LA DANZA DI IASET
 

Paola Pisano


 

 

La danza è un’espressione dei sentimenti, delle emozioni e dei pensieri attraverso il corpo. L’anima, desiderosa di manifestarsi, usa il corpo che, con il tempo, diventa più leggero e flessibile ed esprime le proprie ansie.
La danza favorisce l’avvicinamento dell’essere umano al divino poiché consente al corpo fisico di entrare nella sfera spirituale delle forme e dei pensieri.
La danza esiste da sempre ed è considerata una delle arti più antiche. L’uomo danzava per scacciare gli spiriti maligni, per ottenere un raccolto abbondante o una buona caccia, celebrando il successo in anticipo poiché agiva come incantesimo per ottenere l’obiettivo desiderato.
Nelle tribù indigene la danza è parte dei riti sacrificali o delle cerimonie nuziali, delle nascite e delle morti. Viene inoltre usata per evocare la pioggia o scacciare gli spiriti maligni.
Per gli Indù la danza è un dono degli Dei e un modo per entrare in contatto con essi. Il Dio Brahma, creatore dell’Universo, creò l’arte della danza e la donò al saggio Bharata, autore del Natya Shastra, il più antico codice di danza. Gli Indù danzavano per onorare tutti gli dei narrando, attraverso la mimica e i passi, le storie delle loro incarnazioni sulla Terra.
Origini della danza medio-orientale
A causa di scarse fonti scritte le origine della danza medio-orientale sono andate perse; ritrovamenti archeologici portano a collegarla al culto della Dea-madre delle civiltà pre-urbane. Molte sono le storie che le vengono attribuite, una per esempio riguarda Ishtar (dea babilonese simbolo di prosperità, fertilità e amore). Le sacerdotesse la onoravano con danze sacre entrando in relazione con i ritmi della natura e imitandola: molti movimenti ricordavano le onde del mare, la forma della luna, il serpente, il cammello, l’atto sessuale e il parto.
Le prime fonti scritte si hanno a partire dal ‘700/’800 in poi.
Con l’affermarsi del patriarcato la danza viene spostata nel contesto laico venendo così richiesta in feste, banchetti, celebrazioni (rimanendo dunque centro di cerimonie importanti), come danza ufficiale presso i Re e ancora come danza popolare e civile eseguita nelle case o nei palazzi.
Nel periodo del Medio Evo, donne di particolare bellezza venivano comprate al mercato degli schiavi, portate nei palazzi e istruite in vari campi per poi poter intrattenere i padroni. Gli esperti insegnavano loro a cantare, suonare strumenti, danzare, recitare poesie, conoscere medicina, astronomia e altre scienze. Danzavano e cantavano nelle feste organizzate dai loro padroni per poi ritirarsi negli harem dove agli uomini non era permesso entrare: harem significa infatti “proibito” ed erano gli appartamenti riservati alle donne. All’interno di esso venivano condivise le gioie della danza con le altre donne che si resero competitive in tutti i campi per poter progredire socialmente e contribuirono così al mantenimento e all’evoluzione della danza
orientale.
