Tradizione


 

Convegno Martinista in I°, lavoro di gruppo

 

La Tradizione può esser “letta“ nel suo triplice aspetto di essenza, di forma e di trasmissione.

L’essenza della tradizione è la radice ontologica della manifestazione, quella superna verità acosmica, atemporale di cui l’uomo, lungo la via del risveglio, conserva una seppur sbiadita rimembranza.

Essendo l’uomo immerso nel Quaternario, necessita di segni, forme, gesti, parole sensibili, tangibili; pertanto l’aspetto “forma” della tradizione sopperisce a questa necessità tramite l’apparato docetico simbolico/rituale custodito dall’esercizio del magistero.

E’ attraverso la forma tradizionale sostantivizzata dall’essenza che la trasmissione opera come flusso astrale e psichico nella triade iniziatore-iniziato-eggregore.

La tradizione superna si incarna nelle tradizioni religiose iniziatiche e filosofiche appartenenti ai vari periodi storici ed ai vari popoli ed è filtrata, ovviamente, con le lenti della cultura e della morale locali; in questo modo l’immanente si appropria del contingente e fornisce una chiave di trascendenza.

La trascendenza della forma, nel Martinismo, opera attraverso ed in virtù del Mistero della reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino.

La preghiera, in qualsiasi forma, è lo strumento di cui l’uomo – in funzione della sua cultura e/o sensibilità – necessita per ripercorrere la strada verso l’Entità Superiore: quello che il nostro Venerabile Maestro Louis Cloude de Saint Martin chiamava “reintegrazione”.

Come la tradizione possiede tre vie di espressione, altrettante vie possiede la preghiera e cioè: Via Mistica, Via Magica, Via Meditativa.

Via” in quanto è implicito un dinamismo spirituale, un moto di desiderio fra l’amato e l’oggetto del suo amore, che assume le caratteristiche peculiari del momento che l’operatore attraversa e della volontà che lo anima.

La Via Mistica è la via del cuore, la via cardiaca insegnata dal nostro Venerabile Maestro L.C. de Saint Martin.

Questo percorso si può intraprendere in due modi: uno è l’annullamento della propria volontà in quella del Divino, l’altro è la percezione della Divinità attraverso i sensi spirituali. Allora l’uomo e Dio sono una sola cosa: l’uomo si ri-conosce nella divinità e progressivamente conquista la reintegrazione, obiettivo di ogni martinista.

Nella via magico/teurgica, la preghiera diventa invocazione di forze spirituali ai più alti livelli per conseguire l’ulteriore sviluppo e trasformazione dell’operatore o per fare particolari richieste volte al bene dell’uomo.

Questa è la via insegnata dal nostro venerabile maestro Martinez de Pasqually.

La via meditativa è una via attiva di spoliazione, concentrazione e ascolto interiore in cui l’operatore sfrutta soprattutto sensibilità e capacità introspettiva. La preghiera può costituire la fase iniziale della meditazione propriamente detta, oppure essere la logica conclusione di tutto ciò che è stato elaborato.

Grazie all’esercizio costante di queste tre vie, la Tradizione integra nuove esperienze, si evolve e si perfeziona nella forma, senza però venir meno alla sua essenza: nuove cose la completano e altre, superate, vengono abbandonate.

La tradizione infatti se vitale si rinnova e, pur mantenendo i suoi parametri originali inalterati, riesce a trasmettere nel tempo il suo messaggio e a superare il vaglio della storia.

 

   



Articolo pubblicato nella rivista LexAurea28, si prega di contattare la redazione per ogni utilizzo.

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