Sensazioni Respiratorie

A. De Mello

 

SENSAZIONI RESPIRATORIE

L'aria che entra ed esce - Decisione e tensione muscolare - Inalare ed esalare - Allucinazioni e materiale subconscio - Pace, autocontrollo e gioia intima.

Iniziate questo esercizio impiegando circa cinque minuti per diventare consapevoli delle sensazioni nelle varie parti del vostro corpo... Ora spostate la vostra consapevolezza sul vostro respiro. Diventate consapevoli dell'aria, quando entra e quando esce attraverso le vostre narici...
Non concentratevi sull'aria mentre entra nei polmoni. Limitate la vostra consapevolezza all'aria mentre passa attraverso le narici...
Fate attenzione a non controllare il respiro. Non tentate di renderlo più profondo. Questo non è un esercizio di respirazione, ma di consapevolezza. Perciò, se il respiro è poco profondo, lasciatelo così. Non interferite. Soltanto osservatelo.
Ogni volta che vi distraete, tornate al vostro compito. Vi gioverà molto se, prima di iniziare, deciderete di non perdere consapevolezza di ogni singolo respiro.
Ma senza tensione! Iniziate questo esercizio con una specie di seria giocosità.
Continuate questo esercizio per dieci o quindici minuti.

[....]

Nel tentativo di essere consapevoli del vostro respiro, non tendete i muscoli. Decisione non dev'essere confusa con tensione. Dovete aspettarvi di essere notevolmente distratti all'inizio. Ma non importa quanto siate distratti; il semplice fatto di perseverare nel ritornare sempre di nuovo alla consapevolezza del vostro respiro - questo solo sforzo di perseverante ritorno - porterà benefici effetti che voi stessi gradualmente comincerete a vedere.
Una volta raggiunto un certo progresso in questo esercizio, avanzate ad una variante leggermente più difficile, ma più efficace:

Diventate consapevoli della sensazione dell'aria che passa attraverso le vostre narici. Percepite il suo tocco. Notate in quale parte delle narici percepite il tocco dell'aria, mentre inalate, e in quale parte delle narici percepite il tocco dell'aria, mentre esalate....
Diventate consapevoli, se potete, del calore o del freddo dell'aria... il suo freddo quando entra, il suo calore quando esce...
Potete anche rendervi consapevoli che la quantità di aria che passa attraverso una narice è maggiore di quella che passa attraverso l'altra....
Siate sensibili e all'erta al più lieve, trascurabile tocco dell'aria nelle vostre narici, mentre inspirate ed espirate...
Sostate in questa consapevolezza per dieci, quindici minuti.

Il tempo dedicato per ognuno di questi esercizi è la durata minima richiesta perché voi stessi vi facciate una qualche idea del suo valore. Ma più tempo siete in grado di dare all'esercizio e maggiore, naturalmente, sarà il frutto che ne ricaverete.

L'unica limitazione che vorrei apportare a questa affermazione è la seguente: non concentratevi nella consapevolezza del solo respiro per molte ore di seguito per più di due o tre giorni. Può capitare che questo esercizio generi in voi una grande pace e un senso di profondità e di gratificante pienezza. Allora potreste avventurarvi per molte ore in questo esercizio, durante un ritiro, quando siete in silenzio per parecchi giorni.

Non fatelo, a meno che non abbiate disponibile una guida competente. I motivo è che una concentrazione prolungata su una funzione così tenue come la respirazione può produrre allucinazioni o smuovere fuori dall'inconscio del materiale che poi non siete capaci di controllare.

E' un pericolo remoto, è vero, e la probabilità che qualcuno insista in questa sorta di esercizio per ore, tutto a un tratto, è estremamente ridotta. Ma egualmente ho preferito che ne siate avvertiti.

Non posso sufficientemente esaltare il valore di questo esercizio per coloro che desiderano raggiungere pace e autocontrollo e una profonda intima gioia in mezzo alle preoccupazioni. Un famoso maestro orientale avrebbe detto ai suoi discepoli: "La respirazione è il vostro più grande amico. Ritornate a lui in tutte le vostre pene e troverete conforto e guida". Una asserzione misteriosa - con la quale sarete propensi a concordare, dopo aver investito una sufficiente quantità di tempo nel padroneggiare la difficile arte della consapevolezza.
 

