LA CATENA D’UNIONE

D.B.G.2006

 

Nel silenzio del mio 1°grado osservo quella pietra grezza che devo imparare a conoscere prima di lavorarla e nel frattempo, abituo lo sguardo a tutto ciò che mi sta attorno per riflettere, mentre il primo sorvegliante con il cerimoniere mi guidano nei miei primi passi dentro al Tempio.

Gradualmente tutto inizia ad avere un suo significato, ed intuisco che è solo un primo gradino di un meraviglioso cammino che si concluderà alla mia morte.

Di tutto questo accavallarsi di simboli, gesti e parole che sono il rito nel Tempio, mi ha suscitato profonda emozione la “Catena d’unione” .

Le parole del Maestro venerabile:

“Fratelli miei, togliamo i guanti e formiamo la catena d’unione”

aprono il rito di chiusura di 1°grado, come un sacro sigillo alla tornata partecipativa di tutti i fratelli e sorelle.

Ci uniamo in cerchio, le mani si incrociano come una croce di S.Andrea, la destra si stringe alla sinistra, la prima copre, la seconda sostiene come un intimo attraversamento dei nostri cuori, il cerchio si restringe al centro e la figura circolare che si forma mi ricorda l’Uroboros, il sacro serpente che si attacca alla coda divenendo un unitario assoluto.

Se invece guardassimo le nostre teste dall’alto la visione potrebbe far pensare ad un cerchio megalitico, un mehnir celtico formato da sferiche pietre (pensanti) con al centro il quadro di loggia, e con questa unione si manifesta il simbolo dell’UNO che diviene IL TUTTO.

La ritualità della catena d’unione rappresenta il simbolo della fraterna unione di tutti gli iniziati sulla terra.

D’altronde:

Cosa abbiamo sopra la nostra testa ?      Il cielo stellato.

Cosa si sprigiona dalla nostra catena ? Energia che va ad unirsi a quella degli altri fratelli sparsi nel mondo che il quel medesimo momento si riuniscono: “per edificare templi alla virtù, scavare oscure profonde prigioni al vizio e lavorare al bene ed al progresso della  Patria e dell'Umanità”.

E tale rituale energetico dispensatore dell’eggregoro è antico quanto il mondo.

Se difatti guardiamo indietro vediamo che il faraone era preso per mano dagli dei e formava con loro quella catena fra divino ed umano che è in fondo l’intima essenza e scopo del nostro riunirci.

Gli stessi Celti, Babilonesi, come pure i Nativi Americani, pensavano ad una catena fra umano e divino, fra conosciuto ed ignoto, fra mistero e spiritualità.

D’altronde noi stessi non siamo la catena d’unione fra l’umano ed il Divino ?

Vi è in noi stessi quella divina scintilla che attende di riunirsi al proprio creatore, quella “mònade - viva individualità ” che vuole tornare alla sua essenza.

Siamo manifestazione “animistica”  del Divino,  G.?. A.?. D.?. U.?.   !!!

Ed infine L’ULTIMA CENA di cui oggi tanto si parla, non è forse una CATENA D’UNIONE  per eccellenza ?

Negli <<Atti apocrifi di Giovanni>> il Cristo prima di essere arrestato dice ai propri discepoli: “…e occorre che noi si formi un cerchio, tenendoci per mano, gli uni con gli altri,…chi non è partecipe della catena non conosce ciò che sarà…Contèmplati in me che parlo e poiché Ti é dato di vedere ciò che io opero, mantieni il silenzio sui miei misteri”.

Ma non finisce qui.

Vi sono altri simboli nel Tempio che richiamano gli stessi temi della “catena d’unione”.

Vediamo alle pareti del Tempio da colonna a colonna quella corda scarlatta, (mentre in Francia la usano blu), che si annoda in intrecci detti “nodi d’amore”.

Tale corda rappresenta l’unione di tutti i Fratelli del mondo e con i suoi nodi, delimita e “difende” il segreto dei nostri lavori.

Possiamo anche aggiungere che quei nodi d’amore richiamano all’ (“AMOR CHE MOVE IL SOLE E LE STELLE”), in quanto sono 12 come i segni Zodiacali, che diventano quindi, la cornice cosmica ove si colloca la loggia, anzi: tutte le logge del mondo. 

Ma allora facciamo un altro storico passo.

La cordicella che si vede fra gli utensili poggiati nei 3 gradini non ha anch’essa la stessa funzione e scopo di unione ?

Ricordiamo che fra gli antichi egizi e fra i costruttori di cattedrali vi erano i “tenditori di cordicella” che davano l’impostazione della costruzione che doveva essere realizzata e dove i nodi stavano a significare gli angoli della nuova costruzione, con le sacre distanze orizzontali e verticali.

La stessa tecnica veniva usata sia per la costruzione di una casa che per l’edificazione della Piramide, della Cattedrale e… < del nostro Tempio >.

Allora la cordicella delimita e colloca la costruzione sulla terra e diventa specularmene il simbolo della cornice del Cosmo ove il nostro Tempio è collocato.

Il nostro Tempio,  quale : il Tempio ove ci riuniamo, o quello nostro interiore ?

Sicuramente entrambi in quanto legati  in un TUTT’UNO.

