da un Maestro. Al momento in cui un operaio giungeva in un nuovo cantiere si recava dal Maestro a chiedere lavoro, ma doveva dimostrare le sue capacità probabilmente completando un piccolo manufatto, questo almeno all'inizio; con il passare degli anni progressivamente le corporazioni si "allearono" formando una fitta rete di Logge dove gli adepti potevano trovare lavoro, aiuto, conforto; al fine di rendere più agevole il riconoscimento di un fratello furono ideati dei segni o toccamenti, delle parole di passo o dei gesti convenzionali, che permettevano al Maestro della loggia di "riconoscere" il nuovo arrivato come fratello esperto nell'arte. Un primo passo in direzione del corporativismo - ma sarebbe meglio parlare di una sorta di cooperativa di mestiere - fu intrapreso dai cosiddetti Maestri Comacini, gli architetti delle cattedrali romaniche che attorno alla metà dell'XI secolo comparvero nell'Italia settentrionale ma che furono attivi in tutta l'Europa centrale. Riunitisi in una confraternita sotto il patronato dei "Quattro santi coronati", i santi protettori degli scalpellini, essi si diedero un ordinamento stabile, accogliendo tra le loro file esclusivamente architetti e artisti, e istituendo una rigida distinzione tra confratelli e Maestri.

Improvvisamente dal XII al XIV secolo la situazione subì un impennata positiva per l'arte muratoria, sorsero nuove e bellissime chiese, costruzioni prima impensabili vista la povertà di mezzi e di volontà, frutto di un arte e di una capacità che sembrano sorgere dal nulla. È infatti in questo periodo che nasce lo stile Gotico a cui il nome Massoneria è strettamente legato, e che sostituisce il Romanico; in questi anni i fratelli Comacini legati al romanico, passano il testimone ai fratelli Massoni che fanno del gotico il loro stendardo; fra questi due stili non vi è una transizione, bensì un brusco passaggio, come se il gotico nascesse dal nulla. La differenza fondamentale tra i due stili consiste nel fatto che nel Romanico la volta rappresenta solo una copertura della struttura e pertanto grava sulle pareti, le quali, conseguentemente, devono essere spesse e quasi prive di finestre se non in forma di strette fessure per sopportare il loro peso e il peso della volta, questo comporta che la chiesa Romanica è buia, solenne, ma anche angosciante; la volta Gotica, invece, è strutturata in modo tale che il peso non gravi più sulle pareti, che diventano quindi più sottili e ricche di vetrate, bensì sia proiettato verso l'alto, la volta, sostenuta da due archi rampanti, si fenderebbe sotto la loro spinta se non fosse stabilizzata dalla chiave di volta. Il peso stesso degli archi rampanti crea la spinta laterale. Il peso delle pietre della volta crea la spinta verticale, dal basso in alto, dalla chiave di volta. È quindi il peso stesso delle pietre a lanciare verso l'alto la volta. Il peso ha la negazione di se stesso. Si tratta quasi di un fenomeno di lievitazione. Le ampie vetrate colorate illuminano le navate rendendo l'interno luminoso, l'ambiente è un tripudio di colori alla gloria dell'Essere Supremo.

La crociera delle ogive che è l'elemento tipico del Gotico, costituisce un insieme di nodi di tensione, che sono puntellati dagli archi rampanti, appoggiati ai loro contrafforti e bloccati dal peso dei loro pinnacoli.

Il Gotico rappresenta una evoluzione improvvisa ed inaspettata nell'architettura, nasce quasi all'improvviso come se le conoscenze necessarie per realizzarlo fossero state insegnate ai maestri muratori e agli architetti da una mente superiore; l'arco acuto e la volta a costoni sono già note, ma per la prima volta vengono usate nella stessa struttura.

Charpentier testimonia questa rinascita culturale-artistica degli anni seguenti il mille in Francia riportando che nell'XI secolo sono state costruite 326 chiese e 702 nel XII secolo. Tutte le chiese importanti della Francia sono state costruite in questi 300 anni; considerate quanti architetti, quanti maestri muratori, quanti scalpellini furono necessari perché ciò si realizzasse e conseguentemente quante logge si formarono in quegli anni!!

Gli anni dello splendore del gotico coincisero, forse non a caso, con lo splendore dell'Ordine del Tempio. Che i Templari si ergessero a difensori delle confraternite di mestiere, ma soprattutto dei costruttori di cattedrali è arcinoto, e ciò deve essere letto nell'ottica di un tentativo da parte del Tempio di preservare e rafforzare la civiltà occidentale partendo dalle cose più immediate: la salvaguardia del lavoro e la sicurezza nelle strade. Entrambe queste "azioni nel sociale" volte al miglioramento della vita quotidiana del singolo, diedero un impulso estremamente vivace alla massoneria, in quanto le confraternite di scalpellini vennero protette ed anzi aiutate con numerose commissioni sempre più prestigiose e remunerative, dall'altro la maggiore sicurezza nelle strade incentivò la migrazione di mano d'opera verso regioni dove l'impulso muratorio era più vitale. Questo comportò una rapida diffusione delle nuove tecniche costruttive ed una maggiore qualificazione dei Maestri Muratori. Inoltre grazie all'appoggio del Tempio la Massoneria conquistò delle importantissime franchigie che permisero ai suoi membri una certa libertà di azione e di movimento in un epoca dove per coloro che non fossero nobili non esisteva alcuna libertà o indipendenza.

