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              ALBERO DELLA VITA www.fuocosacro.com  | 
              
               
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Possiamo dire che la Cabalà sia lo studio
        dell’Albero della Vita e delle sue molteplici manifestazioni, agganci
        e parallelismi. I principi insiti nel diagramma dell’Albero della
        Vita, che sappiamo essere formato da dieci Sephiroth che ci indicano il
        processo della nostra esistenza ed evoluzione, li ritroviamo, come
        struttura di base, in tutte le cose create, in maniera più o meno
        completa e più o meno nascosta. Gli alchimisti, con i loro studi
        occulti trovarono i principi primi anche nei minerali e nei metalli, cioè
        padre, madre, figlio oppure anima, spirito e corpo). Naturalmente nei
        minerali o nei metalli, questi principi, sono espressi in maniera
        talmente occulta, che il lavoro degli alchimisti, volto a scoprire
        appunto lo sposalizio del Mercurio alato (anima) con lo Zolfo (spirito)
        e volto a trovare il sale della Terra (figlio), era ritenuto quello da
        stregoni. Possiamo quindi dire che ogni cosa esistente ha in sé la
        struttura essenziale che le permette di evolversi o di crescere partendo
        dal proprio livello.
        Prima di parlare, in particolare dell’Albero della Vita, soffermiamoci
        ancora un po’ sul significato della Cabala in generale. La parola
        Cabala deriva dalla radice “qabal” e significa ricevere , nel senso
        di ricevere una tradizione tramandata da generazione a generazione. Un
        altro significato della radice “qabal” è quello di parallelo.
        Infatti, l’unificazione delle infinite manifestazioni della natura e
        dell’universo con il trascendente è realizzata dalla Cabalà,
        proprio, con parallelismi, corrispondenze e agganci che si possono
        realizzare con le varie forme, nomi o lettere e numeri o leggi della
        manifestazione fra esse e queste con il trascendente. “Ciò che è in
        Alto è come ciò che è in basso........perché si compia il miracolo
        della cosa Una”. Questo troviamo scritto nella Tavola di Smeraldo,
        Tavola che si attribuisce a Ermete Trismegisto (tre volte grandissimo),
        e che si pensa sia il dio Thot venerato dagli egizi. Di questi
        parallelismi, associazioni e agganci prenderemo sempre più coscienza e
        capiremo sempre più l’importanza, man mano che saliremo sulla scala
        evolutiva, in quanto ci serviremo di essi come delle stampelle e li
        conosceremo per esperienza personale. Per ogni Sephirah, i cui contenuti
        vorremo fare nostri, cercheremo le stampelle adatte ed esse ci verranno
        in aiuto. Basta volerlo. Questa risalita, per i cabalisti, avviene
        tramite la progressiva purificazione e ripolarizzazione. La
        purificazione serve a equilibrare il desiderio di evolverci da un certo
        nostro stadio, ma una volta raggiunto il nuovo stadio, il desiderio di
        evolverci ulteriormente, ci ripolarizzerà. E la ripolarizzazione ci farà
        trovare gli strumenti di cui abbiamo bisogno per allargare nuovamente i
        nostri limiti.
        Sulla Cabala in generale si può dire ancora che essa è un sistema
        volto a spiegare le varie fasi della creazione, lo scopo della vita
        umana e il rapporto fra Creatore e creature.
        Che è un sistema che vuole definire la vera differenza fra il bene e il
        male.
        Che è un insieme di insegnamenti per rendere più profonda e sincera la
        nostra preghiera e meditazione.
        Che è una via per scoprire con certezza il nostro posto nel mondo, i
        nostri doni più belli, i nostri limiti, il compito unico e irripetibile
        che ci è stato affidato.
        Che è l’insegnamento su cui armonizzare le due componenti
        fondamentali della personalità “quella maschile e quella
        femminile”, per gustare la gioia del senso del compimento.
        Con queste premesse cominceremo a studiare l’Albero della Vita e lo
        studieremo nella sua formazione archetipale per poi ritrovarlo in noi e
        nella natura e per calarlo nella nostra esperienza di vita e viverla con
        il Creatore.