A partire dalla fine del ’700 in Egitto con l’insediamento delle truppe di Napoleone arrivarono anche numerosi viaggiatori europei che lasciarono vari documenti scritti, se pur non del tutto attendibili a causa della loro scarsa conoscenza delle tradizioni e della cultura di questo paese e delle soggettive considerazioni. In questi testi ci vengono descritte due figure diverse di danzatrici, anche se spesso confuse tra di loro: le almee (letteralmente significa saggia) e le ghawazy (tradotto con il termine di zingara). Le prime erano artiste complete, che si esibivano quasi esclusivamente per le donne cantando, suonando, recitando e danzando. Avevano sicuramente uno stile più raffinato, mentre le gawazy si suppone fossero appartenenti ad un popolo nomade, di bassa estrazione sociale e si esibivano per le strade, nelle feste, davanti ad un pubblico anche maschile.
Si presume che fu proprio il popolo ghawazee a tramandare la tradizione della danza Egiziana. Non si conosce comunque la provenienza di questo popolo nomade, certo è che oggi si considerano le vere discendenti della danza orientale.
Per quanto riguarda la Turchia, invece, in epoca ottomana facciamo la conoscenza delle danzatrici zingare cengi, anch’esse considerate nomadi e dalle origini misteriose.
Agli inizi del ‘900 si comincia a far conoscere la danza egiziana, attraverso apparizioni in contesti internazionali, affascinando e suscitando stupore e curiosità così da essere imitata e introdotta nei paesi occidentali in breve tempo. Anche il cinema hollywoodiano ebbe un notevole ruolo nella sua diffusione, tanto da “rilanciare” questa danza intorno agli anni’40/’50. Furono gli europei a dargli il nome di danza del ventre.
A Il Cairo, presero vita luoghi di ritrovo per europei dove la danza divenne un intrattenimento molto richiesto e alcune danzatrici trovarono nuove opportunità di lavoro (prima, soprattutto le ghawazy, si esibivano in posti pubblici, all’aperto e in gruppo). Le almee tradizionali continuarono ad esibirsi in case private, per un pubblico prettamente femminile, dove continuavano a dimostrare la loro completezza, oppure nei propri saloni in presenza di ospiti e qualcuna si esibiva sulla scena. Il loro ruolo perse importanza quando, a partire dagli anni ’30, notevoli trasformazioni culturali e artistiche, soprattutto nuovi generi musicali ispirati all’occidente si diffusero sempre più con un nuovo mezzo, la radio, rendendo superflua la presenza degli artisti e creando nuove fusioni musicali adottando anche strumenti occidentali.
Il centro culturale e creativo si sviluppò nella famosa via Muhammad Alì dove si concentrò un maggiore numero di locali, spettacoli, di artisti e danzatrici. Nel 1930 con l’apertura del primo ”Casino Badia” aperto al Cairo da Badia Masabny, una ballerina di origine siriana, si creò un nuovo tipo di danzatrice, diversa dalla alma e dalla gaziyah. Fu il primo locale in stile europeo dove si esibirono poi numerose ballerine, alcune delle quali divennero famose. Nacquero numerose sale e cabaret dove le danzatrici potevano esibirsi e, con il nuovo carattere europeo della danza orientale, cambiarono totalmente il modo di esprimersi e il significato di questa danza: in poco tempo diventò “semplice” intrattenimento, talmente richiesto da far perdere importanza alla figura delle almee che, nonostante il loro dinamismo, non potevano competere con lo sviluppo delle conoscenze tecniche e artistiche delle “nuove” danzatrici professioniste, dal momento che per loro divenne necessario cercare nuovi stili e soprattutto delle coreografie per adeguarsi al nuovo spazio scenico e adattarsi ad un pubblico nuovo. Nacque così lo stile “sharqi” che univa la danza tradizionale egiziana alle varie danze occidentali, soprattutto alla danza classica.