Con la caduta in disgrazia dell'Ordine del Tempio la massoneria, dopo i primi momenti di sbandamento durante i quali il maelstrom templare sembrava voler inghiottire anche le confraternite di mestiere, dovette cercare presso altri lidi i suoi santi protettori, certo i tempi erano cambiati, non si aprivano più gli immensi cantieri delle cattedrali gotiche, ma il lavoro non mancava e nemmeno le attestazioni di fiducia ad iniziare da papa Benedetto XII che nel 1334 conferma tutti i privilegi che i massoni avevano ottenuto con i Templari.

Nella seconda metà del XIV secolo a York vengono redatti i primi regolamenti massonici che prenderanno poi il nome di "Antichi Doveri" di cui poi verranno redatte più di cento versioni, che verranno riorganizzate in seguito a Colonia nel '500 nella forma a noi giunta attraverso Anderson. Leggendo i vari manoscritti viene a galla prepotentemente la spiccata tendenza mitopoietica della massoneria: infatti in questi manoscritti possiamo leggere che la massoneria deriva direttamente da Re David, da Salomone, per poi passare ad Euclide, Pitagora e attraverso tutti i grandi Maestri passati, giungere in Inghilterra. Ci siamo proposti di fare un lavoro esclusivamente storico sulle origini della Massoneria, e quindi non parleremo delle origini mitiche o delle filiazioni spirituali che la Massoneria può accampare, ci porterebbe troppo fuori strada, riprenderemo l'argomento in un momento più appropriato.

Grazie a questi manoscritti, comunque, veniamo a conoscenza che non esiste ancora una sovrastruttura in grado di coordinare le singole Logge e conferire riconoscimenti o "scomuniche", le singole logge sono assolutamente libere ed indipendenti, come si sul dire sovrane; una evoluzione, piuttosto, si avverte nella scomparsa della loggia itinerante annessa al cantiere a favore della scelta di una sede fissa per gli incontri, loggia che spesso prende il nome della città di residenza, si forma quindi la Loggia di York, la Loggia di Strasburgo, la Loggia di Londra, e proprio in questo fenomeno è possibile vedere il germe della nascente sovrastruttura della Gran Loggia.

Il XVI secolo vede ancora una evoluzione dell'istituzione, le grandi opere sono ormai solo un ricordo, ma nonostante questo si contano in Europa quasi trentamila massoni, ma motivi politici e religiosi, il '500 è un secolo di grande fermento cultura da un lato, ma anche un secolo di profonda repressione da parte della chiesa, l'intolleranza verso il libero pensiero regna sovrana, questo porta numerosi intellettuali a chiedere di essere ammessi nella Massoneria ad affiancare gli operai veri e propri spinti dalla fama di riservatezza e di tolleranza che l'istituzione mantiene. Il fenomeno degli "accettati" è ancora limitato, ma nel corso della seconda metà del secolo, e soprattutto in quello successivo il fenomeno diverrà importante fino a che sul finire del XVIII secolo gli Accettati diverranno la maggioranza.

Quello che però la massoneria non perde nonostante l'ingresso di intellettuali spesso legati a movimenti eretici o che inseguono pratiche proibite dalla chiesa, ad esempio l'alchimia, è la sua spiccata connotazione cattolica; nei rituali sono sempre riportate preghiere che presentano canoni ben visti dalla chiesa di Roma. Si può discutere sul perché di tale presenza, però non si può negare che la Massoneria fino al 1717 era una Istituzione con forti connotati cattolici, e forse è proprio questa caratteristica che renderà necessaria la sua "mutazione andersoniana".

Contemporaneamente «l'arte di costruire e le scienze relative all'architettura cessarono di essere l'oggetto principale di queste corporazioni, poiché il progresso della civiltà, la pace, il progredire delle conoscenze umane, assicurando il libero esercizio delle arti e dei mestieri le volgarizzò, rendendo inutili tutti i segreti di cui si era creduto doverle circondare per conservarle»..