        Per comprendere bene l’Albero della Vita, dobbiamo ricorrere purtroppo
        a suddivisioni e incasellamenti, necessari alle nostre esigenze mentali,
        ma ricordiamoci sempre che l’Albero è Uno e che anche la spiegazione
        della singola Sephirah dipende dalla relazione con l’altra seguendo la
        linea tracciata dall’Albero della Vita. (disegno n. 1)
        La prima e più ovvia suddivisione dell’Albero è quella dei tre
        pilastri su cui sono disposte le Sephiroth , e che ci ricorda i tre
        canali del Prana descritti dagli yogi (indù): Ida, Shushumna e Pingala;
        e i due principi, lo Yin e lo Yang della filosofia cinese e il Tao, o
        Strada, che è l’equilibrio tra essi. Allorché troviamo che tre dei
        grandi sistemi metafisici del mondo, indiano, cinese, ebraico, sono
        completamente d’accordo, possiamo concludere, quanto meno, che abbiamo
        a che fare con principi affermati.
        Il Pilastro centrale detto dell’Equilibrio o della Clemenza è da
        considerarsi come rappresentante della consapevolezza e i due pilastri
        laterali, detti, il destro, della Grazia e il sinistro, della Severità,
        come i fattori positivi e negativi (gli opposti) della manifestazione.
        Ed è bene notare che nel sistema Yoga, la consapevolezza si estende
        quando Kundalini sorge attraverso il canale centrale del Shushumna e che
        l’operazione magica occidentale della salita dei piani ha luogo nel
        Pilastro Centrale dell’Albero. Le Sephiroth centrali indubbiamente
        hanno le loro correlazioni con i Chakra del pensiero indù, ma le
        corrispondenze vengono date in maniera differente da autorità
        differenti. In occidente si usa il sistema quadruplice e in oriente
        settuplice. Il Loto dai Quattro Petali (Muladhara) viene assegnato a
        Malkhut. Infatti la sfera di Malkhut viene divisa in quattro parti
        colorate in giallo limone, oliva, ruggine e nero che rappresentano i
        quattro elementi. Questo loto è associato all’ano. Il Loto dai Sei
        Petali (Svadisthana), alla base del ventre e agli organi di riproduzione
        è associato a Yesod sintesi di Hod e Netzach. Il Loto Manipura e
        Anahata a Chesed e Geburah che sono sintetizzati in Tiphareth, “Plesso
        Solare”. I Chakra Vishuddhu e Ajna a Chokmah e Binah che possono
        essere uniti per il funzionamento di Dahath. Il Chakra Sahasrara, il
        Loto dai Mille Petali, situato sopra la testa, è riferito a Kether.
        I Due pilastri, come abbiamo detto, della Severità e della Grazia, sono
        considerati come rappresentanti le forze dei principi opposti. Il
        pilastro della Severità contiene Binah, Geburah e Hod (Saturno, Marte,
        Mercurio) ed è considerato il pilastro della Forma. Il Pilastro della
        Grazia contiene Chokmah, Chesed e Netzach (Zodiaco, Giove, Venere) ed è
        considerato il pilastro della Forza .
        Chokmah e Binah che sono corrispondenti e in opposizione sono anche
        complementari, l’una Sephirah non esiste senza l’altra e sono
        considerate i Superni cioè Principio Positivo e Principio Negativo (lo
        Yin e lo Yang), e Chesed (Giove) e Geburah (Marte) sono rappresentati,
        l’uno come il Legislatore sul suo trono, il secondo come un Guerriero
        sul suo carro da battaglia, sono quindi da considerarsi come il
        Principio Costruttivo (Brahma) e il Principio Distruttivo (Shiva).
        Ma Binah è legata anche a Geburah. In Binah troviamo quindi l’origine
        della Forma e della Materia considerata appunto Saturno - morte o
        distruttore passivo della forza - energia. Geburah, sempre nel pilastro
        della Severità, racchiude l’aspetto Shiva, distruttore attivo della
        Divinità. E, Nel Sepher Yetzirà, è detto: “Malkuth siede sul trono
        di Binah” è come se Binah e Geburah fossero sintetizzati in Malkuth.
        Mentre Chokmah (Zodiaco) rappresenta la forza cinetica; Chesed (Giove)
        il re benigno, rappresenta forza organizzata e i due sono sintetizzati
        in Tipharet, il Redentore e Equilibratore. La Trinità successiva:
        Netzach (Venere) rappresenta l’aspetto più elevato delle forze
        primordiali, il Raggio Verde. Hod (Mercurio) rappresenta il lato mentale
        della magia. L’una Sephirah rappresenta il lato mistico, l’altra il
        lato occulto e si sintetizzano nell’elemento Yesod.
        Per ricapitolare diremo che il Pilastro della Severità non può essere
        disgiunto dal pilastro della Grazia e né da quello dell’Equilibrio,
        che Cokhmah si completa in Binah, che Chesed in Geburah, e Netzach in
        Hod e che si sintetizzano, formando triangoli, nel Pilastro Centrale che
        collega tutte le Sephirot.