CONSAPEVOLEZZA E COMPASSIONE

"Preghiera" e "Contemplazione" - Mente e fantasia (pensieri, parole e immagini), cuore (sentimenti) e Cuore mistico (intuizioni) - Comunicazione silenziosa - Fissare un vuoto - L'udito di un cieco e la benda al nostro cervello raziocinante - Un buio che risplende, un vuoto che riempie, un ozio pieno di attività, un nulla che è - Zittire la mente e sviluppo del Cuore - Una spina è rimossa da un'altra: immagine o mantra - Spina religiosa o no? - Esercizi di consapevolezza - Meditazione, contemplazione, azione - Distribuzione del tempo e guida spirituale - "Non pensare molto, ma amare molto -

Questo, forse, è il momento per affrontare l'obiezione a volte sollevata nei miei gruppi di contemplazione: questi esercizi di consapevolezza mentre possono giovare per il rilassamento, non hanno nulla a che vedere con contemplazione o preghiera, come noi cristiani intendiamo questa parola.

Ora mi sforzerò di spiegare come questi semplici esercizi possano essere presi come contemplazione, nello stretto senso cristiano della parola.

Se la spiegazione non vi soddisfa, o anche soltanto vi crea dei problemi, vi suggerisco di tralasciare completamente quanto dico su questo soggetto e di praticare questi esercizi di consapevolezza come semplici mezzi per disporvi alla preghiera e alla contemplazione; oppure, ancora più semplicemente, ignorate totalmente questi esercizi e procedete a quegli altri che in questo libro siano più di vostro gusto.

Spiegherò anzitutto il mio uso delle parole "preghiera" e "contemplazione".

Uso la parola "preghiera" per indicare ogni tipo di comunicazione con Dio che è portata avanti principalmente usando parole e immagini e pensieri. Proporrò molti esercizi, più avanti, che considero classificabili sotto l'intestazione "preghiera".

"Contemplazione" è invece per me ogni tipo di comunicazione con Dio che fa il minimo uso di parole, immagini, concetti o elimina totalmente parole, immagini e concetti. Questo è il tipo di preghiera di cui parla san Giovanni della Croce nella sua "Notte oscura" o che l'autore de "La nube della non conoscenza" spiega nel suo mirabile testo. Alcuni degli esercizi che propongo in questo libro, connessi con la Preghiera di Gesù, potrebbero essere considerati sia preghiera sia contemplazione o una mistura delle due, secondo quanta enfasi mettete sulle parole e sui pensieri nell'uso di questi esercizi.

E ora il cuore del nostro problema: quando pratico l'esercizio di essere consapevole delle mie sensazioni corporali o respiratorie, posso dire che sto comunicando con Dio? La risposta è si.
Ora spiegherò la natura di questa comunicazione.

Molti mistici ci dicono che, oltre la mente e il cuore con cui ordinariamente comunichiamo con Dio, noi siamo, noi tutti, dotati di una mente mistica e di un cuore mistico, una facoltà che ci fa capaci di conoscere Dio direttamente, di coglierlo e di intuirlo nel suo stesso essere, sebbene in una maniera oscura; oscura perché priva di concetti e priva di immagini.

Ordinariamente ogni nostro contatto con Dio è indiretto - attraverso immagini e concetti che necessariamente distorcono la sua realtà. Essere capaci di coglierlo al di là di questi pensieri e immagini è il privilegio di questa facoltà che, nel corso di questa spiegazione, chiamerò il Cuore (una parola cara all'autore de "La nube della non conoscenza") benché non abbia nulla a che fare con il nostro cuore fisico o la nostra affettività.

In molti di noi questo Cuore giace assopito e sottosviluppato. Se fosse destato, sarebbe costantemente in tensione verso Dio e, data l'occasione, trascinerebbe tutto il nostro essere verso di lui. 

Ma, per far questo, bisogna che sia sviluppato, bisogna rimuovere le scorie che lo circondano, in modo che possa essere attirato dal Magnete Eterno.