Il XVI e XVII secolo però non sono secoli facili per l'Istituzione, numerose sono gli interventi dei governi di Francia e di Inghilterra contro la Massoneria, ma questo ci fa capire quanto l'Istituzione sia forte, se infatti le proibizioni alle pubbliche riunioni o all'utilizzo dei segni di riconoscimento si susseguono, senza far scomparire l'Istituzione contro la quale si rivolgono, vuol dire che non sono sempre rispettate e che e che quindi l'Istituzione stessa ne esce rafforzata. Ma tutto non è rosa e fiori, gli operativi si sentono sfuggire l'Istituzioni dalle mani, e con i regolamenti di Strasburgo del 1560 cercano di riportare la Massoneria sulla via dell'esclusiva operatività, ma ormai è troppo tardi: nel 1607 viene eletto Gran Maestro delle Logge inglesi Indigo Jones, per la prima volta uno "speculativo", assurge a tale carica. Nel 1634 la Loggia di Edimburgo accetta tre nobili; poco importa se questi tre personaggi abbiano o meno mai frequentato i Lavori, la crepa nella diga è ormai aperta!! Nel 1646 l'antiquario, esoterista, alchimista Elias Ashmole viene iniziato nella Loggia di Lancashire, come annota egli stesso nel suo diario.

La Massoneria è in mano agli "speculativi" che faranno di essa, senza snaturane le caratteristiche, una istituzione filosofica di studio e di accrescimento interiore, proseguendo l'opera che gli "operativi" avevano perseguito negli anni di tramandare le tradizioni simboliche antiche delle Istituzioni Iniziatiche.

Nel 1688 Carlo II Stuart in esilio in Francia fonda una loggia massonica con il beneplacito di Luigi XIV, dando luogo, forse, alla cosiddetta Massoneria Scozzese, ma sicuramente accelerando e rendendo obbligatoria la riforma hannoveriana/andersoniana del 1717.

Eccoci quindi all'epilogo: nel 1710 a Londra si chiude il cantiere della cattedrale di Saint Paul ultimo cantiere tradizionale, il suo architetto, nonché Gran Maestro, Cristopher Wren a causa delle sue idee (cattoliche rosacrociane) già da otto anni aveva dato le dimissioni da entrambe le cariche, ma se il cantiere operativo concluse per inerzia il suo cammino, non così fece la Massoneria inglese. Gli operativi abbandonano le Logge Massoniche entrando nel compagnonaggio, gli speculativi, ormai con le mani libere, furono pressati dal potere politico per una profonda revisione dell'Istituzione che si completerà nel fatidico 1717.

L'Inghilterra del XVIII secolo usciva da una sanguinossissima rivoluzione e da continue lotte intestine fra cattolici e protestanti con un legittimo re in esilio ed un "nuovo re" straniero chiamato dal parlamento per impedire che i cattolici riprendessero il potere. Carlo II Stuart aveva creato una propria loggia massonica con la quale probabilmente avrebbe tentato dalla Francia di "colonizzare" la massoneria inglese col fine ultimo di restaurare un regno cattolico in Inghilterra. Probabilmente fu proprio questo spirito che spense i massoni protestanti inglesi a riunire le logge residue a Londra creando anche una sovrastruttura di controllo quale la Gran Loggia al fine di porre una baluardo invalicabile alla diffusione della massoneria stuardista di stampo cattolico. Ma qui stiamo travalicano i limiti che ci siamo imposti e si entra nelle ipotesi della formazione della grande riforma del 1717.

Concludo citando un brando del Vailant che commenta la carenza di fonti certe: «Ma debbo ancora prevenirvi contro i dubbi che la mancanza di documenti scritti potrebbe far sorgere in voi, dubbi che spariranno quando saprete che il divieto di scrivere sui dogmi, sui riti, sulle cerimonie dei misteri fu rigorosamente osservato dagli antichi, come lo provano le reticenze e le ammissioni stesse degli scrittori da Erodono fino a Dante. Di conseguenza siamo obbligati, per non interrompere l'ordine dei fatti, a prestar fede a frammenti, a confessioni incomplete, a notizie forniteci sotto il velo ingegnoso della favola, il tutto attinto da una infinità di autori, gli uni profani, gli altri iniziati, alfine di risalire attraverso le tradizioni religiosamente conservate dai poeti e dai filosofi fino alle epoche eroiche e favolose o poco conosciute della vita dei popoli. Ed è per la riunione di questi frammenti, sparsi in tutti i paesi del mondo da più di cinquanta secoli, che noi tentiamo di poter ricostruire col pensiero il meraviglioso edificio della Libera Muratoria antica che i nostri maestri hanno lasciato incompiuto, e la cui continuazione è stata affidata al nostro zelo e alla nostra devozione»..

 

BIBLIOGRAFIA

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Hancock Graham, Bauval Robert: "Talismano"; Corbaccio Ed., 2004.

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Elide Mircea: "Il Mito dell'Alchimia" Nuova biblioteca di cultura, Avanzini E Torraca Editori, Roma, 1968.

Vailant Adolfo: "I tre Gradi della Libera Muratoria"; Bastogi, Foggia, 1994.



Articolo pubblicato nella rivista LexAurea28, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

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