La danza egiziana Raqs Sharqi si divide oggi in tre forme:
Sha’abi (folkloristico) -é lo stile folkloristico, il più antico, nel quale troviamo diverse musiche e danze a seconda delle regioni ma che mantengono e condividono lo stesso linguaggio, esprimendo così il carattere del popolo. Lo ritroviamo nelle campagne danzato con allegria e vivacità; è la forma più forte, solare e terrena
Balady (appartenente al paese): nasce all’inizio del ’900 ed é la danza popolare urbana; ha radici nelle tradizioni più antiche ma è un insieme di tradizioni egiziane e influenze occidentali; è più sofisticata della danza sha’abi ma ne conserva gli aspetti terreni;
Sharqi (orientale) - è la forma classica, la danza di corte che veniva ballata nelle corti mussulmane o ottomane. Ha dentro di sé le evoluzioni delle forme sha’abi e baladi ma è uno stile più raffinato e ricco con arabesque e con 0l’espressione morbida delle braccia. Si afferma negli anni ’20 con il cabaret.


LA DANZA DI IASET
 

Iaset era considerata la dea Madre dell’Antico Egitto. Quando i Greci invasero l’Egitto, Iaset e suo marito Asar presero rispettivamente i nomi di Isis e Osiris.
Poiché i Greci prima e poi i Romani continuarono a perpetrarne i culti, i nomi si trasformarono in Iside e Osiride.
L’Arte Sacra di Iaset è attualmente nota in Egitto come danza orientale, in occidente è famosa e conosciuta come danza del ventre……
Nell’antico Egitto tutti i fenomeni naturali venivano associati ad un’origine divina. Non comprendendo per esempio l’alternanza del giorno e della notte, si credeva che nel cielo vivesse Nut, Dea protettrice della terra, che partoriva dal suo ventre il Sole di giorno (che veniva poi ingoiato di sera) e la Luna di notte (che veniva ingoiata di giorno).
Successivamente questa Dea si manifestò in due espansioni: Hator (la Madre Mucca) e Iaset (Dea della Luna).
Nelle cerimonie in suo onore si eseguivano danze che simulavano l’origine della vita mediante movimenti e ondulazioni del ventre.
Aveva così inizio l’Arte Sacra della danza di Iaset, con la venerazione della Dea come Ventre e Origine della Vita in tutte le sue manifestazioni, rendendo possibile la fusione della donna con la divinità.
La danza Egizia
Nell’Egitto faraonico, le cerimonie si effettuavano nei templi dedicati a Iaset, Dea della Lunna, della Magia e del Mistero.
Mentre i Queberes (sacerdoti) e il Sacerdote Sem (sommo sacerdote) preparavano la cerimonia e compivano il rito, le sacerdotesse erano responsabili dell’apertura di un canale verso il piano spirituale, attraverso i canti e la danza, affinché l’energia divina si potesse manifestare. Senza la loro presenza non si poteva realizzare alcun rituale.
Le sacerdotesse iniziavano la danza coperte da un velo e quando se lo toglievano, simboleggiavano la rivelazione del mistero, portando luce e saggezza.
Per compiacere la Dea, le sacerdotesse compivano passi e movimenti del ventre che rappresentavano la sua apparizione sulla Terra insieme al suo sposo Asar, la nascita di Horus il Dio Falco e di Anubis, il Dio Sciacallo.
Con il corpo compivano poi dei movimenti che rappresentavano gli animali e i loro aspetti divini, così come i quattro elementi della natura e le loro divinità.
Entrando in sintonia con l’armonia cosmica, le sacerdotesse raggiungevano un profondo stato di estasi. Con la pratica di questa danza sacra, ampliavano la loro intuizione e la loro percezione sviluppando poteri ed evolvendo spiritualmente.
Gli insegnamenti della danza di Iaset vennero tramandati fino alla caduta dell’Impero Egizio, quando la danza perse i contenuti originari e subì l’influenza di altri popoli che aggiunsero nuovi ritmi e altri movimenti.
Le danze egizie si suddividevano in:
Danze sacre: eseguite nei templi durante le cerimonie, per onorare gli Dei
Danze energizzanti: eseguite nei templi prima di una cerimonia per accumulare energia e trasmettere vibrazioni più potenti
Danze funebri: eseguite nelle cerimonie funebri, descrivono il passaggio sulla Terra e chiedono il perdono degli Dei
Danze profane: rappresentate durante le festività e le cerimonie nei palazzi. Le danzatrici, nude, indossavano solo un piccolo perizoma

La danza araba
Nel ‘680 d.C. gli Arabi invasero l’Egitto. Affascinati dalla danza di Iaset ne assorbirono i costumi aggiungendo un ritmo accelerato e un clima festoso. Successivamente venne divulgata in tutto il mondo e la danza andò via via accumulando, in ciascuna regione, differenti interpretazioni e significati che si discostarono dal suo contenuto iniziale.
I benefici della danza di Iaset
A livello spirituale
Consente un contatto con la Divinità Suprema. Favorisce la pace interiore, la saggezza e la consapevolezza della propria esistenza
A livello astrale
Agisce sull’energia del plesso solare distribuendola uniformemente. Armonizza i chakra e dissolve i blocchi di energia che sono la causa degli squilibri

 

Bibliografia:
Danza del ventre dell’Egitto Faraonico –
La danza di Iaset Regina Ferrari – Edizioni
Mediterranee

 

 

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