Scorie sono la spessa stratificazione di pensieri, parole e immagini che noi costantemente interponiamo fra noi stessi e Dio, quando siamo in comunicazione con lui. Le parole possono impedire l'intimità. Il silenzio costituisce la migliore comunicazione quando il cuore è colmo di amore. Tuttavia la comunicazione silenziosa con Dio non è così semplice. Posso fissare con occhi innamorati un amico e comunicare con lui senza parole. Ma cosa fisso quando fisso Dio? Una realtà senza immagini, senza forma. Un vuoto!

Ora è precisamente questo che ci è domandato, se desideriamo approfondire la comunione con l'Infinito, con Dio: fissare un vuoto. Alcuni mistici raccomandano di fissare questo vuoto con amore. E si richiede una buona dose di fede, per fissare, con amore e con desiderio, ciò che ci appare come il nulla, quando per la prima volta ci mettiamo in contatto con esso.
Normalmente non arriverete a nulla restando vicino a questo vuoto, anche supponendo un intenso desiderio da parte vostra, se la vostra mente non è ridotta al silenzio. Finché la macchina cerebrale continua a ribollire un inarrestabile flusso di pensieri logorroici, la vostra mente mistica o Cuore rimane addormentato.

Avrete notato quanto acuto è l'udito di un cieco. Ha perso la sua capacità di vedere e questo l'ha forzato a sviluppare l'udito. Qualcosa di simile avviene nel mondo mistico. Se fossimo, per così dire, mentalmente ciechi, se potessimo mettere una benda al nostro cervello raziocinante, mentre siamo in comunicazione con Dio, saremmo costretti a sviluppare qualche altra facoltà per comunicare con lui - quella facoltà che, secondo numerosi mistici, già tende a muoversi in qualche maniera verso di lui, ma è bloccata dal chiasso che è dentro di noi: il Cuore.

Il primo diretto, oscuro sguardo su Dio, sembra uno sguardo nel vuoto. Coloro che raggiungono questo stadio spesso si lamentano che non stanno facendo nulla nella preghiera, che stanno perdendo il loro tempo, che rimangono oziosi, che nulla sembra accadere, che sono nella totale oscurità. Per sfuggire a questa scomoda situazione ricorrono, sfortunatamente, ancora una volta alla loro facoltà raziocinante, tolgono il bavaglio alla loro mente e ricominciano a pensare a Dio e a parlare con lui - esattamente l'unica cosa che dovrebbero astenersi dal fare.

Se Dio è con loro misericordioso, rende loro impossibile l'uso della mente nella preghiera. Troveranno ogni pensiero ripugnante; la preghiera vocale diverrà per loro insopportabile perché le parole si fanno senza senso; si sentiranno totalmente aridi ogni volta che tenteranno di comunicare con Dio in qualsiasi altro modo diverso da quello del silenzio.

Ma, all'inizio anche questo silenzio è penoso e arido. Allora potrebbero abbandonare totalmente la preghiera, perché si trovano forzati a scegliere fra la frustrazione di non essere capaci di usare la mente ragionante e la cupa sensazione di stare sprecando il proprio tempo nell'oscurità che li investe, appena riducono al silenzio la propria mente.

Se evitano questo male e perseverano nell'esercizio della preghiera e si espongono, con fiducia cieca, al vuoto, al buio, all'ozio, al nulla, scopriranno gradualmente - all'inizio in piccoli sprazzi, poi in modo più stabile - che vi è uno splendore nel buio, che il vuoto misteriosamente riempie i loro cuori, che l'ozio è pieno dell'attività di Dio, che nel nulla il loro essere è ricreato e rimodellato... e tutto questo in una maniera che non riescono assolutamente a descrivere né a sé né agli altri.

Sapranno solo, dopo ognuna di queste sessioni di preghiera o contemplazione - chiamatela come volete -, che qualcosa di misterioso è stato all'opera nel loro intimo, portando con sé refrigerio e nutrimento e benessere.

Proveranno una fame crescente di tornare a questa oscura contemplazione, che sembra insensata, eppure li riempie di vitalità, addirittura di una tenue ebbrezza, a mala pena intelligibile dalla mente, percettibile solo dalla emotività e tuttavia inequivocabilmente là, così reale e appagante che non la cambierebbero con nessuna delle delizie che il mondo dei sensi-emozioni-idee può offrire. Strano che all'inizio tutto ciò debba sembrare così oscuro e arido e insipido!

