L'Albero e l'Altare

David Donnini

 

Se consideriamo la forma fondamentale di un albero, possiamo notare che esso è formato da una duplice "placenta", ovverosia dall'insieme di due strutture finalizzate agli scambi superficiali di materia: l'apparato radicale e la chioma fogliare, unite da un canale di collegamento che è il tronco.

La struttura superiore, cioè la chioma fogliare, è concepita come un polmone che realizza scambi di materia in fase eterogenea, fra i liquidi cellulari delle foglie e l'atmosfera. Anche se, in realtà, si tratta dell'esatto contrario di un polmone animale, dal momento che non ci sono canali cavi, per il passaggio dei fluidi aeriformi, che si insinuano nella struttura compatta, ma sono i canali compatti, trasportatori di fluidi liquidi, ad insinuarsi nello spazio gassoso (ARIA). Dobbiamo poi notare che la struttura della foglia è funzionale a qualcosa di più del semplice scopo di fornire la superficie per gli scambi gassosi, infatti essa deve assolvere ad un altro compito fondamentale: comportarsi come un pannello solare per raccogliere l'energia radiante della luce (FUOCO). La struttura inferiore, cioè l'apparato radicale, è concepita come una formazione placentare che realizza scambi in fase liquida (ACQUA), nella quale si trovano in soluzione principi minerali normalmente solidi (TERRA).

Possiamo così constatare che l'albero è un ponte perfetto fra il Cielo, in cui prevalgono le qualità più evanescenti (fuoco, aria), e la Terra, in cui prevalgono le qualità più consistenti (acqua, terra).

Cosa fa un albero e, in linea di principio, cosa fanno tutte le strutture vegetali? Realizzano un incontro diretto delle forze del Cielo con quelle della Terra e effettuano una specie di "matrimonio" o amplesso fisico; uniscono le qualità fuoco, aria, acqua e terra e le combinano insieme, creando così le basi materiali della manifestazione biologica, cioè sintetizzano carboidrati ed altre sostanze organiche a partire dall'energia radiante del sole, dall'anidride carbonica dell'atmosfera, dall'acqua del suolo e dai minerali in essa disciolti. In pratica l'albero è un luogo particolare in cui si concretizza la manifestazione biologica a partire da elementi non biologici, trasformando parte dell'ambiente inorganico esterno, in cui egli stesso è situato, in materiale organico e cellulare capace di svolgere le sue funzioni metaboliche.

Se riflettiamo attentamente possiamo comprendere che l'albero è una sede privilegiata nello spazio, in cui la Vita universale che permea ovunque subisce una singolare promozione al livello superiore che è quello tipico delle strutture biologiche e, per di più, noteremo che ciò avviene proprio grazie al fatto che l'albero è strutturato in modo ideale per realizzare gli incontri opportuni fra i principi del Cielo e quelli della Terra; per fornire l'occasione fisica in cui l'energia del Cielo possa fecondare la Terra e generare una categoria di manifestazioni appartenente ad un livello di complessità superiore.  Naturalmente, anche questa volta notiamo che è assurdo stabilire un confine netto, nel passaggio che rende organica e biologica la materia inorganica e minerale, in seguito al quale si possa affermare che tutto ciò che sta da una parte appartiene alla non Vita e ciò che sta di là appartiene alla Vita. Ancora una volta dobbiamo ammettere che il fluire continuo della Vita si realizza proprio attraverso scambi in cui tutte le cose esprimono livelli diversi di Vita e in cui le differenze, più che la sostanza, riguardano la complessità. È quasi superfluo aggiungere che ciò rappresenta una evidente conseguenza dell'Intelligenza cosmica che opera incessantemente nell'universo, determinando la crescita progressiva dell'ordine e dell'informazione contenuti in alcune sue parti, in contrapposizione al principio entropico che, invece, tende a disperdere l'ordine e l'informazione.

Tutte le creature biologiche dipendono dal mondo vegetale, in quanto la manifestazione biologica inizia proprio con le reazioni chimiche delle cellule vegetali, attraverso cui la Vita universale che appartiene già ai principi inorganici e minerali trova nuovi strumenti di espressione. Tutto il complesso biologico risulta strutturato come una piramide che ha alla base il mondo vegetale, ai piani successivi altri esseri animali e al suo vertice le strutture più evolute ma anche meno autosufficienti e più dipendenti dai mediatori fra i mondi inorganico e organico.

I mammiferi superiori, come i grandi predatori e l'uomo stesso, ricevono il loro sostentamento appropriandosi di sostanze organiche già altamente complesse che provengono dai componenti inferiori della piramide, fino ai vegetali semplici che, per primi, hanno sintetizzato carboidrati e qualche altro principio nutritivo. In pratica, quando l'uomo si nutre della carne di un predatore, assume sostanze che erano state elaborate dall'organismo di un'altra creatura erbivora, la quale si era nutrita di principi vegetali, i quali si erano nutriti dei principi elementari dell'ambiente inorganico e minerale: luce, aeriformi, acqua, sali. Non possiamo e non dobbiamo vedere tutto ciò separandone i gradini come una serie di eventi distinti e immaginando che ogni livello rappresenti qualcosa di compiuto in sé; tanto meno ipotizzando nei vari passaggi delle discontinuità di principio, le quali non possono essere altro che delle mal interpretazioni dovute ad una fantasia superficiale e sbrigativa. In realtà tutto l'insieme costituisce una inscindibile unità in cui le parti svolgono le funzioni degli organi di un unico organismo e noi dobbiamo predisporre la nostra mente a vedere come, all'interno di questo ambito fenomenico, si svolga semplicemente un continuo fluire del medesimo principio, la Vita, su livelli organizzativi che cambiano di complessità.

Anche la coscienza, che al nostro modo di vedere sembra destarsi a partire da un certo livello, per qualcuno soltanto nella mente dell'uomo, non può essere il risultato di un'altra discontinuità, ovverosia di un fattore che, prima di un certo punto, non c'è in assoluto e che, da quel punto in poi, inizia ad esistere.

L'albero, come anche il più umile filo d'erba, svolge in questo processo unitario una funzione speciale: è come un altare in cui avviene la comunione dei principi ancestrali Cielo e Terra, o meglio il loro matrimonio. Qui il Padre Celeste e la Madre Terra si accoppiano per generare uno dei loro figli privilegiati, il mondo organico biologico e tutte le manifestazioni ad esso connesse.

Se noi riuscissimo a comprendere a fondo il ruolo svolto in questo divenire dall'albero, come dall'umile filo d'erba, noi potremmo sentire la sacertà della pianta e la presenza vivente in essa dei principi fondamentali che sono alla base della manifestazione universale ed anche la presenza dell'Intelligenza cosmica, che lavora rinnovando la sua opera di creazione continua. Come possiamo vedere nella pianta un semplice oggetto di consumo di cui il nostro capriccio, motivato da desideri disordinati e ciechi, si sente padrone incontrastato? Avendo sviluppato questa consapevolezza, la predazione incondizionata della natura si rivela quale empia attitudine, motivata da insensibilità e da diseducazione spirituale, paragonabile al gesto di chi entra in un tempio e lo saccheggia, spinto da avidità profana nei confronti degli oggetti che lo decorano, senza conoscere alcun rispetto per il loro significato.

 
   
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