        Per comprendere meglio quali saranno le tappe evolutive alle quali
        aspiriamo, e quanti e quali possono essere gli agganci le associazioni e
        i parallelismi a nostra disposizione per evolverci, sarà bene fare una
        serie di disegni dell’Albero della Vita cominciando da quelli che
        mettono in evidenza gli aspetti della divinità nelle varie Sephiroth,
        per poi arrivare a quelli che evidenziano le proprietà dei colori e
        delle pietre, proprietà diverse per ogni Sephirah che ci possono
        aiutare per la risalita. Vedere sull’Albero ben evidenziate le tappe
        evolutive nei vari regni, per noi microcosmo, è una maniera più
        agevole di poterci collegare attraverso tutti i regni, che sono in noi,
        con il Macrocosmo. Gli aspetti divini più rilevanti sono : Il Santo
        Nome di Dio nelle varie Sephiroth; le Esperienze Spirituali attraverso
        la risalita delle Sephiroth; il Nome Degli Arcangeli e dei Cori Angelici
        attraverso la risalita. Gli aspetti mondani più rilevanti possono
        essere: Virtù e Vizi, i Cakra dell’uomo (i pianeti e i segni), i
        Simboli, i quattro semi del mazzo dei Tarocchi o i 22 Arcani Maggiori, e
        così via.
        Altri agganci e significati vengono messi in luce proprio dalla scienza
        moderna con la Cabala in generale. Sappiamo che la Cabala è la scienza
        del Trascendente perché offre dei parametri oggettivi per valutare la
        serietà e la validità delle esperienze spirituali e delle affermazioni
        esoteriche. Non è un caso che la Cabala faccia un così vasto uso di
        strumenti matematici. Uno dei sistemi più importanti è il calcolo dei
        valori numerici delle parole ebraiche delle Scritture Sacre, insieme
        allo studio delle corrispondenze, di eguaglianza, di proporzioni che si
        scoprono in esse. La Cosmogonia cabalistica presenta dei lati molto
        vicini alle più moderne teorie scientifiche. Il Big - Bang è stato
        descritto dai cabalisti centinaia di anni fa. Quella che è detta dai
        cabalisti “frammentazione dei recipienti” furono chiamate dagli
        scienziati “particelle subatomiche”. La creazione ex nihilo (dal
        nulla)è ormai riconosciuta dalla fisica quantistica. La possibilità di
        trasformare la materia in luce è da sempre uno degli assiomi
        fondamentali della Cabala come pure sapere che il mondo è fatto di luce
        (teoria dei fotoni), cioè da particelle luminose da cui sarebbe poi
        emerso il cosmo. E, continuando, all’interno del Tabernacolo costruito
        dagli israeliti nel deserto per ospitarvi “l’Arca
        dell’Alleanza”, cofano contenente le Tavole sulle quali era scritta
        la Torà, avveniva un miracolo che sembrava inspiegabile: l’Arca, che
        veniva posta nella parete più interna del Tabernacolo il “Sancta
        Santorum”, pur essendo visibile, non occupava spazio, le misure del
        Tabernacolo, prese con l’Arca o senza, erano le stesse. Oggi la teoria
        della relatività ha spiegato come un campo energetico, estremamente
        intenso, quale quello dell’Arca, possa curvare lo spazio facendo
        letteralmente sparire in sé determinati oggetti. Lo stesso valore
        numerico della parola Cabala è 137 che è il numero che indica il
        valore di una delle più importanti costanti della fisica quantistica,
        chiamata “costante di struttura fine”. Si tratta di un numero puro
        che esprime il rapporto tra la velocità della luce e quella
        dell’elettrone in orbita attorno al nucleo dell’idrogeno. Se si
        pensa che la luce rappresenta la spiritualità e l’elettrone la
        materialità, si noterà che il numero 137 esprime il rapporto fra
        spirito e materia. Proprio quello che vuole esprimere la Cabala. Il fine
        quindi della Cabala è scoprire nella creazione l’esistenza di una
        serie di entità separate ma profondamente complementari, unificate da
        una rete di rapporti che si estende in tutte le direzioni, ordinata da
        valori gerarchici, elastici e relativi i quali permettono lo scambio dei
        ruoli in modo armonico e artistico, come avverrebbe in una danza o in
        una sinfonia perfetta. Così sono le nostre individualità purificate
        dalle scorie di egocentrismo che le affliggono, sono le nostre forme di
        conoscenza e di identità, piccole luci di umano che paradossalmente
        contengono il Divino.
        
					 
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