Se volete avvicinarvi a questa mistica oscurità e cominciare a comunicare con Dio attraverso questo Cuore di cui parlano i mistici, la prima cosa che forse dovete fare è trovare qualche maniera per ridurre al silenzio la vostra mente. Dico forse perché vi è qualcuno fortunato (ed è molto importante che lo sappiate, per non cadere nell'errore di pensare che ogni persona, che voglia fare progressi nella contemplazione, debba di necessità passare attraverso questo processo di affrontare l'oscurità) che raggiunge questo spontaneamente, senza nemmeno dover zittire la propria mente discorsiva. Sono come coloro che hanno tutta l'acutezza di udito dei ciechi, pur godendo il dono della vista.

Essi assaporano la preghiera vocale, profittano immensamente dell'uso dell'immaginazione nella preghiera, lasciano la briglia sciolta ai loro processi raziocinanti, mentre stanno trattando con Dio e, al di sotto di tutta questa attività il loro Cuore intuisce direttamente il Divino.

Se non siete fra questi fortunati, dovete fare qualcosa per sviluppare questo vostro cuore. Va da sé che non potete fare nulla direttamente. Tutto quello che potete fare è di ridurre al silenzio la vostra mente discorsiva: astenetevi da ogni pensiero e parola mentre siete in preghiera e lasciate che il cuore si sviluppi da solo.

Zittire la mente è un compito estremamente difficile - trattenere la mente dal pensare, pensare, pensare, sempre pensare, sempre produrre pensieri, in una successione senza fine.

I nostri maestri indù hanno un detto: una spina è rimossa da un'altra. Con questo intendono che sarete saggio usando un pensiero per liberarvi da tutti gli altri pensieri che si affollano nella vostra mente. Un solo pensiero, una sola immagine, una sola frase o massima o parola di cui la vostra mente possa nutrirsi. Poiché tentare coscientemente di mantenere la mente in uno stato senza-pensiero, in un vuoto, è tentare l'impossibile. La mente deve avere qualcosa di cui occuparsi. Bene, allora datele qualcosa - ma soltanto una: un'immagine del Salvatore che fissate amorevolmente e alla quale ritornate appena vi distraete; un mantra che continuate a ripetere senza sosta per prevenire la mente da divagare.

Verrà il momento, lo spero, che l'immagine sparirà dalla coscienza; che la parola sarà tolta dalle vostra labbra, la vostra mente discorsiva sarà perfettamente quietata e al vostro cuore sarà dato libero orizzonte per fissare, senza impedimenti, dentro l'oscurità!

In realtà non dovete arrivare a questo stadio di totale quiete perché il vostro Cuore sia libero di funzionare. Una mente discorsiva, che abbia avuto la sua attività così drasticamente ridotta, è tutto ciò che vi serve. Così anche se non arrivaste mai allo stadio senza-immagini e senza-parole, stareste crescendo nella contemplazione.

Noterete che i due mezzi che ho suggerito, l'immagine del Salvatore e la ripetizione di una giaculatoria, sono ambedue di natura apertamente religiosa. Tuttavia fate bene attenzione che il nostro fine primario in questo esercizio non è l'attività della mente discorsiva, ma la liberazione del Cuore. Purché questo fine sia raggiunto, ha davvero importanza che la spina usata sia religiosa o no? Se il vostro proposito principale è di avere luce nel buio, è realmente importante che la candela non sia benedetta? Allora, ha molta importanza che vi concentriate su un'immagine del Salvatore, un libro, una foglia, un punto del pavimento?

Un amico gesuita, che tratta tutte le teorie religiose con sano scetticismo, mi assicura che con la ripetizione costante e ritmica di "uno-due-tre-quattro", raggiunge gli stessi risultati "mistici" che il suo confratello più religioso afferma di raggiungere con la devota e ritmica recita del nome di Dio! 

E io gli credo. Vi è probabilmente un valore sacramentale nell'uso di una spina religiosa. Ma, in vista del nostro presente scopo, una spina è esattamente valida quanto un'altra.


E così siamo condotti alla conclusione, apparentemente sconcertante, che la concentrazione sul vostro respiro o sulle vostre sensazioni corporee è un'ottima contemplazione, nel senso stretto della parola.