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Detto ciò una delle mie passioni mi porta a fare un’ulteriore e ardito accostamento del rito con  L’ARTE MUSICALE.

La musica vocale e strumentale fa parte della ritualità ed è presente in tutte le manifestazioni divine ed umane, dove il suo scopo peculiare è diversificato.

La catena d’unione e il coro vocalico presentano caratteristiche parallele di unione spirituale, di contatto fisico e di orizzontale unione delle menti.

La coralità si è sviluppata nelle regioni fredde prima per un motivo divinatorio e poi per un fattore termico.

Cantare produce calore corporeo e le vibrazioni sonore, sono in grado di muovere l’aria, i muscoli e le ossa producendo una calda ed affettuosa energia.

Nei paesi caldi il coro si è sviluppato in modo antifonico (es.il biblico coro Davidico), che rimane tuttora una valida tecnica universale di insegnamento per coloro che non conoscono la musica nel suo meta-linguaggio.

Nelle regioni calde canta prevalentemente un solista, mentre in zona temperata si esprime l’ancestrale spirito del gruppo.   

Noi possiamo cantare nel bosco o in montagna, loro fra le dune o in un’oasi; l’effetto spiritual-musicale è simile per tutti nel poter condividere la gioia espressiva. 

La coralità fa emergere dal nostro intimo sentimenti di dolcezza, serenità, pace, equilibrio; le vibrazioni vocali che risuonando nel petto, nella gola e nella testa ci procurano un piacere che diviene anche musical-terapeutico in grado di modificare l’umore generale e personale……        

( canta che ti passa…)

Infatti, quando si canta ci si proietta in uno status di grazia, che spesso fa smarrire il rapporto spazio-tempo; la mente crea e produce in un’altra dimensione, e, se il coro funziona bene nei rapporti sonori, si espande come nella catena d’unione, quella forza energetica e benefica chiamata eggregoro artistico che porta in un magico flusso mentale. 

Poi per un fatto armonico di perfezione musicale, (armonia delle sfere o dei pianeti), in quel magico momento i coristi possono avvertire delle forti emozioni anche di ordine fisico, momenti intensi e appaganti che poi intimamente si ricorderanno nella vita.

Il divino fratello MOZART ha scritto 2 cori mirati ai riti massonici : <Eine kleine Freimauer kantate> (piccola cantata massonica)            << VEDI ALLEGATO  2 PARTITURE >>

K623   LAUTZ VERKUNDE UNSRE FREUDE            per l’apertura dei lavori.

K623a LASST UNS MIT GESHLUNGNEN HANDEN per la catena d’unione.

Qui mi sono dilettato in una interessante analisi musicale :

Del fratello Mozart (AMADEUS che “ama Deo”, nato il 27-1-1756 un acquarietto birichino), esaminando il brano K 623a LAUTZ VERKUNDE UNSRE FREUDE su testo del Fratello E.Schikaneder troviamo :

 ?   ?  ?

Lautz-  ver-    kun   :   le prime 3 note iniziali  =  richiamano i 3 colpi di maglietto del M.?.V.?.

do        mi       sol    :   sono i  3 suoni, perciò   1° 3° 5° grado ascend. della scala =        

1)fondamentale,       2)modale,     3)dominante     che simbolicamente :

    pietra grezza          compasso                 maestro

27 intervalli di 2° grado, 3 intervalli di 3°grado, 1 intervallo di 4°giusta (perfez. numerica)

36 sono le note del canto 3+6=9 quindi ancora il        3

87 sono le battute  8+7=15  5+1=6   6:2 (il ritmo) =   3

Tonalità MIb = 3 bemolli la tonalità della luce, molto usata da Mozart nei suoi lavori.

3 sono le voci maschili e 3 sono le sez. formali 1-coro  2-soli  3-coro finale.

 

-  K623a LASST UNS MIT GESHLUNGNEN HANDEN

3 sono le voci maschili ¾  è il ritmo ternario 

49 sono le battute musicali che moltiplicate per il 3 del ritmo mi dà 147,                      

ora : 1+4+7 = 12   --   1+2= 3 === la perfezione triangolare.   

Tonalità : sul IV°grado della scala (FA)con 1bemolle detta quarta giusta o perfetta.

96 note della melodia – 96 graficamente vediamo il segno dei pesci.

Invertiamo ora i fattori a specchio ruotandoli a dx: il segno del cancro  con le relative corrispondenze nel tempio dove è collegato : il nord, le tenebre, l’acqua, la luna, la colonna B dove siedono gli apprendisti.

Da notare che nella direzione orchestrale/corale il segno ritmico manuale o della bacchetta nel ritmo ternario, disegna nello spazio la figura del triangolo.

Conclusione :

Non penso proprio che il fratello Mozartino abbia composto e strutturato questi perfetti canti di loggia, senza una precisa intenzione simbolica e rituale !!!

Altro fatto significativo : da quando Mozart è stato iniziato massone non ha più composto una messa.

In principio era il verbo, ma il verbo per farsi udire e per dualità ha bisogno del SUONO perpotersi  esprimere nella sua organizzazione linguistica.

 

 

 

 pubblicato per la prima volta su Lex Aurea 20

 

www.fuocosacro.com

 

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