Ho avuto conferma di questa mia teoria da alcuni gesuiti che hanno fatto il mese di Esercizi sotto la mia guida e che acconsentirono di dare, oltre le cinque ore che dovevano dare a quelli che chiamiamo 'Esercizi ignaziani', quattro o cinque ore al giorno a questo semplice esercizio di consapevolezza del loro respiro e delle loro sensazioni corporee. Non rimasi affatto sorpreso quando mi dissero che, durante gli esercizi di consapevolezza, dopo aver sviluppato una certa familiarità con essi, le loro esperienze erano identiche a quelle che essi avevano con la pratica di ciò che è conosciuto, con una terminologia cattolica, come preghiera di fede o preghiera di quiete.

Anzi, la maggior parte di loro mi assicurarono che questi esercizi di consapevolezza li avevano portati a un approfondimento delle esperienze di preghiera che avevano avuto in precedenza, dando a queste esperienze, per così dire, più vigore e nettezza.

In un'altra parte di questo libro proporrò degli esercizi che sono più apertamente religiosi nel tono e soddisferanno le apprensioni di quelli fra voi che si sentono a disagio nell'impegnare una buona parte del loro tempo di preghiera in esercizi di consapevolezza.

Vi troverete una dose di riflessione, che gli esercizi di consapevolezza non hanno; tuttavia questa dose è così tenue che è quasi trascurabile; perciò non esitate a scegliere questi a preferenza degli esercizi di consapevolezza, se vi danno maggiore soddisfazione.

In genere molti sono riluttanti ad abbandonare la propria preghiera (cioè comunicazione con Dio usando parole, immagini e concetti) in favore della contemplazione pura. E io ammetto che vi è un tempo per la meditazione e la preghiera, e un tempo per la contemplazione; così come vi è un tempo per l'azione e un tempo per la contemplazione.

Tuttavia, quando siete impegnati in ciò che ho chiamato contemplazione, fate attenzione a non cadere nella tentazione di "pensare" - non importa quanto santo possa essere il pensiero.
Esattamente come scaccereste, nel vostro tempo di preghiera, santi pensieri connessi col vostro lavoro, perché, sebbene santi in sé e utili nel tempo dell'azione, ora sono una distrazione per la vostra preghiera; così, nel vostro tempo di contemplazione, dovete energicamente scacciare tutti i pensieri, tutte le frasi, di qualsiasi natura, perché distruttivi di questa particolare forma di comunicazione con Dio. Ora è il tempo di esporvi, in silenzio, al sole divino, non di riflettere sulle virtù e proprietà dei raggi del sole; ora è il momento di fissare amorevolmente negli occhi il vostro amante divino, senza spezzare, con parole e riflessioni su di LUI, questa speciale intimità. La comunicazione con parole può attendere e deve essere riservata per un'altra occasione. Ora è il tempo per la comunione senza parole.

Vi è un punto importante sul quale non possono, sfortunatamente, farvi da guida in questo libro: quanto del tempo, che quotidianamente riservate alla comunione con Dio, dovete dare alla preghiera e quanto alla contemplazione.

Questa è una cosa che potete meglio decidere con un direttore spirituale.

Con l'aiuto di lui/lei potete anche voler decidere se dobbiate o no impegnarvi per la "contemplazione". Forse siete una di quelle fortunate persone, di cui ho parlato prima, che hanno il pieno uso dell'udito senza doversi bendare gli occhi; il cui Cuore è in comunione con Dio, mentre la loro mente comunica con lui con parole e pensieri; che con la preghiera vocale possono raggiungere il tipo di intimità con Dio, che altri ottengono soltanto attraverso il silenzio.

Se non vi riesce di trovare una guida spirituale, guidatevi da voi stessi. Date alcuni minuti ogni giorno alla "contemplazione", nella forma degli esercizi semidevozionali che seguono.

Ed anche nel vostro tempo di "preghiera" usate più il cuore che la mente. Santa Teresa d'Avila era solita affermare: "La cosa importante non è pensare molto, ma amare molto". Fate questo e finalmente troverete la vostra strada attraverso un periodo di tentativi ed errori.

  • Tratto da: ANTHONY DE MELLO - SADHANA - un cammino verso Dio - Edizioni Paoline

Logo di Fuoco Sacro Fuoco Sacro Web Ring By MilleNomi & Galahad